I Curved Air non sarebbero stati (né sarebbero) quel gruppo che erano (che sono) senza la loro frontwoman, Sonja Kristina!
"Metamorphosis", dall'album Air Cut, 1973
Negli Anni '60, giovanissima, Sonja iniziò a bazzicare i folk club e ad esibirsi. A 15 anni prese a studiare recitazione, cantando nel frattempo a fianco di artisti come Sandy Denny, Al Stewart e Buffy Saint-Marie.
Nel 1968 fece parte del cast londinese del musical Hair (allo Shaftesbury Theatre) e nel 1970 si unì ai Curved Air, non soltanto come cantante ma anche come autrice di testi.
"Back Street Luv" fu uno dei più grandi successi del gruppo e i Curved Air fecero fin da subito delle tournée internazionali. Nei sei anni che seguirono, mentre la formazione cambiava di continuo, Sonja fu l'unico membro costante della band. Dopo l'ultimo concerto di quel primo, intenso periodo (1976), lei continuò a esibirsi in spettacoli nel West End, in TV e nei teatrini off-off. E con una propria nuova band - gli Escape - registrò il suo primo album solista: Sonja Kristina (1980).
Ha avuto tre figli con Stewart Copeland, già batterista dei Curved Air (Copeland formò poi i Police). Sonja Kristina e Stewart si separarono dopo 16 anni di vita comune, quando lui decise di andare a vivere a Los Angeles e la cantante si rimise in viaggio, stavolta sotto l'egida dell'acid folk (la reinvenzione del folk rock con una nuova denominazione). Altri cinque anni di successo, seguiti da un anno sabbatico dedicato allo studio di terapia del suono della musica e della voce, con un Master in Arti dello Spettacolo e insegnando canto alla Middlesex University.
Riprese quindi a registrare e ad esibirsi in ambito ambient jazz; in quella fase della sua vita, prese a collaborare con il compositore/produttore Marvin Ayres, noto per la sua manipolazione di trame sonore e installazioni audiovisive. Marvin le suggerì di fare musica insieme. Sotto il nome MASK, i due pubblicarono Heavy Petal (2005), album acclamato dalla critica. Il loro secondo album, Technopia, è stato pubblicato nel 2010. Seguì un tour con i riformati Curved Air...
Curved Air 1970-71
Nella foto c'è anche il bassista Ian Eyre, che fu nella band soltanto per un biennio circa ed è purtroppo venuto a mancare nell'aprile 2022.
Ben poco si sa della vita di Eyre come musicista dopo aver lasciato i Curved Air. Certo è che ritornò sul palcoscenico con la band per il 45. anniversario dei Curved Air: nel 2015, al teatro "Under The Bridge", dove lui suonò in "Back Street Luv".
(L'album Live at Under the Bridge (45th Anniversary Edition) è uscito nel 2016: ----> su IBS disponibile)
"Vivaldi", dei Curved Air, uno dei loro brani piu celebri, è contenuto nell'album Air Conditioning, uscito nel nov. 1970
Sonia Kristina e il violinista Darryl Way erano le anime dei Curved Air... insieme a Francis Monkman.
Ma la separazione sarebbe arrivata molto presto...
- Sonja Kristina: lead vocals
- Darryl Way: violin, backing vocals
- Francis Monkman: guitars, keyboards
- Rob Martin: bass
- Florian Pilkington-Miksa: drums
#CurvedAir #SonjaKristina #DarrylWay #francismonkman #progrock #progressiverock Curved Air Sonja Kristina
Il violino elettrico dei Curved Air. (Darryl Way.) E la voce di Sonja Kristina.
"Back Street Luv"
L'immagine di Sonja Kristina, l'icona vivente della ragazza "al naturale" (bellezza acqua e sapone) degli anni '60-'70, riempiva allora tutte le riviste musicali - Melody Maker, Record Mirror, NME alias New Musical Express, Sounds...
Dalla musica folk passò al rock (anche progressivo) sostituendo brevemente Sandy Denny negli Strawbs ed entrando poi nei Curved Air.
Nei nove album "classici" della band londinese (1970–1976 e 1990; poi ce ne furono altri, ma noi ci concentriamo sugli anni-clou dei Curved Air), Sonja fu l'unico elemento fisso.
Anzi: già per realizzare il terzo album, Air Cut, Sonja dovette ingaggiare nuovi musicisti, poiché era rimasta sola. Dopo la registrazione, la band tornò a sciogliersi...
