Molti personaggi, sul palco o dietro lo scenario, hanno contribuito all'evoluzione del pop rock. Noi abbiamo individuato una manciata di nomi determinanti. Ecco, secondo il nostro parere, i più importanti. Veri e propri pilastri!
Nel 1929 Robert Johnson inventa il riff e fa nascere il rhythm'n'blues.
Elvis Presley primo bianco a cantare come un nero nell'America Bianca: è tra i cofondatori, nel 1954, del rock'n'roll, sdoganandolo nel mondo. Lo hanno inventato altri ma, senza di lui, sarebbe rimasto circoscritto.
Chuck Berry
Elvis
Folk rock. Nel 1961 Bob Dylan non ha pubblicato ancora nessun disco. Il padrone del locale in cui lui si esibiva voleva cacciarlo perché non gradito, ma scopre che in altri tre ritrovi della scena folk altri artisti suonano già le canzoni di Bob. L'uomo pensa che forse il ragazzo ha talento... e diventa suo manager.
Nel 1964 Robert Zimmerman (questo il nome di Dylan all'anagrafe) scrive la più famosa canzone del rock, "Like A Rolling Stone", con un colpo di rullante che fa sognare molti musicisti. Nel 1965 esce il primo video rap ("Subterranean Homesick Blues"), adorato da rapper, punk, rockers, dai Beatles, dagli Stones, da Hendrix (che ha elettrificato alcuni brani di Bob Dylan). Il "menestrello di Duluth" ha venduto di più con le sue canzoni cantate da altre: i Byrds hanno fatto tante cover dylaniane; e ricordiamo il successo avuto da "Knockin' On Heaven's Door" nella versione dei Guns'n'Roses.
Nel 1962 i Beatles - via George Martin - inventano il beat, raffinano il pop e passano a visioni psichedeliche (Sgt. Pepper), a brani musicali complessi, piccole opere immortali ("Yesterday").
Tra i manager, abbiamo seguito la traccia americana: Paul Butterfield, Tom Wilson, Albert Grossman... Phil Spector... Sam Phillips (Sun Records). Tom Parker detto "Il Colonnello", manager di Elvis Presley. Poi abbiamo, da questa parte dell'Atlantico, i famosissimi Brian Epstein e (vedi su) George Martin (The Beatles), Andrew Loog Oldham (Rolling Stones), Tony Defries e Tony Visconti (David Bowie)...
E ancora, allargando l'ottica: Otis Williams, Shelly Berger, Malvin Franklin (The Temptations), Berry Gordy fondatore della Motown, Tony Stratton-Smith fondatore della Charisma Records (Genesis, Van Der Graaf Generator...). Ancora: William George Curbishley (The Who, Judas Priest, Jimmy Page - Robert Plant...).
Sui produttori e tecnici del suono si potrebbero scrivere trattati: Conny Plank (Krautrock), Andy Jackson e Alan Parsons (Pink Floyd)... Geoff Emerick (The Beatles)...
E ci sono inoltre i membri "segreti" di band famose! Musicisti che sono stati fondamentali per la riuscita di canzoni e album interi e il cui lavoro è noto a pochi. Leggi a questo link: click!
USA. La traccia americana
Paul Butterfield
Arpista blues e leader del primo gruppo multirazziale in America. Fu uno dei musicisti che accompagnarono Dylan al Newport Folk Festival del 1965, dove il menestrello di Duluth decise che era giunto il momento di elettrizzare le proprie ballate. Butterfield era un musicista di prim'ordine, un protagonista della scena folk, eppure non esitò a mettersi al servizio di quel giovane e carismatico poeta folle che era presto divenuto un'icona con schiere di ammiratori anche oltreoceano.
Albert Grossman
Manager di Bob Dylan, di Peter, Paul And Mary, The Band, The Butterfield Blues Band, di Janis Joplin. Fondò l'etichetta Bearsville e contribuì affinché Woodstock diventasse una colonia di artisti.
