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31 dic 2024

Buon Anno Nuovo!

 


Topolàin augura ai suoi lettori un 2025 pieno di felicità e fortuna!

14 set 2021

Edgar Varèse

(Parigi, 22 dicembre 1883 - New York, 6 novembre 1965)

"Sogno strumenti che obbediscano al pensiero del compositore."




Di padre italiano e madre francese, Varèse fu il tipico artista cosmopolita, irrequieto e all'avanguardia, nato a cavallo dei secoli XIX e XX. Dopo aver studiato scienze matematiche, si iscrisse al Conservatorio Superiore di Parigi, prima di proseguire la sua istruzione musicale alla Schola cantorum sotto la guida di Roussel e d'Indy.
A Parigi e Berlino fondò scuole musicali e cori specializzati nell'esecuzione di musiche antiche.
Apprezzato da Ferruccio Busoni e Claude Débussy, si ritrovò a essere tra i primi uditori del Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg e del Sacre di Igor Stravinsky. Fu a capo dell'Orchestra Filarmonica di Praga, prima di lasciare l'Europa per gli Stati Uniti d'America.
Nel 1919 fondò la New Symphony Orchestra, e contribuì anche a fondare la Pan-American Association of Composers.


"Contrariamente a quanto credono tanti, non è l'artista ad essere avanti nel tempo, ma sono le persone ad essere indietro."


Considerato uno dei massimi rappresentanti della nuova musica, fece la spola tra gli USA e la Francia, con brevi puntate in Germania (nel 1950 fu presente ai celebri Ferienkurse di Darmstadt). Negli Anni Cinquanta tentò, invano, di affermarsi come compositore di musiche da film.





 Nei lavori di Varèse si possono riscontrare similitudini con quelli degli americani Charles Ives e John Cage. La sua musica abita la contemporaneità, respira delle strade, delle sirene, dei vapori che salgono dai tombini, delle nuove mitologie, delle luci accecanti, dei metalli, dell'elettricità. La sua prima produzione andò perduta durante la Prima Guerra Mondiale in un incendio (un'opera e otto composizioni orchestrali, tra cui Un grand sommeil, del 1906). Ma la perdita non aveva rammaricato più di tanto Varèse, che voleva essere ricordato per i lavori successivi a Amériques. Il sotterraneo della sua casa di New York era pieno di strumenti percussivi ed esotici. Per decenni aspirò a una musica "della macchina", a sonorità sconosciute, eppure non approfittò mai a fondo del mezzo elettronico. Nella Big Apple andava nelle officine e per le strade a registrare i suoni e i rumori che gli sarebbero serviti - manipolati - per le parti su nastro di Déserts (1950-54); ma forse intuì nell'elettronica lo spettro di quella cultura della disumanità contro cui aveva lottato tutta la vita e se ne ritrovò spaurito. In fondo il musicista italo-francese-ameri cano era legato a una concezione ottocentesca della "macchina".

Ai cultori del rock il nome di Edgar Varèse si lega a quello di Frank Zappa, che si interessò fortemente dell'avanguardia musicale europea e americana, dalla serialità, della musica concreta e che, nell'aprile 1981, organizzò, produsse e partecipò a New York City a un concerto di musiche composte da Varèse. 





Opere principali

[Due CD bastano a contenere tutta la musica di Edgar Varèse: quindici composizioni che quasi laconicamente mappano una carriera lunghissima e sempre irrequieta.]

- Amériques per grande orchestra (1921)
- Offrandes per soprano e orchestra da camera (1921)
- Hyperprism per percussioni e piccola orchestra (1923)
- Octandre per sette strumenti a fiato e contrabbasso (1923)
- Integrales per percussioni e piccola orchestra (1925)
- Arcana per grande orchestra (1927)
- Ionisation per tredici percussionisti (1931)
- Ecuatorial per coro, trombe, tromboni, pianoforte, organo, due Ondes Martenot e percussioni (1934)
- Density 21.5 per flauto solo (1936)
- Tuning up (1947)
- Dance for Burgess (1949) 
- Déserts (1950-54)



Qualche parola su Ionisation (1929-31)

Fin dalla controversa prima esecuzione alla Carnegie Hall di New York nel 1931, molti colleghi-rivali di Varèse pretesero il diritto di aver composto loro il primo pezzo per sole percussioni della storia. Comunque sia, a oltre settant'anni di distanza, Ionisation rimane un capolavoro indiscusso del suo genere e, a dispetto delle numerose imitazioni, forse l'unico. Da quel momento, la sezione delle percussioni, finora sempre in ombra nell'orchestra, cominciò a vivere di vita propria. Già nella sua prima, grande opera Amériques, Varèse aveva sviluppato la partitura delle percussioni in modo che procedesse quasi indipendentemente da quella del resto dell'orchestra.
Ionisation è un movimento di sei minuti basato sulla pura ritmica e ispirata dal traffico nelle strade di New York.  La coppia di sirene che va "su e giù" per tutto il pezzo dovrebbe essere un richiamo ai due corni nei Divertimenti di Mozart.