- Francis Monkman: guitars, keyboards, VCS3 synthesizer
- Ian Eyre: bass guitar
- Florian Pilkington-Miksa: drums
Phantasmagoria è del 1972.
Un unico cambiamento rispetto alla formazione precedente: al basso non c'è più Ian Eyre (che aveva sostituito Rob Martin) bensì Mike Wedgwood, il quale suona anche la chitarra acustica e canta.
Curved Air (alla celebre trasmissione della TV tedesca Beat Club) - "Propositions"
Nel video sottostante: "Young Mother In Style", da Air Waves - Live at the BBC.
Ian Eyre fu bassista per poco tempo del gruppo ma contribuì al suo successo iniziale.
"Young Mother In Style" è uno dei brani del Live at the BBC che vede ancora Eyre al basso.
Air Cut, quarto album in studio dei Curved Air, fu registrato nel 1973 e seguì la partenza di tre dei membri fondatori della band. Solo Sonja Kristina e Mike Wedgwood sono rimasti nella band rispetto alla formazione del loro precedente album e Air Cut li porta in una direzione più orientata al rock.
In Air Cut, al violino subentra Eddie Jobson al posto di Darryl Way.
Curved Air - Live (1975)
Una delle critiche (positive) che ricevette questo album: "Sonja Kristina non è forse mai stata vocalmente così in forma come adesso, mentre la strumentazione sbugiarda la convinzione che i Curved Air diano il loro meglio in studio".
Grandi elogi da parte di tutti o quasi tutti i giornalisti specializzati ricevette a suo tempo questo 'live'. Venne registrato durante il tour della reunion dei Curved Air, nel dic. 1974. Con un ennesimo cambio al basso!
- Sonja Kristina: lead vocals
- Darryl Way: violin, keyboards, backing vocals
- Francis Monkman: lead guitar, organ, VCS3 synthesizer
- Florian Pilkington-Miksa: drums
- Philip Kohn: bass guitar
Midnight Wire è il quinto album in studio dei Curved Air ed è stato registrato nel 1975. Ha segnato un altro cambio di formazione nella band, con Darryl Way e Sonja Kristina che hanno reclutato nuovi musicisti dopo la fine del tour di reunion, da cui era nato il Curved Air - Live. Ai testi contribuì Norma Tager, un'amica di Sonja Kristina. La Tager aveva aiutato la cantante a disegnare i costumi che lei indossava sul palco, a cominciare dalla riunione dei Curved Air (nel 1974) fino alla loro nuova rottura (1976).
Line-up:
- Sonja Kristina: lead vocals
- Darryl Way: violin
- Mick Jacques: guitars
- Stewart Copeland: drums
Guests:
- John G. Perry: bass guitar
- Peter Wood: keyboards
- Derek Damain: backing vocals on "The Fool"
Curved Air nel 1975
Curved Air - Airborne (1976)
Line-up:
- Sonja Kristina: vocals
- Darryl Way: violin, keyboards
- Tony Reeves: bass, keyboards, double bass on "Broken Lady"
- Stewart Copeland: drums "heavy artillerie"
- Mick Jacques: guitars
Guest musicians:
- Robin Lumley: piano on "Broken Lady"
- Alan Skidmore: saxophone on "Hot & Bothered"
- Henry Lowther: trumpet on "Hot & Bothered"
- Frank Ricotti: congas
- Jack Emblow – accordion on "Broken Lady"
- Bob Sargeant: organ on "Desiree" and "Kids to Blame"
Quando Stewart Copeland suonava nei Curved Air
Non tutti sanno che, prima di entrare nei Police, Stewart militò per due anni nei Curved Air, di cui sposò la cantante Sonja Kristina e con i quali registrò due album, Midnight Wire ed Airborne, che non ebbero però i riscontri commerciali sperati anche per il crescente disinteresse da parte del pubblico nei confronti del progressive rock, giunto alla fine della sua età d'oro.
Fu proprio nell'ultimo concerto con il gruppo, a Newcastle, che Copeland incontrò Sting, il quale era lì con la propria formazione jazz fusion (che si sarebbe esibita dopo i Curved Air).
Successivamente a quel concerto, i Curved Air si sciolsero (ancora una volta) e Stewart diede vita ai Police insieme a Sting, con i risultati che tutti sappiamo.
Stewart Copeland, leggendario suonatore delle "pelli d'asino", nato il 16 luglio 1952.