Morì nel 1986.
Tom Wilson
Produttore afroamericano, si spostò dal campo jazzistico (aveva curato registrazioni di dischi di Sun Ra e John Coltrane) al business del pop e del rock. Produsse The Times They Are A-Changin, Another Side Of Bob Dylan e Bringing It All Back Home, più White Light/White Heat dei Velvet Underground, Freak Out! e Absolutely Free dei Mothers of Invention (--> Frank Zappa): tutte pietre miliari di una musica solitamente consumata dai bianchi.
Torniamo agli artisti. Sponda inglese: nel 1964 in piena era beat i Kinks scrivono la prima canzone hard rock ("You Really Got Me") e per farne seguire altre inventano la rock opera prima degli Who. E non tradiscono l'anima soul. Scrivono satire indovinate (e belle) della società inglese (Misfits, The Village Green, "Waterloo Sunset").
Rolling Stones, non "nemici" dei Beatles ma semmai il loro polo più blues, e ancora all'età di 80 anni nei loro concerti suoneranno di tutto facendo cantare e ballare e sognare il pubblico, con versioni anora scintillanti di composizioni che vanno dal blues ("Midnight Rambler") allo shuffle ("Harlem Shuffle"), attraverso ballate immortali ("Angie") e numeri rock ormai scolpiti nella storia della musica popolare ("Satisfaction").
Ancora in Inghilterra, un certo David Bowie, tra quelli che hanno imparato la lezione del Vaudeville. Il glam rock non lo ha certo inventato Bowie (prima di lui, Bolan, Glitter...), ma "l'alieno", "The White Duke", lo ha saputo portare molto bene sul palco. E scriveva canzoni straordinarie. Con "Space Oddity" del 1969 (prima dello sbarco sulla Luna) ha precorso i tempi.
Sponda stelle-e strisce. In California ci sono i Doors, band simbolo della ribellione (prima di Berkeley e poi di Parigi). È il primo gruppo musicale acculturato, il primo gruppo che sposa musica e video e precede sonorità West Coast (la chitarra di Kroeger suona come gli Eagles) nonché punk. "Break On Through (To The Other Side)" cambiò la musica.
Californiani anche i Grateful Dead, per i quali ci vorrebbe un articolo a parte. E grandi, grandissimi anche i Jefferson Airplane.
Sempre in America, ma stavolta sulla East Coast, i Velvet Underground, che nascono come espressione musicale dell'estetica dell'artista Andy Warhol ("Sweet Jane", tra le altre canzoni iconiche): sono pre-punk, pre-grunge, pre-tutto.
Ramones nel 1974: la comune rock inventa il punk. Ascoltare "My Sharona" e "Tainted Love". Altro che Manson!
Terra di Albione (avanti e indietro nel tempo e nello spazio...): Pink Floyd, tra psichedelia (era Syd Barrett) e invenzioni avanguardistiche fino alle suite progressive; hanno prodotto un rock spaziale e intimista tutto proprio, arricchito da richiami storici e sociopolitici (Roger Waters). Grazie anche all'ingegnere del suono Alan Parsons, sono approdati ad atmosfere ricche, intense (The Dark Side Of The Moon), creando sonorità fino ad allora uniche nel loro genere.
Gli inglesi Clash, capitanati da John Strummer, contemporanei dei Sex Pistols (aprivano i concerti nei primi tour dei Pistols, suonando 30 canzoni in 50 minuti), hanno realizzato uno dei migliori dischi non solo del punk: London Calling.
Gli irlandesi U2 non sono il gruppo migliore ma si fanno notare per il loro coraggio e impegno politico: nel 1985 eseguono "Sunday Bloody Sunday" a Wembley davanti agli inglesi! Ci vuole fegato, così come ce ne vuole per tenere un concerto a Sarajevo dopo la guerra nel Balcani.
Green Day: hanno "fatto" il post punk.
