5 nov 2025

Happy Birthday, Peter Hammill! (2)

 Oggi, 5 novembre, compie gli anni uno dei nostri miti del rock (non solo progressive): 

Peter Hammill.


( <<<< Prima parte, vai dietro )


    "Black Room 2 (+ "The Tower"), da Chameleon In The shadow Of The Night (2006)

  "Been Alone So Long" da Nadir's Big Chance (2006)


Nel 2012 usciva ALT, dei Van Der Graaf Generator. È un album differente dalla tipica discografia della band, con una mutazione delle sonorità. ALT è strumentale (similmente al progetto The Long Hello del 1974, che vedeva David Jackson insieme a Hugh Banton e Guy Evans oltre all'ex bassista Nic Potter e ad alcuni "guests", tutti membri effettivi o ex dei VDGG; unico assente allora: Peter Hammill); così, qui abbiamo il frontman come strumentista e non come cantante. Con Hammill, ci sono Guy Evans alle percussioni e Hugh Banton alle tastiere.
David Jackson si è separato dai Van Der Graaf Generator prima di Trisector del 2008, lasciando i compagni ridotti a un trio. E da allora il sassofonista va portando la sua esperienza ovunque, collaborando con vari gruppi internazionali, soprattutto italiani (Osanna ma non solo: Alex Carpani Band, Reagente 6...).

ALT è sperimentazione, rock alternativo, noise... Ogni tanto, cambiare pelle fa bene! In fondo, si tratta di una band avant-rock. Ma gli aficionados sono stati troppo viziati dal progressive rock dei precedenti Present e A Grounding in Numbers...


Ancora Hammill, Evans e Banton nel 2016, poco meno di mezzo secolo dopo l'incipit del "Generatore" (formatosi a Manchester nel 1967).
Con Do Not Disturb, i Van Der Graaf Generator fanno ancora parlare di sé.

È chiaro che, di gran lunga, Hammill & Co. non hanno più nulla da dimostrare a nessuno, anche se le narrazioni non sono più intense come agli inizi. La lacerazione intellettuale di Pawn Hearts difficilmente è replicabile oggidì sul pentagramma, né vi è più, nelle nuove composizioni, il disturbante stridio di "Arrow". Chi non ricorda il tribolato gorgheggio di "Pilgrims"? E chi ha davvero creduto che fosse nuovamente possibile forgiare un live selvaggio come Vital (apposta scevro di barocchismi, di orpelli e ridondanze)? Vital, del 1978: quasi un'ora e mezza in cui viene messa in risalto tutta l'arte dei VDGG... nonché il sapere furbo del loro "mastermind", che ben si è sempre indirizzato verso il pronk e il math rock, sebbene questi sottogeneri sarebbero nati per davvero - ed esplosi - successivamente!
Il sogno e la maestria comunque rimangono e Peter Hammill, Guy Evans e Hugh Banton sanno bene trasmetterci le percezioni e l'essenza, i timori e i sentori della realtà... tra separazioni e ritorni di fiamma. (Famosa la loro reunion del 2005, sancita da un album live doppio.)

    Questa è "Go".


Ancora in onore di Peter Hammill (nato il 5 nov. 1948): 

   Concerto dal vivo del 2019 ad Atene, Grecia, al celebre 'Gagarin 205'

Ultimamente (2021), gli svedesi Ilsidurs Bane si sono uniti a Peter Hammill e il risultato è... In Disequilibrium. (Ascolta l'album su Bandcamp.)
Nello stesso anno, Hammill ha collaborato con il gruppo londinese di rock psichedelico The Amorphous Androgynous e ha pubblicato con loro We Persuade Ourselves We are Immortal.