Americano, di buona famiglia che si era trasferita in Inghilterra, esordì con i Curved Air, la cui cantante, Sonja Kristina, fu sua moglie per nove anni scarsi (1982-1991). Dopo l'esperienza con i Curved Air, passò ai Police.
Ha scritto diverse opere sinfoniche oltre a una quantità impressionante di colonne sonore. È stato anche attore...
"Stark Naked", live
Curved Air - "Vivaldi"
(live in Tokyo 2009)
Reborn (Curved Air), CD / Box set con 12 brani ri-registrati... con il ritrovato Darryl Way al violino e come "direttore". Le versioni originali conservano un fascino speciale e irripetibile; qua la band tenta di traghettare il vecchio sound nel nuovo millennio. Il suono non è del tutto raffinato, non è "finito". Ascoltabile, comunque!
Andiamo a riascoltarci "Marie Antoinette"!
Il canto placido di Sonja Kristina e la chitarra raffinata di Francis Monkman introducono questa canzone tratta dall'album Phantasmagoria, album che nel 2018 l'etichetta Cherry Red Records ha voluto riproporre in una nuova edizione curata e ampliata. Dopo le prime frasi musicali del brano in questione, saremmo portati a credere che trattasi di una composizione semplice. Ma no: "Marie Antoinette" sale di ritmo e qualità, Sonja Kristina sembra quasi Grace Slick (che del resto lei apprezzava e amava) e presto riabbiamo la complessità strumentale tipica del progressive rock (e dei primi due album dei Curved Air), con molteplici richiami a generi disparati ma ben amalgamati in un bel mix sonoro.
Darryl Way è alle tastiere e al violino, Florian Pilkington-Miksa ai drums e, al basso (sappiamo tutti molto bene dei grattacapi con i bassisti che ebbero i Curved Air...), c'è la "new entry" Mike Wedgwood.
Come su accennato, Sonja Kristina ha intrapreso una carriera autonoma, anche fuori dalle regole della band o del rock in generale. È stata invitata a collaborare a vari dischi, cantando tra l'altro in un album di Fabio Liberatori. (Vedi questo nostro articolo.)
Il gruppo di Acqui Terme (AL) ha realizzato l'album Atto Primo - già uscito in copia fisica il 14 marzo e che sarà disponibile in digitale il 28 marzo.
[Ma.Ra.Cash Records]
Cos'è Atto Primo?
Si tratta di un omaggio all'opera lirica. Ciascuno dei brani è dedicato ad una diversa opera.
In questo che è il loro secondo full-lenght, la band mescola sonorità del rock progressivo Anni '70 ad altre moderne, tipiche del neoprog - e oltre!
Quattro straordinari musicisti amanti del progressive rock italiano e internazionale - nonché della musica "che conta davvero" -, con la particolarità di una riconoscibilissima voce solista femminile (la brava e bella Annalisa Ghiazza). Hanno sviluppato ben presto uno stile che fonde tradizione e innovazione, inizialmente studiando ed eseguendo brani tratti dai primi album della PFM - una delle loro maggiori influenze, insieme al Banco Del Mutuo Soccorso.
Annalisa Ghiazza sulla copertina di un suo 'single'
La conoscenza della musica della Premiata li ha portati a esibirsi con Giorgio "Fico" Piazza (ex bassista della storica band). Con il tempo, hanno abbracciato anche le sonorità del rock progressivo britannico, eseguendo dal vivo cover dei Genesis e degli ELP - altre due principali influenze del loro recente lavoro.
In seguito hanno aperto i concerti di importanti e conosciutissimi brand progressive italiani come New Trolls (nel 2022 e nel 2024), Le Orme (2024, durante l'ultimo spettacolo del loro tour) e per gli Osanna (2024).
Nel settembre 2022 hanno vinto il Premio della Critica al 'PEM Festival', con menzione speciale della direzione artistica. Nel marzo 2023 hanno vinto il concorso 'Intervallo... Prog' e nel settembre 2023 hanno suonato come gruppo di apertura al prestigioso '2Days Prog + 1' di Veruno.
Pubblicazioni
Nel luglio 2022 hanno dato alle stampe l'album di debutto Il viaggio da farsi (distribuito da Ma.Ra.Cash Records; leggi le recensioni su 'Prog Archives' e/o ascolta l'album su Bandcamp), 'concept' che racconta di un viaggio su Marte e delle emozioni contrastanti di una donna che lascia la Terra alla ricerca di un nuovo inizio, esplorando il confine tra realtà e illusione.
