25 giu 2025

Un bell'instrumental: Jonhatan Tenerini

 Noisy Shadows

uscito il 26 maggio 2025



      Tensione, apertura, risoluzione

Debutto per il toscano Jonhatan Tenerini, batterista professionista, compositore ed endorser per i marchi Tama, Ufip, Vater Drumsticks e Remo Drumheads.

Su Spotify


   Jonhatan Tenerini & NSP (Noisy Shadows Project) - "Berbero", live

Disco dal carattere fusion/prog strumentale, Noisy Shadows fonde tecnica e sperimentazione attraverso arrangiamenti in costante mutamento tra vasti paesaggi sonori e groove pulsanti, poliritmie e risonanze che rendono distinguibile la vena artistica dell’artista.



Il disco si è sviluppato con il tempo. La sua nascita può farsi risalire al 2017, quando viene composta "4 P.I.E." (undicesima e ultima traccia in questo album). Tenerini si ispira a gruppi come la Chick Corea Elektric Band e i Toto, oltre che ai maestri della batteria Dave Weckl, Simon Phillips e Jeff Porcaro. In questo suo viaggio tra diversi stili e generi, echeggiano anche memorie di Enya e Hans Zimmer.


Il titolo Noisy Shadows racchiude l’identità del disco: “Noisy” come il “rumore” del suono, inteso come presenza incessante e costante e “Shadows”, come le visioni interiori proiettate in musica, con un cambio frequente delle melodie e degli stati d’animo che attraversano ogni traccia. 

      Il quartetto è composto da:

Jonhatan Tenerini alla batteria, Matteo Moscardini al basso, Francesco Gracci alla chitarra e Federico Gerini a piano e synth.




Il suono è volutamente acustico, caldo e naturale. Non sono stati usati compressori o equalizzatori sulla batteria - registrata con microfoni artigianali valvolari e a nastro; la stessa inclinazione analogica vale per basso e chitarra.

I synth danno un senso di profondità, mentre i cori hanno una funzione fortemente evocativa: le voci tibetane in "Walnuts Essence", le voci soavi in "One Row" e quelle epiche nell'opener "The Hole". 

Anche gli arrangiamenti e le atmosfere sono mutevoli: emergono su tutto le influenze arabe in "Berbero" e i richiami giapponesi in "Yokai".

Noisy Shadows è disponibile su tutte le piattaforme digitali, di seguito un link per l’ascolto:

       Spotify



                    LINKS

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    "Yōkai"



18 mag 2025

"Buon compleanno!" al grande Rick Wakeman

 Nato a Perivale, Inghilterra, il 18 maggio 1949, da piccolo sognava di principesse da liberare e altre romantiche tenzoni... e fu anche questa sua passione, da lui trasposta in musica, a portarlo un'infinità di volte sulle copertine di riviste di progressive rock e di classic rock! Quella qui sotto è la cover di Prog di febbraio 2023, n. 137, dedicata al celebre tastierista.


"Quando suoni, stai dipingendo usando le note". Così diceva a Rick Wakeman la sua insegnante di pianoforte. Una lezione che Rick non dimenticò mai. In una galleria di quadri ci sono temi, forme e colori diversi e Wakeman cercò sempre di comporre come se fosse un pittore.

È uscito lo scorso novembre A Gallery of the Imagination, album realizzato insieme alla sua English Rock Ensemble.



La line-up è la medesima dello scorso disco di Wakeman, The Red Planet: si tratta dei componenti di un gruppo (ERE o, appunto, English Rock Ensemble) che, con gli inevitabili rimescolamenti di formazione, accompagna il mago delle tastiere fin dalle sue prime scorribande musical-imprenditoriali. Nella fattispecie:

Lee Pomeroy al basso, il chitarrista Dave Colquhoun, il batterista Ash Soan e, al canto, Hayley Sanderson, nota per aver partecipato al programma della BBC Strictly Come Dancing (il nostro Ballando con le stelle).


Link: Una recensione/presentazione di A Galery of the Imagination

 


Richard Christopher Wakeman
(questo il suo nome completo) si formò come pianista classico prima di passare alle tastiere e ai sintetizzatori. Fece da session man per diversi artisti (David Bowie, Elton John, Cat Stevens, Lou Reed, i Black Sabbath, John Williams, Al Stewart...) ed entrò negli Strawbs per poi passare agli Yes

In "Space Oddity", straordinario brano cantato da David Bowie, è Rick a suonare il Mellotron.


