29 set 2012

Benny Goodman's 1938 Carnegie Hall concert

Wow! Questo sì che è jazz! Le seguenti clips sono tratte dal concerto che rivoluzionò tutti i parametri della musica. Una velocità e una tecnica mai raggiunte prima.

The whole thing


Il tizio al vibrafono è assolutamente inimitabile: è "un certo" Lionel Hampton. Benny Goodman stesso è ovviamente al clarinetto, e poi abbiamo Gene Krupa alla batteria e Teddy Wilson ai tasti bianchi e neri. Really wild!









E queste sequenze - una doppia portata di swing jazz - sono dal film Hollywood Hotel (1937). Benny Goodman (che, incredibile ma vero, morì in miseria) qui sempre con i suoi fidi Gene Krupa, Harry James (è il primo trombettista a sinistra), Lionel Hampton e Teddy Wilson. Krupa secondo me è tra i migliori batteristi di tutti i tempi (e destinato a rimanerlo per l'eternità), insieme a Ginger Baker.






Ultima nota: ci fu un periodo in cui lo swing venne considerato un genere troppo "black" per sottoporlo alle orecchie della gioventù bianca e, di conseguenza, numerose stazioni radio si rifiutarono di trasmetterlo. Dunque, per i loro tempi Goodman & Co. significarono ciò che Elvis significò per il R&B.


23 set 2012

Brano del giorno: "La Canzone del Sole"...

... di Lucio Battisti




Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l'innocenza sulle gote tue
due arance ancor più rosse
e la cantina buia dove noi,
respiravamo piano
e le tue corse e l'eco dei tuoi no...oh no
mi stai facendo paura

Dove sei stata, cosa hai fatto mai?...
Una donna, donna dimmi,
cosa vuol dir sono una donna ormai
Ma quante braccia ti hanno stretto tu lo sai
per diventar quel che sei...
che importa tanto tu non me lo dirai.....purtroppo...

Ma ti ricordi l'acqua verde e noi
le rocce, bianco il fondo
di che colore sono gli occhi tuoi
se me lo chiedi non rispondo...
oh mare nero...
tu eri chiaro e trasparente come me....

Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi
noi due distesi all'ombra
un fiore in bocca può servire sai
più allegro tutto sembra
e d'improvviso quel silenzio tra noi
e quel tuo sguardo strano
ti cade il fiore dalla bocca e poi
oh no, ferma ti prego la mano...

Dove sei stata cosa hai fatto mai
Una donna, donna dimmi
cosa vuol dir sono una donna ormai!
Io non conosco quel sorriso sicuro che hai
non so chi sei, non so più chi sei
mi fai paura oramai, purtroppo...

Ma ti ricordi le onde grandi e noi,
gli spruzzi e le tue grida
cos'è rimasto in fondo agli occhi tuoi
la fiamma è spenta o è accesa
Oh mare nero...
tu eri chiaro e trasparente come me...

Il sole quando sorge sorge piano e poi,
la luce si diffonde tutta intorno a noi
le ombre di fantasmi nella notte
sono alberi e cespugli ancora in fiore
sono gli occhi di una donna
ancora pieni d'amore...

21 set 2012

Brano del giorno: "Noise of Me"...

... di Bill Fay. Un inedito!


Bill Fay: cantautore inglese di raffinata bravura che mischia poesia e suoni volutamente semplici in melodie ammalianti che qualcuno ha definito "oro liquido".
Nel 1971 la Decca non gli rinnovò il contratto e lui non incise più... fino al 2012, anno del suo come-back (quarant'anni dopo!) con Life Is People, accolto benissimo dalla critica.

Il video presenta un suo inedito recentemente diffuso su YouTube. Fay, dopo i primi due album di gioventù (Bill Fay, 1970 e Time Of The Last Persecution, 1971) si dedicò ai più svariati mestieri, sempre però scrivendo canzoni nel tempo libero.
Nel 1998 l'etichetta britannica See for Miles ristampò su CD i "già noti" album di Fay. Ciò suscitò l'interesse di giovani musicisti (Jeff Tweedy, Jim O'Rourke et alia) per il semi-obliato bardo del nord di Londra. Rispettivamente nel 2004 e 2007, David Tibet pubblicò sulla propria etichetta Durtro due raccolte di incisioni varie di Fay, che coprono un vasto periodo: 1966-81.

Bella e utile questa recensione di Life Is People pubblicata sulla rivista online Distorsioni.

11 set 2012

Brano del giorno: "It's All Over Now..."