Negli USA, Pearl Jam: memorabile la loro tournée con Neil Young, basta sentire il rock di "In A Free World".
Attraverso vari momenti-clou della storia moderna del pop, è sempre presente Brian Eno: con i Roxy Music dapprima, poi in "Heroes" di Bowie, con gli U2...
Importanti anche i gruppi The Who, Led Zeppelin, Iron Maiden, Metallica. Addirittura fondamentali i primi due.
10 (altre) canzoni da ascoltare per approfondire muovendosi in varie direzioni
1. Genesis - "Dancing With The Moonlit Knight", il top in ambito prog rock, feroce satira della società inglese, con un incastonarsi di melodie molto belle.
2. David Bowie - "Heroes". Canzone ispirata da due innamorati sotto il Muro di Berlino, all'epoca in cui Berlino Est era isolata e separata dal mondo occidentale.
3. Bruce Spingsteen - "Thunder Road", immagine ideale della società americana: parla del tanto decantato sogno americano - appunto. Con una musica in crescendo, da sentire possibilmente dal vivo. Meglio nella versione del concerto a Stoccolma del 1975, con finale a tre chitarre, sax, pianoforte ecc.
4. Bob Marley - "Get Up, Stand Up". L'invito della grande leggenda reggae a non rimanere supini e a ribellarsi contro le ingiustizie.
5. Louis Armstrong - "What A Wonderful World": sana filosofia di vita. Poesia essenziale.
6.Talking Heads - "Psycho Killer". Soprattutto nelle versioni dal vivo. Quello dei Talking Heads è un art rock mai scontato e "Psycho Killer" sembra voler ancora portare in alto lo stendardo del rock piacevole e nel contempo capace di suscitare riflessioni.
7. Laibach - "Tanz mit Laibach", tipica Kraut Musik... prodotta da una band slovena fin da sempre in odore di mito.
8. The Allman Brothers Band - "In Memory of Elizabeth Reed", lunghissima ballata, emblema del Southern Rock
9. Dire Straits - "Money For Nothing". Ancora rock chitarristico, testo critico nei confronti della società dei consumi, uno dei brani dei Dire Straits che - insieme ai loro album - scalò le classifiche mondiali, con l'apporto di un video musicale che furoreggiò su MTV.
10. Cat Stevens - "Father and Son". Cat Stevens (poi Yusuf Islam) incarna il cantautorato che racconta storie vere, mai banali. "Father and Son", che come molte delle canzoni di questo menestrello possiede linee melodiche straordinarie, atte a rendere indimenticabile il brano, narra del gap generazionale, delle differenze di credo, intenti e tradizioni all'interno di una stessa famiglia.
Momenti cardini della musica popolare moderna
Ci sono sempre stati, e ancora ci sono, eventi profondi – alcuni drammatici, altri semplicemente il classico caso di “posto giusto al momento giusto” – che hanno influenzato il corso della storia. Questo vale anche per la musica e i musicisti che, con i loro album, hanno lasciato un segno indelebile. Elencare tutti i punti di svolta è semplicemente impossibile. Dopotutto, il mondo musicale è in costante evoluzione. Di seguito, alcune delle svolte storiche più significative dell’ultimo secolo. 🎸
1. Bob Dylan’s e la svolta "elettrica"
Un’icona della scena folk, un artista celebrato come il cantante di protesta più dotato dopo Woody Guthrie, la voce del sottoproletariato: Bob Dylan era ed è un eroe, anche se tipicamente accettato da molti solo con la sua chitarra acustica. È stato in grado di dare vita e riflettere i sentimenti e i pensieri di una generazione nei suoi testi e nella sua musica. Alcuni fan, tuttavia, non gli perdonarono il passaggio alla chitarra elettrica e alla musica elettrica. È stato fischiato dalla scena folk acustica irriducibile. Ma se non avesse imbracciato la chitarra elettrica, non ci sarebbero state pietre miliari significative nella storia della musica, come la rivisitazione di Highway 61 o Blonde on Blonde – due dei più grandi dischi rock-cantautorali degli anni ’60.