  Yes - 'Fragile'

Anno 1971. Affinché l'astronave Yes possa per davvero decollare, occorre che arrivi il tastierista Rick Wakeman al posto di Tony Kaye. Il gruppo ha già alle spalle due gradevoli album di pop sinfonico che non sono dissimili dallo stile dei Moody Blues e in più ha pubblicato The Yes Album, che è già una svolta verso il progressive rock.

La formazione è adesso:

Anderson, Howe, Squire, Bruford e Wakeman,

ed è questa che, oltre a Fragile, produrrà anche il successivo, altrettanto fantastico album Close To The Edge

  


Link: Rick Wakeman e la sua esperienza con i Black Sabbath


 Yes - 'Close To The Edge' (1972)

"Close To The Edge", brano di 18 minuti  dall'album eponimo, ha tutto ciò che caratterizza il progressive rock. Ripetiamo i nomi: Jon Anderson, Bill Bruford, Rick Wakeman, Steve Howe, Chris Squire. Si recita come una poesia.
Subito dopo questo lavoro, Bill Bruford, il batterista, abbandonerà inaspettatamente gli Yes per passare ai King Crimson.

 La copertina dell'LP è di Roger Dean e stavolta non presenta un disegno fantastico e arzigogolato, eppure un certo effetto lo fa, con quel verde diffuso e la scritta (che dovremo definire, d'ora in poi, "roger-deaniana") con il logo della band, oltre al titolo, scritto con caratteri simili. "Close To The Edge" è un'espressione traducibile: "vicini al bordo".

Per molti, questo è il concept album più bello della storia del rock. Per altri, una delle dieci pietre miliari del progressive (ma noi crediamo che siano più di dieci; fermo restando che i più famosi rimangono Foxtrot, Pawn Hearts, In The Court..., Red, Thick As A Brick, Third...). Resta comunque uno dei capolavori del nostro genere preferito e, in termini di bellezza assoluta, nella discografia degli Yes si rimane indecisi se dare la corona a questo oppure a Fragile. (O a The Yes Album!)

Certo è che, tra tanti dischi stupendi, sarebbe utopico voler stilare una classifica. 

   

 Link: Pietre miliari: Close To The Edge.- Recensione sul sito Metallized

 Periodo di registrazione di Close To The Edge: dal febbraio 1972 al giugno dello stesso anno. (Pubblicazione: a settembre.)

Il film Yessongs, sugli Yes e sulla loro musica, venne prodotto nel 1975. Regia: Peter Neal. Qui vediamo gli Yes durante il loro 'Close To The Edge Tour' (dicembre 1972).  Sul palco c'era già Alan White alle pelli d'asino. Fino ad allora White aveva suonato con e per Steve Winwood, John Lennon (nonché nella Plastic Ono Band), George Harrison (nell'album All Things Must Pass) e, dal vivo, con Joe Cocker.

   Starring (nel docufilm): 

      - Jon Anderson

      - Chris Squire

      - Steve Howe

      - Rick Wakeman

      - Alan White

   





    Le Sei Mogli di Enrico VIII

Usciva il 23 gennaio 1973: The Six Wives of Henry VIII, primo album solista di Rick Wakeman.

Un rock a tratti ridondante (con il gentile aiuto degli altri membri degli Yes) a base di Mellotron, Moog, organo Hammond, organo di chiesa, piano elettrico, pianoforte a coda, vari synth.


  Yes - 'Tales From Topographic Oceans'

L'attività degli Yes continua senza soluzione di continuità. 7 dicembre 1973: esce Tales From Topographic Oceans, un doppio LP, sesto lavoro in studio della band. 

Le opinioni di critici e fan furono assai discrepanti... Gli Yes qui erano - come abbiamo detto - senza Bill Bruford, che aveva imboccato la strada dei King Crimson ma, comunque, per lui era subentrato, alle pelli d'asino, l'eccellente Alan White.

Doppio album, ripetiamo; e una delle critiche principali mosse a Tales From... è proprio la lunghezza. Secondo alcuni recensori di allora, l'album avrebbe potuto avere maggiore coerenza e impatto se fosse stato contenuto in sole due facciate di vinile.

