7 ott 2025

Quando Steve Hackett lasciò i Genesis

 7 ottobre 1977: Steve Hackett esce dai Genesis

Dopo l'abbandono di Peter Gabriel, un altro duro colpo per i fan della band.  L'evento segna la fine della formazione classica del progressive rock (la line up comprendeva adesso solo Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford). 


Hackett, chitarrista iconico per album come Selling England by the Pound (1973) e A Trick of the Tail (1976), ha contribuito a suite symphonic come "Supper's Ready" e a brani di grande bellezza e intensità del rango di "Firth of Fifth".


I Genesis su 'Prog Bar Italia'


Con la sua decisione di lasciare i Genesis, Hackett pone fine a mesi di frustrazione dovuta al desiderio di maggiore espressione artistica personale all'interno della band. 


La notizia venne resa pubblica contemporaneamente all'annuncio di Seconds Out, il secondo album live del gruppo.

Motivazioni del ritiro di Hackett: ripetitività e stagnazione. Hackett sentiva che i Genesis stavano diventando ripetitivi e che, per esprimersi appieno, lui doveva lasciare il ruolo di "gregario" a cui lo avevano relegato gli altri.


In retrospettiva, i restanti membri dei Genesis ammisero di non aver colto appieno il suo disagio.




Hackett voleva più spazio per le sue canzoni all'interno degli album dei Genesis, ma la pressione aumentò anziché diminuire dopo la pubblicazione del suo album solista.

L'annuncio del suo ritiro avvenne nello stesso periodo in cui venivano selezionati e mixati i brani per Seconds Out.



5 ott 2025

Atlantide - 'Il Cacciatore di Orizzonti'

 Canzoni 'jazzate' con qualche sfumatura Anni '60 e persino - a ben sentire - da balera. 

Forte dose di malinconia, ma sempre con un sorriso sapiente sulla faccia...


Che cos'è Il Cacciatore di Orizzonti? È il primo album del progetto Atlantide. Toni (a tratti) siciliani, sicuramente mediterranei comunque, su melodia senza tempo, tra atmosfere cosmopolite. Dodici brani piacevolissimi visti come con gli occhi di un Odisseo dei nostri giorni: un marinaio che ha solcato i mari vivendo anche amori dissoluti; fermo restando che il più grande amore rimane quello per il viaggio, metafora di vita.

Atlantide è un progetto voluto dal sassofonista Peppe Santangelo.


- Michele Frigoli: voice and guitars
- Giuseppe “Peppe” Santangelo: saxophones, voice on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Gianmarco Straniero: double bass and electric bass
- Francesco Di Lenge: drums and percussion
- Fabio Buonarota: trumpet on "Il Cacciatore di Orizzonti", "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni", "Milady"
- Giulio Stromendo: piano on "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni"
- Filippo Milazzo: viola da gamba on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Elsa La Face: voice on "Salsedine", "L’Uomo Che Mi Ha Rapita"
- Anna Rita Rumore: soprano on "Immagina O Musa (Il Varo)"


Production: Giuseppe “Peppe” Santangelo



Recensione su Meiweb

   Presentazione su The Soundcheck 

                Recensione su VareseNews


Il Cacciatore di Orizzonti è su...

  * Spotify  *            * Youtube *



                                                        ***  Peppe Santangelo su Facebook


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24 set 2025

Lorenzo Cellupica Quartet - 'This is Odd'

 (Ma.Ra.Cash Records, 2025)

              

Colore & Tecnica

Lorenzo Cellupica (già Mobius Strip) è pianista, compositore; e il suo Quartet si presenta fin da subito come una splendida realtà jazz /fusion.


"I Mobius Strip davvero non esistono più?": questa, la domanda che ci si pone all'inizio, soprattutto se si è stati testimoni della saga della band del Frusinate, che ha portato il jazz negli ambienti progressive (come a suo tempo hanno fatto i Weather Report, come hanno fatto i Return to Forever...), raccogliendo attorno a sé un discreto numero di fans. In attesa di risposte certe, ci immergiamo nella musica di uno dei componenti di quel gruppo in odore di cult. This is Odd è uscito a settembre. Scrivo subito la mia recensione, positivissima (sto riascoltando l'album; io sono avvantaggiato, forse, rispetto all'ascoltatore medio, poiché adoro il jazz. D'altronde: il compito di chi funge da mediatore culturale è quello di cercare di portare queste sonorità anche alle 'audiences' che non ne sono avvezze... Vediamo se mi confermo all'altezza di tale mansione!).