Il loro secondo output, Atto Primo (Ma.Ra.Cash Records, marzo 2025), rielabora la teatralità e l’intensità emotiva dell'opera lirica attraverso il linguaggio del rock progressivo. Vengono in questo lavoro sfruttate, in chiave rock e senza pathos, le possibilità drammatiche del teatro musicale, trasponendone le atmosfere e la profondità nella realtà odierna.
Apprendiamo, dal comunicato ufficiale, che l'album si offre
"non solo come dedica", ma vuole "restituire l'originaria teatralità in una nuova veste. Le sonorità e le libertà espressive del rock progressivo si intrecciano con le atmosfere drammatiche e le tensioni emotive del teatro musicale, costruendo un mondo sonoro in cui parole e musica si muovono in simbiosi."
Il nuovoalbum sarà presentato al pubblico con due meet&greet, il 6 marzo a Milano (ore 18.30 presso Dischivolanti, Ripa di Porta Ticinese 47) e l’11 marzo a Roma (ore 18.00 presso Discoteca Laziale, Via Giolitti 263); eaccompagnato da un tour.
Molti di noi posseggono questo album su vinile, su CD... lo possedevano su audiocassetta. Ne comprarono la videocassetta, se lo assicurarono su DVD. Oggi lo hanno anche su Spotify...
Eppure adesso ricompieranno il viaggio per l'ennesima volta, grazie a Youtube.
The Dark Side Of The Moon usciva il 1° marzo 1973
#PinkFloyd
Lato A
1. "Speak To Me"
2. "Breathe In The Air"
3. "On The Run"
4. "Time" / "Breathe Reprise"
5. "The Great Gig In The Sky"
Lato B
6. "Money"
7. "Us And Them"
8. "Any Colour You Like"
9. "Brain Damage"
10. "Eclipse"
Line Up - David Jon Gilmour: chitarre e voce - George Roger Waters: basso, tape effects e voce - Richard William Wright: tastiere e voce - Nicholas Berkeley Mason: batteria e tape
Quando si accenna ai Camel, il pensiero corre subito a due immagini iconografiche: il cammello che campeggia sulle copertine di molti loro dischi (e per cui il gruppo ebbe addirittura qualche guaio giudiziario con una nota fabbrica di sigarette...) e Andy Latimer che suona il flauto con la chitarra appesa al collo.
Nei primi album sicuramente la loro musica ha qualche somiglianza con quella dei Caravan, ma questo basta davvero per ascriverli alla Scena di Canterbury? Per molti "studiosi" del progressive rock, i Camel non hanno alcun legame vero con la scena suddetta, se si esclude il fatto che, dopo Moonmadness, Richard Sinclair e qualche altro membro dei Caravan entrò nel gruppo.
Del resto, lo stesso termine "Canterbury" è un concetto nebuloso, se si pensa che quasi nessun complesso della Scena di Canterbury proveniva da quella città di circa 50.000 abitanti non lontana dalla capitale del Regno...
Ovviamente, il luogo è una scelta di comodo per indicare la tendenza a suonare "Psychedelic Jazz in Rock". Sì, è questo il motivo: molti dei gruppi che vengono fatti rientrare nella Scena di Canterbury fanno spesso ricorso ad elementi di jazz oppure psichedelici; o ambedue insieme.
[ ... La musica rock-jazz fusion trova probabilmente il suo apice non in Inghilterra ma in Olanda! Andatevi ad ascoltarePresent From Nancy, album del 1970 dei Supersister. Più "canterburiani" di così...! ]
La storia dei Camel ebbe inizio nel Surrey (Sud-Est dell'Inghilterra, alle porte di Londra). Il periodo: metà Anni ’60. Un giovane chitarrista capace anche di suonare il flauto, tale Andrew Latimer, forma una band: The Fantom Four. Attivi localmente, nel '68 costoro si ribattezzano "Strange Brew", in seguito semplicemente "The Brew". Il posto di bassista viene occupato da Doug Ferguson, a cui segue l’entrata nel gruppo nel 1969 del batterista Andy Ward, all’epoca quattordicenne.
Una delle demo di The Brew finisce nel 1971 nelle mani dell’ex produttore dei Beatles, Dick James. James li convince a fare i sessionmen per un album del tastierista Phillip Goodhand-Tait. Disco che non ha alcun riscontro commerciale. Ma l’esperienza con quel tastierista spinge i ragazzi a mettere un annuncio per trovarne uno di ruolo. Una risposta arriva da Peter Bardens, il cui curriculum elenca collaborazioni con Mick Fleetwood, Peter Green, Rod Steward, Beryl Mardsen, Van Morrison...