Questione di punti di vista. Fatto è:

Side One e Side Two dell'opera risultano essere eteree, cristalline a tratti e a tratti nebbiose, fumose; con qualche lungaggine, certo. Side Three e Four sono invece più ritmiche, vi si sente più acciaio.

In tutto e per tutto, ad ogni modo, traspare lo stile tipico degli Yes. E, anche se non sempre è magia, trattasi di certo di buona musica. 

Yes:

   - Jon Anderson (Lead Vocals, Acoustic Guitar, Percussion)

   - Steve Howe (Guitar, Electric Sitar, Backing Vocals)

   - Chris Squire (Bass, Backing Vocals)

   - Rick Wakeman (Keyboards)

   - Alan White (Drums, Percussion, Backing Vocals)

Cover: Roger Dean


https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kb8xEtrxemjdLgHaZzOfS5MFHI7oBseQc

   



    Il Viaggio al Centro della Terra di Rick Wakeman

Un po' più di fantascienza stavolta e meno saghe medievali e fantasy... Journey to the Centre of the Earth. Il fascino di questo racconto divenuto sinfonia rock è inalterato ancor oggi e, fin dalle battute iniziali, pare di tornare al momento della genesi dell'opus, all'esecuzione con registrazione in presa diretta. E "vediamo" la pomposità della messa in scena, con l'orchestra di là, la band di qua e, immerso in decine di vari strumenti a tastiera, lui, lo stregone, l'alchimista, ancora molto giovane e bello e dalla lunga capigliatura bionda.

   


 'No Earthly Connection' (1976)

Con l'album The Myths & Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table e la sua implementazione teatrale (con tanto di orchestra e persino balletto sul ghiaccio!), Rick Wakeman si era superato; in tutti i sensi. Anche in senso finanziario. Così nel 1976 dovette ridimensionare la squadra che lo accompagnava, facendone un "ensemble rock". E quale tema si sarebbe potuto adattare al suo nuovo album? Certo, qualcosa che rendesse giustizia al suo ego smisurato! Il tema glielo fornirono i libri di Erich von Däniken, uno dei guru della cosiddetta paleoarcheologia, un sostenitore dell'esistenza degli alieni.
No Earthly Connection è musica del futuro, ha testi esoterico-filosofici e, quasi obbligatoriamente per quell'epoca e per musicisti come Wakeman, è un concept album. La copertina interna mostra il tastierista degli Yes che salta dal cerchio di pietre di Stonehenge. E la copertina esterna? Beh, insomma! Non bellissima. Sembra il risultato di un trip andato a male e non ci guadagna neppure come cover per il CD. Anzi... Solo chi possedeva l'edizione originale del disco (dell'LP) sa che l'immagine anteriore e quella posteriore possono essere visualizzate... con la pellicola a specchio che era inclusa nel disco. 
È il suo quarto album da solista (alcuni dicono il sesto...) e, almeno fino a Prayers del 1993, quello in questione è uno degli ultimi degni di nota nella sua tentacolare discografia! (Però i due a noi più vicini sono molto belli, secondo noi.) Considerando che Rick Wakeman è senza dubbio uno dei musicisti più acclamati, occorre dire che ha realizzato un'incredibile quantità di dischi solisti alquanto... scarsi. Passiamoli velocemente in rassegna: colonne sonore snervanti (Crimes of Passion), dischi rock che dicono poco e niente (Rhapsodies), pasticci vari a sfondo "divino" (A Suite Of Gods), una cover dei Beatles di sicuro superflua (Tribute To The Beatles) e un sacco di deliri magico-esoterici (come Aspirant Sunshadows). Recentemente ha realizzato The Red Planet e poi anche A Gallery of the Imagination, che lo hanno riportato ai livelli di classici come The Six Wives of Henry VIII, ...King Arthur..., del live Journey To The Center of the Earth o perlomeno di Two Sides of Yes; tuttavia negli ultimi anni ha sfornato anche materiale deboluccio. Tra le cose che si possono salvare, l'album The Living Tree, insieme al collega degli Yes Jon Anderson.
No Earthly Connection del '76 è energia elettronica e poesia ad un tempo, è spazio infinito e mistero. Sembra svanita la pesantezza dei full-length orchestrali. È un disco che testimonia dell'abilità e della capacità espressiva del tastierista e contiene alcune parti vocali non proprio malvagie.

