Molti personaggi, sul palco o dietro lo scenario, hanno contribuito all'evoluzione del pop rock. Noi abbiamo individuato una manciata di nomi determinanti. Ecco, secondo il nostro parere, i più importanti. Veri e propri pilastri!
Nel 1929 Robert Johnson inventa il riff e fa nascere il rhythm'n'blues.
Elvis Presley primo bianco a cantare come un nero nell'America Bianca: è tra i cofondatori, nel 1954, del rock'n'roll, sdoganandolo nel mondo. Lo hanno inventato altri ma, senza di lui, sarebbe rimasto circoscritto.
Chuck Berry
Elvis
Folk rock. Nel 1961 Bob Dylan non ha pubblicato ancora nessun disco. Il padrone del locale in cui lui si esibiva voleva cacciarlo perché non gradito, ma scopre che in altri tre ritrovi della scena folk altri artisti suonano già le canzoni di Bob. L'uomo pensa che forse il ragazzo ha talento... e diventa suo manager.
Nel 1964 Robert Zimmerman (questo il nome di Dylan all'anagrafe) scrive la più famosa canzone del rock, "Like A Rolling Stone", con un colpo di rullante che fa sognare molti musicisti. Nel 1965 esce il primo video rap ("Subterranean Homesick Blues"), adorato da rapper, punk, rockers, dai Beatles, dagli Stones, da Hendrix (che ha elettrificato alcuni brani di Bob Dylan). Il "menestrello di Duluth" ha venduto di più con le sue canzoni cantate da altre: i Byrds hanno fatto tante cover dylaniane; e ricordiamo il successo avuto da "Knockin' On Heaven's Door" nella versione dei Guns'n'Roses.
Nel 1962 i Beatles - via George Martin - inventano il beat, raffinano il pop e passano a visioni psichedeliche (Sgt. Pepper), a brani musicali complessi, piccole opere immortali ("Yesterday").
Tra i manager, abbiamo seguito la traccia americana: Paul Butterfield, Tom Wilson, Albert Grossman... Phil Spector... Sam Phillips (Sun Records). Tom Parker detto "Il Colonnello", manager di Elvis Presley. Poi abbiamo, da questa parte dell'Atlantico, i famosissimi Brian Epstein e (vedi su) George Martin (The Beatles), Andrew Loog Oldham (Rolling Stones), Tony Defries e Tony Visconti (David Bowie)...
E ancora, allargando l'ottica: Otis Williams, Shelly Berger, Malvin Franklin (The Temptations), Berry Gordy fondatore della Motown, Tony Stratton-Smith fondatore della Charisma Records (Genesis, Van Der Graaf Generator...). Ancora: William George Curbishley (The Who, Judas Priest, Jimmy Page - Robert Plant...).
Sui produttori e tecnici del suono si potrebbero scrivere trattati: Conny Plank (Krautrock), Andy Jackson e Alan Parsons (Pink Floyd)... Geoff Emerick (The Beatles)...
E ci sono inoltre i membri "segreti" di band famose! Musicisti che sono stati fondamentali per la riuscita di canzoni e album interi e il cui lavoro è noto a pochi. Leggi a questo link: click!
USA. La traccia americana
Paul Butterfield
Arpista blues e leader del primo gruppo multirazziale in America. Fu uno dei musicisti che accompagnarono Dylan al Newport Folk Festival del 1965, dove il menestrello di Duluth decise che era giunto il momento di elettrizzare le proprie ballate. Butterfield era un musicista di prim'ordine, un protagonista della scena folk, eppure non esitò a mettersi al servizio di quel giovane e carismatico poeta folle che era presto divenuto un'icona con schiere di ammiratori anche oltreoceano.
Albert Grossman
Manager di Bob Dylan, di Peter, Paul And Mary, The Band, The Butterfield Blues Band, di Janis Joplin. Fondò l'etichetta Bearsville e contribuì affinché Woodstock diventasse una colonia di artisti.
Morì nel 1986.
