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20 mar 2023

La storia dei Wild Turkey

 Glenn Cornick




Il bassista Glenn Cornick, alias Glenn Barnard, lasciò i Jethro Tull nel 1970, dopo tre anni di successi. Assunse Jon Blackmore, Graham Williams, John Weathers (poi nei Gentle Giant) e Gary Hopkins e battezzò la propria band "Glenn Cornick's Wild Turkey". 
Dopo pochi mesi, Williams e Weathers se ne andarono per unirsi a Graham Bond. Vennero sostituiti da due membri dei Man, Jeff Jones e Alan "Tweke" Lewis. Il "Glenn Cornick" davanti al nome del gruppo scomparve e, nel 1972, fu prodotto il primo album Battle Hymn


Seguirono tournée di successo con Black Sabbath e... sì, con i Jethro Tull. Jon Blackmore passò sorprendentemente nell'altro lato della barricata, divenendo un critico musicale per il New Musical Express (NME).



Arriva Bernie Marsden

Nuovo rimescolamento di carte. Roadie Steve Gurl (piano, tastiere) e Mick Dyche (voce, chitarra, slide guitar) pressero parte alla registrazione del singolo "Good Old Days". Le aspettative di vendita vennero tradite e, poiché dovevano campare e non c'erano soldi, alcuni membri cercarono il largo. Alan "Tweke" Lewis tornò dai Man e al suo posto subentrò Bernie Marsden (chitarrista blues, orientato verso lo stile di Peter Green e di Eric Clapton e che un giorno avrebbe suonato con gli hard rocker Whitesnake).
Jeff Jones passò le bacchette a Kevin Currie. 
Esce un secondo album, Turkey (1973), dopodiché la storia del "tacchino selvatico" si conclude. Almeno per adesso.





Nel 1996 - dunque oltre 20 anni dopo - avviene una riunione con Glenn Cornick, Gary Pickford-Hopkins e Alan "Tweke" Lewis.
Il risultato è Stealer Of Years, per me uno degli album migliori di quell'anno.


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          Tutti i musicisti dei Wild Turkey

Cornick inizialmente suonò con Graham Williams (chitarra), Alan 'Tweke' Lewis (chitarra), il batterista John "Pugwash" Weathers (ex-Pete Brown & Piblokto! e poi Gentle Giant) e il cantante Gary Pickford-Hopkins (ex-Eyes of Blue). 

Arrivarono poi Jon Blackmore (chitarra e voce) e il batterista Jeff Jones (ex Man), che suonarono in Battle Hymn insieme a Cornick, Tweke e Pickford-Hopkins. 

Steve Gurl (piano, tastiere) e Mick Dyche (voce, chitarra, slide guitar) parteciparono alla registrazione sia del singolo "Good Old Days" che al secondo album, Turkey. A questo punto c'erano già, nella line-up, Bernie Marsden alla chitarra e Kevin Currie alla batteria (rispettivamente al posto di Alan "Tweke" Lewis e Jeff Jones).

Per la reunion, Cornick, Pickford-Hopkins e il chitarrista "Tweke" Lewis presero a bordo con sé Brian Thomas alla batteria. Quest'ultimo avrebbe in seguito suonato nel bell'album solista di Gary Pickford-Hopkins dal titolo GPH.



17 lug 2022

Simon Luca & L'Enorme Maria - "Mastico Asfalto"


Anno: 2022

Label: M.P. & Records 

Distribuzione: G.T. Music Distribution




    Album teaser
 

Blues-rock eccellente. Simon Luca (al secolo Alberto Favata) ha un timbro di voce graffiante (e non per l'età: ha cantato sempre così) che riesce ad abbinare a un tono melodioso, e con quest'ugola joe-cockeriana gli riesce di sviscerare tematiche moderne in chiave di blues, inseribili anche in ambiente pop. 