Una novità, sempre del 2021, che per noi italiani ha del sensazionale. Peter Hammill è sempre stato legato a doppia o addirittura tripla mandata con il nostro Paese e, con gli anni, l'Italia gli ha tributato vari onori, quali un Premio Tenco e un Premio Ciampi alla carriera, oltre a una laurea ad honorem presso il Conservatorio di Piacenza. Hammill è arrivato a lavorare con Le Orme, Alice, Saro Cosentino e Premiata Forneria Marconi e, nel febbraio 2021, viene pubblicato un disco in cui il cantautore inglese interpreta, tra gli altri, Fabrizio De André, Luigi Tenco, Piero Ciampi, Mogol/Donida! Lo stile e la voce ricordano un po' il compianto Leonard Cohen...


Discografia essenziale di Peter Hammill 

    (album solisti, senza le collaborazioni, anche quelle numerosissime; inclusi nella lista: qualche album dal vivo + qualche compilation)

Fool's Mate (1971)
Chameleon in the Shadow of the Night (1973)
The Silent Corner and the Empty Stage (1974)
In Camera (1974)
Nadir's Big Chance (1975)
Over (1976)
The Future Now (1978)
Vision (compilation) (1978)
pH7 (1979)
A Black Box (1980)
Sitting Targets (1981)
Enter k (1982)
Patience (1983)
The Margin (live) (1985)
The Love Songs (raccolta di vecchio materiale rielaborato) (1984)
Skin (1986)
And Close as This (1986)
In a Foreign Town (1988)
Out of Water (1990)
Room Temperature Live (1990)
The Fall of the House of Usher (1991)
Fireships (1992)
The Noise (1993)
Loops and Reels (1993)
There goes the Daylight (live) (1993)
Roaring Forties (1994)
Offensichtlich Goldfisch (in tedesco) (1995)
The Peel Sessions (sessioni radiofoniche per la BBC) (1995)
X my Heart (1996)
Sonix (1996)
Everyone You Hold (1997)
This (1998)
Typical (live) (1999)
The Fall Of The House Of Usher (Deconstructed and Rebuilt) (1999)
None of the Above (2000)
What, Now? (2001)
Unsung (2001)
The Margin + (dal vivo; riedizioni dell'album del 1985 con un secondo disco di materiale aggiuntivo) (2002)
The Thin Man Sings Ballads (raccolta) (2002)
Clutch (2002)
Incoherence (2004)
Veracious (dal vivo con il violinista Stuart Gordon) (2006)
Singularity (2006)
Thin Air (2009) Fie! Records
Consequences (apr 2012)
...all that might have been... (nov 2014)
From the Trees (nov 2017)
In Translation (2021)



Il tour del 2022 dei VDGG tocca anche l’Italia, mettendo in mostra i componenti del leggendario gruppo in uno stato di forma davvero stupefacente, voce compresa. Novara, Genova, Brescia, Padova. Tra i brani recenti eseguiti, spesso non mancano "Interference Patterns" e "Alfa Berlina".
"Alfa Berlina" fa riferimento all’automobile che i Van Der Graaf Generator utilizzavano durante gli spostamenti nella nostra Penisola ad inizio Anni Settanta. Il pubblico va addirittura in visibilio quando riconoscono i titoli del repertorio classico: "Lemmings", "Refugees", "Man-Erg", "Lost"... 

Cento di questi anni, Peter e membri vecchi e nuovi della band!

Happy Birthday, Peter Hammill! (1)

 Chi è Peter Hammill?

Nato il 5 novembre 1948, è considerato uno dei principali autori e innovatori della scena prog britannica.


           
         


Auguri a Peter Hammill, che celebra oggi il suo compleanno.




Hammill con e senza i Van Der Graaf Generator

Van Der Graaf Generator - The Aerosol Grey Machine

Pubblicato nel 1969 dalla Mercury, questo è risaputamente il primo album solista di Peter Hammill; ma non ci dispiace che il disco sia uscito sotto il moniker "Van Der Graaf Generator" poiché la band vale, eccome! (Anche se ancora priva del sax di David Jackson.) 
Van Der Graaf "Mark I", oltre a Peter Hammill al canto e alla chitarra acustica, vede la bellezza di: 

   - Hugh Banton alle tastiere, 
   - Keith Ellis al basso e 
   - Guy Evans alla batteria e percussioni.