16 dic 2020

Classica: Carlos Kleiber

Carattere schivo e inquietitudine



 Carlos Kleiber, nato Karl Ludwig Kleiber (Berlino 1930 – Konjšica [Slovenia] 2004), è stato un direttore d'orchestra tedesco naturalizzato austriaco. 

In base a un sondaggio pubblicato in Italia dalla rivista Classic Voice nel dicembre 2011 è risultato, nel voto dei colleghi, il più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi. (Vedi articolo "Vincono Kleiber e Abbado", su Repubblica.) Sono numerosi gli attestati di ammirazione da parte di autorevoli personalità del mondo musicale, come ad esempio Claudio Abbado in diverse interviste, Franco Zeffirelli nell'autobiografia, Svjatoslav Richter nei diari. 

Figura schiva, riservata e lontanissima dallo star system, fu interprete caratterizzato da un perfezionismo maniacale con un repertorio assai limitato soprattutto negli ultimi anni di attività. Tendeva ad approfondire continuamente l'indagine degli stessi brani.



Nato in Germania, all'età di dieci anni, dopo vari spostamenti, si trasferì in Argentina con la famiglia. In tale occasione cambiò nome da Karl Ludwig a Carlos. Il padre era il famoso direttore d'orchestra austriaco Erich Kleiber, emigrante dalla Germania per protesta contro il Partito Nazista. Nel 1980 Carlos acquisì la cittadinanza austriaca.


Ebbe un rapporto molto difficile con il genitore, che inizialmente non sostenne la sua carriera di musicista. Dapprima lavorò in piccoli teatri tedeschi di provincia, esordendo nel 1954 come direttore di operette con lo pseudonimo di Karl Keller nell'operetta Gasparone, uno dei capolavori del compositore austriaco Karl Millöcker, e in alcuni lavori poco conosciuti di Jacques Offenbach, ma l'esordio a Monaco (1968) e le stagioni a Vienna e Bayreuth negli Anni Settanta gli diedero grande fama. Nel 1976 esordì alla Scala di Milano con un'interpretazione del Der Rosenkavalier di Richard Strauss, a cui segurono l'Otello del 1977 e La Bohème del 1979; successivamente diresse repliche memorabili di Otello, Tristan und Isolde, La Bohème, Carmen, Wozzeck, La Traviata, Falstaff, Elektra, Die Fledermaus, Der Freischütz, e del citato Der Rosenkavalier.



Soprattutto nella seconda parte della carriera Kleiber ha sempre più centellinato le sue apparizioni sul podio. Innumerevoli le volte che ha annunciato - più o meno ufficialmente - l'intenzione di voler smettere di dirigere, salvo poi tornare a impugnare nuovamente la bacchetta, in occasione di sporadiche quanto memorabili esibizioni, che spesso avvenivano in sostituzione, all'ultimo momento, di direttori indisponibili.


L'ultimo concerto lo diresse a Cagliari, il 24 e il 26 febbraio 1999; l'orchestra era la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e il programma comprendeva la IV e la VII sinfonia di Beethoven.

Scomparve il 13 luglio del 2004. Per sua espressa volontà la notizia fu resa nota due giorni dopo la sepoltura e colse di sorpresa il mondo della musica classica. È sepolto in Slovenia, a Konjšica, accanto alla moglie, la ballerina slovena Stanislava Brezovar, morta sette mesi prima.



Discografia

Il suo perfezionismo lo portò a limitare anche il numero delle incisioni discografiche che restano tutte di grandissima importanza. Da ricordare in particolare le sinfonie di Ludwig van Beethoven da lui affrontate (la quarta, la quinta, la sesta e la settima), le registrazioni della Seconda e della Quarta sinfonia di Johannes Brahms, della Terza e Ottava di Schubert, delle opere teatrali già citate e dei due splendidi Concerti di Capodanno a Vienna del 1989 e del 1992, che restano tra i migliori mai realizzati. Per quanto concerne il Tristan und Isolde di Wagner va fatto riferimento non solo a quello "ufficiale" pubblicato dalla Deutsche Grammophon con la Staatskapelle Dresden, ma anche a quelli di Bayreuth (Golden Melodram) e di Milano (Myto Records). Esiste del Fledermaus di Strauss una doppia edizione, DVD o solo audio, che varia leggermente nel cast. Altre importanti registrazioni: il Freischütz di Weber e La Traviata di Verdi sempre con etichetta Deutsche Grammophon.


