22 nov 2023

Tecnico del suono, musicista, ingegnere del suono, arrangiatore: Alan Parsons


Con Tales of Mystery and Imagination del 1976 si inaugurò la serie di album che racchiudono la musica immaginifica di Alan Parsons ed Eric Woolfson (quest'ultimo, ebreo scozzese di Glasgow, si è accomiatato da questo mondo nel 2009). Parsons e Woolfson si dividevano i crediti di songwriting per quasi tutti i brani del Project, con Parsons che ha prodotto o co-prodotto tutti i dischi della band. 

Woolfson era appassionato di letteratura oltre che di musica e molte idee relative ai concept album de The Alan Parsons Project erano portate da lui, che conosceva bene gli autori classici quali Poe e quelli più moderni come Huxley. Nel 1974 accadde l'incontro fatidico, con Parsons che chiese a Eric di diventare suo manager, mentre lavoravano assieme ad altre band come Cockney Rebel, Ambrosia e The Hollies (grande gruppo inglese, vera macchina di hits che comprendeva originariamente Graham Nash, poi emigrato negli U.S.A. [vedi: Crosby, Stills & Nash]).

Dal 1976 al 1987, Woolfson e Parsons realizzarono dieci album di The Alan Parsons Project, raggiungendo oltre 50 milioni di copie vendute. Woolfson se ne andò nel 1990 per intraprendere una carriera solista. 



 Woolfson e Parsons


      Alan Parsons

L'ingegnere e tecnico del suono londinese (nato il 20 dic. 1948) ha dato il suo tocco magico sia alla realizzazione del famoso ultimo concerto dal vivo dei Beatles, tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto degli Apple Studios (anche Parsons si trovava sul terrazzo dell'edificio!), sia a qualche LP-clou dei Pink Floyd, non per ultimo The Dark Side Of The Moon



Naturalmente l'intera opera dei Pink Floyd è da antologia, ma loro, già esperti in proprio di sperimentazione (A Saucerful of Secrets, More, Ummagumma), hanno avuto bisogno del supporto di un esperto come Alan Parsons per dare un ancora più accresciuto contributo alla ricerca sonora e compositiva, con Atom Heart Mother (1970). E più tardi raggiungendo il picco assoluto appunto con The Dark Side of the Moon (1973).

Ricordiamoci che il vinile dell'"altra faccia della Luna" venne usato a lungo per testare i sistemi di riproduzione musicale, dimostrare le nuove tecniche audio e convincere i clienti a comprare questo o quell'impianto sonoro.

 


Articolo su The Dark Side Of The Moon (blog Topolàin)

Per il 50° anniversario di quest'opera, che dovrebbe essere dichiarata a tutti gli effetti patrimonio dell'umanità, Alan Parsons, tra l'altro plurivincitore di Grammy, ha rilasciato il seguente comunicato:


Today marks the 50th anniversary of the release of Pink Floyd’s Dark Side of the Moon. To this day, I feel honored to have been a part of such a groundbreaking album. Our goal at the time was to stretch the boundaries of the recording process, and in the process create something magical. And I think many will agree we achieved that goal. As engineer, I was grateful that the band was open to a number of my suggestions, which included the use of the clocks on the intro to "Time", as well as utilization of a very talented vocalist who I had previously worked with named Clare Torry for the vocals on "Great Gig in the Sky". 

The fact that we are still talking about this album 50 years later is something I never would have dreamed possible. And yet, here we are….

                                                                                                           (2023) 


#darksideofthemoon #50thanniversary #pinkfloyd #AlanParsons #ClareTorry #timeless


The Alan Parsons Project - I Robot (1977)


Pyramid, 1978

Qua c'è la fantastica "Pyramania" e lo straordinario crescendo orchestrale di "What Goes Up...".

Nella nona e ultima traccia, "Shadow Of A Lonely Man", a cantare è John Miles. (Il più grande successo di Miles fu "Music" del 1976, prodotto proprio da Parsons e con gli arrangiamenti orchestrali di Andrew Powell.) Per inciso: ancora in Pyramid, Eric Woolfson non canta in nessun brano. Soltanto un po' più tardi questo importante compositore, produttore discografico e tastierista presterà anche l'ugola al Project.



Erano gli inizi dei Anni 80. Un decennio terribile (fu il periodo di Reagan e di Mrs. Thatcher, ma anche dei suoni sintetici e della drum machine, della banalizzazione di tanti ideali... e persino la moda, a ben vedere, era ridicola). E Alan Parsons ci regalava questo gioiellino.


The Turn of a Friendly Card (1980)

È un concept - registrato a Parigi - che racconta la storia di un uomo di mezz'età che decide di puntare il tutto per tutto in una sola notte al casinò e... perde tutti i suoi averi.

In uno dei single tratti dall'album, "Time" (dai tratti innegabilmente pinkfloydiani), c'è il debutto come cantante di Eric Woolfson, il quale in realtà amava agire senza mettersi troppo in luce.

Eric, collaboratore di Alan Parsons fin dagli inizi del progetto (che, ricordiamo, era nato per mettere in musica i racconti di Edgar Allan Poe), dichiarò: 

The most satisfying album for me to make was The Turn of a Friendly Card. We made it in Paris in six weeks, which was incredible considering that most of our albums took a year to make. 

Woolfson sarebbe morto a 64 anni nel 2009, per un carcinoma renale.



Eye in the Sky (1982)

Il sesto album di The Alan Parsons Project è quello che ha fatto registrare le vendite maggiori.