2. La menomazione di Tony Iommi
La nascita del metal è indissolubilmente legata a un incidente accaduto a Tony Iommi quando aveva appena 17 anni. Il chitarrista dei Black Sabbath rimase incastrato in una macchina mentre lavorava in una fabbrica di lamiere e perse la punta delle dita del medio e dell’anulare della mano destra. Invece di disperarsi, realizzò protesi di plastica con lembi di una giacca di pelle. E, dato che non sentiva i polpastrelli artificiali e aveva una sensibilità diversa, iniziò ad abbassare la tonalità delle corde per facilitare l’esecuzione. Ciò condusse ai powerchords e alla nascita del suono metal con le accordature ribassate.
3. Quando Jimi distrusse “Dio”
Jimi Hendrix cambiò tutto. Era il 1966 e la reputazione di Eric Clapton era cementificata: i fan lo reputavano un dio. Il 'guitar hero' per eccellenza, l’icona suprema del blues e del rock. Poi, dal nulla, un giovane e sconosciuto chitarrista americano chiese di "jammare" con i Cream a Londra. Fu una serata storica. Il nome? Jimi Hendrix. Clapton aveva impostato nuovi standard, Hendrix li infranse, superandoli. L’inizio di una nuova era!
4. I Beatles pubblicano Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band
Non fu solo una questione di cambio genere, quella di Sgt. Pepper nel 1967. Fu anche l’approccio psichedelico, la transizione da “boyband” carini e affabili ad artisti rivoluzionari. Da idee e concetti a tecniche di produzione, fu tutta un esplosione di creatività. L’album rese quasi banali i lavori dei colleghi dell’epoca, al punto che aleggiava una sorta di timore reverenziale nei confronti dei Beatles. L’unica persona che non si fece impressionare più di tanto fu, non sorprendentemente, Jimi Hendrix: tre giorni dopo l’uscita del disco dei Fab Four, durante un suo concerto, eseguì una cover della title track dell’album del quartetto originario di Liverpool!
5 Ascesa e caduta di Ziggy Stardust
David Bowie stava provando a sbarcare il lunario e affermarsi nella scena musicale in una varietà incredibile di modi per più di 10 anni. Eseguiva spettacoli di cabaret, creò musical per bambini e pubblicizzò il gelato. Poi, nel 1972, inventò il carattere fittizio Ziggy Stardust, un androgino che veniva da Marte e che, arrivato sulla Terra, dispensava messaggi criptici. Bowie non creò solo un personaggio ma, forse, un intero genere: il glam rock nacque proprio in quel momento!
6. Quando nacque il punk
Il punk era crudo, diretto, senza filtri, anticonformista e senza fronzoli. A detta dello stesso Joe Strummer dei Clash, l’album di debutto dei Ramones aprì il Vaso di Pandora del punk nel 1976, mostrando la strada a band come i Sex Pistols, i Clash e molti altri.
Clash
Le vendite all’inizio erano deludenti, ciò tuttavia non toglieva nulla al fatto che i Ramones, con le loro canzoni da meno di 3 minuti di durata, iper semplici e prive di complessità, rappresentavano appieno lo Zeitgeist. La generazione punk esisteva già prima del punk rock inteso quale musica registrata e universalmente spacciata... Musica consistente in sequenze di accordi rudimentali con zero virtuosità; uno statement musicale minimalista che parlava di ribellione giovane e vita a New York.... e in Inghilterra. Non si trattava più di essere osannati come inarrivabili star, ma di mostrarsi irriverenti e autentici.
7. La prima canzone rap entra nella Top 40
Quando Sugar Hill Gang pubblicò "Rapper’s Delight" nel 1979, il brano finì nella Top 40, cosa mai accaduta prima con una canzone di quel genere. "Rapper's Delight" popolarizzò l'hip-hop e, nonostante molte persone vedessero quel tipo di musica come una moda passeggera, diventò assai influente; e lo rimane ai giorni nostri. Rap e hip-hop (soprattutto le produzioni americane) fanno registrare vendite incredibili, che spesso sorpassano di parecchio ciò che gira nel rock e nel pop.