Beethoven, Sinf. n. 5, 7 - Kleiber/WPO - 1974/1976 Deutsche Grammophon

Brahms, Sinf. n. 4 - Kleiber/WPO - 1980 Deutsche Grammophon

Schubert, Sinf. n. 3, 8 - Kleiber/WPO - 1978 Deutsche Grammophon

Strauss, J. - Pipistrello - Kleiber/Varady/Prey - 1975 Deutsche Grammophon

Verdi, Traviata - Kleiber/Cotrubas/Domingo - 1976 Deutsche Grammophon

Wagner, Tristano e Isotta - Kleiber/Price/Kollo/Moll/Götz - 1981 Deutsche Grammophon

Weber, Franco cacciatore - Kleiber/Janowitz/Mathis/Crass - 1973 Deutsche Grammophon

Carlos Kleiber Conducts Johann Strauss, 1989 SONY BMG

Kleiber, Registrazioni orchestrali + Documentario 'A Memory' - Kleiber/WPO, 1974/1980 Deutsche Grammophon

1992 New Year's Concert In the 150th Jubilee Year of the Wiener Philharmoniker, Sony






 Dopo Herbert von Karajan, solo lui. Ma era forse più grande di Karajan. Solo, assai schivo: mai accettò una poltrona qualunque, mai concedeva interviste... e spesso occorreva corrispondere con lui tramite cartolina postale


     


 "Stanka" Brezovar  

 La tomba dei Kleiber nei pressi di Lubiana








1 mag 2019

La PFM e la musica classica

La PFM si cimenta nell'ouverture-fantasia del Romeo e Giulietta di Čajkovskij e poi "interviene" sul Flauto Magico.









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Musicisti with the balls, dal background classico: la Premiata Forneria Marconi






16 lug 2017

PFM in Classic (2 CD)

Sono cresciuto con la PFM. Che dire? Il loro catalogo, per quanto questi straordinari musicisti siano da inquadrare nel progressive rock, è assolutamente ampio ed eclettico. Come ha scritto qualcuno: "Ecco che il sublime si trasforma in musica!" I componenti della PFM hanno una tecnica straordinaria e... esperienza da vendere. Ma, anche a voler dimenticare l'ingegneria sonora, la fatica che ci vuole per acquisire tanta abilità tecnica, e volendo dimenticare le sigle e le facili classificazioni, rimane una cosa sicura e straordinaria: la poesia della mediterraneità. È ciò infatti che la PFM, insieme a qualche altro gruppo italiano, porta nel mondo.










Il doppio CD su Amazon.it:

17 lug 2016

Brano del giorno: "Lighthouse"...

... degli Iamthemorning

Un po' di tranquillo progressive rock!



Iamthemorning
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Marjana Semkina canta, il suo partner Gleb Kolyadin suona il piano. Sono ciò che si potrebbe definire un duo da musica da camera. Nel loro nuovo album (Lighthouse) vengono aiutati da due membri dei Porcupine Tree: Gavin Harrison e Colin Edwin. Il tutto è "mixed" da Marcel van Limbeek (l'ingegnere del suono preferito da Tori Amos). I risultati sono stupendi. Un disco assai piacevole. 
Nel brano in questione, alla voce della Semkina si aggiunge quella di Mariusz Duda (bassista e cantante del gruppo polacco Riverside).






Altri brani ed esibizioni degli Iamthemorning. Non sono solo un bel sentire: sono anche (grazie a Marjana) un bel vedere!








20 dic 2015

Addio a Kurt Masur

Aveva 88 anni



Diresse tra l'altro la New York Philharmonic dal 1991 al 2002, ma i suoi meriti sono innumerevoli e vanno al di là di una "semplice" carriera da star della bacchetta. 

Per circa trent'anni Masur fu direttore della Gewandhaus Orchestra di Lipsia al tempo della DDR (Germania dell'Est, comunista). Fu attivo nelle manifestazioni del 1989 contro la dittatura "rossa" predicando la non-violenza ed evitando così, insieme ad altre importanti figure della cultura della Deutsche Demokratische Republik, che il Crollo del Muro fosse segnato da spargimenti di sangue.
Il 3 ottobre 1989 toccò a lui l'onore di dirigere a Berlino la Nona di Beethoven per celebrare l'Unità delle due Germanie. E fu un concerto memorabile.
A quel punto tutti immaginavano una sua entrata nella vita sociopolitica dell'ex Germania dell'Est, e invece Kurt Masur decise di trasferirsi negli USA.

Nella foto: Masur con sua moglie, la soprano Tomoko Sakurai-Masur, nel giardino della loro casa a Lipsia



Diresse la New York Philarmonica in una toccante performance di Ein Deutsches Requiem, di Brahms, poco dopo il 9/11 (attentato terroristico del 9 settembre 2001). E, vicino a Ground Zero, musicisti della sua prestigiosa ensemble diedero concerti gratuiti per celebrare le vittime e per lanciare un messaggio di pace. L'umanismo (e l'umanità) di Kurt Masur si tramanda tuttora a New York tramite l'Annual Free Memorial Day Concert, da lui inaugurato. 
Tra il 2000 e il 2007 fu anche tra i principali maestri della London Philharmonic; venne nonché nominato direttore onorario dell'Orchestra Nazionale di Francia.