La fanfara del primo brano, lo strumentale "Sirius", si sente spesso nelle manifestazioni sportive. L'ellepì è un esempio di perfezione ingegneristica del suono; perfezione che sorprende poco, sapendo che Parsons azionò le manopole del mixer per Abbey Road (Beatles) e The Dark Side Of The Moon (Pink Floyd).

[Beh, in realtà in Abbey Road Parsons fu assistente ingegnere. Era l'ottobre 1967, lui aveva 18 anni e funse da "operatore di nastro" durante le sessioni di "Get Back". Il suo nome compare ad ogni modo nei credits.] 

La (popolare) title track di Eye in the Sky è perfettamente AOR e perfettamente 'radio-friendly'. (Ed entrò di prepotenza nella hit parade.) Il disco contiene addirittura qualche ballabile. Uno dei brani più interessanti è "Silence And I", dai richiami barocchi e con un testo struggente e malinconico. Altri punti alti dell'album: la "spaziale" ed elegiaca "Gemini", cantata da Chris Rainbow, l’omaggio ai Floyd di "Mammagamma", nonché l'ultima traccia, "Old and Wise", ballata triste interpretata da Colin Blunstone.

Ma anche il resto delle canzoni è apprezzabile persino dagli ascoltatori più esigenti.


Quando nacque il "Project", Parsons era già un tecnico provetto e il suo nome girava non poco, avendo lui lavorato con i Fab Four, con i Wings di Paul McCartney e con i Pink Floyd. Ma anche Eric Woolfson non era da meno: era un compositore, produttore discografico e tastierista... che si scoprì cantante proprio con Alan Parsons.

Tra i tanti output nati da loro c'è Ammonia Avenue (1984), concept che ha come filo rosso l'inquinamento e l'inferno dell'industrializzazione.

Ecco il brano che dà il titolo al disco.

  Piano, Vocal, Composer, Lyricist, Executive  Producer: Eric Woolfson

  Composer, Lyricist, Unknown, Producer: Alan Parsons

  Background  Vocal: Chris Rainbow

  Arranger: Andrew Powell

  Guitar: Ian Bairnson

  Bass: David Paton

  Drums: Stuart Elliott


  David Paton fu uno dei cantanti del Project, sebbene fosse - basilarmente - chitarrista e bassista. Paton ha lavorato con i Camel, Elton John e altri. Cantò e suonò per il Project fino al 1986 (album Stereotomy) e proseguì quindi con altri artisti, principalmente in qualità di session musician. Fece un breve ritorno all'Alan Parsons Project nel 1990 - come cantante e suonando la chitarra acustica - durante la Night of the Proms, dove c'era anche Laurence Cottle, al basso (Cottle aveva partecipato alle registrazioni di Gaudi, 1987; essenziale è stato il suo contributo in Freudiana, di quello stesso 1990). A Paton non chiesero più di partecipare a un tour o a un album della band... 

Un altro cantante che collaborò con l'Alan Parson Project (dal 1979 al 1999) fu Chris Rainbow, molto apprezzato pure nei Camel.


Il 6 dic. 2021 si spegneva, a 72 anni, John Miles, un ulteriore cantante connesso al Project.

Il suo più grande successo, "Music" (1976), ebbe come produttore Alan Parsons. Miles cantò in diversi brani di album dell'Alan Parsons Project.

"Music" scalò ai suoi tempi le classifiche mondiali (unicamente in America fu un mezzo flop, a causa della lunghezza [5:52], poco compatibile con le emittenti commerciali), divenendo un evergreen
"Music was my first love / And it will be my last / Music of the future / And music of the past"...
Il brano è strutturato alla maniera di una piccola opera rock. Pianoforte, chitarra solista, archi, ottoni, coro e infine ancora pianoforte: in questa sua composizione dagli arrangiamenti complicati, Miles fa uso dell'intera strumentazione di quella sorta di musica rock che da una parte si guarda narcisisticamente allo specchio e dall'altra flirta con altri generi.


... E per l'Alan Parsons Project ha cantato, tra gli altri, Gary Brooker.

Gary Brooker, quello dei Procol Harum?

Proprio lui. 

R.I.P., Brooker (29 maggio 1945 - 19 febbraio 2022). 

I Procol Harum ebbero, come sappiamo, una carriera di oltre mezzo secolo, ma sempre con lunghi iati; e Brooker, tra uno  "stop-and-go" e l'altro della sua band, funse da membro e-o collaboratore di altre formazioni e altri artisti, quali George Harrison, Eric Clapton e, last but not least, l'Alan Parsons Project.


    THE ALAN PARSONS PROJECT - Elevato fattore di dipendenza! 

Il rock sinfonico (piuttosto "soft") che si esprime nei concept album de The Alan Parsons Project è l'ideale per confezionare cofanetti di alta qualità... e di vasto formato. Abbiamo conosciuto edizioni speciali di Tales of Mystery and Imagination, Eye in the Sky e Ammonia Avenue. Ebbene: ultimamente ci siamo deliziati con una special edition di The Turn of a Friendly Card (3 CD + Blu Ray).


Stereotomy viene pubblicato nel gennaio del 1986 e risulta l'album "più rock" del Project. Con Stereotomy, Parsons realizza per la prima volta un'opera completamente in digitale. In qualità di cantanti vengono scritturati John Miles, Chris Rainbow, Gary Brooker, Steve Dye e Graham Dye.