Mastico Asfalto arriva come una ventata di freschezza in un tunnel afoso. E almeno tre dei brani sono fantasticamente radio-friendly, pur se, in quanto a tecnica, ci manteniamo ai vertici. L'ensemble fa un lavoro perfetto, i cori femminili sono impeccabili. Si tratta di sette canzoni plasmate dalle sonorità della musica nata nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti d'America. Canzoni dove anche i testi (attuali e dai temi universali, com'è tipico di questo musicista) hanno la loro importanza nel volere accompagnare l'ascoltatore nelle camminate dentro e fuori del tunnel. 




Simon Luca non è il primo pseudonimo di questo artista piacentino impiantato a Milano. Ai suoi esordi infatti (negli Anni '60) si faceva chiamare Alberto Oro. Dopo i facili romanticismi dei primi 45 giri in stile beat, pubblica nel 1972 un album fenomenale: Per Proteggere L'Enorme Maria. Dove suonano tra l'altro Alberto Camerini (chitarra) e Lucio Fabbri (violino). Con Marco Ferradini ed Eugenio Finardi ai cori. Ma la canzone di Simon Luca che entrò nelle camerette di tantissimi ragazzi, rendendolo veramente popolare, risale all'album successivo, E La Mia Mente?, del 1973, ed è quella che fa: "Apri gli occhi e poi / finalmente vedrai / com'è fatto il viso di una donna".

 

L'Enorme Maria era un supergruppo: comprendeva alcuni dei migliori musicisti milanesi. Oltre ai succitati, c'erano Fabio Treves all'armonica alias blues harp, i fratelli Ricky e Gigi Belloni (poi nei Nuova Idea e nei New Trolls), Donatella Bardi.
E La Mia Mente?, che, come il lavoro precedente del 1972, venne realizzato insieme all'Enorme Maria (stavolta con Claudio Bazzari alla chitarra, Gigi Belloni al basso, Flaviano Cuffari alla batteria, Ronnie Jackson e Claudio Ciampini alle chitarre acustiche e la cantante Flavia Baldassarri), precedette alcuni singoli pubblicati nella seconda metà degli anni '70. Poi Simon Luca smise la carriera solista per scrivere canzoni per altri (Mina, Ornella Vanoni, Milva, Iva Zanicchi, Bruno Lauzi, Astor Piazzolla, Marco Ferradini, Dik Dik, Rosanna Fratello, Paolo Mengoli, Anna Identici, Mal...), componendo anche colonne sonore per televisione e cinema.





Discografia (esclusi i singles)

Da Tremila Anni (Musica Della Parola) 1971 Victory
Per Proteggere l'Enorme Maria 1972 Ariston
E La Mia Mente?    1973    Ariston
Mastico Asfalto    2022    M.P. & Records

 



L'esordio del 1971 Da Tremila Anni era un album orchestrato che ebbe poco successo nonostante la presenza di collaboratori di rango, come alcuni membri degli Stormy Six e, alla batteria, Tullio De Piscopo. L'interessante ed eclettico Per Proteggere L'Enorme Maria vendette bene, invece, e permise a Simon Luca di esibirsi dal vivo in varie manifestazioni. E La Mia Mente?, del 1973, è da considerarsi probabilmente il suo lavoro meglio riuscito... prima di questo Mastico Asfalto.

A 50 di distanza, dunque, Simon Luca fa atterrare L'Enorme Maria nel Terzo Millennio. E la copertina del disco di oggi richiama da vicinissimo quella dell'LP del '72.

 1972...