Tom Wilson
Produttore afroamericano, si spostò dal campo jazzistico (aveva curato registrazioni di dischi di Sun Ra e John Coltrane) al business del pop e del rock. Produsse The Times They Are A-Changin, Another Side Of Bob Dylan e Bringing It All Back Home, più White Light/White Heat dei Velvet Underground, Freak Out! e Absolutely Free dei Mothers of Invention (--> Frank Zappa): tutte pietre miliari di una musica solitamente consumata dai bianchi.
Torniamo agli artisti. Sponda inglese: nel 1964 in piena era beat i Kinks scrivono la prima canzone hard rock ("You Really Got Me") e per farne seguire altre inventano la rock opera prima degli Who. E non tradiscono l'anima soul. Scrivono satire indovinate (e belle) della società inglese (Misfits, The Village Green, "Waterloo Sunset").
Rolling Stones, non "nemici" dei Beatles ma semmai il loro polo più blues, e ancora all'età di 80 anni nei loro concerti suoneranno di tutto facendo cantare e ballare e sognare il pubblico, con versioni anora scintillanti di composizioni che vanno dal blues ("Midnight Rambler") allo shuffle ("Harlem Shuffle"), attraverso ballate immortali ("Angie") e numeri rock ormai scolpiti nella storia della musica popolare ("Satisfaction").
Ancora in Inghilterra, un certo David Bowie, tra quelli che hanno imparato la lezione del Vaudeville. Il glam rock non lo ha certo inventato Bowie (prima di lui, Bolan, Glitter...), ma "l'alieno", "The White Duke", lo ha saputo portare molto bene sul palco. E scriveva canzoni straordinarie. Con "Space Oddity" del 1969 (prima dello sbarco sulla Luna) ha precorso i tempi.
Sponda stelle-e strisce. In California ci sono i Doors, band simbolo della ribellione (prima di Berkeley e poi di Parigi). È il primo gruppo musicale acculturato, il primo gruppo che sposa musica e video e precede sonorità West Coast (la chitarra di Kroeger suona come gli Eagles) nonché punk. "Break On Through (To The Other Side)" cambiò la musica.
Californiani anche i Grateful Dead, per i quali ci vorrebbe un articolo a parte. E grandi, grandissimi anche i Jefferson Airplane.
Sempre in America, ma stavolta sulla East Coast, i Velvet Underground, che nascono come espressione musicale dell'estetica dell'artista Andy Warhol ("Sweet Jane", tra le altre canzoni iconiche): sono pre-punk, pre-grunge, pre-tutto.
Ramones nel 1974: la comune rock inventa il punk. Ascoltare "My Sharona" e "Tainted Love". Altro che Manson!
Terra di Albione (avanti e indietro nel tempo e nello spazio...): Pink Floyd, tra psichedelia (era Syd Barrett) e invenzioni avanguardistiche fino alle suite progressive; hanno prodotto un rock spaziale e intimista tutto proprio, arricchito da richiami storici e sociopolitici (Roger Waters). Grazie anche all'ingegnere del suono Alan Parsons, sono approdati ad atmosfere ricche, intense (The Dark Side Of The Moon), creando sonorità fino ad allora uniche nel loro genere.
Gli inglesi Clash, capitanati da John Strummer, contemporanei dei Sex Pistols (aprivano i concerti nei primi tour dei Pistols, suonando 30 canzoni in 50 minuti), hanno realizzato uno dei migliori dischi non solo del punk: London Calling.
Gli irlandesi U2 non sono il gruppo migliore ma si fanno notare per il loro coraggio e impegno politico: nel 1985 eseguono "Sunday Bloody Sunday" a Wembley davanti agli inglesi! Ci vuole fegato, così come ce ne vuole per tenere un concerto a Sarajevo dopo la guerra nel Balcani.
Green Day: hanno "fatto" il post punk.
Negli USA, Pearl Jam: memorabile la loro tournée con Neil Young, basta sentire il rock di "In A Free World".
Attraverso vari momenti-clou della storia moderna del pop, è sempre presente Brian Eno: con i Roxy Music dapprima, poi in "Heroes" di Bowie, con gli U2...
Importanti anche i gruppi The Who, Led Zeppelin, Iron Maiden, Metallica. Addirittura fondamentali i primi due.
10 (altre) canzoni da ascoltare per approfondire muovendosi in varie direzioni
1. Genesis - "Dancing With The Moonlit Knight", il top in ambito prog rock, feroce satira della società inglese, con un incastonarsi di melodie molto belle.