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In ordine sparso: i cantanti dell'Alan Parsons Project

Alan Parsons, Eric Woolfson, The Hollies, John Miles (1976, 1978, 1985, 1987, 1990), Lenny Zakatek (1977-1987), Colin Blunstone (1978-1984), Clare Torry (1979), Peter Straker (1977), Jack Harris (1976-1978), Dave Townsend (1977, 1979), Gary Brooker  (1985), Arthur Brown (1975), Lesley Duncan (1979), Graham Dye (1985, 1998), Geoff Barradale (1987), Eric Stewart (1990, 1993), Dean Ford (1978), Dave Terry ("Elmer Gantry"; 1980, 1982), Chris Rainbow (1979–1990).


"Let's talk about me". Alla voce: David Paton



   Il multistrumentista scozzese John "Ian" Bairnson (3 agosto 1953 – 7 aprile 2023) ha legato il suo nome all'Alan Parsons Project. Chitarra (strumento principale), sassofono, tastiere. Invece del plettro, Bairnson amava usare un sixpence, una moneta da mezzo scellino... Fu anche membro del gruppo Pilot e ha suonato la chitarra in quattro album di Kate Bush. È suo l'assolo in "Wuthering Heights", il single di debutto della cantante inglese (1978).

 Il sassofonista Phil Kenzie oltre che con il Project ha registrato con: The Beatles, Eagles, Graham Nash, Carly Simon, David Crosby, Black Sabbath, Jackson Browne, Stevie Nicks, David Essex, Leo Sayer, Wishbone Ash, Manfred Mann Chapter Three, Annie Lennox, The Pointer Sisters, The Coasters, The Temptations, Rod Stewart, David Bowie, Eric Carmen, America, Vince Gill, Debbie Gibson... (!)



Michael Garrison - "Sequencing Blue"

(dall'album 'Prisms', 1981)

Garrison (Oregon, U.S.A., 1956-2004) era un tastierista che suonò con Alan Parsons Project, Tangerine Dream, Mike Oldfield, Enigma e Jean Michel Jarre e produsse una dozzina di album propri di musica elettronica. Fu fortemente influenzato da Klaus Schulze e i Tangerine Dream. Un Grande, purtroppo sottovalutato, da riscoprire assolutamente. Ennesimo esempio della qualità e del talento che andava a sfociare nella produzione del Project.

Altresì decisivo per il successo dell'Alan Parsons Project: Andrew Powell, musicista, produttore, orchestratore, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore inglese di genitori gallesi. La sua carriera iniziò come solista ai The Proms. Successivamente ha lavorato con la London Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra e altre orchestre. Ha arrangiato album di musica rock di Steve Harley & Cockney Rebel, Cliff Richard, John Miles, Al Stewart, Mick Fleetwood, Chris Rea, Il Divo ecc. Fin da Tales of Mystery and Imagination, dove è stato co-compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, risulta essere coinvolto in quasi tutti gli album de The Alan Parsons Project, del quale ha anche pubblicato diverse versioni orchestrali. Andrew Powell ha prodotto i primi due album di Kate Bush (The Kick Inside e Lionheart) e ha lavorato con Chris de Burgh, Kansas, Elaine Paige, David Pack, Elliott e Tim Rice. Ha scritto le colonne sonore di diversi film (The Day of the Falcon e Rocket Gibraltar su tutti).

 In queste due foto: Stuart Elliott e la sua batteria. Elliott ha rappresentato un pilastro del Progetto e ha menato le bacchette anche negli album solisti di Alan Parsons.






 La copertina dell'album Eve (1979), dedicato alle donne e che tratta del potere che esse esercitano sugli uomini. "Don't Hold Back", la settima traccia, viene cantata da Clare Torry (suo lo straordinario assolo vocale ne "The Great Gig in the Sky", dei Pink Floyd). L'ultima, "If I Could Change Your Mind", vede, come cantante solista, Lesley Duncan. Queste sono, se non erriamo, le uniche canzoni del Project interpretate da voci femminili. (Sia la Torry che la Duncan sono state altrimenti back vocalists.)


Che cosa ne è stato dell'Alan Parsons Project?

Il Project ebbe termine nel 1990, quando Parsons e Woolfson si separarono, e l'album che doveva uscire quell'anno - Freudiana - venne pubblicato come opera solista di Woolfson. Parsons, da parte sua, continuò a fare uscire sotto il proprio nome dei full-lenght nello stesso stile del Project, chiamando intorno a sé vari musicisti. Parsons & band hanno intrapreso numerose tournée (anche) mondiali.


Da Eve: "Lucifer", celeberrima instrumental

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Ha, in aggiunta, una carriera solista invidiabile: Alan Parsons.
From The New World (suo sesto disco personale) è stato dichiarato uno dei migliori album di progressive del 2022.



       Nostra breve recensione:

Bel mondo nuovo? Da quando Eric Woolfson non c'è più, la vetta del progressive rock si è allontanata sempre di più per Alan Parsons: prova ennesima dell'importanza che aveva il suo socio per la riuscita degli album de The Alan Parsons Project. Tuttavia, From The New World presenta diverse sfaccettature interessanti: dal legame con il romanzo distopico Brave New World di Aldous Huxley alla musica di Antonín Dvořák (in particolare la Nona sinfonia, nota giustappunto con il titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo"), alla collaborazione del "mago del suono" con svariati musicisti - qui c'è, tra i tanti altri, Joe Bonamassa in due brani. Nelle interviste, Parsons ha parlato di una presunta virata stilistica avvenuta di recente. In realtà lo stile, anche in questo suo album solista, è quello: un rock "buono per le radio", dunque trasmettibile alle masse, con pennellate progressive - come ad esempio nel brano "Halos".