(Banton ed Evans rimarranno al fianco del frontman fino alla fine.)

Cupezza, dubbi cosmici, crepuscolarità: ecco le caratteristiche di questo e dei successivi tre album usciti per la label Charisma di Tony Stratton-Smith.
Stratton-Smith fu il primo vero grande supporter della band. In The Aerosol Grey Machine non ci sono overdubs e rifiniture... Il suono è il risultato di sole 12 ore in studio e di missaggio (produttore: John Anthony, che lavorerà ancora a lungo con i VDGG e con Hammill). 


L'album, registrato nel 1968, uscì solo negli U.S.A. Per anni, in Italia si nutrirono dubbi se questo lavoro esistesse davvero (!), Da noi Aerosol Grey Machine divenne reperibile solo nel 1974. Alcune registrazioni effettuate per la BBC offrono versioni alternative dei pezzi del primo periodo dei Van Der Graaf Generator, con il basso del giovanissimo Nic Potter in evidenza. 


Febbraio 1970: viene realizzato The Least We Can Do Is Wave to Each Other, secondo album dei Van Der Graaf Generator. Il gruppo, che agli inizi ebbe poco successo in patria, risaputamente trovò un inaspettato riscontro in Italia. 
I brani sono tutti composti da Peter Hammill ma arrangiati ed eseguiti dall'intera band. I testi di Hammill si riferiscono a misticismo, numerologia, astrologia...
Ovviamente c'è da ricordare che questo è il primo disco dei VDGG con il grandioso sassofonista David Jackson, il quale suonerà poi anche in molti album solisti di Hammill.


In onore del compleanno di Peter Hammill.


    Dalla trasmissione tedesca Beat Club, i Van Der Graaf Generator nel 1970. Brano: "Darkness (11/11)"

Correva ancora l'anno 1970 quando venne dato alle stampe il terzo LP, intitolato H To He Who Am The Only One
"H to He" nel titolo allude alla fusione nucleare che trasforma l'idrogeno (H) in elio (He), per poi giocare sul pronome personale maschile "he" nel resto della frase.
Durante le registrazioni, Nic Potter decise di lasciare il gruppo e registrò soltanto "Killer", "Lost" e "The Emperor in His War Room". Su quest’ultima traccia venne aggiunta la chitarra di Robert Fripp, ma è stata pubblicata anche la versione senza il contributo di Fripp. Hugh Banton, l'organista, rimpiazza Nic Potter al basso. (E nei concerti Banton suonerà i bass pedals dell’organo per ovviare alla mancanza del bassista). Brani da citare sono la struggente "House With No Doors" e la più rabbiosa "Pioneers Over c". La lettera "c" piccola fa riferimento alla velocità della luce.

 

DISCOGRAFIA dei VDGG

                 Album in studio

The Aerosol Grey Machine (1969)
The Least We Can Do Is Wave to Each Other (febbr. 1970) 
H to He, Who Am the Only One (dic. 1970)
Pawn Hearts (1971)
Godbluff (1975)
Still Life (apr. 1976)
World Record (ott. 1976)
The Quiet Zone/The Pleasure Dome (1977)
Present (2005)
Trisector (2008)
A Grounding in Numbers (2011)
ALT (2012)
Do Not Disturb (2016)

 

                   Album dal vivo

Vital (1978)
Maida Vale (1994)
Real Time (2007)
Live at the Paradiso (2009)
Merlin Atmos - Live Performances 2013 (2015)

 


 Link: la storia di Pawn Hearts (1971), ottimamente raccontata da Elena Palmieri sul sito di rockol.it

Pawn Hearts è l'opera della raggiunta maturità. Venne originariamente concepito come doppio album. Produttore: John Anthony. Tra gli ingegneri: David Hentschel. Chi conosce la storia dei Genesis, si è già imbattuto in questi due nomi. In particolare John Anthony collaborerà ripetutamente con Hammill.