2. David Bowie - "Heroes". Canzone ispirata da due innamorati sotto il Muro di Berlino, all'epoca in cui Berlino Est era isolata e separata dal mondo occidentale.
3. Bruce Spingsteen - "Thunder Road", immagine ideale della società americana: parla del tanto decantato sogno americano - appunto. Con una musica in crescendo, da sentire possibilmente dal vivo. Meglio nella versione del concerto a Stoccolma del 1975, con finale a tre chitarre, sax, pianoforte ecc.
4. Bob Marley - "Get Up, Stand Up". L'invito della grande leggenda reggae a non rimanere supini e a ribellarsi contro le ingiustizie.
5. Louis Armstrong - "What A Wonderful World": sana filosofia di vita. Poesia essenziale.
6.Talking Heads - "Psycho Killer". Soprattutto nelle versioni dal vivo. Quello dei Talking Heads è un art rock mai scontato e "Psycho Killer" sembra voler ancora portare in alto lo stendardo del rock piacevole e nel contempo capace di suscitare riflessioni.
7. Laibach - "Tanz mit Laibach", tipica Kraut Musik... prodotta da una band slovena fin da sempre in odore di mito.
8. The Allman Brothers Band - "In Memory of Elizabeth Reed", lunghissima ballata, emblema del Southern Rock
9. Dire Straits - "Money For Nothing". Ancora rock chitarristico, testo critico nei confronti della società dei consumi, uno dei brani dei Dire Straits che - insieme ai loro album - scalò le classifiche mondiali, con l'apporto di un video musicale che furoreggiò su MTV.
10. Cat Stevens - "Father and Son". Cat Stevens (poi Yusuf Islam) incarna il cantautorato che racconta storie vere, mai banali. "Father and Son", che come molte delle canzoni di questo menestrello possiede linee melodiche straordinarie, atte a rendere indimenticabile il brano, narra del gap generazionale, delle differenze di credo, intenti e tradizioni all'interno di una stessa famiglia.
Momenti cardini della musica popolare moderna
Ci sono sempre stati, e ancora ci sono, eventi profondi – alcuni drammatici, altri semplicemente il classico caso di “posto giusto al momento giusto” – che hanno influenzato il corso della storia. Questo vale anche per la musica e i musicisti che, con i loro album, hanno lasciato un segno indelebile. Elencare tutti i punti di svolta è semplicemente impossibile. Dopotutto, il mondo musicale è in costante evoluzione. Di seguito, alcune delle svolte storiche più significative dell’ultimo secolo. 🎸
1. Bob Dylan’s e la svolta "elettrica"
Un’icona della scena folk, un artista celebrato come il cantante di protesta più dotato dopo Woody Guthrie, la voce del sottoproletariato: Bob Dylan era ed è un eroe, anche se tipicamente accettato da molti solo con la sua chitarra acustica. È stato in grado di dare vita e riflettere i sentimenti e i pensieri di una generazione nei suoi testi e nella sua musica. Alcuni fan, tuttavia, non gli perdonarono il passaggio alla chitarra elettrica e alla musica elettrica. È stato fischiato dalla scena folk acustica irriducibile. Ma se non avesse imbracciato la chitarra elettrica, non ci sarebbero state pietre miliari significative nella storia della musica, come la rivisitazione di Highway 61 o Blonde on Blonde – due dei più grandi dischi rock-cantautorali degli anni ’60.
2. La menomazione di Tony Iommi
La nascita del metal è indissolubilmente legata a un incidente accaduto a Tony Iommi quando aveva appena 17 anni. Il chitarrista dei Black Sabbath rimase incastrato in una macchina mentre lavorava in una fabbrica di lamiere e perse la punta delle dita del medio e dell’anulare della mano destra. Invece di disperarsi, realizzò protesi di plastica con lembi di una giacca di pelle. E, dato che non sentiva i polpastrelli artificiali e aveva una sensibilità diversa, iniziò ad abbassare la tonalità delle corde per facilitare l’esecuzione. Ciò condusse ai powerchords e alla nascita del suono metal con le accordature ribassate.