                Alan Parsons produttore

Dalla produzione dei primi due album della band californiana Ambrosia (musica di genere progressive rock, sebbene con qualche strizzatina d'occhio alle charts) alla collaborazione - a 70 anni di età - con Steven Wilson (The Raven That Refused To Sing, tra l'altro)! L'ingegnere del suono e musicista sapeva - e sa - valorizzare le opere più disparate, traendo da esse capitale. Alcuni grandi dischi da lui prodotti: Modern Times (Al Stewart, 1975), Rebel (John Miles, 1976), Year of the Cat (Al Stewart, 1976), Somewhere I've Never Travelled (Ambrosia, 1976) (...) Symphonic Music of Yes (1993), Grand Ukulele (Jake Shimabukuro, 2012), Blackfield V (Blackfield, 2017).


Ambrosia (U.S.A.) - Ambrosia (1975) 

Album di debutto del gruppo losangelino uscito per la 20th Century Fox Records e prodotto e ingegnerizzato da Alan Parsons. Con addirittura una canzone da Top Ten: "Holdin' on to Yesterday".
Anche per il secondo album della band, Somewhere I've Never Travelled, Parsons funse da ingegnere del suono, oltre a divenirne il produttore.

Ambrosia [ascoltalo qui]: partenza davvero con il botto in stile (dell'ancora non ancora esistente) Alan Parsons Project (o, meglio, Kansas e Styx): ottime canzoni di vario stile con colorature progressive. In alcune riscontriamo un pop elettronico "jazzy" tipo Steely Dan; qualche brano è soft rock, due-tre AOR. Niente sperimentazioni azzardate. Grande eleganza vocale (tipici cori West Coast), due ballate lente e una traccia hard rock. 



 

  

Le copertine di quasi tutti gli album solisti di Parsons sono stati realizzati da Storm Thorgerson (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013), fotografo e designer britannico fondatore di 'Hypgnosis' e responsabile di molte copertine di dischi dei Pink Floyd. Riguardo ad Alan Parsons, citiamo qui solo Try Anything Once (1993), On Air (1996), The Time Machine (1999) e A Valid Path (2004).

            


Thogerson aveva già fatto da designer per The Alan Parsons Project fornendo motivi visuali e curando la grafica di Tales of Mystery and Imagination (1976), I Robot (1977), Pyramid (1978), Eve (1979), Eye in the Sky (1982), Ammonia Avenue (1984).


      The Best of The Alan Parsons Project


      Alan Parsons, the very best: The Ignorance Is Bliss



8 nov 2023

Buon compleanno, Joni Mitchell!

 Sono 80 per la cantautrice canado-statunitense...

     

Sweet Joni



           



Songwriter formidabile, Joni Mitchell ha dato tanto alla sua generazione.
Folk, pop, rock, jazz e world beat: questi generi li ha abbracciati tutti e fatti propri...
Il suo percorso inizia nelle caffetterie di Yorkville (l'equivalente canadese dell'Haight Ashbury di San Francisco e del newyorchese Greenwich Village: un fulcro culturale costituito da club, localini alternativi, gallerie di arte sperimentale, boutique hippy) per continuare con le tappe internazionali e gli album d'oro. Ha ottenuto onorificenze quali Juno, Grammy (dieci) e l'iscrizione, nel 1997, alla Hall of Fame. Il suo stile personale è stato emulato da molti altri cantautori. Ampiamente rispettata anche come artista visiva e poetessa, persino in età avanzata ha continuato a essere produttiva, completando il proprio mosaico di lirica estrosità.


    1968


    1974


    1975




A 20 anni lascia il college, che stava frequentando a Calgary, e si trasferisce a Toronto con l'intenzione di diventare una cantante folk. Cerca in tutti i modi di iscriversi al sindacato dei musicisti ma ha pochi soldi; molti locali si rifiutano di farla esibire senza tesserino. Allora va a lavorare ai grandi magazzini, incontrando nel tempo libero gli allora sconosciuti Neil Young e Leonard Cohen, oltre a numerosi altri artisti che ruotano attorno alle decine di coffee house, sedi del movimento folk.

Nel febbraio 1965 dà alla luce una bambina, nata dalla relazione con un ragazzo del college. La situazione economica si fa critica per lei. Incontra Chuck Mitchell, che si innamora di Joni e le promette di riconoscere la bambina come propria figlia. Poche settimane dopo, i due si sposano, tuttavia l'uomo cambia idea circa l'adozione della piccola e la giovane madre è costretta a darla in affidamento. 
Questa dolorosa esperienza rimarrà sconosciuta ai fans di Joni Mitchell per molti anni, seppure in alcune canzoni ci siano delle allusioni, particolarmente in "Little Green", composta in quel travagliato periodo della sua vita e pubblicata nell'album Blue del 1971.


Joni e Chuck Mitchell si trasferiscono a Detroit, dove si esibiscono come duo. Diventano la coppia folk più amata della città. Nell'estate del 1966, Joni partecipa al Newport Folk Festival, ottenendo una standing ovation.

Il matrimonio e il sodalizio artistico con Chuck dura poco: agli inizi del 1967 lei se ne va a New York alla ricerca del successo solista. Ben presto si crea, intorno alla sua figura, un piccolo ma devoto gruppo di ammiratori. 
Incontra Tom Rush, il quale rimane piacevolmente colpito dai suoi testi e soprattutto dalla canzone "Urge for Going". Rush propone il pezzo a Judy Collins che però declina l'offerta; decide quindi di registrarlo lui stesso. Ma la canzone diventa un successo solo quando viene incisa dal cantante country George Hamilton IV. Il crescente interesse verso le doti della cantautrice proveniente dal Canada spinge numerosi interpreti del rango di Buffy Sainte-Marie, Dave Van Ronk e Judy Collins a incidere le sue composizioni, portandole al grosso pubblico.