Nessun altro lasciò rivivere Mendelssohn come lui



Fu proprio conducendo l'Orchestra Nazionale di Francia, nell'aprile 2012, che il grande Masur collassò e dovette essere trasportato in ospedale. In seguito all'incidente, tanti concerti di quell'anno vennero cancellati e da lì a poco apparve sulla sua homepage la notizia che Kurt Masur aveva contratto il Morbo di Parkinson. 




2 apr 2015

Egberto Gismonti - 'Sanfona' (album intero)



Stupendo, emozionante, vibrante. Sonorità moderne dalle brulle spiagge del Brasile.




Il compositore brasiliano (qui in una foto del 1980) venne influenzato da Heitor Villa-Lobos.
I lavori di Gismonti riflettono la straordinaria realtà della sua terra, catturandone l'essenza dell'anima composita: dal batuque degli indios dell'Amazzonia al samba e al choro dei Carioca, attraverso il frevo, il baião e il forró tipici del Nord-Est. Il tutto filtrato dalla sua visione personale, elaborata in decenni di studio classico e di letture. Una musica colta e popolare a un tempo, in cui il jazz ha un ruolo importante.


"Berimbau" (1974; da un documentario della tivù tedesca)




Egberto Gismonti & Naná Vasconcelos in "Dança das Cabeças" (Kaiser Bock Winter Festival 1996)





Orfeo Novo (1971; album completo)



22 ago 2013

Omaggio di Google a Debussy

22 agosto: 151° anniversario della nascita di Claude Debussy. E al compositore è dedicato un bel doodle...

Musica: "Clair de lune", dalla Suite Bergamasque


Il compositore francese, nato il 22 agosto del 1862, era un bambino prodigio. Entrò in conservatorio quando aveva solo dieci anni e pochi anni dopo vinse il rinomato Prix de Rome. Oggi è celebrato come uno dei massimi protagonisti dell'impressionismo musicale, insieme a Maurice Ravel. Tra le sue opere più note, oltre a Claire de lune, vanno ricordati i tre Notturni, la sinfonia La mer e il balletto Jeux.





Ecco l'intera Suite Bergamasque (1. Prélude, 2. Minuet, 3. Clair de lune, 4. Passepied) con il nostro Claudio Arrau al piano:




Rudolph Nureyev ne L'Apres-midi d'un Faune





13 giu 2013

Brano del giorno: "Vivaldi"

... dei Curved Air





Una delle prime rock band ad usare un violino (Darryl Way).
La cantante era - ed è - Sonja Kristina. (Ma questo è un brano strumentale, non cercatela qui!)

19 mar 2013

Bach - Partita n. 2 in Re minore BWV 1004 (completa)

Al violino: Ruggiero Ricci. 1957 (Decca Studios, London)



0:10 / I. Allemande [2'59'']
3:10 / II. Courante [1'51'']
5:03 / III. Sarabande [2'46'']
7:51 / IV. Gigue [2'17'']
10:11 / V. Chaconne [14'19'']


Bach scrisse i nomi dei cinque movimenti in italiano: "Alemanda", "Corrente", "Sarabanda", "Giga" e "Ciaccona". Quest'ultima (francese: Chaconne) è la parte più famosa di tale partita o suite. E' sproporzionata nella durata, e per Yehudi Menuhin si tratta "del più grande costrutto in assoluto per violino solo".





Ecco come Isaac Stern esegue la Chaconne di Johann Sebastian Bach. Possibilmente, la sua ne è la versione "definitiva":





E questo è sempre l'ultimo movimento della Partita n. 2 in Re minore di Bach nella trascrizione per pianoforte di Ferruccio Busoni:

2 mar 2013

Il "Chiaro di luna" di Beethoven



1. Adagio sostenuto
2. Allegretto (in Re bemolle maggiore)
3. Presto agitato 


Sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore, denominata dal compositore "Sonata Quasi una fantasia" ma più comunemente nota sotto il nome di "Chiaro di luna" (fu il critico tedesco Rellstab a soprannominarla così). 
E' l'op. 27 n. 2 del catalogo di Ludwig van Beethoven e risale al 1801. 

Beethoven dedicò questo manifesto del Romanticismo alla sua alunna prediletta, la diciassettenne Contessa Giulietta Guicciardi, della quale era innamorato.
La ragazza non era contraria a sposarlo, ma il padre di lei si oppose alle nozze, poiché Ludwig gli sembrava uno scapestrato perlopiù disoccupato - cosa che in effetti era.
Paradossalmente, Giulietta finì con lo sposare un altro compositore:  Robert Wenzel, oggi praticamente sconosciuto. Ma questo tale aveva un titolo nobiliare: era infatti Conte di Gallenberg...