Il quarto album in studio dei Van Der Graaf Generator è considerato uno dei capolavori eterni del rock progressivo. In Italia, Pawn Hearts raggiunse il primo posto delle classifiche.

                        Festeggiando Peter Hammill.

Questa è Storia! Nel febbraio 1972 si teneva il primo tour italiano dei Van Der Graaf Generator...

La band era formata da:

         Guy Evans, Hugh Banton, Peter Hammill e Dave Jackson.

Ebbero cosi tanto successo che si imbarcarono subito per un secondo tour: a maggio dello stesso anno. Come successe con i Genesis, il pubblico italiano "adottò" i VDGG, nominandoli tra i loro beniamini.

Ad agosto si sciolsero... ma questa è un'altra storia.

 

"Theme One" spopolò in Italia. Si trattava in realtà della cover di un frizzante brano sinfonico di George Martin, il noto produttore dei Beatles. Dal 1967 al '70, "Theme One" servì a segnare l'inizio e la fine dei programmi di BBC Radio 1 e BBC Radio 2.
David Jackson guidava il pulmino di ritorno dai concerti quando, dagli altoparlanti a bordo, arrivavano le note di questo tema. Allora tutti gli elementi del gruppo si mettevano a cantarlo. Lo eseguirono per scherzo durante un soundcheck e a qualcuno venne l’idea di inciderne una versione alternativa. "Theme One", che ha tutte le caratteristiche di un inno, veniva utilizzato dalla band come festosa chiusura degli show, con Peter Hammill che si scatenava correndo per il palco o salendo sulle casse dell’amplificazione. Anche quando i VDGG si esibirono al Festival di Villa Pamphili (maggio 1972), chiusero con questo instrumental, in quel caso eseguito dai soli Banton, Evans e Jackson, per consentire a Hammill di correre su e giù per i palco.
 

Nel 1971, stesso anno di Pawn Hearts, veniva pubblicato il debutto solista di Peter Hammill, Fool's Mate. Guarda caso, ancora gli scacchi come simbologia, ugualmente che nel disco realizzato dal gruppo (il "pawn" di "Pawn Hearts" indica il pedone). 

"Fool's Mate" significa "il matto dello stolto".


    VDGG - Godbluff live 1975 

Van Der Graaf Generator:
#PeterHammill #DavidJackson #GuyEvans #HughBanton 

 

pr Peter Hammill - "Pushing Thirty", da The Future Now (1978)

     Peter Hammill - "A way out", da Out Of Water, 1990


Seconda parte, vai avanti >>>> )

ogrock #artrock #progressive #rock #music

7 ott 2025

Quando Steve Hackett lasciò i Genesis

 7 ottobre 1977: Steve Hackett esce dai Genesis

Dopo l'abbandono di Peter Gabriel, un altro duro colpo per i fan della band.  L'evento segna la fine della formazione classica del progressive rock (la line up comprendeva adesso solo Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford). 


Hackett, chitarrista iconico per album come Selling England by the Pound (1973) e A Trick of the Tail (1976), ha contribuito a suite symphonic come "Supper's Ready" e a brani di grande bellezza e intensità del rango di "Firth of Fifth".


I Genesis su 'Prog Bar Italia'


Con la sua decisione di lasciare i Genesis, Hackett pone fine a mesi di frustrazione dovuta al desiderio di maggiore espressione artistica personale all'interno della band. 


La notizia venne resa pubblica contemporaneamente all'annuncio di Seconds Out, il secondo album live del gruppo.

Motivazioni del ritiro di Hackett: ripetitività e stagnazione. Hackett sentiva che i Genesis stavano diventando ripetitivi e che, per esprimersi appieno, lui doveva lasciare il ruolo di "gregario" a cui lo avevano relegato gli altri.