     David Crosby
Nella Big Apple, nel quartiere bohéme di Chelsea, dove ha preso residenza, Joni incontra Elliot Roberts, che diventa suo manager e la introduce nel circuito dei locali per artisti più frequentati. Durante un'esibizione in Florida, nasce la relazione sentimentale con David Crosby, ex Byrds. Crosby convince la Reprise Records affinché Joni possa registrare un album totalmente acustico. Nel marzo 1968 esce Song to a Seagull. Crosby promuove in qualsiasi maniera il disco, presentando la ragazza ai suoi amici di Hollywood e facendole girare i ritrovi di grido. Il nome di Joni Mitchell si incomincia a sentire alla radio e a leggere sulle riviste. La cantautrice riscuote grande successo al Troubadour di Los Angeles, alla Royal Festival Hall di Londra e al Miami Pop Festival. Ad accrescerne la notorietà, arriva nel dicembre 1968 la versione di Judy Collins di "Both Sides Now", che diventa una hit. Per la novella star, arrivano i primi incassi, frutto delle vendite dell'album di debutto e dei diritti d'autore sulle sue canzoni interpretate da altri.


Nell'aprile 1969 la Reprise pubblica il secondo long-playing: Clouds. Di nuovo, le critiche e le reazioni del pubblico sono positive e il concerto tenuto alla Carnegie Hall sancisce definitivamente la fama di Joni.

Si trasferisce a Laurel Canyon, Los Angeles, con Graham Nash (inglese, già nel gruppo The Hollies), che lei aveva conosciuto tramite David Crosby. La coppia acquista una piccola casa, la medesima descritta nella canzone "Our House" di Crosby, Stills, Nash & Young.


     Graham Nash
Dopo varie apparizioni televisive, Joni si prepara per il grande festival di Woodstock, celebrazione di "Love and Peace". Ma, dopo aver visto alla televisione le immagini del traffico sulle strade che conducevano verso l'amena località,  Roberts le consiglia di non andare, poiché il giorno dopo avrebbe dovuto essere presente al  Dick Cavett Show, programma televisivo molto seguito.

Essere mancata all'epocale meeting di Woodstock non le impedisce di scrivere circa l'evento. Il brano "Woodstock" diventa un vero e proprio inno: le immagini di amore e pace, di aerei da guerra che si trasformano in farfalle e l'esigenza di "fare ritorno al giardino" ("And we've got to get ourselves / Back to the garden") dipingono perfettamente la manifestazione e il frangente storico in cui essa si svolge.


Vince un Grammy per Clouds. Immediatamente dopo, la Reprise è pronta a pubblicare il terzo album di Joni Mitchell: Ladies of the Canyon, che le frutterà il primo disco d'oro. L'album contiene alcuni tra i brani più popolari del periodo folk: "Woodstock", "Big Yellow Taxi", "The Circle Game".


***

La lista degli uomini che hanno incrociato il cammino di Joni Mitchell colpisce non tanto perché è lunga, quanto per la qualità! Leonard Cohen, David Crosby, Graham Nash, James Taylor, Jackson Browne, John Guerin, Sam Shepard, Jaco Pastorius, Don Alias, Larry Klein.
Nella biografia scritta da Dave Yaffe con il titolo Reckless Daughter ("figlia spericolata"), di cui si può leggere una recensione sul Washington Post, si parla degli amori della Mitchell, delle canzoni da lei dedicate ai suoi lovers e del passaggio dal folk / folk rock al jazz, poi della perdita di popolarità e - inevitabile! - la perdita di salute. Un aneurisma cerebrale ha colpito l'artista nel 2015. L'ormai vegliarda ha cercato di riprendersi dal duro colpo, così come, da ragazzina, si era ripresa ottimamente dalla poliomelite che l'aveva colpita a 9 anni; però stavolta i segni sono rimasti. Ci hanno detto che Joni non fuma più tre-quattro pacchetti di sigarette al giorno, come ha fatto per decenni... 
Mentre era ancora in riabilitazione e non poteva né suonare né cantare, ha lasciato suonare e cantare gli altri per lei: Elton John, Bonnie Raitt, Brandi Carlile (che con i suoi 41 anni era sicuramente la più giovane dei presenti): tutti sono passati per il soggiorno di Joni. Si trattava dei cosiddetti "Joni Jams". Lei, quasi impossibilitata a muoversi, si limitava ad ascoltare sorseggiando del vino. Una volta si è messa improvvisamente a cantare, stupendo gli ospiti. Ha intonato "Summertime". E, come Belinda Carlile ha raccontato in un'intervista alla CBS, Herbie Hancock è scoppiato in lacrime. E pure gli altri si sono commossi...
(Mitchell e Hancock avevano fatto un album insieme nel 1998, dedicato a George Gershwin: Gershwin's World, dove non poteva certo mancare un'ispirata versione di "Summertime", con lo stesso Herbie Hancock al piano, Wayne Shorter al sax tenore, Stevie Wonder all'armonica e Ira Coleman al basso!)
Dopodiché la Carlile ha incitato Joni Mitchell a esibirsi al Newport Folk Festival; cosa che è veramente accaduta, nel 2022, nella cornice dello show "Brandi Carlile and Friends": sullo stesso palcoscenico in cui lei era salita nel 1969.




