11 mag 2013

Brano del giorno: "Sugar Mountain"...

... di Neil Young





Neil Perceval Young è nato a Toronto, Canada, il 12 novembre 1945. "The Loner" (Il Solitario), come viene designato, oggi è noto non solo come cantautore ma anche come ecologista: in questi anni sta girando l'America a bordo della sua Lincoln Continental del 1959 che è un ibrido che va a "diesel biologico" e batterie.
Come altri canadesi Leonard Cohen, Joni Mitchell...) si trasferisce negli USA a metà degli Anni Sessanta. Gli sorride la California e, con Stephen Stills, forma a Los Angeles i Buffalo Springfield, destinati a divenire uno dei gruppi di punta della scena folk-rock californiana. Tra le canzoni da lui scritte per loro: “Mr. Soul”.

Young lascia i Buffalo Springfield per realizzare il suo primo album solista a inizio del 1969 (Neil Young). Nello stesso anno recluta dal gruppo The Rockets il chitarrista Danny Whitten, il bassista Billy Talbot e il batterista Ralph Molina ribattezzandoli Crazy Horse, e con questa formazione realizza il suo secondo lavoro solista: Everybody Knows This Is Nowhere. Dopo essersi unito al trio Crosby, Stills & Nash negli album Déjà Vu e Four Way Street (dal vivo), e aver fatto uscire un terzo disco solista (After the Gold Rush), raggiunge la testa delle classifiche di vendita americane con l’album Harvest e il singolo "Heart of Gold" (1972).
Un singolo precedente, "Ohio", ha un background politico. Nella primavera del '70, l'America protesta contro Nixon e la guerra in Vietnam. All'Università di Kent, nell'Ohio appunto, la polizia spara su una folla di manifestanti uccidendo quattro studenti. Sull'onda emotiva, Young compone una canzone che recita tra l'altro: "Quattro morti in Ohio / quanti ancora?". La casa discografica ne fa un instant record e il 45 giri (sotto l'egida Crosby, Stills, Nash & Young) stravende.



Al periodo di successo commerciale segue una crisi con tanto di depressione, dovuta anche alle morti per overdose del chitarrista dei Crazy Horse, Danny Whitten, e di Bruce Barry, un 'roadie' del gruppo cui sarà dedicata la canzone "Tonight’s the Night" (l'omonimo album è etichettato come "punk ante-litteram"). Il periodo difficile si ripercuote nella musica che Neil registra in quegli anni e soprattutto nell’atmosfera e nei testi di Time Fades Away, il sunnominato Tonight’s the Night e On the Beach. Dischi che alla loro uscita furono insuccessi commerciali nonché oggetto di aspre critiche, ma che col passare degli anni vennero rivalutati.



Nel 1975 è la volta di Zuma, misto di ballate "countryggianti", atmosfere folk e ottimo rock. L'anno dopo Neil Young registra Long May You Run, che lo vede riunito con il vecchio compagno di avventura Stephen Stills. Nel 1978 è in tour con lo spettacolo Rust Never Sleeps, di nuovo accompagnato dai Crazy Horse. Dallo show ha origine l’album omonimo, davvero splendido, con una facciata acustica e una elettrica.

Gli Anni 80 furono un decennio negativo per tanti cantori della pace e di un mondo migliore, e Young non fa un'eccezione: anche lui getta fuori una manciata di album "strani", sperimentali (anche questi però oggi meglio apprezzati) e salta da un genere all'altro, come se volesse accordare nuovamente la sua "arpa" (la celebre "Old Black", come l'aveva ribattezzata lui: una Gibson Les Paul Gold Top del '53 che qualcuno aveva ridipinto con una vernice qualsiasi e che aveva un suono atipico, per non dire "sballato"). Solo nel 1989 Young riprende lo stile musicale a lui più usuale con l’album Freedom, trainato dal video del singolo "Rockin’ in the Free World".

L’anno successivo (1990) si riunisce con i Crazy Horse per la registrazione di Ragged Glory, per il cui tour promozionale chiama ad aprire i suoi concerti i Sonic Youth. Ciò gli assicura una buona popolarità anche nei circuiti del rock alternativo e si guadagna l'appellativo "Grandfather of Grunge" (il nonno del grunge: riferimento al tipo di rock suonato dai gruppi di Seattle e dintorni, come i Nirvana). In questo contesto esce il triplo Arc / Weld (1991), considerato da diversi critici uno dei migliori album dal vivo della storia del rock.

Abituato com'è a spiazzare i fans, dai duri colpi d'ascia Young torna alle atmosfere country rilassate con un altro fantastico disco: Harvest Moon (1992). Due anni dopo, dedica alla memoria di Kurt Cobain (cantante dei Nirvana) l'album Sleeps With Angels, di nuovo un'opera rock, diremmo hard rock, realizzata con i Crazy Horse. La sua collaborazione con i Pearl Jam, l'anno dopo, frutterà invece Mirror Ball, che raggiunge il quinto posto nelle classifiche statunitensi probabilmente grazie appunto alla presenza di quel gruppo intanto passato agli annali della musica.
La seconda metà degli Anni Novanta lo vede collaborare ancora con i Crazy Horse in Broken Arrow (1996) e con i compagni di un tempo Crosby, Stills & Nash. Nel 1997 viene realizzato il live Year of the Horse e un film-documentario omonimo sul suo tour con gli Horse, diretto da Jim Jarmusch. Per Jarmusch, Neil Young due anni prima aveva scritto la colonna sonora di Dead Man (splendido western in bianco-e-nero interpretato da Johnny Depp e impreziosito appunto dagli elzeviri chitarristici di Neil).



Il nuovo millennio inizia con l’abituale folk-rock di Silver & Gold (2000). Nello stesso anno esce il live Road Rock Vol. 1, dove "The Loner" è supportato non dai Crazy Horse bensì da una band di amici e parenti (chiamata appunto Friends & Relatives). Dopo aver contribuito nel 2001 al concerto America: A Tribute To Heroes con la cover “Imagine” di John Lennon, prosegue con l'album Are You Passionate?, che vede la collaborazione con i celebri Booker T & The MG’s.

Segue Greendale (2003), che è insieme concept-album e progetto multimediatico. Il tema: la quotidianità di una piccola città americana di provincia, con una serie di "ritratti" ruotanti intorno all'omicidio irrisolto di un poliziotto. Qui - e non per la prima volta - Young si fa cantore della "vita semplice", unica vera alternativa al caos e all'alienazione del modernismo, intanto scagliandosi, ancora una volta, contro il Presidente Bush. 

Nel 2005 viene colpito da aneurisma cerebrale, ma questo non gli impedisce di pubblicare un nuovo disco, l’acustico Prairie Wind. Nel 2006 esce Living With War, un urlo rabbioso contro il presidente Bush, la sua politica e la guerra in Iraq.  

Oggi è ancora attivissimo, e non solo musicalmente (vedi il recente Psychedelic Pills, ancora con gli Horse). Critico inesorabile dei CD e degli MP3 (fu uno degli ultimi artisti a dare il suo beneplacit per la conversione su CD dei suoi LP, e sono arcinote le sue invettive contro la sterilità degli MP3), nel 2012 ha ufficializzato il progetto Pono, un nuovo player portatile che dichiara guerra ai formati digitali in voga.
Si fa quasi fatica a stare dietro a tutti i suoi progetti e a tutti gli eventi che ruotano intorno alla sua persona. Per saperne di più, occorre sintonizzarsi su www.neilyoung.com




I suoi album migliori in assoluto: 

      Déjá Vu (CSN&Y, 1970)
Zuma (1975)
Comes a Time (1978)












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