   


   Link: Rick Wakeman e il Minimoog (Video) 


   Rick Wakeman a 'The Old Grey Whistle Test' (BBC) nel 1976

   



 
'1984' (1976)

Dopo aver abbandonato gli Yes all'inizio del 1980, Wakeman riprese la sua carriera da solista. Riformò la propria band, l'English Rock Ensemble, che altro non erano che i suoi vecchi amici del pub Valiant Trooper capitanati dal cantante Ashley Holt (curiosa omonimia con un'attuale chef televisiva statunitense), e completò un tour europeo. Per uno dei progetti precedenti, il tastierista si era assicurato un contratto discografico con la Charisma Records, che gli garantì un anticipo per realizzare un album.

Wakeman aveva programmato circa due anni e mezzo per il concept in questione, dall'ideazione al completamento. (E si sa che, per lui, quasi ogni concept è in realtà una rock opera!) Il suo desiderio di lavorare con altri musicisti che non fossero gli Yes era forte già prima della sua fuoruscita. E d'altronde non era mai scemata la sua passione di fondere le tastiere elettroniche con un'orchestra e un coro. Anche in questo caso non voleva scrivere un album ambientato nel passato di Britannia, bensì nel futuro. Scelse, come tema del suo nuovo lavoro, 1984, il celebre romanzo distopico - del 1948 - di George Orwell

Compose la musica del nuovo progetto durante le pause del tour con gli Yes, incluso un periodo di tempo trascorso nella casa francese a Beaulieu-sur-Mer, vicino Monaco. Chiese poi a Tim Rice - affermato "lyricist" - di dargli una mano con i testi. E arruolò uno stuolo di cantanti.

Non c'era stavolta, tra di loro, l'amico Ashley Holt... che, tanto, lo aveva accompagnato in tournée con l'English Rock Ensemble e che avrebbe cantato ancora in altri suoi album. I cantanti di 1984 erano: Chaka Khan, Kenny Lynch, Steve Harley, Tim Rice, Jon Anderson.

Ecco i musicisti principali (calcolando che, aggiungendoci l'orchestra, i cantanti e le coriste, si arriva a una squadra di 82 persone!):

   - Rick Wakeman : piano, Prophet-5, Prophet 10, RMI synthesiser, Hammond organ, Oberheim OB-X 1 synthesiser, Mini-moog synthesiser, Yamaha CS80 organ, string machine, Synclavier synthesiser

   - Steve Barnacle (aka "Boghead"): Fender bass guitar

   - Tim Stone (aka "Beaky"): guitar

   - Tony Fernandez: drums

   - Gary Barnacle: selmer saxophone

   - Frank Ricotti: Ludwig drums

   

Che cosa spinse Rick Wakeman e Jon Anderson a lasciare gli Yes nel 1980? Beh, ci furono - come accadeva in altre band - dispute finanziarie e disaccordi sullo stile musicale da seguire. Anderson e Wakeman erano per una musica più melodica ed "easy" mentre Steve Howe, Chris Squire e Alan White tendevano a un suono più prossimo all'hard rock. 

Fu una separazione dolorosa. Ma il destino del tastierista Wakeman e del cantante Anderson era legato agli Yes, loro navicella-madre. Entrambi infatti vi avrebbero fatto ritorno negli Anni Novanta... previo un gruppo chiamato  Anderson Bruford Wakeman Howe.


   Rick Wakeman, parte solista in 'An Evening of Yes Music Plus', tour degli Anni '90. Include parti di "Madrigal", "Gone But Not Forgotten", "Catherine Parr" e "Merlin the Magician"

   


   Rick Wakeman e uno dei suoi medley (Montreux Jazz Festival, 14 luglio 2003) 

                                               Guarda il video su Youtube




Ecco cosa succede quando alcune leggende del Rock (con la "r" maiuscola) si ritrovano insieme su un palco a fare "jam". Questa è "Würm", parte finale di "Starship Troopers" (Yes). Rick Wakeman e Brian May le stelle dello show.
Ma ammirate soprattutto l'assolo di David Calcqoun (è quello con la Les Paul blu)!