   FORMAZIONE album del 1972:

Simon Luca - chitarra, voce solista
Ricky Belloni - chitarra
Alberto Camerini - chitarra
Gigi Belloni - basso
Pepe Gagliardi - piano
Franco Orlandini - Hammond organ
Lucio Fabbri - violino
Fabio Treves - armonica
Ezio Malgrati - batteria
Donatella Bardi, Marco Ferradini, Eugenio Finardi, Massimo Villa - cori

               Link a una recensione di Per Proteggere L'Enorme Maria


 ... 2022




 FORMAZIONE album del 2022:

Simon Luca - voce
Marco Leo - chitarre
Edoardo Maggioni - pianoforte e tastiere
Cesare Pizzetti - contrabbasso
Peppe Burrafato - batteria
Lalla Francia - cori, voce su "Sopra i raggi della luna"
Simona 'Jammin' Bovino - cori
Veronica Canestrari - cori, voce su "Fuori dal fango"
Ivan Padul - cori
Jordan Brown - cori

 e con la partecipazione di:

Fabio Treves - armonica a bocca su "Credo"
Claudio Bazzari - chitarra elettrica su "Confini"
Amedeo Bianchi - sassofono su "Fuori dal fango" e "Sopra i raggi della luna"
 


 


  Simon Luca & L'Enorme Maria: Mastico Asfalto

Il CD esce per M.P. & Records, distribuito da G.T. Music Distribution, edizioni Micio Poldo e KY Publishing. Immagine di copertina di Caterina Calea. Artwork e grafica di OndemediE.
Prodotto da Alberto Simonluca Favata, con produzione esecutiva di Marco Leo e direzione artistica di Mario Camerini.





TRACKLIST :

1) "Credo" (4:41)
2) "Mastico asfalto" (4:08)
3) "Confini" (4:53)
4) "Fuori dal fango" (4:49)
5) "Numeri prigionieri" (4:28)
6) "Sopra i raggi della luna" (4:39)
7) "Verso l'infinito" (4:36)


19 apr 2022

Eric Burdon & The Animals - 'Winds of Change' (1967)

Eric Burdon si è sempre battuto per la pace, Peace, nelle sue canzoni e altrove.

Ciò vale anche per Winds of Change. I pensieri poetici del cantante degli Animals sono riassunti sulla copertina di quell'album. Era l'estate del 1967 quando uscì Winds of Change. Le parole di Burdon testimoniano di un'immediata e totale conversione sia alla musica sia agli ideali del "Californian Dream".

   Eric Burdon and the Animals - Winds Of Change


   Side one   
"Winds of Change" (00:00)
"Poem by the Sea" (03:59)
"Paint It, Black" (Mick Jagger, Keith Richards) (06:14)
"The Black Plague" (12:14)
"Yes I Am Experienced" (18:14)

   Side two   
"San Franciscan Nights" (21:54)
"Man—Woman" (25.15)
"Hotel Hell" (30.34)
"Good Times" (35:33)
"Anything" (38:33)
"It's All Meat" (41:54)

Eric Burdon - vocals 
Vic Briggs - guitar, piano, arrangements 
John Weider - guitar, violin 
Danny McCulloch - bass
Barry Jenkins - drums 

   Additional Personnel:
Keith Olsen - "stepped in on some tracks to deputise on bass after Danny McCulloch broke his wrist."

 All songs written by Eric Burdon, Vic Briggs, John Weider, Barry Jenkins, Danny McCulloch, except where noted.


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"The House Of The Rising Sun" ha dato fama mondiale a Eric Burdon. Il quale compirà 81 anni l'11 maggio.
Insieme ai Beatles e ai Rolling Stones, Burdon e il suo gruppo, The Animals, furono tra i protagonisti più in vista della British Invasion.




Le sue radici appozzano nel R&B (rhythm and blues) e nel jazz. Da piccolo vide Louis Armstrong esibirsi in televisione: per lui fu una rivelazione, tantoché ancora oggi il jazz è una delle sue grandi passioni. Gli altri suoi beniamini sono Ray Charles e Bo Diddley, che usava ascoltare attentamente al tempo in cui lavorava nelle miniere di carbone attorno a Newcastle.
"Andavo matto per la musica" ha dichiarato il cantante nel documentario Eric Burdon: Rock'n'Roll Animal, diretto dal regista austriaco Hannes Rossacher. "Qualcuno, in un jazz club della città, mi mise un microfono in mano: mi  concessero di cantare una canzone. Da una canzone, divennero due. Presto furono due a sera. Quindi, iniziai a stare sul palco per mezz'ora".