"... Baby Blue", nella versione di The Animals





E questa è sempre la celebre canzone di Dylan cantata dal tedesco Maximilan Hecker



You must leave now, take what you need, you think will last
But whatever you wish to keep, you better grab it fast
Yonder stands your orphan with his gun
Crying like a fire in the sun
Look out the saints are comin’ through
And it’s all over now, Baby Blue


The highway is for gamblers, better use your sense
Take what you have gathered from coincidence
The empty-handed painter from your streets
Is drawing crazy patterns on your sheets
This sky, too, is folding under you
And it’s all over now, Baby Blue


All your seasick sailors, they are rowing home
All your reindeer armies, are all going home
The lover who just walked out your door
Has taken all his blankets from the floor
The carpet, too, is moving under you
And it’s all over now, Baby Blue


Leave your stepping stones behind, something calls for you
Forget the dead you’ve left, they will not follow you
The vagabond who’s rapping at your door
Is standing in the clothes that you once wore
Strike another match, go start anew
And it’s all over now, Baby Blue

9 set 2012

Brano del giorno: "God Rest His Soul"...

... degli Allman Brothers

Canzone scritta in onore di Martin Luther King.




"God Rest His Soul" - The Allman Brothers Band

A man lay dieing in the streets
A thousend people fell down on their knees
Any other day he would have been.....
Preaching
Reaching all the people there
Oh Lord Lord

But Lord knows I can't change what I saw
I Say God Rest His Soul

The Memphis battelground was red
Cause blood came pouring from his head
Women and children fallin' down.....
Crying
For the man they loved so well
Oh Lord Lord
But Lord knows I can't change what I saw
I Say God Rest His Soul

(I breake here)
Solo

But Lord knows I can't change what I saw
I Say God Rest His Soul

The morning sun will rise again
With all the passions growing thin
What we gonna do when war is come.. and we'r
dieing
Dieing for the cause I know

(yeah but)
But Lord knows I can't change what I saw
Say God Rest His Soul

La slide guitar di Duane, la voce country di Dickey Betts, la voce soul e le tastiere di Gregg Allman, il basso di Berry Oakley e la coppia di percussionisti Butch Trucks e Jaimoe contribuirono a creare uno dei gruppi più importanti nella storia del rock'n'roll
 

Quando penso agli Allman Brothers, penso a Gregg e a Duane. In un documentario sul Southern Rock che è stato recentemente trasmesso dalla BBC (Sweet Home Alabama - The Southern Rock Saga), vediamo ambedue le facce della famiglia Allman - e della musica in generale: Gregg una sorta di capo-officina calmo e illuminato ("le canzoni spesso si scrivono da sé"); Duane l'arrogante di turno, apparentemente un elemento di disturbo del gruppo ma in realtà un genio assoluto. Duane pensa di essere il migliore, lo dichiara senza mezzi termini e non tollera che qualcuno gli dica ciò che deve fare.
Beh, aveva ragione! Basta vedergli abbracciare la Les Paul e sentire i primi accordi per capire che, davvero, lui era il migliore. Il suo lavoro chitarristico in "Hey Jude" di Wilson Pickett è un esempio di come il rock può arricchire la soul music.

 (Al Jackson alla batteria, Donald Duck Dunn al basso, Duane Allman alla chitarra)

L'Allman Brothers Band arrivò a suonare 306 volte in un anno. E la parte migliore della giornata non era quella che i membri trascorrevano con le ragazze (e con la droga), ma erano le due ore o giù di lì sul palcoscenico. Una volta, la musica era una cosa seria... Certo, lo si faceva per il denaro e per le girls... ma anche perché i musicisti sentivano di avere qualcosa da dire, da comunicare.

Scrive l'analista musicale Bob Lefsetz: "La differenza tra ieri e oggi è... il denaro. Ecco perché chiunque voleva diventare una rock star! Per il denaro e... per le ragazze. Ma oggi il denaro è stato sottratto; non da Napster, ma dalla tecnica in generale. Ormai scorre ben più denaro nella tecnica e negli affari di borsa, nelle transazioni bancarie... e quindi non tutti si dedicano alla musica. La musica la fanno solo i giovani sciocchi, con risultati scarsi e tra la quasi totale indifferenza".

 

2 set 2012

Brano del giorno: "I Call Your Name"...

... di Willy DeVille


Willy DeVille (25 agosto 1950 – 6 agosto 2009) è l'autore di tante canzoni ispirate agli stili della tradizione americana. Nei suoi trentacinque anni di carriera, si esibì dapprima con la sua band Mink DeVille (1974–1986) e poi sotto la propria egida. Nella musica di DeVille riecheggiano ritmi latini, accordi blues, doo-wop, Cajun e il soul da "uptown" dei primi Anni Sessanta. Con lui collaborarono, tra gli altri: Jack Nitzsche, Doc Pomus, Dr. John, Mark Knopfler, Allen Toussaint e Eddie Bo.