8 feb 2013

Erik Satie - "Danses De Travers"

Danses De Travers I, II & III
Da: The Early Piano Works (Philips Classics, 1998). Interpretazione di Reinbert de Leeuw



Sul grande Erik Satie vedi questo post di Topolàin

25 dic 2012

Karlheinz Stockhausen: "Cosmic Pulses"



"It's an inner revelation that has come several times to me, that I have been educated on Sirius, that I come from Sirius."
(Karlheinz Stockhausen)

Risale al 5 dicembre 2007 la morte di Karlheinz Stockhausen, il compositore tedesco che fu coevo e "compagno di sperimentazioni" di Bruno Maderna, Luciano Berio, Pierre Boulez e John Cage.
Nato a Mödrath - presso Colonia - il 22 agosto del 1928, Karlheinz Stockhausen è stato uno dei più importanti musicisti del XX secolo, spaziando dalla dodecafonia (Arnold Schönberg, Anton Webern) alla musica elettronica.

Allievo al Conservatorio di Colonia dal 1947 al 1951, dove studiò pedagogia della musica e pianoforte, si laureò all'università della stessa città renana in Scienza della Musica, Germanistica e Filosofia. I suoi inizi come compositore furono abbastanza tradizionali (Chöre für Doris). Fu l'ascolto dell'opera seriale di Olivier Messian Mode de Valeur et d’intensités (1949) a segnare la sua vita, portandolo a seguire a Parigi i corsi di composizione del maître francese (ritmica ed estetica). Dal 1950 si mise a comporre non solo proponendo lui stesso forme finora inedite (ha in comune con John Cage la tecnica del "collage"), ma anche inserendo segni assolutamente innovativi nel campo della notazione.


Come docente universitario e autore di numerose pubblicazioni (le sue teorie su tempo e spazio nell'universo dei suoni postulano che “si possono individuare strutture assai simili in musica, letteratura, pittura, scienza e tecnologia”), attraverso le sue attività radiofoniche e grazie a ben 362 composizioni che spesso hanno varcato il confine di ciò che era considerato tecnicamente possibile, Stockhausen contribuì a dare nuovi e decisivi inputs alla musica contemporanea. In particolare lo si ricorda come uno dei fondatori della cosiddetta "musica puntuale". 

Sotto di lui studiarono, tra gli altri, Irmin Schmidt e Holger Czukay, rispettivamente tastierista e bassista della band avanguardistica tedesca Can. Fu inoltre fonte di ispirazione per una gran quantità di gruppi e artisti di rock progressivo (Klaus Schulze, i francesi Magma, Frank Zappa, Herman "Sonny" Blount alias Sun Ra, il nostro Battiato...), di jazz (Miles Davis), neoclassica (il pianista e compositore inglese Cornelius Cardew) e pop-rock (David Bowie, Kraftwerk, Björk e, last but not least, i Beatles, che inserirono il ritratto di Stockhausen nella copertina dell'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band). 

Tra il 1953 (dunque ancor prima che gli americani Robert A. Moog e Donald Buchla sviluppassero i primi synthesizers modulari, facilmente trasportabili) e il 1998 collaborò con lo "Studio für Elektronische Musik" dell'emittente Westdeutscher Rundfunk, per qualche tempo nel ruolo di direttore artistico, e si dedicò anche alla musica elettro-acustica. Fu proprio nello studio sperimentale di Colonia che nel 1955 realizzò una delle sue opere centrali: Gesang der Jünglinge ("Canto dei fanciulli"). 
 


Fu l'attrazione principale durante l'Esposizione Mondiale del 1970 a Osaka con le sue composizioni nel padiglione tedesco. Dal 1971 al 1977 fu docente di composizione al conservatorio di Colonia; e insegnò anche a Basilea, a Philadelphia e alla University of California di Davis. 

Il suo Hymnen (1966-67) contiene citazioni da 40 diversi inni nazionali; e non è neppure la sua opera più singolare. Spesso i suoi mondi musicali sono un assemblaggio di voci umane, rumori e suoni elettronici: "musica spaziale" che prevede un rapporto armonico di tutte le sue componenti, dall'altezza dei suoni al volume audio. "Il carattere essenziale della mia musica ha sempre a che fare con la religiosità e la spiritualità" affermò una volta, a ricordare la propria conversione al buddhismo zen, che lo allontanò dagli ambienti della sinistra, i quali si mostrarono nauseati da tanto misticismo. "La parte tecnica è solo per spiegare..." Fino alla fine, lavorò assiduamente a sempre nuove opere: spesso per 16 ore al giorno. Per completare il ciclo Licht, considerato "il" progetto della sua vita - come l'Anello dei Nibelunghi lo fu per Wagner -, impiegò oltre un quarto di secolo.