   



  Concerto di Rick Wakeman e la sua ERE, English Rock Ensemble, all'isola di Tenerife ("Live at Starmus", festival della musica e dell'astronomia)

   


  
  Rick Wakeman - "The Dinner Party"

   


 


Piccoli geni crescono... Oliver Wakeman, figlio di Rick, suona anche lui le tastiere.

   Clive Nolan & Oliver Wakeman - The Hound of the Baskervilles (2002)

   



     Da uno degli ultimi album di Rick Wakeman, questo è "The North Plain"

   

13 mag 2025

'Lumpy Gravy' di Frank Zappa usciva il 13 maggio 1968

 Celebriamo oggi l’anniversario di Lumpy Gravy di Frank Zappa. Musica concreta immersa nell'universo del rock e del pop!


Un curioso divertessement che forse non rappresenta una capolavoro assoluto, ma è un indicatore della vasta (e colta) creatività del siculo-americano Frank ("Francesco") Zappa.


Il 13 maggio 1968 la Verve pubblicò Lumpy Gravy, primo album di Zappa senza i Mothers of Invention (e può quindi considerarsi il suo debutto solista). 

C'era stata una registrazione iniziale per la Capitol e una pubblicazione non ufficiale nell'agosto del 1967, che causò un tumulto legale. Dunque: il full-lenght faceva già parlare di sé prim'ancora che uscisse ufficialmente! Niente male per un disco ispirato alla musica contemporanea, sperimentale e d'avanguardia. (Influenze: John Cage e soprattutto, ovviamente, Edgar Varese - "musique concrète".)

Lumpy Gravy fu prodotto contemporaneamente a We're Only in It for the Money e Zappa lo considerò la seconda parte di una "continuità concettuale" che in seguito avrebbe condotto al suo ultimo lavoro, il postumo Civilization Phaze III.


Due suite epiche, ciascuna della durata di più di 15 minuti, occupano ciascun lato di questo CD e sono divise rispettivamente in 12 e 10 sezioni, il che conferisce al loro sviluppo una certa fluidità. Zappa abbandonò per una volta - almeno in parte - la chitarra e il canto per dedicarsi alla direzione e all'arrangiamento. 

L'influenza di Edgar Varèse nelle sue opere è evidente: "L'uso di blocchi sonori, il primato del timbro sull'altezza, la variazione dei tempi... sono tutti tratti distintivi del lavoro di Varèse" (parole del critico Barry Miles nel 2005).

Frank Zappa ed Edgar Varèse: maestri delle sonorità "strane" e piene di invenzioni

Per Lumpy Gravy, Frank Vincent Zappa ha diretto un ensemble da lui chiamato "Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra & Chorus". Per eseguire i due lunghi brani, aveva a disposizione circa sessanta musicisti, tra cui undici suonatori di legni e ottoni, sedici archi, cinque chitarristi, cinque bassisti, sette batteristi e percussionisti e, last but not least, circa venti coristi. 
Un'opera ambiziosa, che fa parte di quella lunga serie di curiosità e/o sorprese con cui il musicista di Baltimora, nel corso della sua carriera, non ci ha certo risparmiato.

In un'intervista, la sua vedova Gail spiegò che, negli ultimi anni di vita, Zappa considerava ogni album semplicemente una parte della stessa composizione e che l'insieme veniva a formare un'unica, enorme opera musicale. 
Come detto, secondo lui i suoi capolavori sono stati Lumpy Gravy, We’re Only In It For The Money (1968, con i Mothers) e Civilization Phase III, l’album postumo, uscito nel 1994.

Per (ri)scoprire Lumpy Gravy: ottimale sarebbe la versione rimasterizzata del 1995 da Rykodisc.




        Tracks

1. Lumpy Gravy Part One (15:48) :
- a. The Way I See It, Barry
- b. Duodenum
- c. Oh No
- d. Bit of Nostalgia
- e. It's from Kansas
- f. Bored Out 90 Over
- g. Almost Chinese
- h. Switching Girls
- i. Oh No Again
- j. At the Gas Station
- k. Another Pickup
- l. I Don't Know If I Can Go Through This Again

2. Lumpy Gravy Part Two (15:51) :
- a. Very Distraughtening
- b. White Ugliness
- c. Amen
- d. Just One More Time
- e. A Vicious Circle
- f. King Kong
- g. Drums Are Too Noisy
- h. Kangaroos
- i. Envelops the Bath Tub
- j. Take Your Clothes Off