.............. Biografia dettagliata

Willy DeVille, nato nel 1950 come William Boray, fu un vero rock-and-roller: aveva la voce rauca, secca, e non smetteva di propagare un senso di ribellione nemmeno quando il tono si faceva intrigante, vischioso e dolce. Questo eclettico artista crebbe - per sua stessa ammissione - "a pane, Bob Dylan e Jimi Hendrix"; e Dylan e Hendrix sono sempre rimasti i suoi eroi. Venuto al mondo e svezzato nel Connecticut, si impiantò a New York con l'idea fissa di diventare un cantante blues. Il Greenwich Village rappresentò il suo primo trampolino di lancio. Nel 1971 volò a Londra per formare un proprio gruppo, ma, per via di certa incompatibilità con la realtà e il carattere dei britannici, tornò negli Stati Uniti, meditando di mettere radici a San Francisco. Sulla West Coast fondò i Lazy Eights, che in un'altra incarnazione si chiamarono anche Billy De Sade & The Marquis e divennero infine i Mink DeVille. Suoi primi compagni di avventura furono il bassista Ruben Siguenza e il drummer Tom "Manfred" Allen.
La band era un prodotto diretto della scena punk newyorkese, ma fondamentalmente suonava soul, R&B, blues e musica Cajun. Il successo dei Ramones in quel di N.Y. convinse il trio a rilocarsi nella Big Apple, dove a loro si unì il chitarrista Louie X. Erlanger. Il primo album Cabretta (1977), prodotto dal leggendario Jack Nitzsche, era pieno di un soul-blues energico. La rivista Rolling Stone lo scelse come "Album of the Year" e il single che ne fu tratto, "Spanish Stroll", entrò nei Top 20 in Gran Bretagna.
L'anno successivo fu la volta di Return To Magenta, ma subito dopo la registrazione Willi DeVille si separò dai suoi compagni (tranne Erlanger) e fece un salto a Parigi, dove nacque Le Chat Bleu, disco pieno di ballate romantiche in stile Cajun - con tanto di accompagnamento di fisarmonica - cui collaborarono Jerry Scheff (basso), Teenage Steve Douglas (sax alto) e Ron Tutt (batteria). Sconcertata/rallegrata dal risultato, la Capitol richiamò i Mink DeVille sull'altra sponda dell'Atlantico, dove la band registrò Coup de Grace (1981).





Nell''83, quando uscì Where Angels Fear to Tread, Willy DeVille era ormai l'unico superstite dei membri fondatori dei Mink. Sportin' Life del 1985 fu l'ultimo album ufficiale della formazione (che in fondo era servita solo da contorno alla vitale creatività del suo leader) e Willy diede la stura alla propria carriera solista.
 


Magro e alto, con un diamante incastonato in un dente (Willy aveva diversi denti d'oro), il "Pirata" era un'apparizione eccentrica e indimenticabile.
Miracle ('86), prodotto da Mark Knopfler, è ritenuto uno dei suoi album migliori in assoluto. Da esso fu tratto il single "Storybook Love", nominato per un Oscar dopo essere stato inserito nel soundtrack del film La storia fantastica (The Princess Bride).


La via sembrava spianata, ma i problemi personali e l'esistenza spericolata che conduceva impedirono a Willy di ottenere il successo che, obiettivamente, già allora meritava. Nel 1992 riuscì a strappare un nuovo contratto discografico e l'album Backstreets Of Desire convinse sia critica sia pubblico. Due anni dopo fu la volta di Loup Garou e nel 1999 quella di Horse Of A Different Color. Ancora una volta Willy DeVille sperimentava con generi diversi, mischiandoli a un eccellente rythm'n'blues. Imperdibili le sue gig, che riescivano a esaltare anche gli ascoltatori di più provata esperienza e gli facevano guadagnare sempre nuovi fans.
Nel 2002, per il 25° giubileo della sua carriera, si mise insieme con il pianista Seth Farber e il bassista David Keyes e partì per una tournée che, secondo le sue stesse dichiarazioni, gli serviva per riavvicinarsi alle proprie autentiche radici musicali. Il risultato fu Willy DeVille Acoustic Trio In Berlin: un capolavoro live che rese felici non solo i cultori del blues. DeVille infatti non rinunciò nemmeno quella volta a sondare altri territori, sintetizzando magistralmente Cajun, soul, R&B, salsa e "musica del diavolo".
Willy DeVille Acoustic Trio In Berlin sembrò il clou assoluto e insuperabile della sua carriera, eppure altrettanto bene riuscì Crow Jane Alley (2004): dopo un opener dall'atmosfera tipo "session" da cui si ricava l'impressione che l'artista fosse sotto l'effetto delle stesse droghe di cui era solito cantare, l'album si sviluppa in un'irresistibile cavalcata attraverso gli stili tipici degli Stati del Sud: Tex Mex, Cajun e  voodoo-blues. È questo trionfo di fantasia, sapienza e abilità tecnica il vero coronamento dell'arte di Willy DeVille.



L'ultimo suo album fu Pistola (realizzato il giorno di Mardi Gras del 2008), contenente i brani "So So Real", "You Got The World In Your Hands" and "Been There Done That". Ma quasi non importa quali titoli portino le sue canzoni: trattasi, ancora e sempre, del "blues dell'ubriaco".

Willy DeVille si spense a New York City nel 2009, a tre settimane dal suo 59simo compleanno.

Still Alive, 3 DVD