Willy DeVille (25 agosto 1950 – 6 agosto 2009) è l'autore di tante canzoni ispirate agli stili della tradizione americana. Nei suoi trentacinque anni di carriera, si esibì dapprima con la sua band Mink DeVille (1974–1986) e poi sotto la propria egida. Nella musica di DeVille riecheggiano ritmi latini, accordi blues, doo-wop, Cajun e il soul da "uptown" dei primi Anni Sessanta. Con lui collaborarono, tra gli altri: Jack Nitzsche, Doc Pomus, Dr. John, Mark Knopfler, Allen Toussaint e Eddie Bo.
.............. Biografia dettagliata
Willy DeVille,
nato nel 1950 come William Boray, fu un vero
rock-and-roller: aveva la voce rauca, secca, e non smetteva di propagare
un senso di ribellione nemmeno quando il tono si faceva intrigante,
vischioso e dolce. Questo eclettico artista crebbe - per sua stessa
ammissione - "a pane, Bob Dylan e Jimi Hendrix"; e Dylan e Hendrix
sono sempre rimasti i suoi eroi. Venuto al mondo e svezzato
nel Connecticut, si impiantò a New York con l'idea fissa di diventare un
cantante blues. Il Greenwich Village rappresentò il suo primo
trampolino di lancio. Nel 1971 volò a Londra per formare un proprio
gruppo, ma, per via di certa incompatibilità con la realtà e il
carattere dei britannici, tornò negli Stati Uniti, meditando di mettere
radici a San Francisco. Sulla West Coast fondò i Lazy Eights, che in
un'altra incarnazione si chiamarono anche Billy De Sade & The
Marquis e divennero infine i Mink DeVille. Suoi primi compagni di avventura furono il bassista Ruben Siguenza e il drummer Tom "Manfred" Allen.
La band era un prodotto diretto della scena punk newyorkese, ma
fondamentalmente suonava soul, R&B, blues e musica Cajun. Il
successo dei Ramones in quel di N.Y. convinse il trio a rilocarsi nella
Big Apple, dove a loro si unì il chitarrista Louie X. Erlanger. Il primo
album Cabretta (1977), prodotto dal leggendario Jack Nitzsche, era pieno di un soul-blues energico. La rivista Rolling Stone lo scelse come "Album of the Year" e il single che ne fu tratto, "Spanish Stroll", entrò nei Top 20 in Gran Bretagna.
L'anno successivo fu la volta di Return To Magenta,
ma subito dopo la registrazione Willi DeVille si separò dai suoi
compagni (tranne Erlanger) e fece un salto a Parigi, dove nacque Le Chat Bleu,
disco pieno di ballate romantiche in stile Cajun - con tanto di
accompagnamento di fisarmonica - cui collaborarono Jerry Scheff (basso),
Teenage Steve Douglas (sax alto) e Ron Tutt (batteria). Sconcertata/rallegrata dal
risultato, la Capitol richiamò i Mink DeVille sull'altra sponda
dell'Atlantico, dove la band registrò Coup de Grace (1981).
Nell''83, quando uscì Where Angels Fear to Tread, Willy DeVille era ormai l'unico superstite dei membri fondatori dei Mink. Sportin' Life
del 1985 fu l'ultimo album ufficiale della formazione (che in fondo era
servita solo da contorno alla vitale creatività del suo leader) e Willy
diede la stura alla propria carriera solista.
Magro e alto, con un diamante incastonato in un dente (Willy aveva diversi
denti d'oro), il "Pirata" era un'apparizione eccentrica e
indimenticabile.
Miracle
('86), prodotto da Mark Knopfler, è ritenuto uno dei suoi album
migliori in assoluto. Da esso fu tratto il single "Storybook Love",
nominato per un Oscar dopo essere stato inserito nel soundtrack del
film La storia fantastica (The Princess Bride).
La via sembrava spianata, ma i problemi personali e l'esistenza
spericolata che conduceva impedirono a Willy di ottenere il successo che,
obiettivamente, già allora meritava. Nel 1992 riuscì a strappare
un nuovo contratto discografico e l'album Backstreets Of Desire convinse sia critica sia pubblico. Due anni dopo fu la volta di Loup Garou e nel 1999 quella di Horse Of A Different Color.
Ancora una volta Willy DeVille sperimentava con generi diversi,
mischiandoli a un eccellente rythm'n'blues. Imperdibili le sue gig, che
riescivano a esaltare anche gli ascoltatori di più provata esperienza e
gli facevano guadagnare sempre nuovi fans.
Nel 2002, per il 25° giubileo della sua carriera, si mise insieme con
il pianista Seth Farber e il bassista David Keyes e partì per una
tournée che, secondo le sue stesse dichiarazioni, gli serviva per
riavvicinarsi alle proprie autentiche radici musicali. Il risultato fu Willy DeVille Acoustic Trio In Berlin:
un capolavoro live che rese felici non solo i cultori del blues. DeVille
infatti non rinunciò nemmeno quella volta a sondare altri territori,
sintetizzando magistralmente Cajun, soul, R&B, salsa e "musica del
diavolo".
Willy DeVille Acoustic Trio In Berlin sembrò il clou assoluto e insuperabile della sua carriera, eppure altrettanto bene riuscì Crow Jane Alley (2004): dopo un opener
dall'atmosfera tipo "session" da cui si ricava l'impressione che
l'artista fosse sotto l'effetto delle stesse droghe di cui era solito
cantare, l'album si sviluppa in un'irresistibile cavalcata attraverso gli stili
tipici degli Stati del Sud: Tex Mex, Cajun e voodoo-blues. È questo
trionfo di fantasia, sapienza e abilità tecnica il vero coronamento
dell'arte di Willy DeVille.
L'ultimo suo album fu Pistola
(realizzato il giorno di Mardi Gras del 2008), contenente i brani "So So Real", "You Got The World In Your
Hands" and "Been There Done That". Ma quasi non importa quali titoli portino le sue canzoni: trattasi, ancora e sempre, del "blues
dell'ubriaco".
Willy DeVille si spense a New York City nel 2009, a tre settimane dal suo 59simo compleanno.
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"Music was my first love..."