Il buddhismo gli fu da orientamento per il rapporto da tenere con le orchestre. Ylem, del 1972, è il culmine di un'evoluzione dalla musica rigorosamente segnata sul pentagramma a suoni esistenti meramente durante l'esecuzione. Il concetto stesso di "composizione" sembra ormai irrilevante. Già in Aus Den Sieben Tage (1968) lo spartito comprendeva istruzioni verbali, una delle quali chiedeva agli orchestrali di trascorrere "quattro giorni in un silenzio completo... dormite il meno possibile... chiudete gli occhi/ascoltate e basta". I singoli musicisti dovevano interpretare tali suggerimenti basandosi sulla propria personalità e sulle proprie esperienze. Con Ylem, Stockhausen sviluppa questa tecnica radicale invitando i musicisti, tutti raggruppati intorno al sintetizzatore, di suonare la nota centrale del loro strumento, per poi muoversi verso l'esterno, musicalmente e fisicamente, raggiungendo i limiti del palco finché, al segnale di una sillaba urlata, non devono tornare gradualmente al punto di partenza. 

Oltre al lavoro compositivo e a quello di direttore d'orchestra, Stockhausen fu molto attivo come manager. A cominciare dal 1991 pubblicò per la casa editrice Stockhausen-Verlag la sua opera omnia in un'edizione premiata sia come spartiti sia come CD.
Nel 1996 gli fu assegnata la laurea honoris causa dell'Università di Berlino e nel 2001 ricevette in Svezia il Polar Music Prize, ritenuto il Nobel della musica. 


Il giudizio dei critici su Stockhausen è sempre stato controverso: il suo narcisismo e la sua eccentricità gli procurarono numerose antipatie. "Faccio musica per chi vuole ascoltarla" disse una volta in un'intervista. "Il resto del pianeta mi è indifferente." Lo accusarono, certo non a torto, di essere un alienato, estraneo alla realtà del mondo.
In particolare fece scalpore la sua dichiarazione sugli attentati dell'11 settembre 2001: "Questo è il più grande capolavoro a livello cosmico, luciferino nella meticolosità della messa in opera". 
 
Nel maggio 2005 venne eseguita in anteprima mondiale, nel Duomo di Milano, la prima parte di Klang - die 24 Stunden des Tages. Stockhausen aveva in progetto di finire il "Klang-Zyklus" entro il 2028, quando avrebbe compiuto 100 anni.

Cosmic Pulses
è la "tredicesima ora" di Klang ("Suono"), ciclo basato sulle ventiquattro ore di una giornata.


16 nov 2012

Brano del giorno: "Gnossienne No. 3"...

... di Erik Satie




Satie: ragazzo ribelle, o comunque difficile, che non riuscì a finire il conservatorio e che si ammalò apposta di bronchite per farsi cacciare dall'esercito, dove aveva ripiegato in mancanza di un vero posto nel mondo. Satie: un minimalista dei tasti bianchi e neri, dadaista... o forse meglio cubista... Insomma: un figlio del suo tempo. (Nacque nel 1866 e morì nel 1925.) 
Le Gymnopédies e affini (a questo tipo di composizioni appartengono le Gnossiennes) sono ancora classificabili nell'ambito della "normalità" romantica - anche se in odore di Ravel e anche se Schönberg e il suo Pierrot lunaire sono già dietro l'angolo. Il massimo del cabaret, dello scherzo picassiano (eppure, anche questa  è Arte con la 'a' maiuscola...) Satie lo raggiunse con Parade, un balletto cubista che rompe con la continuità della forma. E poi tutte le altre sue attitudes excentriques, che sotto la sua regia, e nello spirito del tempo, assumevano un'importanza quasi scolastica. Ad esempio, sullo spartito di Vexations (1893), il compositore scrisse: "Pour se jouer 840 fois de suite ce motif, il sera bon de se préparer au préalable, et dans le plus grand silence, par des immobilités sérieuses." ("Per suonare questo tema 840 volte di seguito, è consigliabile prepararsi in anticipo, in perfetto silenzio, in una seria immobilità.")
Satie ebbe problemi economici e  per questo dovette fare il pianista nei cabaret; e fu anche compositore ufficiale dei Rosacroce ("Ordre de la Rose-Croix Catholique, du Temple et du Graal")... Una vita come un romanzo.

Video sottostante: tutte le Gnossiennes (1-6) nell'interpretazione di Aki Takahashi.

28 ott 2012

Si è spento Hans Werner Henze


Fu probabilmente il più grande compositore della seconda metà del XX secolo

Viveva in una villa sui Colli Romani, ma per i suoi ultimi giorni il destino lo ha condotto a Dresda; un dato di fatto altamente simbolico per l'86enne Maestro dalle due anime: una tedesca, una italiana.

