29 nov 2020

Pat Metheny Group - 'Speaking of Now'

(Album del 2002)

Il capobanda è ovviamente Pat Metheny, classe 1954, compositore e chitarrista jazz statunitense, docente di musica a Miami e poi, grazie al vibrafonista Gary Burton, al celebre Berklee College of Music di Boston. Rappresentante del free jazz, si appoggia (si appoggiava, dobbiamo purtroppo dire) fin dal 1976 sul tastierista Lyle Mays per portare avanti il discorso del suo Pat Metheny Group. Metheny è responsabile delle melodie, Mays (lo era) delle complesse armonie; generalmente. 

Altro elemento di spicco del PMG è il bassista Steve Rodby.

Nel video sottostante (prima traccia di Speaking of Now, gli altri brani seguono) gli elementi della band, insieme a Pat Metheny, sono:

Lyle Mays (piano, sintetizzatori; Lyle è morto il 10 febbraio 2020 a 67 anni), il camerunese Richard Bona (al basso fretless, alla chitarra acustica, voce, percussioni), Steve Rodby (basso acustico, violoncello), il messicano Antonio Sanchez (batteria; classe 1971, chiamato con successo a sostituire Paul Wertico, un po' troppo stagionato e forse stanco dopo i vent'anni di collaborazione con Metheny), l'altro grande rimpianto Dave Samuels (percussioni, marimba; Samuels è deceduto l'anno scorso a NYC, 70enne), il vietnamita Cuong Vu (tromba, voce).





1. "As It Is" (Metheny/Mays) – 7:40
2. "Proof" (Metheny/Mays) – 10:13
3. "Another Life" (Metheny) – 7:08
4. "The Gathering Sky" (Metheny/Mays) – 9:22
5. "You" (Metheny) – 8:24
6. "On Her Way" (Metheny/Mays) – 6:04
7. "A Place in the World" (Metheny/Mays) – 9:52
8. "Afternoon" (Metheny) – 4:43
9. "Wherever You Go" (Metheny/Mays) – 8:04





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Julius Project. L'esordio... dopo decenni dall'idea originale

Pubblicato su Prog Bar Italia


Chi si approccia a questo album senza conoscerne la storia, ne riconoscerà subito le coordinate a prescindere: è rock sinfonico, progressivo, melodico. E, più si va avanti con l'ascolto, più si ha il dubbio se si tratti di un'opera rock invece che di un concept, per la varietà degli "attori" e il susseguirsi di cambi di vocalists.

  

È un grande album (suonato tra l'altro con un bel numero di strumenti vintage... vedi in fondo all'articolo) ed è giusto non solo parlare dei suoi contenuti, ma raccontarne anche la vicenda particolare. 

   Un assaggio dei primi tre brani

Noi di Prog Bar, occupandoci di prog-rock sia a livello di mera passione sia professionalmente, ci siamo imbattuti in diversi individui, appassionati del genere, che, raccolta ogni loro disponibilità e facendo sacrifici oltreché investendo gran parte del loro tempo, si sono fatti un "regalo" assembrando un gruppo di musicisti per stampare un full-lenght. Ma la storia del Julius Project le batte tutte. L'incipit risale al capodanno del 1978 - come già accennato in questo nostro primo articolo a proposito di Cut the Tongue.

>> Tutti i pezzi sono stati ripresi solo nel 2014, dopo trentatré anni di “sonno” nel cassetto. E subito si è posto un problema di ordine concettuale: se rispettare lo stile originale del 1978/81 oppure adattarlo all’attualità. Abbiamo scelto la prima soluzione, quindi siamo passati a costruire una prima struttura provvisoria e a definire gli arrangiamenti, per decidere “chi suona cosa e quando”. In seguito, il coinvolgimento degli artisti è stato progressivo. Abbiamo raccolto i diversi contributi man mano che c’era l’opportunità e la possibilità. Anche per questo il lavoro ha richiesto molto tempo. <<
                        (Da un'intervista rilasciata da Giuseppe "Julius" Chiriatti)




Cut the Tongue è un viaggio... come quello di Rael dei Genesis in The Lamb Lies Down On Broadway. Qui c'è l'alcool, ci sono le droghe, le corse clandestine... e il protagonista, Boy, arriva all'autodeterminazione per liberarsi dai "falsi profeti".

Per inciso, la voce di Boy è della figlia di "Julius", che, con il nome d’arte di Bianca Berry, canta la maggior parte dei brani.