    Line up :
Frank Zappa (compositore, arrangiamenti, dirigente, produttore)

    Con:
Dennis Budimir, Al Viola, Tommy Tedesco, Tony Rizzi (chitarre)
Paul Smith, Michael Lang, Jimmy Haynes, Lincoln Mayorga (pianoforte, clavicembalo, celesta) 
Richard Parissi, Arthur Maebe (corni)
Jimmy Zito (tromba)
Kenny Shroyer (trombone)
John Rotella (altri strumenti a fiato, percussioni)
Roy Estrada, Bob West, Chuck Berghofer, Jimmy Bond (basso)
John Guerin, Frank Capp, Shelly Manne (batteria)
Victor Feldman, Alan & Jim Estes, Emil Richards (percussioni)
Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra (batteria, strumenti a fiato, cori)

Frank Zappa & Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra - il vinile di Lumpy Gravy


14 apr 2025

Happy Birthday, Sonja Kristina! (Piccola storia dei Curved Air)

Auguri a Sonja Kristina Linwood,

nata Sonja Christina Shaw,

in arte: Sonja Kristina

(14 apr. 1949, Brentwood, GB)!


    Curved Air, 1972 - TV francese

                                    #rock #music #prog #progrock #artrock

I Curved Air non sarebbero stati (né sarebbero) quel gruppo che erano (che sono) senza la loro frontwoman, Sonja Kristina!

   "Metamorphosis", dall'album Air Cut, 1973


Negli Anni '60, giovanissima, Sonja iniziò a bazzicare i folk club e ad esibirsi. A 15 anni prese a studiare recitazione, cantando nel frattempo a fianco di artisti come Sandy Denny, Al Stewart e Buffy Saint-Marie. 
Nel 1968 fece parte del cast londinese del musical Hair (allo Shaftesbury Theatre) e nel 1970 si unì ai Curved Air, non soltanto come cantante ma anche come autrice di testi.
"Back Street Luv" fu uno dei più grandi successi del gruppo e i Curved Air fecero fin da subito delle tournée internazionali. Nei sei anni che seguirono, mentre la formazione cambiava di continuo, Sonja fu l'unico membro costante della band. Dopo l'ultimo concerto di quel primo, intenso periodo (1976), lei continuò a esibirsi in spettacoli nel West End, in TV e nei teatrini off-off. E con una propria nuova band - gli Escape - registrò il suo primo album solista: Sonja Kristina (1980).

Ha avuto tre figli con Stewart Copeland, già batterista dei Curved Air (Copeland formò poi i Police). Sonja Kristina e Stewart si separarono dopo 16 anni di vita comune, quando lui decise di andare a vivere a Los Angeles e la cantante si rimise in viaggio, stavolta sotto l'egida dell'acid folk (la reinvenzione del folk rock con una nuova denominazione). Altri cinque anni di successo, seguiti da un anno sabbatico dedicato allo studio di terapia del suono della musica e della voce, con un Master in Arti dello Spettacolo e insegnando canto alla Middlesex University.

Riprese quindi a registrare e ad esibirsi in ambito ambient jazz; in quella fase della sua vita, prese a collaborare con il compositore/produttore Marvin Ayres, noto per la sua manipolazione di trame sonore e installazioni audiovisive. Marvin le suggerì di fare musica insieme. Sotto il nome MASK, i due pubblicarono Heavy Petal (2005), album acclamato dalla critica. Il loro secondo album, Technopia, è stato pubblicato nel 2010. Seguì un tour con i riformati Curved Air...

 Curved Air 1970-71
Nella foto c'è anche il bassista Ian Eyre, che fu nella band soltanto per un biennio circa ed è purtroppo venuto a mancare nell'aprile 2022.
Ben poco si sa della vita di Eyre come musicista dopo aver lasciato i Curved Air. Certo è che ritornò sul palcoscenico con la band per il 45. anniversario dei Curved Air: nel 2015, al teatro "Under The Bridge", dove lui suonò in "Back Street Luv".
(L'album Live at Under the Bridge (45th Anniversary Edition) è uscito nel 2016: ----> su IBS disponibile)


 Sonja e Stewart Copeland - 1982.    Image by © Lynn Goldsmith/Corbis © Corbis.  All Rights Reserved.