In retrospettiva, i restanti membri dei Genesis ammisero di non aver colto appieno il suo disagio.




Hackett voleva più spazio per le sue canzoni all'interno degli album dei Genesis, ma la pressione aumentò anziché diminuire dopo la pubblicazione del suo album solista.

L'annuncio del suo ritiro avvenne nello stesso periodo in cui venivano selezionati e mixati i brani per Seconds Out.



5 ott 2025

Atlantide - 'Il Cacciatore di Orizzonti'

 Canzoni 'jazzate' con qualche sfumatura Anni '60 e persino - a ben sentire - da balera. 

Forte dose di malinconia, ma sempre con un sorriso sapiente sulla faccia...


Che cos'è Il Cacciatore di Orizzonti? È il primo album del progetto Atlantide. Toni (a tratti) siciliani, sicuramente mediterranei comunque, su melodia senza tempo, tra atmosfere cosmopolite. Dodici brani piacevolissimi visti come con gli occhi di un Odisseo dei nostri giorni: un marinaio che ha solcato i mari vivendo anche amori dissoluti; fermo restando che il più grande amore rimane quello per il viaggio, metafora di vita.

Atlantide è un progetto voluto dal sassofonista Peppe Santangelo.


- Michele Frigoli: voice and guitars
- Giuseppe “Peppe” Santangelo: saxophones, voice on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Gianmarco Straniero: double bass and electric bass
- Francesco Di Lenge: drums and percussion
- Fabio Buonarota: trumpet on "Il Cacciatore di Orizzonti", "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni", "Milady"
- Giulio Stromendo: piano on "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni"
- Filippo Milazzo: viola da gamba on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Elsa La Face: voice on "Salsedine", "L’Uomo Che Mi Ha Rapita"
- Anna Rita Rumore: soprano on "Immagina O Musa (Il Varo)"


Production: Giuseppe “Peppe” Santangelo



Recensione su Meiweb

   Presentazione su The Soundcheck 

                Recensione su VareseNews


Il Cacciatore di Orizzonti è su...

  * Spotify  *            * Youtube *



                                                        ***  Peppe Santangelo su Facebook


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24 set 2025

Lorenzo Cellupica Quartet - 'This is Odd'

 (Ma.Ra.Cash Records, 2025)

              

Colore & Tecnica

Lorenzo Cellupica (già Mobius Strip) è pianista, compositore; e il suo Quartet si presenta fin da subito come una splendida realtà jazz /fusion.


"I Mobius Strip davvero non esistono più?": questa, la domanda che ci si pone all'inizio, soprattutto se si è stati testimoni della saga della band del Frusinate, che ha portato il jazz negli ambienti progressive (come a suo tempo hanno fatto i Weather Report, come hanno fatto i Return to Forever...), raccogliendo attorno a sé un discreto numero di fans. In attesa di risposte certe, ci immergiamo nella musica di uno dei componenti di quel gruppo in odore di cult. This is Odd è uscito a settembre. Scrivo subito la mia recensione, positivissima (sto riascoltando l'album; io sono avvantaggiato, forse, rispetto all'ascoltatore medio, poiché adoro il jazz. D'altronde: il compito di chi funge da mediatore culturale è quello di cercare di portare queste sonorità anche alle 'audiences' che non ne sono avvezze... Vediamo se mi confermo all'altezza di tale mansione!).



Da precisare che siamo reduci dall'ascolto di In A Haunted House, un precedente lavoro jazz-rock e pianistico del musicista di Liri: già lì era chiaro il tentativo di raccontare storie usando unicamente le note, con l'ambizione di coprire l'intero vasto pentagramma di emozioni. Il Lorenzo Cellupica Quartet nasce con l'intento di sperimentare nuove idee compositive ed improvvisative (che sembrano spillare senza difficoltà dall'anima e dalle dita del Maestro), cercando di esplorare i confini del jazz. C'è anche una certa contaminazione, ma non esagerata, con elementi provenienti da diversi stili e generi musicali. Le composizioni, tutte a firma del pianista/tastierista, combinano quelli che io chiamo "Colore" e "Tecnica": gli elementi melodici con l'abilità di architettare strutture anche complesse.