Bianca Berry -  lead vocal

Marco Croci - bass, lead & backing vocals

Filippo Dolfini - drums

Francesco Marra - acoustic, 12 strings & electric guitar

Mario Manfreda - 12strings & electric guitar

Paolo Dolfini - keyboards, backing vocals

Julius - keyboards, lead & backing vocals


Guest Stars:

Richard Sinclair - lead vocal

Dario Guidotti - flute, lead vocal

Daniele Bianchini - lead guitar

Flavio Scansani - 12strings & electric guitar

Egidio Presicce - sax

Martina Chiriatti - the prophet's voice


Lyrics and music: Giuseppe Chiriatti

Arrangements: Paolo Dolfini


 

   Altro trailer 



TRACKLIST:


  1. The Fog (6:27)
  2. In the Room (3:40)
  3. You Need a Prophet (3:30)
  4. Mask & Money (4:23)
  5. Welcome to the Meat Grinder (3:10)
  6. Speed Kings (3:33)
  7. Clouds pt. 1 (3:06)
  8. Clouds pt. 2 (4:45)
  9. Cut the Tongue (5:06)
  10. The Swan (2:17)
  11. Island (1:56)
  12. We Know We Are Two (2:06)
  13. I See the Sea (3:07)
  14. Glimmers (3:55)
  15. Castaway (1:07)
  16. Wood on the Sand (3:06)
  17. Wandering (1:39)
  18. Desert Way (2:53)

I titoli sono didascalici e ci suggeriscono già le immagini che "vedremo" gustando la musica, ma, sfogliando l'album, si scoprono talmente tante sfumature e dettagli in secondo e terzo piano che ci rendiamo conto che questo prodotto artistico, questo insieme di quadri progressive, è realmente composito, nasconde storie nelle storie; con la spezie del Fantastico, della surrealtà, che va a spruzzare i momenti anche più duramente reali di Boy.

 Les Paul Mini Humbucker di Daniele Bianchini



Iniziamo a guardare i dagherrotipi. "The Fog" "entra" subito in "The Room" che a sua volta lascia il posto ai cattivi maestri pronti a traviare il protagonista ("You Need A Prophet", bel brano rock che ricorda i Roxy Music) e, tra fiati sognanti, tastiere decise e chitarre anche hard, passiamo da una canzone all'altra, da una scena filmica alla prossima, come fosse, davvero, una versione di Tommy che si sposa ad Arancia meccanica e a qualche altro grande mito della cultura pop degli Anni Sessanta-Settanta. L'italianità, tuttavia, è alquanto presente, malgrado i testi in inglese. I motivi dolci, le arie soavi, non mentono...

 G. Chiriatti



Un sogno, dicevamo, che dura dal 1978-79, quello di Giuseppe Chiriatti, tastierista e compositore leccese. Nel 2019 "Julius" (è il suo nickname, per chi non lo sapesse ancora)  scrive l’ultimo brano, quello che dà il titolo all'album, su liriche proprie risalenti a decenni prima. E, giusto in questa traccia centrale (la nona, delle diciotto che compongono la scaletta; e, decisamente, l'apice: è una composizione ben riuscita, suggestiva, perfetta, pari forse solo a "Island", a "Wood on the Sand" e a qualche altra), si è aggiunta la straordinaria collaborazione di Richard Sinclair. Sì, proprio lui: l'ex Caravan, Hatfield and the North, Camel... uno dei protagonisti della scena prog di Canterbury. È sua la voce in "Cut the Tongue". 

È stato Paolo Dolfini, ex Jumbo, ad abbracciare entusiasticamente il progetto e a dare il via alla realizzazione, consapevole che coordinare un tale lavoro effettuato a distanza tra Lecce e Milano non sarebbe stato semplice. Inoltre, Paolo Dolfini suona le tastiere in diversi brani e ne cura gli arrangiamenti.

 Chiriatti e R. Sinclair



I musicisti
(tredici tra membri della band e ospiti, sparsi fra la Lombardia e il Salento)

Chiriatti ha chiamato a collaborare innanzitutto una sezione ritmica composta dal figlio di Paolo, Filippo Dolfini, alla batteria, e dal bassista e cantante Marco Croci (ex Maxophone), che hanno costruito l’impalcatura intorno a cui si struttura l'intera opera. In seguito si sono aggiunti i contributi degli ex Jumbo Dario Guidotti (al flauto e alla voce) e Daniele Bianchini (chitarra), nonché del chitarrista Flavio Scansani. Ciò, per quanto riguarda la "squadra del Nord".
In Salento, invece, oltre allo stesso Julius alle tastiere e alla voce in alcuni brani, hanno contribuito alla realizzazione del disco Francesco Marra e Mario Manfreda alle chitarre, Egidio Presicce al sax, e Martina Chiriatti, l’altra figlia di Giuseppe, alla voce.

Da aggiungere c'è che Marco Croci interpreta in maniera convincente l'organizzatore delle corse clandestine, in "Speed Kings", sesto titolo di Cut the Tongue.