3. Quando Jimi distrusse “Dio”
Jimi Hendrix cambiò tutto. Era il 1966 e la reputazione di Eric Clapton era cementificata: i fan lo reputavano un dio. Il 'guitar hero' per eccellenza, l’icona suprema del blues e del rock. Poi, dal nulla, un giovane e sconosciuto chitarrista americano chiese di "jammare" con i Cream a Londra. Fu una serata storica. Il nome? Jimi Hendrix. Clapton aveva impostato nuovi standard, Hendrix li infranse, superandoli. L’inizio di una nuova era!
4. I Beatles pubblicano Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band
Non fu solo una questione di cambio genere, quella di Sgt. Pepper nel 1967. Fu anche l’approccio psichedelico, la transizione da “boyband” carini e affabili ad artisti rivoluzionari. Da idee e concetti a tecniche di produzione, fu tutta un esplosione di creatività. L’album rese quasi banali i lavori dei colleghi dell’epoca, al punto che aleggiava una sorta di timore reverenziale nei confronti dei Beatles. L’unica persona che non si fece impressionare più di tanto fu, non sorprendentemente, Jimi Hendrix: tre giorni dopo l’uscita del disco dei Fab Four, durante un suo concerto, eseguì una cover della title track dell’album del quartetto originario di Liverpool!
5 Ascesa e caduta di Ziggy Stardust
David Bowie stava provando a sbarcare il lunario e affermarsi nella scena musicale in una varietà incredibile di modi per più di 10 anni. Eseguiva spettacoli di cabaret, creò musical per bambini e pubblicizzò il gelato. Poi, nel 1972, inventò il carattere fittizio Ziggy Stardust, un androgino che veniva da Marte e che, arrivato sulla Terra, dispensava messaggi criptici. Bowie non creò solo un personaggio ma, forse, un intero genere: il glam rock nacque proprio in quel momento!
6. Quando nacque il punk
Il punk era crudo, diretto, senza filtri, anticonformista e senza fronzoli. A detta dello stesso Joe Strummer dei Clash, l’album di debutto dei Ramones aprì il Vaso di Pandora del punk nel 1976, mostrando la strada a band come i Sex Pistols, i Clash e molti altri.
Clash
Le vendite all’inizio erano deludenti, ciò tuttavia non toglieva nulla al fatto che i Ramones, con le loro canzoni da meno di 3 minuti di durata, iper semplici e prive di complessità, rappresentavano appieno lo Zeitgeist. La generazione punk esisteva già prima del punk rock inteso quale musica registrata e universalmente spacciata... Musica consistente in sequenze di accordi rudimentali con zero virtuosità; uno statement musicale minimalista che parlava di ribellione giovane e vita a New York.... e in Inghilterra. Non si trattava più di essere osannati come inarrivabili star, ma di mostrarsi irriverenti e autentici.
7. La prima canzone rap entra nella Top 40
Quando Sugar Hill Gang pubblicò "Rapper’s Delight" nel 1979, il brano finì nella Top 40, cosa mai accaduta prima con una canzone di quel genere. "Rapper's Delight" popolarizzò l'hip-hop e, nonostante molte persone vedessero quel tipo di musica come una moda passeggera, diventò assai influente; e lo rimane ai giorni nostri. Rap e hip-hop (soprattutto le produzioni americane) fanno registrare vendite incredibili, che spesso sorpassano di parecchio ciò che gira nel rock e nel pop.
Fu nei Pooh dal 1971 al 2009, poi di nuovo nel 2015 e 2016, in occasione della "reunion" per il cinquantennale. È stato anche autore di una parte dei testi delle canzoni del gruppo, del quale in seguito sarebbe divenuto responsabile amministrativo.
L’8 settembre 1971 D'Orazio entra a far parte dei Pooh, in seguito all’uscita di Valerio Negrini (che d’ora in poi si occuperà solo della scrittura dei testi delle canzoni). La band già conosceva il batterista romano e, nonostante le ritrosie del produttore Giancarlo Lucariello, lo accoglie tra i propri ranghi; dopo una settimana di prove al 'Vun Vun' di Roma, dal successivo 20 settembre esordisce con una serie di serate di rodaggio in Sardegna. La prima canzone interpretata da solista nei concerti è stata “Tutto alle tre“, ereditata dal suo predecessore Negrini.