Non posso non affermare di essere veramente entusiasta: This is Odd è un album grandioso. Pur avendo apprezzato il lavoro solista In A Haunted House, qui siamo già dentro un altro scrigno. Il viaggio è piacevole - da "Music for Four Musicians" alla straordinaria "On The Tail Of A Rainbow" - e il 'rewind' è d'obbligo. 

        Il gruppo è formato da:

  - Lorenzo Cellupica: piano, composer

  - Damiano Drogheo: tenor and alto sax

  - Gianfranco De Lisi: el. bass

  - Massimo Ceci: drums


Brani preferiti: "This is Odd", la quarta traccia, quella che dà il titolo all'opera e che è anche la più lunga con i suoi 9 minuti; si trova a circa metà dell'album (della durata complessiva di poco meno di un'ora) e separa brani come "I Can't Paint" e "No Strawberries", de facto due facce della stessa urgenza espressiva. Un altro grandissimo brano: il già citato "On The Tail Of A Rainbow". Ma l'album "tiene" nella sua interezza, rappresentando, come già accennato, un percorso plastico tra improvvisazioni e variazioni (spesso, diversificazioni degli stessi motivi e sequenze di note). 


Articolo apparso anche su 'Fausts Look'



L'artista
Lorenzo Cellupica è un pianista, tastierista, compositore e insegnante di musica di Isola del Liri (FR). La sua formazione poliedrica spazia tra diversi generi quali jazz, classica, rock, blues e prog. 
Nel corso della carriera ha collezionato numerosi riconoscimenti sia come solista, sia all’interno di formazioni da lui fondate: primo premio al festival Non solo jazz tenutosi ad Alvito, Premio della critica TG24 come miglior musicista, premio Rotary Club Frosinone - Edizione per l’area Jazz... 
Per i suoi progetti e per le sue varie pubblicazioni ha ricevuto recensioni e apprezzamenti da varie riviste italiane ed estere. Si è esibito inoltre in numerosi festival - anche internazionali. Ha dato concerti persino negli Stati Uniti d'America. 

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11 ago 2025

Quando la Premiata Forneria Marconi "went English"

 

 San Francisco, 1975

(Questa e quella sottostante sono foto tratte dal sito della Esoteric Records: https://www.esotericrecordings.com/manticore.html)