Da precisare che siamo reduci dall'ascolto di In A Haunted House, un precedente lavoro jazz-rock e pianistico del musicista di Liri: già lì era chiaro il tentativo di raccontare storie usando unicamente le note, con l'ambizione di coprire l'intero vasto pentagramma di emozioni. Il Lorenzo Cellupica Quartet nasce con l'intento di sperimentare nuove idee compositive ed improvvisative (che sembrano spillare senza difficoltà dall'anima e dalle dita del Maestro), cercando di esplorare i confini del jazz. C'è anche una certa contaminazione, ma non esagerata, con elementi provenienti da diversi stili e generi musicali. Le composizioni, tutte a firma del pianista/tastierista, combinano quelli che io chiamo "Colore" e "Tecnica": gli elementi melodici con l'abilità di architettare strutture anche complesse.



Non posso non affermare di essere veramente entusiasta: This is Odd è un album grandioso. Pur avendo apprezzato il lavoro solista In A Haunted House, qui siamo già dentro un altro scrigno. Il viaggio è piacevole - da "Music for Four Musicians" alla straordinaria "On The Tail Of A Rainbow" - e il 'rewind' è d'obbligo. 

        Il gruppo è formato da:

  - Lorenzo Cellupica: piano, composer

  - Damiano Drogheo: tenor and alto sax

  - Gianfranco De Lisi: el. bass

  - Massimo Ceci: drums


Brani preferiti: "This is Odd", la quarta traccia, quella che dà il titolo all'opera e che è anche la più lunga con i suoi 9 minuti; si trova a circa metà dell'album (della durata complessiva di poco meno di un'ora) e separa brani come "I Can't Paint" e "No Strawberries", de facto due facce della stessa urgenza espressiva. Un altro grandissimo brano: il già citato "On The Tail Of A Rainbow". Ma l'album "tiene" nella sua interezza, rappresentando, come già accennato, un percorso plastico tra improvvisazioni e variazioni (spesso, diversificazioni degli stessi motivi e sequenze di note). 


Articolo apparso anche su 'Fausts Look'



L'artista
Lorenzo Cellupica è un pianista, tastierista, compositore e insegnante di musica di Isola del Liri (FR). La sua formazione poliedrica spazia tra diversi generi quali jazz, classica, rock, blues e prog. 
Nel corso della carriera ha collezionato numerosi riconoscimenti sia come solista, sia all’interno di formazioni da lui fondate: primo premio al festival Non solo jazz tenutosi ad Alvito, Premio della critica TG24 come miglior musicista, premio Rotary Club Frosinone - Edizione per l’area Jazz... 
Per i suoi progetti e per le sue varie pubblicazioni ha ricevuto recensioni e apprezzamenti da varie riviste italiane ed estere. Si è esibito inoltre in numerosi festival - anche internazionali. Ha dato concerti persino negli Stati Uniti d'America. 

* * * *

Links 



Youtube           Bandcamp



 

11 ago 2025

Quando la Premiata Forneria Marconi "went English"

 

 San Francisco, 1975

(Questa e quella sottostante sono foto tratte dal sito della Esoteric Records: https://www.esotericrecordings.com/manticore.html)