Henze era emigrato nel 1953 nell'amato Belpaese (per lui, luogo di unione di arte e natura) per protestare contro l'omofobia, il dogmatismo diffuso negli ambienti culturali e le ingiustizie sociali della Germania del dopoguerra. Fu sempre un solitario e un po' rifiutò l'avanguardia musicale degli Anni Cinquanta (Luigi Nono, Boulez, Stockhausen), un po' venne da essa emarginato. Entrò a far parte del Partito Comunista Italiano subito dopo essere arrivato nel nostro Paese. A Ischia abitò insieme alla poetessa austriaca Ingeborg Bachmann; la loro fu una relazione "casta", essendo Henze omosessuale dichiarato.
In politica appoggiò il socialismo di Cuba e, quando Rudi Dutschke (celebre bandiera del Sessantotto) venne ferito, lui lo accolse senza esitazione nel suo refugium a Marino. Fece campagna elettorale per il socialdemocratico Willy Brandt e la sua Nona Sinfonia, suonata in pubblico la prima volta nel 1997, è dedicata "agli eroi e martiri dell'antifascismo tedesco".




* Le opere più significative di Henze *

1951: Boulevard Solitude, dramma lirico (una variante della Manon Lescaut)
1956: König Hirsch (Il Re Cervo), opera in tre atti ispirata a una fiaba di Carlo Gozzi
1960: Der Prinz von Homburg (Il Principe di Homburg), messa in musica del dramma di Kleist
1961: Elegie für junge Liebende (Elegia per giovani amanti), opera in tre atti
1968, 1971: Das Floß der Medusa (La zattera di Medusa), oratorio
1976: We Come to the River, opera in due atti
1983: Die englische Katze (Il gatto inglese), opera in due atti
1989: Das verratene Meer (Il mare tradito), dramma ad ambientazione giapponese
2010: Gisela!, piéce di teatro musicale per cantanti, mimi, piccolo coro misto e strumenti


Come librettisti Henze si è servito tra gli altri di Ingeborg Bachmann, Wystan Hugh Auden e Hans Magnus Enzensberger. Per una delle sue ultime e più acclamate opere, ovvero L'Upupa (2000-03), ha scritto lui stesso il testo.

Tra le numerose composizioni del suo catalogo si contano anche dieci sinfonie, musica da camera, balletti, corali, sonate, ecc. Notevoli le sue Voices (1973), una raccolta di 22 canzoni (da "Los poetas cubanos ya no suerñan", su testo di Hernan Padilla, passando per Brecht, Mario Tobino e Ho Chi Minh fino a "Das Blumenfest", di Enzensberger) per mezzo soprano, tenore, 15 strumentalisti, vari impianti elettronici e 70 strumenti da tutto il mondo. Voices fa uso di frammenti radiofonici, di un discorso di John F. Kennedy e di un estratto della Seconda Sinfonia di Sibelius.

All'inizio del 2009, già 82enne, si ritrovò a doversi difendere dall'accusa di aver fatto parte della NSDAP, il partito nazionalsocialista. Era infatti saltata fuori una lista in cui comparivano il suo nome e il suo numero di appartenenza alle Camicie Brune.

Molti giganti della vita spirituale della Bundesrepublik si erano dovuti confrontare, in quel periodo, a doversi confrontare con i loro trascorsi "hitleriani": da Günter Grass a Martin Walser, da Siegfried Lenz a Walter Jens... per citare solo i più noti.
Gli studiosi stavano raccogliendo le prove che il nazismo, mentre era prossimo alla rovina finale, reclutò masse di giovani nati nel 1926/27; in alcuni casi, bastava la firma di uno dei genitori per iscrivere un giovane nei ranghi militari. Fu il caso di Henze.
Di anima sensibile, l'allora diciottenne soffriva sotto l'autoritario padre Franz, convinto nazista. E fu questi ad apporre la firma per lui.
Al contrario di tanti altri della sua generazione, che per decenni vissero con una sorta di "amnesia", Henze non negò mai il fatto di essere stato reclutato. Pur una Camicia Bruna, era, già da ragazzo, un oppositore del regime... anche se più per odio verso la figura paterna che per concreti motivi politico-ideologici. Diversamente da Grass, non manovrò mai le "Flak", l'artiglieria che avrebbe dovuto respingere le truppe Alleate e abbattere gli aerei nemici. E' documentato che gli fecero frequentare una scuola per panzer-radiografisti e che partecipò a una curiosa missione come soldato-attore per film propagandistici destinati ai cinegiornali (si fingevano vittoriose azioni di guerra sul fronte orientale). 



I lati oscuri del suo passato "bruno" sono ampiamente trattati nell'autobiografia Memoirs of an Outsider. Inoltre, a parlare a favore del compositore c'era il profondo antimilitarismo che risalta dalla sua opera così come dalla sua vita pubblica. Non solo in musica, ma anche in molti simposi, in molti convegni, Henze era intervenuto a favore della pace, della giustizia e della solidarietà tra gli uomini.



Wynton Marsalis: "Jazz in Marciac 2009" (intero)


Wynton Learson Marsalis, nato a New Orleans il 18 ottobre 1961, è uno dei più noti trombettisti contemporanei.
E' il secondo di sei figli di Ellis Marsalis (un pianista jazz). L'attitudine alla musica si mostrò prestissimo in lui; iniziò a suonare la tromba a 12 anni e a 14 già si esibiva con la New Orleans Philharmonic. Dopo queste e altre esperienze di jazz tradizionale, nel 1980 (19enne) entrò a far parte degli Art Blakey's Jazz Messengers.
Dal 1982 è attivo come docente.