    Un bianco dalla voce di nero

The Animals si formarono nel 1962, con lui al microfono. Un anno dopo erano già la band fissa del locale alla moda Club-A-Go-Go. Sting, anch'egli di Newcastle, ricorda, in Rock'n'Roll Animal, quel periodo eccitante: "Per Newcastle, Eric & The  Animals rappresentavano ciò che i Beatles rappresentavano per Liverpool e gli Stones per Londra: idoli della Beat Generation".




La band era influenzata dal R&B più di molte altre formazioni britanniche  contemporanee. Il secondo singolo che pubblicarono divenne il loro primo - e maggiore - successo. Si trattava di "House of the Rising Sun", che nel 1964 si piazzò al primo posto delle classifiche di vendita. 


   "House of the Rising Sun"





Seguì una sfilza di hits, nel 1965: "Don't Let Me Be Misunderstood" (in 15sima posizione), "We Gotta Get Out of This Place" (al numero 13) e "It's My Life" (n. 23).
Di buon successo furono anche anche "Inside Looking Out", "See See Rider", "When I Was Young" e le canzoni di protesta "We Gotta Get Out Of This Place" e "Sky Pilot".

Dopo "When I Was Young" (del 1967), la maggior parte dei membri originali della band abbandonarono il gruppo e Burdon riformò gli Animals ("The New Animals") per registrare "San Franciscan Nights" (n. 9, 1967) nonché "Monterey" (n. 15, 1968).

Il bassista originale Chas Chandler passò alla carriera manageriale: curò gli interessi della Jimi Hendrix Experience. Burdon ben presto si sarebbe unito ai War - noti anche come Eric Burdon & War -, un gruppo jazz-rock e funk.




   Amati anche negli States
La voce ringhiante di Eric Burdon e il tema delle canzoni del gruppo, incentrate sull'alienazione, sulla paranoia e su altri elementi riscontrabili nell'ansia della generazione giovanile, fecero degli Animals una delle band preferite negli U.S.A. tra quelle della prima ondata della British Invasion. 
Nella sua lunga carriera, il musicista di Newcastle upon Tyne ha condiviso il palco con Chuck Berry, Otis Redding, Bruce Springsteen... Il concerto dei suoi War nel 1970 che vedeva in formazione un certo Jimi Hendrix, è tra i più leggendari della storia del pop: fu l'ultima apparizione pubblica di Hendrix, che sarebbe morto per overdose due giorni dopo. 
Patti Smith e Iggy Pop hanno inserito Burdon nella lista dei loro musicisti preferiti.

Durante il suo percorso da "star del rock'n'roll", Burdon ha dovuto incassare una serie di sconfitte e gli è toccato superare diverse battute d'arresto. Tuttavia, ha sempre continuato imperterrito per la sua strada - in nome del blues e della pace.


                  L'11 maggio 2022 Eric Burdon compirà 81 anni.




   Rossachers Eric Burdon - Rock ‘n’ Roll Animal





3 apr 2021

Lorenzo Giovagnoli (Odessa): breve biog

Poiché gli Odessa sono in procinto di realizzare il loro terzo album (rigorosamente puntuali, dopo dieci anni o più dall'ultimo!), vediamo chi è il loro frontman, la cui voce, molto impostata e potente, è stata spesso paragonata a quella di Demetrio Stratos.



Odessa su "HearNow"  

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   --- e su Youtube



Ritratto di Lorenzo Giovagnoli (Odessa)


La musica è irrinunciabile. Giovagnoli, un virtuoso delle tastiere, non viene dal conservatorio, per quanto possa sembrare strano. O, meglio... non direttamente. Lui ha fatto il liceo linguistico, poi Scienze Politiche. Alle scuole di musica (con tanto di riconoscimento e borsa di studio) c'è arrivato relativamente tardi... Anche perché la vita ci pone di fronte ad aut-aut ineluttabili.