Discografia
(solo gli album in studio)

1968 - Song to a Seagull (noto anche come Joni Mitchell)
1969 - Clouds
1970 - Ladies of the Canyon
1971 - Blue
1972 - For the Roses
1974 - Court and Spark
1975 - The Hissing of Summer Lawns
1976 - Hejira
1977 - Don Juan's Reckless Daughter
1979 - Mingus
1982 - Wild Things Run Fast
1985 - Dog Eat Dog
1988 - Chalk Mark in a Rainstorm
1991 - Night Ride Home
1994 - Turbulent Indigo
1998 - Taming the Tiger
2000 - Both Sides Now
2002 - Travelogue
2007 - Shine
2023 - Joni Mitchell At Newport



                    



L i n k s



6 nov 2023

Ricorrenza triste legata ai Pooh

Stefano D’Orazio (Roma, 12 settembre 1948 – Roma, 6 novembre 2020)




Si ricorda oggi la morte del batterista/cantante/flautista dei Pooh, Stefano D’Orazio. 

      Per una breve storia dei Pooh, leggi questo nostro articolo (scritto in morte di Valerio Negrini).


Fu nei Pooh  dal 1971 al 2009, poi di nuovo nel 2015 e 2016, in occasione della "reunion" per il cinquantennale. È stato anche autore di una parte dei testi delle canzoni del gruppo, del quale in seguito sarebbe divenuto responsabile amministrativo. 

L’8 settembre 1971 D'Orazio entra a far parte dei Pooh, in seguito all’uscita di Valerio Negrini (che d’ora in poi si occuperà solo della scrittura dei testi delle canzoni). La band già conosceva il batterista romano e, nonostante le ritrosie del produttore Giancarlo Lucariello, lo accoglie tra i propri ranghi; dopo una settimana di prove al 'Vun Vun' di Roma, dal successivo 20 settembre esordisce con una serie di serate di rodaggio in Sardegna. La prima canzone interpretata da solista nei concerti è stata “Tutto alle tre“, ereditata dal suo predecessore Negrini.



Barclay James Harvest

 Avanti e indietro negli anni per raccontare la storia dei "Moody Blues dei poveracci"


"Poor Man's Moody Blues"



Qualcuno definì i Barclay James Harvest "i Moody Blues dei poveracci". (E così si intitola anche una loro canzone.) Ma, invece del Mellotron, spesso nei loro dischi - soprattutto nei primi anni - si sente un'intera orchestra, molto più dispendiosa; peculiarità che, appunto per via dei costi, rischiò di farli andare in bancarotta...
Stuart "Woolly" Wolstenholme (tastiere e canto) e John Lees (chitarrista e canto) erano, dei quattro membri fondatori, quelli che premevano di più per un indirizzo progressive, mentre gli altri due, ossia Les Holroyd (basso, chitarra ritmica, canto) e Mel Pritchard (batteria), prediligevano lo stile AOR (più renumerativo).
I singoli componenti dei BJH finirono per litigare su ogni cosa: dallo stile musicale da perseguire ai diritti sulle canzoni; e su chi potesse usare il nome della band dopo la separazione, avvenuta nel 1998. Infine - a seguito di vari processi - si ebbero due gruppi derivativi: la "Barclay James Harvest Featuring Les Holroyd" e la "John Lees' Barclay James Harvest".

Mel Pritchard si spense nel 2004. (Infarto, a 56 anni.)
Woolly si suicidò nel 2010 (soffriva di depressione).

Tra i primi esponenti del prog-rock

Se i Barclay James Harvest fossero stati attivi oggi, non sarebbero sopravvissuti. La Harvest investì su questo gruppo (nato a Manchester nel 1969) con gran dispendio di mezzi (Mellotron, Hammond e Moog di prima qualità, orchestra, studi di registrazione al top...) e i primi 4 LP non coprirono neppure le spese. Oggi, dopo un simile poker fallimentare, non avrebbero più trovato credito presso le label. Invece, ottennero subito un contratto con la Polydor... Anche il quinto album fece cilecca; tuttavia, un loro doppio live ingranò (40simo posto in classifica: ciò significava se non altro maggiore visibilità) e da lì la band risalì nella scala dei favori del pubblico. Se non in Inghilterra, almeno nella più generosa Germania, dove, fino agli Anni Ottanta, furono molto richiesti. Il 14 luglio 1987 suonarono addirittura oltre il Muro, a Berlino Est, divenendo uno dei simboli del disgelo fra Occidente e repubbliche socialiste.

L'album Everyone Is Everybody Else (1974) è un ottimo esempio delle due anime dei Barclay James Harvest: quella "progressiva" e quella dell'easy listening.
Everyone Is Everybody Else rimane comunque uno dei loro migliori output; e ai più vecchi di noi risveglia indiscutibilmente emozioni a non finire. "Child of the Universe" e "For No One" sono brani di livello superiore nella produzione dei BJH. Les Holroyd e Jon Lees eccellono in "For No One" ("For No One" è una canzone di Lees con un messaggio di pace rivolto al mondo; messaggio tuttora valido, considerando la situazione globale).
Molte canzoni dei primi anni dei Barclay James Harvest risultano stupende o comunque assai valide - tutte, si può dire -, mentre più tardi poche riuscirono a eguagliarle veramente... Curiosa, e in qualche modo notevole, è la già citata "Poor Mans Moody Blues" (che, appunto, sembra un brano dei Moody Blues!).
Tra gli album, Octoberon (del 1976) si avvicina per validità più degli altri a Everybody Is Everybody Else.