La demo di John Lennon di "Now and Then" fu elaborata per la prima volta nel febbraio 1995 da Paul, George e Ringo come parte del progetto The Beatles Anthology; ma la canzone rimase incompiuta, in gran parte a causa delle carenze tecnologiche riscontrate nel lavorare con il nastro sopra cui John aveva registrato la propria voce negli Anni '70. Sembrava dunque che il brano fosse destinato a rimanere nel limbo dei progetti mai venuti alla luce. Poi, nel 2022, è stato fatto un bel passo in avanti, grazie a un sistema software sviluppato da Peter Jackson e dal suo team e utilizzato durante la produzione della serie di documentari Get Back. Così, si è finalmente riusciti a separare il cantato di John dal suono del pianoforte. Di conseguenza, la registrazione originale ha potuto essere riportata in vita e rielaborata con il contributo di tutt'e quattro i Beatles.
"Tutt'e quattro", sì, poiché c'è anche l'apporto dell'intanto anche lui compianto George Harrison: sue le parti di chitarra, contenute nella versione archiviata (al tempo di The Beatles Anthology).
L'uscita di "Now and Then" è una straordinaria storia di archeologia musicale che riflette l’infinita curiosità creativa e la grande passione per lo "smanettamento" in studio fin da sempre condivisa dai singoli Fab Four.
[Prima c'era George Martin a dirigere il tutto e a girare le manopole del mixer non lesinando gli esperimenti sonori e incoraggiando i ragazzi a inventare, a sbizzarrirsi; più tardi come produttore si è messo in luce il figlio di George Martin, Giles, curiosamente nato lo stesso giorno di John Lennon: il 9 aprile 1949.]
Ora, con il completamento di questo bel brano, si chiude davvero un'era. Purtroppo! Non ci saranno più registrazioni che John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr realizzeranno insieme...
Un'operazione di recupero affatto dissimile era già avvenuta nel 1995 (quando, come detto, George era ancora in vita; se n'era andato però John Lennon, strappato al mondo dalla follia omicida di un "fan").
"Free as a Bird", originariamente scritta da Lennon nel 1977 (proprio come "Now and Then") e da lui registrata (anche quella) su una comune cassetta, poté vedere la luce ben un quarto di secolo dopo lo scioglimento della band e 15 anni dopo l'assassinio di John, avvenuto davanti al Dakota Building.
Anche per promuovere The Beatles Anthology, Paul, George e Ringo si erano allora riuniti, tornando in studio, per realizzare una versione di "Free As A Bird" che incorporasse la vecchia demo del compagno scomparso.
Bello il music video, in sintonia con la grande nostalgia (ma anche la voglia e la bellezza di vivere) scaturita dalla ballata!
Ieri si è celebrato il genetliaco di Alberto Radius, storico leader dei Formula 3 e noto anche per essere "la memoria storica del rock italiano".
Nacque a Roma il 1° giugno 1942. Suo padre era il giornalista e scrittore Emilio Radius.
Appassionato di musica fin da ragazzo, Alberto iniziò la carriera sul finire degli anni Cinquanta in una banda da sale da ballo. Dopo la "naja" (il servizio militare), si esibì nei club della Penisola insieme ai Campanino, complesso che arrivò a fare da apripista per gli Equipe 84. Trasferitosi a Milano, suonò nei Quelli (poi noti come Premiata Forneria Marconi), al posto di Franco Mussida, impegnato a sua volta nel servizio di leva.
Con il rientro di Mussida, Radius lasciò il gruppo e si unì a Tony Cicco e Gabriele Lorenzi, formando i Formula 3. Con la Formula 3 debuttò nella Numero Uno, l’etichetta fondata da Lucio Battisti, e lì cominciarono i grandi successi. Dopo lo scioglimento del trio, avvenuto nonostante i riconoscimenti e le importanti collaborazioni, Alberto Radius formò un altro complesso di discreto successo negli Anni Settanta: Il Volo, insieme a Mario Lavezzi, Vince Tempera, Gianni Dell’Aglio, Bob Callero e Gabriele Lorenzi.