Ci sono alcuni legami imprescindibili tra gli Odessa, band che lui formò alla fine degli Anni Novanta, e gli Area: la voce innanzitutto, che ricorda quella dell'indimenticato Stratos. E poi basti pensare al celebre brano degli Area dal titolo "La mela di Odessa"...


   Lorenzo Giovagnoli e gli Odessa (allora molto giovani) in una cover degli Area (live in Urbino)



Con il suo quartetto (identico a quello iniziale: si è infatti riformato nel 2018, dopo alcune vicissitudini), Giovagnoli ha sempre presentato non solo composizioni originali, ma anche cover. Anche nel nuovo album, L'Alba della Civiltà (probabile uscita: fine estate/inizio autunno, label: Lizard Records), ci sarà una chicca... Tenete aperti gli occhi e le orecchie! Sarà una sorpresa. La cover (abilmente variata) di un brano conosciutissimo di una band Anni '70: una band italiana famosa.

Il suono degli Odessa? Una rielaborazione originale del sound progressive classico, con la chitarra e la sezione ritmica che non disdegnano la deriva heavy. Il gruppo non manca certo di esperienza, avendo collaborato con Ian Paice e Glenn Hughes (Deep Purple) ed essendo stato presente in alcuni tra i più importanti festival di prog-rock internazionali (ProgFarm, Olanda 2003; ProgSud, Francia 2003, 2004 e 2005, BajaProg, Messico 2006...). Nonché da segnalare la loro cooperazione con la Banda Militare di Stato di San Marino in un “concerto grosso” per inaugurare il nuovo anno 2007. Tra l'altro si sono esibiti nei loro "Hard Rock Legends Show", concerti che riproponevano alcuni gruppi e artisti leggendari, da Hendrix ai Dream Theater passando per Deep Purple, Led Zeppelin, King Crimson e altri. Più di recente: tour in Indonesia e a Montecarlo. Ma, perlopiù, attivi in loco.


   "L'Alba della Civiltà"


Insieme al sunnominato tastierista-cantante, la formazione viene completata  da un chitarrista, un bassista e un batterista. Si tratta di Giulio Vampa (chitarre), Valerio de Angelis (basso) e Marco Fabbri (batteria, in tour anche con The Watch). Gli Odessa, insomma, sono sempre (e di nuovo!) loro: i soliti quattro geni e amici, più Gianluca Milanese al flauto (già ospite nel loro primo disco del 1999), un guest sempre benvenuto!

Al di fuori degli Odessa, ciascuno dei componenti vanta diverse collaborazioni (ad esempio con il gruppo di Alex Carpani).


   Stazione Getsemani, album degli Odessa del 1999 (Mellow Records)


Il debutto Stazione Getsemani presenta già quella che sarà la loro impronta stilistica: un blues "pesante" sorretto dall'Hammond, e tipica ritmica sostenuta.

Nel 2009 è la volta di The Final Day - il Giorno del Giudizio (Lizard Records). Un grande output!


E ora... dieci... no, undici anni più tardi, tocca a L'Alba della Civiltà.

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Album che nasce in periodo di lockdown. 

Giovagnoli: "Anche se può sembrare stupido, avere a che fare con quella cinquantina di persone che seguivano le mie dirette su Facebook [appuntamenti settimanali con Giovagnoli alle tastiere e alla voce, della durata di circa mezz'ora], preparare qualcosa da offrire al pubblico mi ha aiutato, poiché ero in lutto sparato. Il mio formatore è morto a metà marzo, di Covid, giovane. Avevo la ragazza a Londra in lockdown. Dopo un po' è morta un'altra persona a me cara: il mio professore di conservatorio, hammondista straordinario. Sempre per il Covid..."

"Ricominciare a fare musica in quel modo è stato essenziale per me. Proprio salvifico. È lì che ho riallacciato con Loris, con Gianluca.. e a novembre mi è venuta l'idea di fare un singolo degli Odessa. Un singolo solo, ma a metà gennaio era pronto il long playing, praticamente."