P.F.M. - Chocolate Kings
(1975; Bernardo Lanzetti alla voce)
Cronologia di quegli anni
1973 Esce Photos of Ghosts, primo album per il mercato internazionale con il brano "Per un amico", una nuova versione di "È festa", di "Celebration" e il brano strumentale "Old rain". La Premiata viene scritturata dalla Manticore, etichetta inglese fondata da Emerson, Lake & Palmer. I testi e la produzione del disco sono di Peter Sinfield, paroliere-poeta dei King Crimson.
Per tutto il ’73 fino all’inizio del ’74, la P.F.M. è in tournée in Italia e in Gran Bretagna. In Europa suona con i Ten Years After di Alvin Lee.
Photos of Ghosts entra nelle classifiche americane di “Billboard” e ottiene il premio della critica giapponese quale miglior album dell’anno. P.F.M. raggiunge grandi risultati nel pop poll della celebre rivista 'Melody Maker', conquistando il secondo posto nelle “Brightest Hopes”, davanti a Supertramp e Eagles.
1974 Esce L’isola di niente nella versione italiana e The World Became The World con i testi di Sinfield. È il primo disco con il nuovo bassista: Jean Patrick Djivas (ex Area), che sostituisce Giorgio Piazza. Dopo il successo di Photos of Ghosts, la Manticore organizza il primo tour promozionale negli Stati Uniti per il lancio del secondo album.
The World Became The World è sicuramente più sofisticato dei precedenti e ricco di musica suggestiva che permetterà alla P.F.M. di ottenere grande successo durante il tour negli Stati Uniti a supporto di Poco, Santana, Beach Boys, Allman Bros, ZZ Top e molti altri.
Fu proprio durante questo tour che Mario Medius, direttore artistico della Manticore a New York, decise di registrare i concerti della band. Nasce così il primo live ufficiale della P.F.M.: Cook, edito in Italia con il titolo Live in U.S.A..
1975 Esce Chocolate Kings e nella formazione entra Bernardo Lanzetti come voce solista e seconda chitarra. P.F.M. parte per un tour in Giappone. I concerti di Tokyo, Osaka e Nagoya, festeggiati con la consegna del Disco d’Oro, sono un trionfo. Il calore e la partecipazione del pubblico giapponese rimane ancora oggi uno dei momenti più intensi della loro attività. Subito dopo volano negli Stati Uniti per la quarta tournée che riscuote grandi consensi da parte del pubblico mentre la stampa critica l’ultimo LP per i testi non proprio filo-americani. Nel frattempo, Chocolate Kings entra tra i Top-Twenty degli album più venduti in Gran Bretagna, quasi a compensare la tiepida accoglienza del mercato stelle-e-strisce.
1976 PFM torna in Europa per la quarta tournée inglese. Memorabile la visita della Regina Madre durante le prove del concerto alla Royal Albert Hall. Al rientro in Italia, Mauro Pagani lascia il gruppo. Con la sua uscita si chiude un ciclo, per certi versi pionieristico, che li aveva portati a raggiungere traguardi impensabili. È tempo di cercare nuovi stimoli e spunti creativi.
1977 Esce Jet Lag, album più orientato al jazz-rock grazie anche all’apporto del nuovo violinista di altissimo livello, Gregory Bloch.
(......)




P.F.M. live in Nottingham, England, 1976 - "Alta Loma Five 'til Nine" / "William Tell Overture"
Nel 1976 la Premiata Forneria Marconi, sotto contratto internazionale con la Manticore di Emerson, Lake & Palmer, si esibì in una serie di date inglesi per promuovere Chocolate Kings: Nel 2010, la Esoteric Records tira fuori dagli archivi la registrazione di uno di quegli show, quello del primo maggio del 1976 presso l'Universita' di Nottingham.
Bernardo Lanzetti (voce), Flavio Premoli (tastiere e voce), Franco Mussida (chitarre e voce), Franz Di Cioccio (batteria, percussioni e voce), Mauro Pagani (violino e flauto) e Patrick Djivas (basso) sono gli splendidi protagonisti di una performance trascinante in cui i pezzi del nuovo album come la title track, "Paper Charms" e "Out Of The Roundabout" convivono con i classici quali "Celebration" ("E' festa") e "La carrozza di Hans" (in una versione decisamente estesa), con "Four Holes In The Ground" ("La luna nuova") dal precedente The World Became The World, con un assolo di chitarra acustica di Mussida e con le belle improvvisazioni prog fusion di "Alta Loma Five 'Til Nine" legata in coda allo show alla overture del "Guglielmo Tell" di Rossini. [Negozio di dischi online 'Papermoon': https://www.papmoon.com/pfm-celebration-live-in...]
Il concerto è riprodotto integralmente su doppio CD arricchito da esaurienti note di copertina.




** Sull'altare della musica mondiale **


----> P.F.M. - "Celebration", live 1980 alla TV svizzera-italiana.
Senza più Flavio Premoli alle tastiere, che, stanco della vita 'on the road', aveva lasciato il gruppo proprio quell'anno.
I componenti:
Walter Calloni (batteria). Franco Mussida (chitarra). Franz di Cioccio (voce, batteria, percussioni). Patrick Djivas (basso). Lucio Fabbri (tastiere e violino). Franco Mussida (chitarra, voce).
Tutti loro polistrumentisti; musicisti immensi.