Dopo la fine di quest’altra esperienza, nel 1976 tornò a dedicarsi alla carriera solista. Iniziò per lui anche un'intensa carriera da 'session man' al fianco di Lucio Battisti, Marcella Bella, Franco Battiato e altri importanti artisti del pop nostrano. Divenne quindi anche uno dei principali produttori discografici italiani.
È scomparso il 16 febbraio di quest'anno, ottantenne, dopo avere a lungo combattuto contro un brutto male.
In un’intervista al Corriere della Sera, Albert Radius ha raccontato di avere imprestato gli strumenti a Jimi Hendrix per un’esibizione a Milano, negli anni Sessanta.
Poi, polemicamente, ha dichiarato che i talent show "hanno ucciso la musica" e che Ligabue è "bravissimo" ma ha scritto una canzone e poi ne ha fatte cento uguali!
Celebrando Alberto Radius (1. giugno 1943 - 16 febbraio 2023)
Il Volo. Fondato nel 1974 su iniziativa di Mogol e della Numero Uno come evoluzione della Formula 3, era composto da Alberto Radius (Formula 3) e Mario Lavezzi (i Camaleonti e Flora Fauna Cemento) alle chitarre e voce, Vince Tempera alle tastiere e, sempre alle tastiere, ancora un componente dei Formula 3, Gabriele Lorenzi, poi Bob Callero (Osage Tribe e Duello Madre) al basso e Gianni Dall'Aglio (I Ribelli) alla batteria.
Il Volo collaborò con Lucio Battisti negli album Anima Latina del 1974 - in particolare con il contributo di Callero e Dall'Aglio - e Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso eccetera del 1975; però, forse anche per il deteriorarsi dei rapporti tra Radius e Mogol, il risultato venne considerato insoddisfacente e la formazione venne cambiata, mantenendo comunque la registrazione originale con gli elementi de Il Volo del brano "Io ti venderei".
Il gruppo produsse due dischi con musiche proprie e (almeno sul primo) testi di Mogol, nel 1974 e nel 1975: Il Volo e Essere o non essere? Essere! Essere! Essere! e si esibì al Festival del Proletariato Giovanile al Parco Lambro di Milano, organizzato da Re Nudo, e al Festival Pop di Villa Pamphili. Nel 1975 accompagnò Francesco De Gregori in concerto e suonò nell'album di Fausto LealiAmore dolce, amore amaro, amore mio, per poi sciogliersi alla fine dell'anno.
Il Volo - Essere O Non Essere? Essere, Essere, Essere!
(album, 1975)
In questo secondo full-lenght del gruppo, Mogol firmò i testi di un solo brano. Pare che avesse litigato con Alberto Radius. E, anche in qualità di capo delegato della label Numero Uno, lasciò "cadere" Il Volo, nonostante i buoni riscontri in campo nazionale.
- Alberto Radius: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, sitar
- Mario Lavezzi: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, chitarra a 12 corde, mandolino
"Magnetico" è un termine-chiave nei lavori di Franco Battiato. Ricordiamoci dei testi dei suoi primi album, quelli "progressive". E ci fu, nell'assoluto oblio dell'infinito, in un tratto di spazio-tempo in cui ogni oggetto o essere vivente sta in piedi pur in assenza di forza di gravità, anche un gruppo musicale formato da Franco che portava il nome "Telaio Magnetico".
Il magnetismo fu per un certo periodo sostituito da altri concetti, ma nella cornice ermetica della sua creatività, l'artista non poteva non tornare, ancora e sempre, al fenomeno che sa di magia più ancora che di fisica e geofisica; e persino nella canzoni più leggere ci sono brandelli di sapere che rimandano a scoperte mirabolanti, teorie scientifiche contrapposte oppure parallele a slanci mistico-religiosi... Un antropo-logos al crocevia di mondi estranei.
Certo, tutto ciò, e parliamo ancora delle canzoni sue più popolari, lo troviamo accostato a citazioni di cronaca nazional-popolare e internazional-popolare, a riferimenti polemici alla società dei consumi, a frecciate alla politica nostrana...