Intanto ci viene dato di ascoltare il terzo pezzo bell'e pronto dell'album. Dopo gli ottimi "L'Alba della Civiltà" (che dà il nome al disco) e "Di buio e luce (parte 2)" (che segue di un ventennio la prima parte, presente in Getsemani), è la volta di "Rasoi". Al più tardi da adesso abbiamo la conferma, nonché la certezza, di avere a che fare con uno dei gruppi più importanti del nuovo rock progressivo italiano.



"Rasoi": un susseguirsi di note martellanti, che cercano di tirare fuori un po' di giocosità dagli accordi drammatici che si susseguono come tuoni in un cielo apocalittico; una tempesta di crome e semicrome che giocano rincorrendosi e vorticando fino a quando non subentrano gli altri strumenti. La voce di Giovagnoli, imperiosa e sicura, ci riporta all'era dei vinili Anni '70 (è forse azzardato un paragone con gli Atomic Rooster, i Deep Purple, i Free, i Ten Years After?). Ottimo il mix e soprattutto assai felice il gioco di squadra. Il brano è alquanto composito, come c'era da aspettarsi dagli Odessa. L'intro ha una certa (presunta) levità, quasi a voler accarezzare l'ascoltatore, a "catturarlo". Il pezzo vira ben presto in direzione progressive e, come diceva un nostro amico, si sente immediatamente che "la classe non è acqua". Brividi.

L'outro ripropone bellamente l'inizio.


Lorenzo Giovagnoli (voce, tastiere)

Giulio Vampa (chitarre)

Valerio de Angelis (basso)

Marco Fabbri (batteria)


Guest: Gianluca Milanese (flauto)


Se non riescono ad affermarsi brani del genere, e a essere suonati in radio e su ogni dispositivo, possiamo chiudere baracca e burattini e smettere di parlare di musica!

Giovagnoli: "Progzilla, Terra Incognita, Italia Progressiva... Tutti gli addetti hanno gradito fin da subito gli assaggi dell'album."

Segnali concreti dalla comunità prog, dunque, la quale ha convinto Lorenzo e i suoi a procedere imperterriti nella realizzazione del disco (anche su supporto fonico, quindi, non solo in digitale), missione che questi valenti musicisti hanno deciso di compiere nonostante gli "hard times" che sappiamo. (A Pesaro e dintorni, dove la band è "based", il virus ha imperversato impietosamente.) Gli arrangiamenti dei singoli pezzi sono curati come non mai, le voci sono state ripetute e registrate più volte affinché suonassero come Giovagnoli desiderava. Davvero: qua, nei vocals, c'è tutto il bagaglio del cantante degli Odessa. Lui ha iniziato con i musical...



L'album esce per la Lizard di Loris Furlan. Dai primi tre brani che abbiamo avuto "in assaggio", riceviamo la conferma che l'attitudine hard arriva a dare un tocco di attualità ai canoni classici. Attualmente è in auge il progressive metal; perciò, il rock "tirato" degli Odessa piacerà anche alle classi meno tradizionaliste.



Sembra quasi impossibile che L'Alba della Civiltà sia un album "nato in casa". Una produzione digitale, sì, ma realizzata usando tutte le sonorità analogiche. Dal punto di vista delle tastiere, oltre al Kurzweil, che Giovagnoli usa dal 2001, si segnala l'impiego di emulatori Hammond, di Roland, di GSI (italiani, eccezionali) e IK Multimedia. Poi: Fender Rhodes e Wurlitzer, con tremolo e riverbero a molle.



Per il piano, un emulatore a livelli fisici, Pianoteq. E per gli archi i modelli Anni '70 analogici: Roland Jupiter, Solina, Roland Juno. Inoltre anche organi a transistor Farfisa.

Per un brano solo voce, tastiere e flauto, ad esempio, c'è un organo a transistor che passa per un Leslie e un riverbero a molle. Dà un'idea un po' inquietante stile fantascienza Anni '60. 



