Quando, nell'agosto 2007, Max Roach si spense, lasciò un vuoto pauroso nel mondo del jazz moderno, di cui era stato uno dei pionieri.
Nato il 10 gennaio 1924 nella cittadina di New Land (North Carolina), già da ragazzino si fece conoscere come un virtuoso della batteria, che sapeva suonare a velocità impressionante. La sua importanza nell'evoluzione del jazz è universalmente riconosciuta: negli Anni Quaranta varò un canone completamente nuovo per suonare la batteria e in tutti i decenni successivi non fece che dedicarsi alle sperimentazioni.
Nato il 10 gennaio 1924 nella cittadina di New Land (North Carolina), già da ragazzino si fece conoscere come un virtuoso della batteria, che sapeva suonare a velocità impressionante. La sua importanza nell'evoluzione del jazz è universalmente riconosciuta: negli Anni Quaranta varò un canone completamente nuovo per suonare la batteria e in tutti i decenni successivi non fece che dedicarsi alle sperimentazioni.
La prima tappa "storica" della sua vita risale al 1942, quando, in quel di Harlem, suonò con Charlie Parker,
contribuendo dunque alla nascita del bebop (secondo soltanto a un altro
celebre batterista: Kenny Clarke, che era però di dieci anni più
anziano di lui). Max Roach e Charlie Parker scesero poi verso Manhattan
Midtown, esibendosi nei club della 52sima strada. Lì Roach poté
collaborare con un altro grande innovatore del jazz: il trombettista
Dizzie Gillepsie. E, nelle registrazioni delle sessions Birth of the Cool (1949-50) di Miles Davis, è ancora la sua batteria a scandire il ritmo.
Fondò la sua prima band nel 1954, insieme al giovane virtuoso della tromba Clifford Brown.
Il quintetto si specializzò in hard bop, una forma ancora più
"muscolare" di bebop. Ma appena due anni dopo, un terribile incidente
automobilistico mise fine ai loro successi, gettando Max Roach in un
terribile sconforto. Nell'incidente morirono Brown, il pianista Richie Powell e la moglie di questi.
Roach si diede all'alcool. A farlo uscire dal tunnel furono gli altri due membri superstiti del gruppo, il sassofonista Sonny Rollins e il bassista George Morrow,
che lo convinsero a riprendere, sia pur lentamente, a suonare. Il nuovo Max
Roach's Quartet era formato da loro tre e da un sideman che cambiava di
volta in volta.
Nel 1960, insieme al contrabassista Charlie Mingus (che otto anni prima aveva fondato la Debut, una delle prime etichette discografiche completamente controllate da musicisti), Max Roach organizzò a Newport (Rhode Island) un cosiddetto "festival ribelle", in concorrenza con il Newport Jazz Festival che era accusato di trattare in modo indegno gli artisti. Nello stesso anno, lavorando insieme al paroliere e cantante Oscar Brown Jr., Roach registrò l'album We Insist! Freedom Now Suite, dedicato alla lotta per i diritti dei negri negli Stati Uniti d'America e in Africa. L'altra cantante nel disco era Abbey Lincoln, già frequente collaboratrice di Roach. (Dal 1962 al 1970 Abbey e Max furono anche marito e moglie.)
We Insist! ebbe una certa risonanza di pubblico, ma non piacque alla critica. Sordo a tutte le voci negative, Max Roach ci tenne ad affermare (in un'intervista a Down Beat): "Non suonerò più nulla che non sia inerente con le più importanti questioni sociali. Noi jazzisti afro-americani abbiamo dimostrato di essere senza ombra di dubbio i musicisti migliori. Ora dobbiamo usare questo nostro talento per raccontare il dramma della nostra gente e tutte le sofferenze che abbiamo patito".
Era
evidente che voleva rompere con i vecchi schemi: tra gli anni Settanta
e Novanta arrivò a guidare un "doppio quartetto" (chiamato appunto
Double Quartet), consistente nel suo gruppo - tromba, sax, basso e drums
- insolitamente accompagnato da una sezione di archi: l'Uptown String
Quartet, fondato da sua figlia Maxine,
suonatrice di viola. Formò inoltre un'ensemble costituita da soli
percussionisti (il M’Boom); duettò con il pianista Cecil Taylor e con un
sassofonista altrettanto avanguardistico come Anthony Braxton. Si esibì
senza accompagnamento (sul palco, soltanto lui e la sua batteria),
scrisse musica per lavori teatrali di Sam Shepard
e per balletti di Alvin Ailey e collaborò con video artists, cori
gospel e giovani hip hoppers. In un'intervista del 1990 rilasciata al New Yorker Times spiegò il suo punto di vista con queste parole: "Non si può scrivere lo stesso libro due volte".
Fino al 2000 andò in tour con il suo quartetto e anche in seguito proseguì a comporre instancabilmente. Ancora nel 2002 compose ed eseguì la colonna sonora di How to Draw a Bunny, un documentario sul pioniere della pop art Ray Johnson.
Quasi tutti e cinque i figli di Roach (Maxine, Ayo, Dara, Raoul e Darryl) sono musicalmente attivi...
Video sottostante: "Driva' Man" dall'album We Insist!