Nel 1972 usciva un album di John Lennon a cui partecipava Yoko Ono e prodotto da Phil Spector.
Dicono che sia disco peggiore dell'ex Beatle. Il titolo: Sometime in New York City.
Ma è davvero così? Già la canzone iniziale - "Woman is the n***** of the world" - è una "bomba"... Lennon passava per "politicizzato" e per questo veniva spesso criticato, oltre a essere pedinato dall'FBI. Nell'aprile 1973 dichiarerà, insieme a Yoko, la nascita di "Nutopia", un Paese senza terra e senza confini di cui tutti possono avere la cittadinanza (e di cui tutti quelli "che vi abitano" sono gli ambasciatori). Per il diritto di residenza in America, intanto, John dovrà ancora attendere...
Sometime in New York City presenta interessanti lati di sperimentazione. Anche per questo il disco non piacque; non a tutti comunque. E la carriera di Lennon sembrava attraversare una crisi.
John e May Pang
Poi, vacilla anche la sua unione con Yoko. John Lennon realizzerà - nel 1973 - il (relativamente) meno impegnato Mind Games e darà la stura, com'è risaputo, alla relazione con May Pang. May: la donna che la stessa Yoko gli aveva "procurato".
Ecco un articolo sull'inglese Daily Express che ci rimanda a quegli strani giorni a New York City durante i quali Lennon e la sua compagna, dopo i "bed-ins", le sedute pacifiste sul letto, arrivarono a formare una micronazione... in segno di protesta contro il tentativo dell'amministrazione Nixon di "deportare" l'ex Beatle. Il motivo: Lennon lanciava messaggi di pace nel bel mezzo della guerra in Vietnam. Perciò veniva sorvegliato dall'FBI e gli si disconosceva il diritto di rimanere in America.
Macerata. Alcuni amici prendono in gestione lo storico "Cineteatro". Vogliono proporre qualcosa di particolare e per questo contattano il gruppo Métronhomme.
I ragazzi della band raccolgono e a ottobre cominciano a comporre le musiche. Con i tempi stretti, i Métronhomme riescono sempre a lavorare bene... (Quando non hanno scadenze, invece, arrivano a cazzeggiare per mesi! Ma è umano.)
Hanno fissato la data dei debutto di Metropolis by Métronhomme per il 7 aprile, poiché poi arriva il caldo e le lezioni all'università terminano, decretando un minore afflusso nelle sale cinematografiche. I componenti della band sono riusciti a preparare ogni cosa lavorando sodo. Alla 'prima' era pieno, il pubblico è stato davvero entusiasta...
Ne viene fuori questo:
Metropolisdi Fritz Lang, con una colonna sonora scritta apposta nel Terzo Millennio.
The Best Band You Never Heard in Your Life è un album di Frank Zappa uscito nel 1991 e ristampato nel 1995.
È uno dei quattro dischi registrati durante il tour mondiale del 1988 (gli altri sono Broadway the Hard Way, Make a Jazz Noise Here e, postumo, Zappa '88: The Last U.S. Show, pubblicato nel 2021).
Il brano "Bolero" è stato omesso dalle successive ristampe europee di The Best Band You Never Heard in Your Lifeper via delle obiezioni sollevate da chi detiene il copyright del pezzo.
Perché e che cosa è il bolero?
È una danza di origine spagnola nata alla fine del XVII secolo. È caratterizzata da un tempo in 3/4 e un ritmo netto, ossessionante, spesso scandito da tamburi.