Viene considerato un portavoce del polo "conservatore" del jazz; Wynton infatti rigetta gli sviluppi stilistici succedutisi dalla fine degli Anni Sessanta in poi (free jazz, fusion ecc.). Tali idee tuttavia non gli hanno impedito di partecipare all'album Epitaph di Charlie Mingus (etichettato "third stream": nodo di congiunzione tra la Nuova Musica - Neue Musik [John Cage, Stockhausen, Terry Riley e dintorni] - e il jazz moderno o modern jazz [bebop, jazz modale ecc.]) così come a Lush Life: The Music of Billy Strayhorn di Joe Henderson.

In qualità di insegnante al Lincoln Center di New York ("Our mission is to preserve our national music: jazz!"), acquistò abbastanza prestigio negli Anni Novanta.

Uno dei suoi più celebri sostenitori è il musicista e scrittore Stanley Crouch, il quale afferma che solo la musica che affonda le sue radici nello swing può chiamarsi "jazz". Una visione alquanto ristretta del genere, e difatti tale opinione viene condannata da numerose eminenze del jazz: Scott Yanow in primis, ma anche il trombettista Lester Bowie, il pianista Keith Jarrett e altri.
Al New York Times Magazine Jarrett dichiarò nel 1997: "Non ho mai sentito qualcosa suonata da Wynton che significhi veramente qualcosa! Non ha né voce né presenza. Al massimo, riesce a suonare come un talentuoso insegnante delle superiori". Per Lester Bowie, Wynton Marsalis è addirittura uno "scervellato", un "malato di mente" "intrappolato in certe sue idee venutegli quando aveva 21 anni, dopo che lo hanno pagato per farsele venire".
Wynton si è attirato persino degli insulti dopo aver detto che Miles Davis "ha tradito il jazz con il rock" e "veste come un buffone". Tra lui e Davis nacque un tragicomico battibecco che durò anni...
Pierre Sprey, presidente dell'etichetta Mapleshade Records, chiosò nel 2001: "A 21 anni Marsalis era un bravo suonatore di tromba, ma nel gruppo di Art Blakey i colleghi lo surclassavano sera dopo sera. Lui non poteva competere, ecco perché si ritirò verso acque sicure! E' un buon trombettista classico, perciò pretende che il jazz sia musica classica. Non ha nessuna idea dell'evoluzione senza fine..."


Wynton Marsalis ha collaborato a un programma televisivo sul jazz realizzato dal famoso documentarista Ken Burns, programma anch'esso criticato perché snobbava l'avant-garde. (Il film, intitolato semplicemente Jazz -2001 -, si concentra principalmente sulle figure di Duke Ellington e Louis Armstrong...)

Wynton Marsalis, che ha vinto ben nove premi Grammy e un Pulitzer per la musica, collabora dal 2012 con la CBS.
Suo fratello maggiore è il sassofonista Branford Marsalis, specializzato in cross over (Branford ha suonato, tra gli altri, con Sting).
Il video sottostante mostra gli Art Blakey's Jazz Messengers in un concerto a Tokyo. Il brano è Blues March. Il secondo trombettista, insieme a Marsalis, è Terence Blanchard.

21 ago 2012

E pensare che era sordo... La Nona di Beethoven

Ludwig van Beethoven. Sinfonia N. 9

("die Neunte", "the Nineth"), in Re minore, Opera 125 (e non 129 come erroneamente mostrato a inizio del video!)

[London Symphony Orchestra conducted by Josef Krips]

L'ultimo movimento include parte dell'ode An die Freude ("Inno alla Gioia") di Friedrich Schiller, cantata da solisti e coro. Qui: "Festival Choir", con Jennifer Vyvyan (soprano), Shirley Verret (mezzo soprano), Rudolph Petrak (tenore), Donaldson Bell (basso).




Opera invero stupenda. E' la composizione musicale da me preferita in assoluto; contiene davvero tutto: la gioia e il dolore, la ricchezza di una quotidianità che non sempre riusciamo a sfruttare, la malattia, la catarsi, il serpeggiare nostro instabile verso la Morte... E' un'opera a suo modo anche "politica" (l'inno "An die Freude" ha un certo significato anche in tal senso) e non è un caso che esiste un link strettissimo tra la Nona beethoveniana e Arancia meccanica, il romanzo di Burgess poi filmato da Stanley Kubrick con il gentile apporto di Walter/Wendy Carlos al moog!). Vi consiglio anche (soprattutto se conoscete il tedesco) l'album della rockband Die Toten Hosen [http://it.wikipedia.org/wiki/Die_Toten_Hosen]) Ein kleines bisschen Horrorschau.