25 giu 2025

Un bell'instrumental: Jonhatan Tenerini

 Noisy Shadows

uscito il 26 maggio 2025



      Tensione, apertura, risoluzione

Debutto per il toscano Jonhatan Tenerini, batterista professionista, compositore ed endorser per i marchi Tama, Ufip, Vater Drumsticks e Remo Drumheads.

Su Spotify


   Jonhatan Tenerini & NSP (Noisy Shadows Project) - "Berbero", live

Disco dal carattere fusion/prog strumentale, Noisy Shadows fonde tecnica e sperimentazione attraverso arrangiamenti in costante mutamento tra vasti paesaggi sonori e groove pulsanti, poliritmie e risonanze che rendono distinguibile la vena artistica dell’artista.



Il disco si è sviluppato con il tempo. La sua nascita può farsi risalire al 2017, quando viene composta "4 P.I.E." (undicesima e ultima traccia in questo album). Tenerini si ispira a gruppi come la Chick Corea Elektric Band e i Toto, oltre che ai maestri della batteria Dave Weckl, Simon Phillips e Jeff Porcaro. In questo suo viaggio tra diversi stili e generi, echeggiano anche memorie di Enya e Hans Zimmer.


Il titolo Noisy Shadows racchiude l’identità del disco: “Noisy” come il “rumore” del suono, inteso come presenza incessante e costante e “Shadows”, come le visioni interiori proiettate in musica, con un cambio frequente delle melodie e degli stati d’animo che attraversano ogni traccia. 

      Il quartetto è composto da:

Jonhatan Tenerini alla batteria, Matteo Moscardini al basso, Francesco Gracci alla chitarra e Federico Gerini a piano e synth.




Il suono è volutamente acustico, caldo e naturale. Non sono stati usati compressori o equalizzatori sulla batteria - registrata con microfoni artigianali valvolari e a nastro; la stessa inclinazione analogica vale per basso e chitarra.

I synth danno un senso di profondità, mentre i cori hanno una funzione fortemente evocativa: le voci tibetane in "Walnuts Essence", le voci soavi in "One Row" e quelle epiche nell'opener "The Hole". 

Anche gli arrangiamenti e le atmosfere sono mutevoli: emergono su tutto le influenze arabe in "Berbero" e i richiami giapponesi in "Yokai".

Noisy Shadows è disponibile su tutte le piattaforme digitali, di seguito un link per l’ascolto:

       Spotify



                    LINKS

Web Site di Jonhatan Tenerini

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    "Yōkai"



18 mag 2025

"Buon compleanno!" al grande Rick Wakeman

 Nato a Perivale, Inghilterra, il 18 maggio 1949, da piccolo sognava di principesse da liberare e altre romantiche tenzoni... e fu anche questa sua passione, da lui trasposta in musica, a portarlo un'infinità di volte sulle copertine di riviste di progressive rock e di classic rock! Quella qui sotto è la cover di Prog di febbraio 2023, n. 137, dedicata al celebre tastierista.


"Quando suoni, stai dipingendo usando le note". Così diceva a Rick Wakeman la sua insegnante di pianoforte. Una lezione che Rick non dimenticò mai. In una galleria di quadri ci sono temi, forme e colori diversi e Wakeman cercò sempre di comporre come se fosse un pittore.

È uscito lo scorso novembre A Gallery of the Imagination, album realizzato insieme alla sua English Rock Ensemble.



La line-up è la medesima dello scorso disco di Wakeman, The Red Planet: si tratta dei componenti di un gruppo (ERE o, appunto, English Rock Ensemble) che, con gli inevitabili rimescolamenti di formazione, accompagna il mago delle tastiere fin dalle sue prime scorribande musical-imprenditoriali. Nella fattispecie:

Lee Pomeroy al basso, il chitarrista Dave Colquhoun, il batterista Ash Soan e, al canto, Hayley Sanderson, nota per aver partecipato al programma della BBC Strictly Come Dancing (il nostro Ballando con le stelle).


Link: Una recensione/presentazione di A Galery of the Imagination

 


Richard Christopher Wakeman
(questo il suo nome completo) si formò come pianista classico prima di passare alle tastiere e ai sintetizzatori. Fece da session man per diversi artisti (David Bowie, Elton John, Cat Stevens, Lou Reed, i Black Sabbath, John Williams, Al Stewart...) ed entrò negli Strawbs per poi passare agli Yes

In "Space Oddity", straordinario brano cantato da David Bowie, è Rick a suonare il Mellotron.