La famosa opera classica in crescendo del compositore francese Maurice Ravel nacque dietro commissione: la danzatrice Ida Rubinštejn aveva contattato Ravel chiedendogli di orchestrare sei pezzi estrapolati dalla suiteIberiadi Isaac Albéniz per crearne un balletto. Ravel accettò. Il progetto si dimostrò però ben presto irrealizzabile in quanto i brani di Iberia erano già stati orchestrati da Enrique Fernández Arbós, a cui erano stati concessi i diritti.
Il compositore non volle demordere e decise di scrivere ugualmente per la Rubinštejn una "danza spagnola": iniziò con un fandango (che avrebbe dovuto chiamarsi allo stesso modo), il quale però quasi subito si trasformò in un bolero... E proprio questo Boléro diede fama e lustro a Maurice Ravel.
Egli stesso lo descrisse così: "Non c'è forma propriamente detta, non c'è sviluppo, non c'è o non c'è quasi modulazione". [...] "Come è possibile che questo brano sia così amato, quando in realtà non c’è musica?"
Per il "Boléro", i diritti d'autore in realtà sono scaduti il 1° maggio 2016 - tuttavia non a livello mondiale. L'opera è diventata di dominio pubblico in Canada, Cina, Giappone, Nuova Zelanda, Sud Africa e dappertutto dove il termine del copyright è stabilito dalla regola "Life + 50 years". È di dominio pubblico anche nell'Unione Europea (Life + 70 years). Negli Stati Uniti, il pezzo rimane protetto da copyright fino al 1° gennaio 2025, poiché venne pubblicato per la prima volta nel 1929 con l'avviso di "prescribed copyright".
L'ultima proprietaria dei diritti rimasta, Évelyne Pen de Castel, ha presentato una serie di rivendicazioni in quanto secondo lei l'opera sarebbe stata co-creata con l'artista figurativo Alexandre Benois (Aleksandr Nikolaevič Benois), il quale a suo tempo disegnò le scene i costumi per il balletto. La volontà della donna è quello di estendere i diritti d'autore del "Boléro" fino al 2039 (ma varrebbe solo se questo venisse rappresentato come spettacolo di danza). Le rivendicazioni sono state respinte più volte dai tribunali francesi e dalla SACEM, Società degli Autori di Francia. Il 24 giugno 2024 la questione verrà decisa (forse definitivamente) davanti al tribunale di Nanterre.
Frank Zappa ha sempre pagato i diritti ai rispettivi autori delle composizioni da lui utilizzate. Permettendosi però di essere irriverente e di arrivare a volte a ridicolizzarle
Gabri Flies To Italy è il prodotto di un valente chitarrista ("Maestro della 12 corde") che si applica con acribia alla tecnica ma sa altresì donarci la levità e l'eleganza di creazioni apparentemente semplici.
Dedicato al fratello Gabriele, Gabri Flies To Italy consiste di sette tracce comprendenti una suite di 18 minuti - la traccia iniziale: "Gabri Flies To Italy" -, alcune composizioni davvero ricercate del tipo di "Nimaster Ego" (incantevole) e brani alquanto originali come "Suonami una nota".
Estro, bravura tecnica, begli arrangiamenti: i lavori solisti di Riccardo Zappa possono essere apprezzati soprattutto da chi suona la chitarra e si ritrova dunque in confidenza con termini come "armonici", "accordature", "fingerpicking"... Zappa è un chitarrista eccelso, sia con la 6 che con la 12 corde ("uno dei più bravi in assoluto" dicono i critici) e parecchio melodico. Ovviamente riesce a raggiungere anche quei non-esperti che siano almeno in grado di apprezzare lo sforzo creativo, i riverberi e i cambi di atmosfera, l'impasto sonoro, nonché il suono delle corde che friggono sulla tastiera.
È uno di quei musicisti poco commerciali che si scoprono per caso e dei quali si compra subito il disco, fulminati sulla via di Damasco, come si suol dire. Conviene approcciare l'arte di Riccardo Zappa andando indietro nel tempo, per meglio inquadrare questo Gabri Flies To Italy nell'insieme della pluridecennale attività dell'artista.