Giovagnoli ha usato la metodicità che gli hanno insegnato al corso laurea in arrangiamento e composizione... e che è ciò che ha sempre fatto da una vita. Importanti e riconoscibili le sue influenze, gli amori musicali. Un brano dal titolo "Invocazione" ha, nella parte centrale, quello che è praticamente un omaggio ai Pink Floyd e a Morricone.

Il basso e la chitarra sono stati registrati in presa diretta nella scheda audio del computer. Dopodiché il segnale pulito anche lì veniva processato dagli amplificatori virtuali.



Praticamente tutto il disco è stato ideato e arrangiato in due mesi. A risultare difficili sono state le registrazioni: come c'era da aspettarsi - viste le circostanze.

Hanno collaborato tutti i membri, a distanza. Giovagnoli mandava il brano completo di tutti, Marco gli rimandava la batteria, Gianluca il flauto, mentre Valerio e Giulio andavano a registrare a casa di Giovagnoli quando non c'era la zona rossa. Poi lui faceva un premix e consegnava il materiale a un conoscente che fa il fonico, per un mix professionale.


   Odessa - "Esilio". Da Stazione Getsemani (il loro primo album, quello del 1999). Quarantena jam, aprile 2020. 


Attention attention! Tra qualche mese esce l'album L'Alba della Civiltà (Lizard Records).



      Vita brevis, ars longa


Durante gli studi, Lorenzo Giovagnoli ha lavorato nella pasticceria di famiglia (un negozio storico: venne fondato dal bisnonno!). Quando i suoi si separarono, lui e sua madre hanno preso a Urbino un ristorante. Poi Lorenzo ha lavorato come insegnante di canto per scuole di musical e di musica. Ed è ciò che fa tuttora.

A vent'anni, mentre frequentava Scienze Politiche, ha ricoperto il ruolo di Gesù, per due anni, in Jesus Christ Superstar.

Iniziò a dare lezioni a 32 anni, dopo tre anni di studio sistematico della tecnica belcantistica, a sua volta seguito dalla sua insegnante. Successivamente ha dato un paio di esami da privatista in conservatorio: ha preso una triennale in canto jazz e la specialistica in direzione d'orchestra e arrangiamento. Nel frattempo, vincendo concorsi, ha avuto la grande opportunità di frequentare la scuola di Mogol. E ha vinto un premio a Umbria Jazz come cantante.

In conservatorio c'è entrato... a 38 anni. Una volta ottenuta la seconda laurea, in direzione d'orchestra, ha fatto un master in didattica oltre a una specializzazione in didattica per la disabilità. Lo stipendio di insegnante (precario) nelle scuole medie gli permette di pensare all'album, appunto in periodo di lockdown... dopo - a conti fatti - oltre 11 anni che gli Odessa non ne realizzavano uno. 


L'ultimo fu The Final Day (2009), che aveva fatto da seguito a Stazione Getsemani (1999, album che contiene le cover di "Caronte" di The Trip e "Alzo un Muro Elettrico" de Il Rovescio della Medaglia). Un disco ogni decina di anni: eh sì, la vita ci pone di fronte a delle scelte... 


Riesumando il cammino dell'artista: Scienze Politiche, ristoratore, insegnante di musica di canto ma anche di sostegno... 


"Alla fine, sono tutte cose che mi piacciono perché riguardano la relazione, la comunicazione e il rapporto."

E, dopo una breve pausa:

"Ma la musica è irrinunciabile".



   Odessa - "Di buio e luce (parte 1)" live at Progsud 2003. Il ProgSud si svolgeva al teatro Jas’ Rod di Pennes Mirabeau ed era organizzato da un gruppo formidabile di amici, appassionati, artisti, tecnici, musicisti, tutti accomunati, oltre che dall’amicizia, dalla passione per la musica e per il rock, in particolare progressivo. 



24 feb 2021

Blues del Terzo Millennio: John Mayall

 John Mayall & The Bluesbreakers - Road Dogs




Limited edition coloured double vinyl out now (2021)

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