  Yes - 'Fragile'

Anno 1971. Affinché l'astronave Yes possa per davvero decollare, occorre che arrivi il tastierista Rick Wakeman al posto di Tony Kaye. Il gruppo ha già alle spalle due gradevoli album di pop sinfonico che non sono dissimili dallo stile dei Moody Blues e in più ha pubblicato The Yes Album, che è già una svolta verso il progressive rock.

La formazione è adesso:

Anderson, Howe, Squire, Bruford e Wakeman,

ed è questa che, oltre a Fragile, produrrà anche il successivo, altrettanto fantastico album Close To The Edge

  


Link: Rick Wakeman e la sua esperienza con i Black Sabbath


 Yes - 'Close To The Edge' (1972)

"Close To The Edge", brano di 18 minuti  dall'album eponimo, ha tutto ciò che caratterizza il progressive rock. Ripetiamo i nomi: Jon Anderson, Bill Bruford, Rick Wakeman, Steve Howe, Chris Squire. Si recita come una poesia.
Subito dopo questo lavoro, Bill Bruford, il batterista, abbandonerà inaspettatamente gli Yes per passare ai King Crimson.

 La copertina dell'LP è di Roger Dean e stavolta non presenta un disegno fantastico e arzigogolato, eppure un certo effetto lo fa, con quel verde diffuso e la scritta (che dovremo definire, d'ora in poi, "roger-deaniana") con il logo della band, oltre al titolo, scritto con caratteri simili. "Close To The Edge" è un'espressione traducibile: "vicini al bordo".

Per molti, questo è il concept album più bello della storia del rock. Per altri, una delle dieci pietre miliari del progressive (ma noi crediamo che siano più di dieci; fermo restando che i più famosi rimangono Foxtrot, Pawn Hearts, In The Court..., Red, Thick As A Brick, Third...). Resta comunque uno dei capolavori del nostro genere preferito e, in termini di bellezza assoluta, nella discografia degli Yes si rimane indecisi se dare la corona a questo oppure a Fragile. (O a The Yes Album!)

Certo è che, tra tanti dischi stupendi, sarebbe utopico voler stilare una classifica. 

   

 Link: Pietre miliari: Close To The Edge.- Recensione sul sito Metallized

 Periodo di registrazione di Close To The Edge: dal febbraio 1972 al giugno dello stesso anno. (Pubblicazione: a settembre.)

Il film Yessongs, sugli Yes e sulla loro musica, venne prodotto nel 1975. Regia: Peter Neal. Qui vediamo gli Yes durante il loro 'Close To The Edge Tour' (dicembre 1972).  Sul palco c'era già Alan White alle pelli d'asino. Fino ad allora White aveva suonato con e per Steve Winwood, John Lennon (nonché nella Plastic Ono Band), George Harrison (nell'album All Things Must Pass) e, dal vivo, con Joe Cocker.

   Starring (nel docufilm): 

      - Jon Anderson

      - Chris Squire

      - Steve Howe

      - Rick Wakeman

      - Alan White

   





    Le Sei Mogli di Enrico VIII

Usciva il 23 gennaio 1973: The Six Wives of Henry VIII, primo album solista di Rick Wakeman.

Un rock a tratti ridondante (con il gentile aiuto degli altri membri degli Yes) a base di Mellotron, Moog, organo Hammond, organo di chiesa, piano elettrico, pianoforte a coda, vari synth.


  Yes - 'Tales From Topographic Oceans'

L'attività degli Yes continua senza soluzione di continuità. 7 dicembre 1973: esce Tales From Topographic Oceans, un doppio LP, sesto lavoro in studio della band. 

Le opinioni di critici e fan furono assai discrepanti... Gli Yes qui erano - come abbiamo detto - senza Bill Bruford, che aveva imboccato la strada dei King Crimson ma, comunque, per lui era subentrato, alle pelli d'asino, l'eccellente Alan White.

Doppio album, ripetiamo; e una delle critiche principali mosse a Tales From... è proprio la lunghezza. Secondo alcuni recensori di allora, l'album avrebbe potuto avere maggiore coerenza e impatto se fosse stato contenuto in sole due facciate di vinile.

Questione di punti di vista. Fatto è:

Side One e Side Two dell'opera risultano essere eteree, cristalline a tratti e a tratti nebbiose, fumose; con qualche lungaggine, certo. Side Three e Four sono invece più ritmiche, vi si sente più acciaio.