Barclay James Harvest, una collezione di loro brani

Once Again (1971)
Parimenti a Mike Pinder dei Moody Blues, Woolly Wolstenholme era un autodidatta. Amava la musica di Mahler e, tra i primi a usare il Mellotron, impiegava lo strumento a mo' di sostituto dell'orchestra, anziché ricavarne suoni rockeggianti (come ad es. Robert Fripp desiderava si facesse nei King Crimson).
Woolly e John Lees si erano incontrati quando frequentavano la Scuola d'Arte e, a metà degli Anni '60, suonarono insieme in una band di rock'n'roll, prima di formare Barclay James Harvest insieme agli altri due compagni di ventura.
In Once Again le tracce migliori sono quelle ispirate da Tolkien: "Galadriel" e "Mocking Bird". Due pezzi con superbi arrangiamenti orchestrali a cura di Robert Godfrey (sì, quello di The Enid!).




Barclay James Harvest dal vivo: 25th anniversary Concert (London 1992)
- John Lees / guitar, vocals
- Les Holroyd / bass guitar, vocals
- Mel Pritchard / drums, percussion
- Kevin McAlea / keyboards, saxophone
- Colin Browne / guitar, percussion, backing vocals
(Wolstenholme, che avrebbe voluto fare una musica più progressive e meno AOR, aveva lasciato la band per essere sostituito da Kevin McAlea.)



Octoberon (1976)
Tracce:
"The World Goes On", "May Day", "Ra", "Rock 'N Roll Star", "Polk Street Rag", "Believe In Me", "Suicide?"
Bass Guitar, Acoustic Guitar, Vocals, Producer: Les Holroyd
Drums, Percussion, Producer: Mel Pritchard
Keyboards, Vocals, Producer: Stuart John Wolstenholme
Guitar, Vocals, Producer: John Lees
----> Composer Lyricist: John Lees
(Spesso i testi erano scritti da Lees, ma c'era un altro eccellente "lyricist" nel gruppo: Les Holroyd, il bassista.)



Live Tapes (1978)

Costretti a rinunciare all'orchestra perché troppo cara, i Barclay James Harvest inserirono più Moog, più tastiere varie nei loro concerti. Guadagnando in qualità, in fantasia e creatività. Sfornarono questo bel doppio live (The Live Tapes), sconfessando chi li tacciava di essere "Poor Man's Moody Blues".
La loro fortuna fu di essere accolti nella scuderia della Polydor. Nel 1973, dopo 5 anni di attività, la band era senza contratto: la Harvest li aveva scaricati. E ciò per via delle recensioni nella maggior parte negative ricevute da Baby James Harvest. Eppure, il gruppo aveva già fatto registrare diversi successi (non successoni ma successi) e dal vivo riscontrava ancora grande risonanza... L'orchestra, formata da 60 elementi, costava un occhio della testa e le registrazioni dovevano avvenire spesso separatamente (se ne occupava in prevalenza Woolly Wolstenholme, il tastierista); e decisero di rinunciarvi, o di ridurne quantomeno l'importanza.
Con la Polydor pubblicarono il quinto album, Everyone Is Everybody Else, che è tra i loro migliori in assoluto - e contiene alcuni tra i loro brani più riusciti - e l'anno successivo, nel '75, Time Honoured Ghosts, che li proiettò ancora più in alto nella classifica degli hit. Intanto si succedevano le loro apparizioni in trasmissioni seguitissime - alla BBC, presso John Peel, a The Old Grey Whistle Test...
La Polydor e le simpatie provate nei loro confronti dai funzionari della BBC: queste le due colonne che sostenettero i Barclay James Harvest durante il loro cammino da Giano bifronte (cioè: prog rock e contemporaneamente radio-friendly).
Ben visti anche in altre parti del mondo (trionfale fu la loro tournée del 1976 in Canada e negli USA), risposero con grande senso dell'humor all'accusa di essere "i Moody Blues dei poveracci", scrivendo la canzone "Poor Man’s Moody Blues": una sorta di caricatura di "Night in White Satin".



Il 1977 fu il loro anno di maggior successo commerciale, con le vendite che schizzarono verso l'apice - erano molto amati soprattutto in Germania. Quell'anno fu caratterizzato dall'uscita del loro ottavo album, Gone to Earth, contenente il fortunato single "Hymn".




"Pools of Blue" ("pozzanghere blu", più o meno) è un semplice brano dei Barclay James Harvest . Qui nella versione "ripulita" e mixata dalla Cherry Red Records, che si è occupata di riproporre molti loro lavori.
La versione di questa canzone presente nella BBC Radio Top Gear Session, registrata in data 30 luglio 1968, presenta la tipica (quasi bombastica) parte orchestrale d'accompagnamento.


"Pools Of Blue" (BBC Session 1968)
Testo:
And with the rain
Soft pools of blue
White mist like love
When you glow so new
Must warm to you
Just like the snow
Falling anew
When it's soaked through
The snowdrops so few
Must warm to you
Take my hand, my love
Come talk to me
Tell me of your walk
Through leaves of green
Where life was free
Tell me of rain
In soft pools of blue
How white mist like love
When you glow so new
Must warm to you
Tell me of snow
Falling anew
How when it's soaked through
The snowdrops so few
Must warm to the love of your heart
Warm to the love of your heart
And warm to you
Take my hand, my love
Come talk to me
Tell me of your walk
Through leaves of green
Where life was free
Take my hand, my love
Come talk to me
Tell me of your walk
Through leaves of green
Where life is free



"Pools Of Blue", versione del 45 giri originale


Nel 1997 le canzoni dei BJH avevano un tono più disincantato rispetto a 30 anni prima, anche nei testi. Il gruppo seguiva come un sismografo i cambiamenti dell'epoca in cui i suoi componenti vivevano...
"Eroi di ieri"...
Testo:
And so the time has come,
To fight for right and wrong.
There is no one to save us from ourselves.
Along the troubled road,
A story will unfold
Of fantasy born any age of innocence.
I can see the rain begin to fall,
Watch as the wind blows,
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.
A game of consequence,
We have to take the chance
And do our best
To keep the past alive.
Soon we will return,
A lesson to be learned,
By those who try to keep
The flame from burning.
I can see the rain begin to fall,
Watch as the wind blows,
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.
Here we're helplessly searching for truth
Is it me ? Is it you ?
Will our lives just crumble away ?
I can see the rain begin to fall
Watch as the wind blows.
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.