"Vivaldi", dei Curved Air, uno dei loro brani piu celebri, è contenuto nell'album Air Conditioning, uscito nel nov. 1970

Sonia Kristina e il violinista Darryl Way erano le anime dei Curved Air... insieme a Francis Monkman.

Ma la separazione sarebbe arrivata molto presto... 

  - Sonja Kristina: lead vocals
  - Darryl Way: violin, backing vocals
  - Francis Monkman: guitars, keyboards
  - Rob Martin: bass
  - Florian Pilkington-Miksa: drums
#CurvedAir #SonjaKristina #DarrylWay #francismonkman #progrock #progressiverock Curved Air Sonja Kristina



Il violino elettrico dei Curved Air. (Darryl Way.) E la voce di Sonja Kristina.
   "Back Street Luv"




L'immagine di Sonja Kristina, l'icona vivente della ragazza "al naturale" (bellezza acqua e sapone) degli anni '60-'70, riempiva allora tutte le riviste musicali - Melody Maker, Record Mirror, NME alias New Musical Express, Sounds...
Dalla musica folk passò al rock (anche progressivo) sostituendo brevemente Sandy Denny negli Strawbs ed entrando poi nei Curved Air. 
Nei nove album "classici" della band londinese (1970–1976 e 1990; poi ce ne furono altri, ma noi ci concentriamo sugli anni-clou dei Curved Air), Sonja fu l'unico elemento fisso. 
Anzi: già per realizzare il terzo album, Air Cut, Sonja dovette ingaggiare nuovi musicisti, poiché era rimasta sola. Dopo la registrazione, la band tornò a sciogliersi...






Curved Air - Second Album (1971)

  - Sonja Kristina: lead vocals
  - Darryl Way: violin, backing vocals, piano (5)
  - Francis Monkman: guitars, keyboards, VCS3 synthesizer
  - Ian Eyre: bass guitar
  - Florian Pilkington-Miksa: drums



Phantasmagoria è del 1972.
Un unico cambiamento rispetto alla formazione precedente: al basso non c'è più Ian Eyre (che aveva sostituito Rob Martin) bensì Mike Wedgwood, il quale suona anche la chitarra acustica e canta.


   Curved Air (alla celebre trasmissione della TV tedesca Beat Club) - "Propositions"


Nel video sottostante: "Young Mother In Style", da Air Waves - Live at the BBC.
Ian Eyre fu bassista per poco tempo del gruppo ma contribuì al suo successo iniziale. 
"Young Mother In Style" è uno dei brani del Live at the BBC che vede ancora Eyre al basso.



Air Cut, quarto album in studio dei Curved Air, fu registrato nel 1973 e seguì la partenza di tre dei membri fondatori della band. Solo Sonja Kristina e Mike Wedgwood sono rimasti nella band rispetto alla formazione del loro precedente album e Air Cut li porta in una direzione più orientata al rock. 
Qui c'è una Sonja in qualche modo simile (non solo per via dell'ugola) a Grace Slick. O forse più assomigliante a Mariska Veres, la cantante degli olandesi Shocking Blue.
In Air Cut, al violino subentra Eddie Jobson al posto di Darryl Way.



Curved Air - Live (1975)

Una delle critiche (positive) che ricevette questo album: "Sonja Kristina non è forse mai stata vocalmente così in forma come adesso, mentre la strumentazione sbugiarda la convinzione che i Curved Air diano il loro meglio in studio".

 Grandi elogi da parte di tutti o quasi tutti i giornalisti specializzati ricevette a suo tempo questo 'live'. Venne registrato durante il tour della reunion dei Curved Air, nel dic. 1974. Con un ennesimo cambio al basso!

  - Sonja Kristina: lead vocals
  - Darryl Way: violin, keyboards, backing vocals
  - Francis Monkman: lead guitar, organ, VCS3 synthesizer
  - Florian Pilkington-Miksa: drums
  - Philip Kohn: bass guitar


Midnight Wire è il quinto album in studio dei Curved Air ed è stato registrato nel 1975. Ha segnato un altro cambio di formazione nella band, con Darryl Way e Sonja Kristina che hanno reclutato nuovi musicisti dopo la fine del tour di reunion, da cui era nato il Curved Air - Live. Ai testi  contribuì Norma Tager, un'amica di Sonja Kristina. La Tager aveva aiutato la cantante a disegnare i costumi che lei indossava sul palco, a cominciare dalla riunione dei Curved Air (nel 1974) fino alla loro nuova rottura (1976).