Story of a Maestro
Nel 1974 Zappa pubblica un LP - per l'etichetta PDU - insieme al chitarrista Klaus Aulehla: un album di ballate nella maggior parte acustiche. E poi arriva la sua prima opera personale, Celestion, del 1977, in cui, per registrare il suono della chitarra classica, venne utilizzato per la prima volta un pickup applicato allo strumento anziché la tradizionale rilevazione microfonica.
Ancora oggi Celestion è uno dei dischi strumentali più venduti in Italia e, se guardiamo la line up, non ce ne meravigliamo: oltre a Riccardo alle chitarre acustiche appare Vince Tempera alle tastiere e ci sono inoltre il bassista di New Orleans Julius Farmer (che fu attivo per oltre un decennio in Italia, portandoci una ventata di freschezza e sapienza funky), Ottavio Corbellini alla batteria e il nigeriano George Aghedo alle percussioni.
La EKO 'Riccardo Zappa Signature'
Gli album solisti di Riccardo Zappa più citati sono i primi tre: dopo Celestion e dopo Chatka del 1978 (per la label indipendente Divergo), arrivò, nel 1980, Trasparenze (per la prestigiosa RCA). Un disco registrato nei mitici studi del Castello di Carimate e per il quale i collaboratori di Zappa furono Walter Calloni alla batteria, Vince Tempera al pianoforte, Bob Clark al basso, Pietro Pellegrini (ex Alphataurus) al sintetizzatore, Maurizio Preti alle percussioni!
Ma questo virtuoso della chitarra, che ama sperimentare sonorità diverse suonando composizioni con richiami tardo-barocchi e canzoni che sono un viaggio libero nella bellezza della combinazione di accordi, insieme a pezzi anche minimalisti, ha una discografia assai estesa. Basti dire che Gabri Flies To Italy è il suo 24° album. E ci tocca aggiungere a ciò una lunga e straordinaria lista di collaborazioni: Fiorella Mannoia, Antonello Venditti, Eugenio Finardi, Giorgio Gaber, Mia Martini, Mina, Gino Paoli... Tra l'altro R. Zappa ha suonato oltre 100 volte live con Eros Ramazotti; esiste, by the way, un suo album dal titolo Riccardo Zappa Plays Eros Ramazzotti, del 2007. Egli è noto poi come produttore, dirigente, curatore di collane musicali e autore di colonne sonore.
Piacevoli fraseggi, echi sovrapposti, arpeggi e ritorni evoluti
Sul solco di una libertà acquisita definitivamente, con Gabri Flies To Italy, prodotto dallo stesso chitarrista e realizzato da Vannuccio Zanella per la M.P. & Records (distribuzione: G.T. Music Distribution di Antonino Destra), Riccardo Zappa si riconferma demiurgo di un linguaggio musicale autonomo in cui vanno a intrecciarsi le influenze di sempre. Il chitarrista propone un tappeto sonoro prossimo alla musica classica; in "Harmonios" c'è un quartetto di mandolini (in realtà si tratta di due mandolini, una mandola tenore e un mandoloncello, suonati da componenti dell'Orchestra a Plettro Gino Neri di Ferrara), in "Gabri Flies To Italy" e "Nimaster Ego" è stato inserito un coro. Tutto scorre tra suggestioni romantiche con qualche (mai invasivo) rafforzamento tecnologico. Curiosa la particolarità di "Suonami una nota", la traccia n. 5, a sottolineare la natura di innovatore e sperimentatore di Riccardo Zappa: le note che compongono questo brano, eseguito con chitarre, archi e strumenti etnici, sono state inviate, "in maniera del tutto casuale, in seguito a un post pubblico su Facebook", da vari chitarristi. In pratica, Zappa ha proposto a ciascuno dei chitarristi di partecipare con un'unica nota prodotta dal loro rispettivo strumento; dopodiché queste note sono state impiegate, a decine, in "Suonami una nota", appunto.