In tutto e per tutto, ad ogni modo, traspare lo stile tipico degli Yes. E, anche se non sempre è magia, trattasi di certo di buona musica. 

Yes:

   - Jon Anderson (Lead Vocals, Acoustic Guitar, Percussion)

   - Steve Howe (Guitar, Electric Sitar, Backing Vocals)

   - Chris Squire (Bass, Backing Vocals)

   - Rick Wakeman (Keyboards)

   - Alan White (Drums, Percussion, Backing Vocals)

Cover: Roger Dean


https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kb8xEtrxemjdLgHaZzOfS5MFHI7oBseQc

   



    Il Viaggio al Centro della Terra di Rick Wakeman

Un po' più di fantascienza stavolta e meno saghe medievali e fantasy... Journey to the Centre of the Earth. Il fascino di questo racconto divenuto sinfonia rock è inalterato ancor oggi e, fin dalle battute iniziali, pare di tornare al momento della genesi dell'opus, all'esecuzione con registrazione in presa diretta. E "vediamo" la pomposità della messa in scena, con l'orchestra di là, la band di qua e, immerso in decine di vari strumenti a tastiera, lui, lo stregone, l'alchimista, ancora molto giovane e bello e dalla lunga capigliatura bionda.

   


 'No Earthly Connection' (1976)

Con l'album The Myths & Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table e la sua implementazione teatrale (con tanto di orchestra e persino balletto sul ghiaccio!), Rick Wakeman si era superato; in tutti i sensi. Anche in senso finanziario. Così nel 1976 dovette ridimensionare la squadra che lo accompagnava, facendone un "ensemble rock". E quale tema si sarebbe potuto adattare al suo nuovo album? Certo, qualcosa che rendesse giustizia al suo ego smisurato! Il tema glielo fornirono i libri di Erich von Däniken, uno dei guru della cosiddetta paleoarcheologia, un sostenitore dell'esistenza degli alieni.
No Earthly Connection è musica del futuro, ha testi esoterico-filosofici e, quasi obbligatoriamente per quell'epoca e per musicisti come Wakeman, è un concept album. La copertina interna mostra il tastierista degli Yes che salta dal cerchio di pietre di Stonehenge. E la copertina esterna? Beh, insomma! Non bellissima. Sembra il risultato di un trip andato a male e non ci guadagna neppure come cover per il CD. Anzi... Solo chi possedeva l'edizione originale del disco (dell'LP) sa che l'immagine anteriore e quella posteriore possono essere visualizzate... con la pellicola a specchio che era inclusa nel disco. 
È il suo quarto album da solista (alcuni dicono il sesto...) e, almeno fino a Prayers del 1993, quello in questione è uno degli ultimi degni di nota nella sua tentacolare discografia! (Però i due a noi più vicini sono molto belli, secondo noi.) Considerando che Rick Wakeman è senza dubbio uno dei musicisti più acclamati, occorre dire che ha realizzato un'incredibile quantità di dischi solisti alquanto... scarsi. Passiamoli velocemente in rassegna: colonne sonore snervanti (Crimes of Passion), dischi rock che dicono poco e niente (Rhapsodies), pasticci vari a sfondo "divino" (A Suite Of Gods), una cover dei Beatles di sicuro superflua (Tribute To The Beatles) e un sacco di deliri magico-esoterici (come Aspirant Sunshadows). Recentemente ha realizzato The Red Planet e poi anche A Gallery of the Imagination, che lo hanno riportato ai livelli di classici come The Six Wives of Henry VIII, ...King Arthur..., del live Journey To The Center of the Earth o perlomeno di Two Sides of Yes; tuttavia negli ultimi anni ha sfornato anche materiale deboluccio. Tra le cose che si possono salvare, l'album The Living Tree, insieme al collega degli Yes Jon Anderson.
No Earthly Connection del '76 è energia elettronica e poesia ad un tempo, è spazio infinito e mistero. Sembra svanita la pesantezza dei full-length orchestrali. È un disco che testimonia dell'abilità e della capacità espressiva del tastierista e contiene alcune parti vocali non proprio malvagie.

