11 nov 2014

The Endless River - Un fiume di emozione senza fine

Articolo di Nico "Art" Randone





Per un floydiano, un musicista ed un autore che, come me, sa di dover molto alla musica dei Pink Floyd per la propria ispirazione artistica, il 7 Novembre è stata una data molto attesa ed importante; anche sforzandosi di evitare aspettative troppo alte, non ho potuto fare a meno di credere che The Endless River oltre ad essere il loro ultimo album, sarebbe stata un’opera grandiosa. Anche a rigor di logica il più ottuso dei complottisti avrebbe riconosciuto che, per Gilmour e soci, lasciare al mondo come ultima eredità un brutto disco non era di sicuro una strada percorribile e di certo non si sarebbero creati il problema di lasciare all’ottimo The Division Bell il non difficile compito di chiudere la già fortunata serie di opere d’arte di cui l’umanità potrà fruire fino alla notte dei tempi.
Purtroppo è plausibile che, di questi tempi, per far soldi si sarebbe anche capaci di distruggere un mito senza troppe cerimonie e, nonostante la logica alla base del precedente pensiero fosse assolutamente accettabile, non sono riuscito ad allontanare da me la nera possibilità che The Endless River sarebbe stata solo una trovata commerciale, in definitiva una delusione. I recenti “parti” di buona parte delle reunion hanno spesso generato creature tutt’altro che originali, in alcuni casi (vedi Battiato) perfino deformi e deludenti sotto ogni profilo; a questo si aggiunga che l’ultimo dei Floyd era stato presentato come un album che avrebbe raccolto alcune session di The Division Bell, in sostanza gli scarti di un lavoro bello ma sicuramente non importantissimo come altri… (sospiro)… la possibilità di una delusione non era poi così remota!
Comunque, sperare che la data del 7 Novembre non sarebbe mai arrivata è stato piuttosto inutile ed è così che quando il buon vecchio amico Secco si è presentato alla soglia della mia porta con il prezioso oggetto fra le mani, è andato a quel paese anche l’iniziale progetto di ascoltare il vinile a distanza di qualche giorno nella speranza che, nel frattempo, arrivasse qualche voce dal web che il disco fosse una cacata e basta (con basse aspettative sicuramente non s’incorre in delusioni).


Dopo aver consumato insieme una gustosa cenetta, io, Bro, il Secco, Maria ed il Corallo siamo stati chiamati verso la stanza destinata all’ascolto: chi mi conosce sa che da quando ho iniziato ad ascoltare musica ho sempre “preteso” di avere un “suono” che, oltre ad essere fedele, fosse immersivo e prepotente al punto da non permettere alcuna interazione umana diversa da uno sguardo od un sorriso, una volta dentro la tana dell’audiofilo pazzo, il primo a cedere alle emozioni è stato il Corallo che è fuggito da lì a poco tuttavia, nonostante il suo vigliacco abbandono, abbiamo lasciato che il cassetto del mio storico Yamaha accogliesse il supporto che il buon amico Secco stava già porgendomi da qualche minuto. Mentre l’Arcam iniziava a scaldarsi i transistor, il primo bit trasferito agli ingressi analogici da convertitori di primissima qualità stava già accarezzando i pneumatici delle Chario ed è così che, disteso nel grande letto, con Bro a destra ed il buon amico Secco a fianco, è iniziato con Maria l’ascolto di The Endless River che già dalla prima “atmosfera” ci ha inevitabilmente trascinato ai confini del mondo visibile. Da quel momento fino alla fine del disco, in un tempo indefinito che alla percezione umana è volato come tutte le cose belle, è stato un susseguirsi di emozioni potenti condite dal piacere di sentirle condivise, lì ho riscoperto un’emozione che credevo sepolta nel mio passato e cioè quella di ascoltare un disco nuovo dall’inizio alla fine senza aver bisogno di storcere il naso davanti ad una nota fuori posto, un’atmosfera portata per le lunghe, un ritornello troppo orecchiabile ed un senso di già sentito: aspetti, ahimè, decisamente frequenti negli album di quest’epoca.
Qualcuno ha detto che con opere dell’anima di tale livello, ogni parola che voglia descriverle è inutile; concordo in pieno e senza riserve su questo pensiero, i Floyd hanno la grande capacità (a quanto pare ancora viva) di far suonare le corde della nostra anima a frequenze uniche ed originali ove la risposta del singolo, assolutamente imperscrutabile, va semplicemente vissuta a livello emotivo; per questo e per altro non mi sento di fare alcun commento razionale sui quattro momenti in cui si divide The Endless River perchè ritengo sia compito di ogni anima interpretarle, mi permetto solo di dare un consiglio a chi dovesse ancora approcciarlo: ascoltatelo dall’inizio alla fine, magari con gli occhi chiusi, ancor meglio con amici che condividono la vostra stessa passione, perfetto se floydiani anche loro… sono sicuro che ovunque voi siate, partirete per un viaggio che non potrà che farvi del bene.
Concludendo voglio solo dire grazie a Richard Wrigh perchè motore emotivo di questo bellissimo disco, e grazie infine all’anima floydiana, sui cui “scarti” si fonda The Endless River, che ha reso possibile questo capolavoro, donandomi ancora una volta emozioni che porterò con me e nella mia musica fino alla fine del mio tempo.


Nicola Randone - Il mondo di Art




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Nico(la) Randone è un musicista che, da solo e con la sua band - Randone - ha saputo ergersi a uno dei protagonisti del nuovo progressive rock italiano.
L'ultima sua produzione reca il titolo Ultreia - Canzoni sulla via: un CD dedicato al Cammino di Santiago e ai "caminador".
L'album - disponibile anche in .mp3 - è davvero notevole e mi piace qui citare tre-quattro track che sono davvero da antologia del prog: "Mariposas", "Soy peregrino", "So close, so far away"...

In "Soy peregrino" spicca la voce del celebre baritono Corrado Carmelo Caruso, già star guest in un altro album dei Randone: Hybla.






Per meglio comprendere il mondo artistico di Nick/Nico/Nicola Randone è fondamentale fare riferimento a questi indirizzi:

Il mondo di Art: ilmondodiart.com
La band: band.randone.com
Youtube Randone: www.youtube.com/nicolarandone
Myspace Randone: www.myspace.com/randoneprog







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