Ritratto: Richard Sinclair – voce solista in "Cut The Tongue", title track.
Fin da In the Land of Grey and Pink (Caravan, 1971), è un protagonista del rock progressivo melodico e canterburiano, anche grazie alla sua voce bassa e morbida. Si è detto entusiasta di cantare "Cut The Tongue", elargendo un ennesimo gioiello della sua arte.


Altro ospite d’eccezione: Flavio Scansani, chitarra solista e 12 corde in "Glimmers" e "Wandering". Una vita a studiare e suonare lo strumento. Al liceo fonda il suo primo gruppo, ispirato dal rock classico di Ten Years After, Santana, Deep Purple. Poi, l'incontro con il progressive. Concerti in giro per l'Europa, numerose collaborazioni anche con i grandi della musica leggera italiana. È stato Paolo Dolfini a coinvolgerlo nel progetto di Julius, Cut the Tongue.


Di nuovo un ospite di tutto riguardo: Daniele Bianchini, già chitarrista dei mitici Jumbo. Ha regalato una sua perla, suonando le chitarre nella title track "Cut The Tongue".
Bianchini mise le mani sulla sua prima chitarra nel 1961. Suonò con un paio di gruppi prima di iniziare la propria avventura nel mondo prog con i Jumbo (1969). Tre album in tre anni, tante esibizioni live, e i festival di Parco Lambro nel 1975 e 1976. Il gruppo si scioglie, per tentare di riformarsi nel 1983 - proprio su iniziativa di Daniele Bianchini - con qualche cambio nella formazione. Registrazione dell'album Violini d'autunno. Segue nel 1990, con Paolo Dolfini alle tastiere, un concerto a Parigi, dal quale venne prodotto un CD live. 
Negli anni '80 Bianchini fonda il gruppo Moving Music Multimediality, nei '90 produce il CD Passing By, nei 2000 il DVD Jumbo Anthology e l'album solista Poche Parole. La sua attività continua con la band Tri-On...

 

 
 


 STRUMENTI vintage utilizzati nell'album: Hammond Organ A122 (1964), Fender Jazz Bass (1966), Gibson Les Paul (1968), Gibson Les Paul (1972), Rickenbacker bass 4001 (1975), Minimoog model D (1976), Korg Lambda (1979), Wal bass mark (1984), Fender Staratocaster (1986).


In aggiunta ci sono ovviamente gli strumenti più attuali, quali (tra le tastiere) Mellotron M4000D mini, Moog Voyager, Kurzweil PC3, Nord Stage 2...

 Stupendo ensemble: Julius Project


 Dall'interno del digipack








19 nov 2020

Cantautore "prog": Pierpaolo Bibbò

A gennaio 2021 uscirà un suo nuovo album presso la GT Music (l'etichetta presso cui nel 2018 uscì anche Via Lattea, 2018). 

Abbiamo riascoltato diverse canzoni di Pierpaolo Bibbò (proprio dal suo ultimo CD): sì, chiaro, è un cantautore. Ma dobbiamo dire che, là dove diventa intimista e "scala" l'offerta musicale a ballata cantautorale, con testo in primo piano e strumentazione che funge soprattutto da mero accompagnamento, ci piace di meno. Dove invece la canzone risulta complicata, più strutturalmente complessa, e il testo è sì importante ma è solo un elemento a pari merito con la musica, ci piace molto di più. 




Potremmo proporre qui, da Via Lattea, brani anche più lunghi e ugualmente validi (vedi la mitica "17 febbraio 1943"), ma ci limitiamo a due: "Corso Vittorio Emanuele II (1962)", dove il cantautore cagliaritano rinvanga nel passato senza troppe smancerie e con una delicatezza intelligente à la Battiato, dimostrandosi (se ce ne fosse stato bisogno) anche un tastierista e chitarrista with the balls, e "Dal Nuraghe alla Via Lattea".

 



Via Lattea è disponibile presso GT Music. (Click here!

Gli altri album della sua carriera sono:

1994: Diapason (MELLOW Records, MMP201: era già uscito su vinile nel 1980 per La Strega Records) e
2012: Genemesi (MP&Records—GT Music, MPRCD066).

A gennaio, lo ribadiamo, uscirà il suo album nuovo. Razza umana, questo il titolo. 
      Stay Tuned!

15 nov 2020

È uscito 'Aspera Tempora, parte 1', dei Qirsh

 Uno dei brani si intitola "Oremus".