   


   Link: Rick Wakeman e il Minimoog (Video) 


   Rick Wakeman a 'The Old Grey Whistle Test' (BBC) nel 1976

   



 
'1984' (1976)

Dopo aver abbandonato gli Yes all'inizio del 1980, Wakeman riprese la sua carriera da solista. Riformò la propria band, l'English Rock Ensemble, che altro non erano che i suoi vecchi amici del pub Valiant Trooper capitanati dal cantante Ashley Holt (curiosa omonimia con un'attuale chef televisiva statunitense), e completò un tour europeo. Per uno dei progetti precedenti, il tastierista si era assicurato un contratto discografico con la Charisma Records, che gli garantì un anticipo per realizzare un album.

Wakeman aveva programmato circa due anni e mezzo per il concept in questione, dall'ideazione al completamento. (E si sa che, per lui, quasi ogni concept è in realtà una rock opera!) Il suo desiderio di lavorare con altri musicisti che non fossero gli Yes era forte già prima della sua fuoruscita. E d'altronde non era mai scemata la sua passione di fondere le tastiere elettroniche con un'orchestra e un coro. Anche in questo caso non voleva scrivere un album ambientato nel passato di Britannia, bensì nel futuro. Scelse, come tema del suo nuovo lavoro, 1984, il celebre romanzo distopico - del 1948 - di George Orwell

Compose la musica del nuovo progetto durante le pause del tour con gli Yes, incluso un periodo di tempo trascorso nella casa francese a Beaulieu-sur-Mer, vicino Monaco. Chiese poi a Tim Rice - affermato "lyricist" - di dargli una mano con i testi. E arruolò uno stuolo di cantanti.

Non c'era stavolta, tra di loro, l'amico Ashley Holt... che, tanto, lo aveva accompagnato in tournée con l'English Rock Ensemble e che avrebbe cantato ancora in altri suoi album. I cantanti di 1984 erano: Chaka Khan, Kenny Lynch, Steve Harley, Tim Rice, Jon Anderson.

Ecco i musicisti principali (calcolando che, aggiungendoci l'orchestra, i cantanti e le coriste, si arriva a una squadra di 82 persone!):

   - Rick Wakeman : piano, Prophet-5, Prophet 10, RMI synthesiser, Hammond organ, Oberheim OB-X 1 synthesiser, Mini-moog synthesiser, Yamaha CS80 organ, string machine, Synclavier synthesiser

   - Steve Barnacle (aka "Boghead"): Fender bass guitar

   - Tim Stone (aka "Beaky"): guitar

   - Tony Fernandez: drums

   - Gary Barnacle: selmer saxophone

   - Frank Ricotti: Ludwig drums

   

Che cosa spinse Rick Wakeman e Jon Anderson a lasciare gli Yes nel 1980? Beh, ci furono - come accadeva in altre band - dispute finanziarie e disaccordi sullo stile musicale da seguire. Anderson e Wakeman erano per una musica più melodica ed "easy" mentre Steve Howe, Chris Squire e Alan White tendevano a un suono più prossimo all'hard rock. 

Fu una separazione dolorosa. Ma il destino del tastierista Wakeman e del cantante Anderson era legato agli Yes, loro navicella-madre. Entrambi infatti vi avrebbero fatto ritorno negli Anni Novanta... previo un gruppo chiamato  Anderson Bruford Wakeman Howe.


   Rick Wakeman, parte solista in 'An Evening of Yes Music Plus', tour degli Anni '90. Include parti di "Madrigal", "Gone But Not Forgotten", "Catherine Parr" e "Merlin the Magician"

   


   Rick Wakeman e uno dei suoi medley (Montreux Jazz Festival, 14 luglio 2003) 

                                               Guarda il video su Youtube




Ecco cosa succede quando alcune leggende del Rock (con la "r" maiuscola) si ritrovano insieme su un palco a fare "jam". Questa è "Würm", parte finale di "Starship Troopers" (Yes). Rick Wakeman e Brian May le stelle dello show.
Ma ammirate soprattutto l'assolo di David Calcqoun (è quello con la Les Paul blu)!

   



  Concerto di Rick Wakeman e la sua ERE, English Rock Ensemble, all'isola di Tenerife ("Live at Starmus", festival della musica e dell'astronomia)

   


  
  Rick Wakeman - "The Dinner Party"

   


 


Piccoli geni crescono... Oliver Wakeman, figlio di Rick, suona anche lui le tastiere.

   Clive Nolan & Oliver Wakeman - The Hound of the Baskervilles (2002)

   



     Da uno degli ultimi album di Rick Wakeman, questo è "The North Plain"