Time Honoured Ghosts (1975)
I testi qui sono stati scritti in gran parte da John Lees; ma anche Les Holroyd era un buon "lyricist".
Woolly Wolstenholme faceva ancora parte della band. Il tastierista e mago del Mellotron sarebbe uscito dal gruppo nel 1979 per disaccordi circa l'indirizzo stilistico da seguire (lui era più "progressive" degli altri). Sarebbe poi stato chiamato a far parte dei John Lees' Barcley James Harvest.
Wolstenholme commise suicidio il 13 dic. 2010.
In questo album è contenuta la canzone "Titles", un bell'omaggio ai Beatles.

Link a Time Honoured Ghosts



Per molti fan, il miglior album dei Barclay James Harvest: Gone to Earth (1977)
Brani:
1. "Hymn" (John Lees) - 00:00
2. "Love is Like a Violin" (Lees) - 05:12
3. "Friend of Mine" (Les Holroyd) - 09:18
4. "Poor Man's Moody Blues" (Lees) - 12:56
5. "Hard Hearted Woman" (Holroyd) - 19:55
6. "Sea of Tranquility" (Stuart Wolstenholme) - 24:24
7. "Spirit on the Water" (Holroyd) - 28:29
8. "Leper's Song" (Lees) - 33:20
9. "Taking Me Higher" (Holroyd) - 36:57

10. "Lied" (previously unissued) 40:21
11. "Our Kid's Kid" (B-side of Polydor 2058 904 "Hymn/Our Kid's Kid") 45:29
12. Hymn" (single edit - previously unissued) 49:31
13. "Friend of Mine" (single version - A/B side of Polydor 2059 002 14. "Friend Of Mine/Suicide? (live)") 54:00
15. "Medicine Man" (originally released as A/B side of "BJH Live" EP) 57:03



John Lees


Les Holroyd







"Who Do We Think We Are?"
Qui c'è un po' troppo di elettronica e l'uso dell'autotune. Per certi versi, ricordano (senza l'autotune) gli Yes. A molti, questo ennesimo cambiamento di veste dei Barclay James Harvest piacque e piace...
L'album è Caught In The Light, l'anno il 1993.
Album che contiene la gradevole ballata "Forever Yesterday (Long Version)".
Drums, Percussion: Mel Pritchard
Keyboards: Kevin Mcalea
Vocals, Acoustic Guitar, Electric Guitar, Keyboards: John Lees
Vocals, Guitar, Bass Guitar, Electric Guitar, Keyboards: Les Holroyd
Composer Lyricist: Les Holroyd

 



Barclay James Harvest & Other Short Stories
(1971)
Dopo Once Again, loro straordinario secondo album, questo terzo 'output' dei BJH non portò nessun miglioramento (secondo molti critici), non rappresentò alcun passo in avanti. Ma viene tuttavia amato dai fan. E piace anche a noi! I brani sono diversi tra loro, non formano un insieme omogeneo. Un paio di belle ballate tranquille e il resto è il suono tipico dei BJH di quegli anni.
Inizia con "Medicine Man": canzone perfetta, orchestrazione ideale.
E, continuando nell'ascolto dell'album... sì: i BJH richiamano alla mente i Moody Blues! Un bel rock sinfonico con armonie ben costruite e quasi niente cambi di tempo, una musica che spesso evoca immagini in panavision...





"He Said Love" (dal concerto a Berlino Est del 1987)
I BJH ebbero un legame stretto con la Germania e in particolare con Berlino, la metropoli tra l'Occidente capitalista e l'Est Europa "rosso". Sono passati alla storia due loro concerti: quello davanti al Reichstag (il parlamento della Bundesrepublik Deutschland, Germania dell'Ovest) nel 1980, davanti a 200.000 persone, e quello del 1987 nel Treptower Park (Parco di Treptow, a Berlino Est e dunque nell'allora DDR), davanti a un massa di spettatori quantomeno uguale.
Sembra quasi strano dunque che, nonostante la loro fama, nel 1998, dopo l'insuccesso dell'album River Of Dreams (decisamente troppo "easy" in effetti, anche se contiene "Yesterday's Heroes"), si fossero sciolti... per poi sfaldarsi in due formazioni diverse. Formazioni che vedevano da un lato Les Holroyd, dall'altro John Lees: e dunque i loro maggiori e più prolifici compositori!
Ebbene: le due anime dei BJH, appunto: quella AOR e quella progressive.

La fase prog-rock degli originali BJH si svolse dal 1972 al 1976; poi iniziò quella più "pop".

In un'intervista alla rivista tedesca Eclipsed, John Lees ammise:
"Volevamo divenire più commerciali. Le label si aspettavano questo da noi. C'era una concorrenza spietata. La legge del business non perdona!"
Mentre Les Holroyd continuava la celebrazione della band suonando dal vivo le canzoni già note dei BJH, John Lees, con la sua "John Lees’ Barclay James Harvest" (già "Barclay James Harvest Through The Eyes Of John Lees"), continuava e continua a scrivere la storia della band incidendo dischi con nuovi brani. E, dal vivo, preferisce suonare le canzoni proprie e quelle firmate dal compianto Stuart "Woolly" Wolstenholme.