P.F.M. - Chocolate Kings
(1975; Bernardo Lanzetti alla voce)
Cronologia di quegli anni
1973 Esce Photos of Ghosts, primo album per il mercato internazionale con il brano "Per un amico", una nuova versione di "È festa", di "Celebration" e il brano strumentale "Old rain". La Premiata viene scritturata dalla Manticore, etichetta inglese fondata da Emerson, Lake & Palmer. I testi e la produzione del disco sono di Peter Sinfield, paroliere-poeta dei King Crimson.
Per tutto il ’73 fino all’inizio del ’74, la P.F.M. è in tournée in Italia e in Gran Bretagna. In Europa suona con i Ten Years After di Alvin Lee.
Photos of Ghosts entra nelle classifiche americane di “Billboard” e ottiene il premio della critica giapponese quale miglior album dell’anno. P.F.M. raggiunge grandi risultati nel pop poll della celebre rivista 'Melody Maker', conquistando il secondo posto nelle “Brightest Hopes”, davanti a Supertramp e Eagles.
1974 Esce L’isola di niente nella versione italiana e The World Became The World con i testi di Sinfield. È il primo disco con il nuovo bassista: Jean Patrick Djivas (ex Area), che sostituisce Giorgio Piazza. Dopo il successo di Photos of Ghosts, la Manticore organizza il primo tour promozionale negli Stati Uniti per il lancio del secondo album.
The World Became The World è sicuramente più sofisticato dei precedenti e ricco di musica suggestiva che permetterà alla P.F.M. di ottenere grande successo durante il tour negli Stati Uniti a supporto di Poco, Santana, Beach Boys, Allman Bros, ZZ Top e molti altri.
Fu proprio durante questo tour che Mario Medius, direttore artistico della Manticore a New York, decise di registrare i concerti della band. Nasce così il primo live ufficiale della P.F.M.: Cook, edito in Italia con il titolo Live in U.S.A..
1975 Esce Chocolate Kings e nella formazione entra Bernardo Lanzetti come voce solista e seconda chitarra. P.F.M. parte per un tour in Giappone. I concerti di Tokyo, Osaka e Nagoya, festeggiati con la consegna del Disco d’Oro, sono un trionfo. Il calore e la partecipazione del pubblico giapponese rimane ancora oggi uno dei momenti più intensi della loro attività. Subito dopo volano negli Stati Uniti per la quarta tournée che riscuote grandi consensi da parte del pubblico mentre la stampa critica l’ultimo LP per i testi non proprio filo-americani. Nel frattempo, Chocolate Kings entra tra i Top-Twenty degli album più venduti in Gran Bretagna, quasi a compensare la tiepida accoglienza del mercato stelle-e-strisce.
1976 PFM torna in Europa per la quarta tournée inglese. Memorabile la visita della Regina Madre durante le prove del concerto alla Royal Albert Hall. Al rientro in Italia, Mauro Pagani lascia il gruppo. Con la sua uscita si chiude un ciclo, per certi versi pionieristico, che li aveva portati a raggiungere traguardi impensabili. È tempo di cercare nuovi stimoli e spunti creativi.
1977 Esce Jet Lag, album più orientato al jazz-rock grazie anche all’apporto del nuovo violinista di altissimo livello, Gregory Bloch.
(......)




P.F.M. live in Nottingham, England, 1976 - "Alta Loma Five 'til Nine" / "William Tell Overture"
Nel 1976 la Premiata Forneria Marconi, sotto contratto internazionale con la Manticore di Emerson, Lake & Palmer, si esibì in una serie di date inglesi per promuovere Chocolate Kings: Nel 2010, la Esoteric Records tira fuori dagli archivi la registrazione di uno di quegli show, quello del primo maggio del 1976 presso l'Universita' di Nottingham.
Bernardo Lanzetti (voce), Flavio Premoli (tastiere e voce), Franco Mussida (chitarre e voce), Franz Di Cioccio (batteria, percussioni e voce), Mauro Pagani (violino e flauto) e Patrick Djivas (basso) sono gli splendidi protagonisti di una performance trascinante in cui i pezzi del nuovo album come la title track, "Paper Charms" e "Out Of The Roundabout" convivono con i classici quali "Celebration" ("E' festa") e "La carrozza di Hans" (in una versione decisamente estesa), con "Four Holes In The Ground" ("La luna nuova") dal precedente The World Became The World, con un assolo di chitarra acustica di Mussida e con le belle improvvisazioni prog fusion di "Alta Loma Five 'Til Nine" legata in coda allo show alla overture del "Guglielmo Tell" di Rossini. [Negozio di dischi online 'Papermoon': https://www.papmoon.com/pfm-celebration-live-in...]
Il concerto è riprodotto integralmente su doppio CD arricchito da esaurienti note di copertina.




** Sull'altare della musica mondiale **


----> P.F.M. - "Celebration", live 1980 alla TV svizzera-italiana.
Senza più Flavio Premoli alle tastiere, che, stanco della vita 'on the road', aveva lasciato il gruppo proprio quell'anno.
I componenti:
Walter Calloni (batteria). Franco Mussida (chitarra). Franz di Cioccio (voce, batteria, percussioni). Patrick Djivas (basso). Lucio Fabbri (tastiere e violino). Franco Mussida (chitarra, voce).
Tutti loro polistrumentisti; musicisti immensi.