L'album con cui si apre questo articolo (Campi Magnetici) non è così conosciuto e/o osannato come Fetus e Pollution, ma questo lavoro di Battiato del 2000, commissionatogli dal Maggio Musicale Fiorentino per un balletto, è avanguardia elettronica. E, addirittura, più "fuori" delle vecchie opere. A modo suo, è "art music", anche se sono sicuramente molti più i momenti stranianti, disturbanti. Bisogna ascoltarlo almeno una volta attentamente, certo, ma pochi avranno voglia di farlo ancora! Abbonda di campionamenti, e appena due brani, "La corrente delle stelle" e "Suoni primordiali", possono dirsi tendenti a offrire suoni più controllati e dalle strutture riconoscibili. Di certo, uno non può fare a meno di chiedersi: se questa è musica per balletto (anche se di balletto moderno si tratta), chissà che faccia hanno fatto i ballerini quando gli è stato proposto di esibirsi su tale pentagramma!
Campi Magnetici appartiene alle cosiddette "opere colte" di Battiato, com'è ad esempio l'avanguardistica opera lirica Genesi (1987), che occorre assolutamente recuperare.
Altri titoli di album suoi da (ri)scoprire sono Telesio, Gilgamesh, Messa Arcaica (le opere classiche)... Inoltre: colonne sonore (come quella per il film Benvenuto Cellini – Una vita scellerata), collaborazioni con orchestre varie (dalla London String Orchestra all'Orchestra Sinfonica Nazionale Irachena)... Ma, se usiamo l'aggettivo "colto", occorre applicarlo anche ai suoi album "pop", che apparentemente non assomigliano alle composizioni di John Cage e Karlheinz Stockhausen ma devono anche a loro, in realtà, qualcosina. Ebbe', "il tutto è più della somma delle sue parti", come recita il sottotitolo dell'album del 2009 Inneres Auge.
"L’era del cinghiale bianco" del 1979 era stato l'inizio del suo ritorno al pop dopo quasi un decennio di sperimentazione elettronica.
Prima di Fetus e Pollution, Franco Battiato aveva pubblicato diversi singoli, dei quali "La convenzione" / "Paranoia" già fa intravedere scenari futuristici - o addirittura da fantascienza - adagiati su una trama musicale di rock psichedelico e di elettronica.
Ne L'era del cinghiale bianco, frutto del suo sodalizio che il compositore Giusto Pio - di estrazione classica -, Battiato trova o meglio ritrova la sintesi di un cammino musicale che gli porterà fortuna. L’album omonimo è aperto dalla title track con quell’imperioso e indimenticabile refrain di violino. Il testo echeggia miti antichi e lontani: un manifesto della poetica del miglior Battiato.
"Centro di gravità permanente" (1981)
Canzone tratta dall’album dei record, La voce del padrone, uscito nell’ottobre del 1981 ma esploso oltre sei mesi dopo, diventando "la" colonna sonora della primavera-estate. L’apparente nonsense testuale caratteristico di Battiato tocca la vetta qui tra contrabbandieri macedoni e gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming. È il clou del sincretismo e del mix di elementi che vorticano davanti al nostro occhio di uomini dal DNA arcaico e immersi nella modernità.
Eccellente il lavoro del team di musicisti che hanno registrato negli studi di Alberto Radius.
"Inneres Auge" (2009)
Un brano intriso di passione civile, l'ultimo brano politico dopo "Povera Patria" e anche questo un'accusa che oscilla tra rabbia rassegnata e distante speranza. (Il 2009 fu "l’estate delle escort": belle ragazze pagate da Berlusconi per allietare le sue "cene galanti".) La prima parte della canzone è occupata dall'indignazione per una politica e un’etica civile sopraffatte dall’affarismo, dalla corruzione, dalla violenza; la secondaparte suggerisce che la contemplazione - la visione tramite l'"Inneres Auge" (l'occhio interiore) - può rappresentare la salvezza. Bello l'ultimo verso: "Mi basta una sonata di Corelli perché mi meravigli del Creato".
Filosofia, esoterismo e misticismo hanno caratterizzato il viaggio di Battiato, che musicalmente ha toccato i generi del progressive rock, della musica etno-elettronica, della lirica, del minimalismo (Terry Riley fu un altro dei suoi compositori-guida). In Fisiognomica (1988) si lasciò ispirare anche dai Lieder di Mahler e di Richard Strauss...