Line-up:

  - Sonja Kristina: lead vocals
  - Darryl Way: violin
  - Mick Jacques: guitars
  - Stewart Copeland: drums

Guests:

  - John G. Perry: bass guitar
  - Peter Wood: keyboards
  - Derek Damain: backing vocals on "The Fool"


 Curved Air nel 1975

Curved Air - Airborne (1976)

Line-up:

  - Sonja Kristina: vocals
  - Darryl Way: violin, keyboards
  - Tony Reeves: bass, keyboards, double bass on "Broken Lady"
  - Stewart Copeland: drums "heavy artillerie"
  - Mick Jacques: guitars

Guest musicians:
  - Robin Lumley: piano on "Broken Lady"
  - Alan Skidmore: saxophone on "Hot & Bothered"
  - Henry Lowther: trumpet on "Hot & Bothered"
  - Frank Ricotti: congas
  - Jack Emblow – accordion on "Broken Lady"
  - Bob Sargeant: organ on "Desiree" and "Kids to Blame"


      Quando Stewart Copeland suonava nei Curved Air

Non tutti sanno che, prima di entrare nei Police, Stewart militò per due anni nei Curved Air, di cui sposò la cantante Sonja Kristina e con i quali registrò due album, Midnight Wire ed Airborne, che non ebbero però i riscontri commerciali sperati anche per il crescente disinteresse da parte del pubblico nei confronti del progressive rock, giunto alla fine della sua età d'oro.

Fu proprio nell'ultimo concerto con il gruppo, a Newcastle, che Copeland incontrò Sting, il quale era lì con la propria formazione jazz fusion (che si sarebbe esibita dopo i Curved Air).
Successivamente a quel concerto, i Curved Air si sciolsero (ancora una volta) e Stewart diede vita ai Police insieme a Sting, con i risultati che tutti sappiamo.

 Stewart Copeland, leggendario suonatore delle "pelli d'asino", nato il 16 luglio 1952.
Americano, di buona famiglia che si era trasferita in Inghilterra, esordì con i Curved Air, la cui cantante, Sonja Kristina, fu sua moglie per nove anni scarsi (1982-1991). Dopo l'esperienza con i Curved Air, passò ai Police. 
Ha scritto diverse opere sinfoniche oltre a una quantità impressionante di colonne sonore. È stato anche attore...

 "Stark Naked", live


    Curved Air - "Vivaldi"
                                       (live in Tokyo 2009)


Reborn (Curved Air), CD / Box set con 12 brani ri-registrati... con il ritrovato Darryl Way al violino e come "direttore". Le versioni originali conservano un fascino speciale e irripetibile; qua la band tenta di traghettare il vecchio sound nel nuovo millennio. Il suono non è del tutto raffinato, non è "finito". Ascoltabile, comunque!


Andiamo a riascoltarci "Marie Antoinette"!
Il canto placido di Sonja Kristina e la chitarra raffinata di Francis Monkman introducono questa canzone tratta dall'album Phantasmagoria, album che nel 2018 l'etichetta Cherry Red Records ha voluto riproporre in una nuova edizione curata e ampliata. Dopo le prime frasi musicali del brano in questione, saremmo portati a credere che trattasi di una composizione semplice. Ma no: "Marie Antoinette" sale di ritmo e qualità, Sonja Kristina sembra quasi Grace Slick (che del resto lei apprezzava e amava) e presto riabbiamo la complessità strumentale tipica del progressive rock (e dei primi due album dei Curved Air), con molteplici richiami a generi disparati ma ben amalgamati in un bel mix sonoro. 
Darryl Way è alle tastiere e al violino, Florian Pilkington-Miksa ai drums e, al basso (sappiamo tutti molto bene dei grattacapi con i bassisti che ebbero i Curved Air...), c'è la "new entry" Mike Wedgwood.


Come su accennato, Sonja Kristina ha intrapreso una carriera autonoma, anche fuori dalle regole della band o del rock in generale. È stata invitata a collaborare a vari dischi, cantando tra l'altro in un album di Fabio Liberatori. (Vedi questo nostro articolo.)




   
In questo video, Sonja Kristina parla brevemente di se stessa e della sua vita in musica