"Oremus"

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Notte dello spirito,

malattia dell'anima,

la risposta che non c'è,

debolezza atavica

il senso di colpa,

la risposta che non c'è,

ansia e vergogna,

passivo stupore,

timore e tremore,

timore ancestrale,

timor reverenziale,

tormento e pentimento

ignoranza umana,

verso l'insondabile,

la paura del male,

la risposta che non c'è

non vogliam sapere se

quando ce ne andremo via

non sarem più nulla

la risposta che non c'è,

passiva devozione,

di degradata umanità

gli uomini si annullano

ai piedi dei potenti dei

la superstizione,

costante compulsione,

nervosa ossessione

della contaminazione

perpetua confessione,

pensieri immorali,

atto di contrizione,

pensieri sessuali

purificazione,

chiave del martirio,

in nome del divino

gli atti più infami

un tremendo essere,

il castigo più temibile,

loro tutto osservano,

si salderanno i conti

alla fine della storia


All'inizio della storia umana,

"Io sono Brahman"

Manava itihasako suruma,

"Má hum Brahmana"

Kali Rudra Shiva Indra Yama

Mextli Atlacamani

Chimata-No-Kami Izanami

Nai-No-Kami

Apu! Apu Illapu!

Inti! Mama Kilya!

Apu Illapu Kon Pachamama

Camazotz Kucumatz Balam

Yurlungur Galeru Bamapama

Surtur Jotunn Thor

Tinia Mania Februus

Tyrrhenus.

Mei fratres, oremus!


Kadosh Elohim,

Kadosh Adonai

Adonai Elohim,

Elohim Adonai

Elohim Adonai,

let there be light

Ora, ora


Ora, ora pro me



Per informarsi su quest'album di rock apocalittico (così lo definiamo noi di Topolàin; ma voi potete affibbiargli altri nomi...) e per acquistarlo, questi sono i link utili:


BTF www.btf.it
GT Music www.gtmusic.it
Pick Up www.pickuprecords.it

Aspera Tempora si trova inoltre su Spotify, iTunes, etc.





Bell'album! Difficile che venda tanto perché è parecchio "dark", ma chi ama questo tipo di progressive apocalittico e, in generale, la musica sperimentale, apprezzerà e ne trarrà cibo per lo spirito. Seguite la vicenda dei savonesi Qirsh sulla loro homepage qirsh wordpress com - noi stessi li abbiamo scoperti solo stamani e siamo già affascinati... non solo per la musica in sé, ma anche per l'amicizia che lega questi ragazzi (ormai uomini fatti!) da circa un trentennio. Aspera Tempora - parte 1  è il loro terzo album.




Da quasi trent'anni insieme... Un caso più unico che raro per un gruppo musicale. Leggete la storia di questa band di Savona, condita con risvolti tragicomici, iniziando dai loro esordi: qui.




Aspera tempora, parte 1, dei savonesi Qirsh, inizia con un pezzo di 17 minuti, "Rumors", sulle voci cattive, false, ossia sulle insinuazioni gratuite, che distrussero la vita di molti di noi quando eravamo bambini. L'album - che può definirsi un concept il cui tema principale sono le paure che tormentano gli esseri umani - tratta inoltre dell'ipocrisia della religione (lo abbiamo visto già in cima a questo post), della cattiveria e della presenza nefasta, sul povero pianeta Terra, di supermiliardari e dittatori... Il CD (in digipack) ha una grafica molto bella: ritrae soprattutto mosaici a vetri, figure che, se le guardiamo bene, ci riveleranno dettagli stupefacenti... e altri tormentosi. In generale, questo lavoro (in forma di musica e di artwork) tradisce uno sforzo davvero encomiabile da parte dei Qirsh; e della loro etichetta discografica.




14 nov 2020

Ricordando Michael Hedges

 "Because It's There". Grandi chitarristi: Michael Hedges.


Era un maestro nell'uso del tapping e delle accordature aperte: Michael Hedges

Hedges suonò con David Crosby tra gli altri. E andò in tour con un altro virtuoso della chitarra: Leo Kottke. Inoltre registrò diversi dischi insieme al bassista Michael Manring.




Ha usato, tra le altre, le seguenti chitarre:


Chitarra Steinberger con sistema TransTrem

Chitarra Martin D-28 del 1971 (soprannominata "Barbara")

Chitarra Ken DuBourg del 1978 custom made (rubata e restituita anni dopo)

Chitarra Takamine degli anni '80 con in suo nome sulla paletta

Chitarra Lowden L-250

Chitarra Martin J-65M

Harp Guitar Dyer degli anni '20

Chitarra elettrica Steve Klein

Harp Guitar Knutsen del 1913

Chitarra Ervin Somogyi (utilizzata nel primo album da solista, 'Breakfast in the Field' del 1981)




Il chitarrista Joe Satriani, dopo la morte precoce di Hedges (perì in un incidente stradale a 43 anni), lo ricordò dicendo: "La sua musica ha un'emozione e un carattere tutto suo, è tecnicamente brillante ma sempre vera". 








Ecco un suo pezzo fatto solo di martellamento, di tecnica percussiva.





Michael Hedges, sul palco qualche mese prima della sua morte.




Hedges in una cover dal vivo di "Comfortably Numb".




Qui il chitarrista in una trasposizione della "Cello Suite #1 in G Major" (Bach).