Novembre 1971: cambiano nome ancora una volta. Ora si chiamano appunto "Camel", e i Camel, nella formazione classica (Peter "Pete" Bardens alle tastiere, Andrew "Andy" Latimer alla chitarra, alla voce e al flauto, Doug Ferguson al basso, Andy Ward alle pelli), giungono a una certa credibilità grazie a una serie di concerti, tanto da ottenere un contratto discografico con la MCA. Verso la fine del 1972 iniziano le registrazioni dell'LP Camel, che uscirà nel febbraio del 1973.
Camel rivela influenze dei Pink Floyd sydbarrettiani ("Mystic Queen"), dei Jethro Tull (assolo flautistico in "Never Let Go") e dei Soft Machine e di Brian Auger per la scrittura jazzistica dell'organo. È Pete Bardens la colonna portante del gruppo. Come detto, Bardens non era Mister Nobody: aveva suonato nei Them con Van Morrison, aveva accompagnato Rod Stewart e aveva alle spalle due album solisti: The Answer (Transatlantic, 1970), con Peter Green alla chitarra, e un album eponimo (Transatlantic, 1971).
Ascoltando oggi Camel, ci sorprendiamo piacevolmente per l'equilibrio tra grinta e atmosfere bucoliche... Sono sette tracce - alcune di 4 minuti circa, le altre di 6 minuti circa - che tradiscono appena qualche ingenuità. Con la voce di Peter Bardens che riesce a piacere (almeno a noi) più di quella di Latimer.
L'album non ebbe successo. Di conseguenza, i Camel decisero di lasciare la MCA Records e di passare alla Decca.
Mirage (1974) si apre con "Freefall", dove la chitarra di Andy Latimer è protagonista in un magnifico duetto con l'organo di Bardens. Segue, come da regola, una canzone delicata ma pimpante, "Supertwister", costruita su misura per il flauto di Latimer. "Nimrodel: The Procession / The White Rider" (ispirata al Signore degli Anelli di Tolkien) è una suite molto evocativa: atmosfere fiabesche e medievali, con tanto di marcia trionfale iniziale, rulli di tamburi, campane. Il resto del disco si snoda tra funambolismi e passeggiate attraverso paraggi sonori meno frenetici. Il pezzo forte di Mirage è "Lady Fantasy", 13 minuti di musica splendidamente eseguita, assai affascinante.
Neanche quest'opera riscosse successo in Inghilterra ma permise ai Camel di farsi notare nella West Coast degli USA, conducendoli a un tour di 3 mesi in quella regione. Si iniziava a decollare...
1975. La musica progressive è in procinto di tramontare e i Camel non si possono definire esattamente "commerciali". Tuttavia il quartetto inglese ha ormai un proprio stile. Ebbene: decidono di affinarlo.
Bardens, Latimer, Ferguson & Ward hanno all'attivo due ottimi album e ne sfornano un terzo che piace - e piacerà - agli amanti del progressive. Soprattutto a coloro che non hanno nulla da ridire contro le linee melodiche chiare. The Snow Goose è una suite in sedici sezioni caratterizzata da temi di natura classico-romantica. Il discorso pentagrammato è ulteriormente snellito rispetto ai primi due dischi. Brillante Latimer al flauto. Ma ci stiamo allontanando sempre più da Canterbury...
Ispirato all'omonimo racconto dell'autore americano Paul Gallico è, questo, un concept scritto in sole due settimane in una sorta di ritiro dentro un cottage del Devon. (Saranno poi costretti a cambiare il titolo del disco in Music Inspired by The Snow Goose per le obiezioni sollevate - per vie legali! ma perché? - dallo scrittore.)
Le parti vocali, da sempre non molto diffuse negli album dei Camel, svaniscono interamente qui, lasciando l'ascoltatore da solo con le suadenti note della chitarra di Andy Latimer e con il piano struggente di Bardens. E in più il flauto, certo. Un po' troppo mieloso il tutto...
Ad ogni modo! Il racconto è ambientato durante la ritirata di Dunkerque del 1940. The Snow Goose (di Gallico) narra dell'amicizia tra un solitario e deforme guardiano del faro dell'Essex e un'oca delle nevi che è ferita. Ambedue assistono impotenti e stupefatti alla disfatta delle truppe anglo-francesi... I Camel rendono bene la narrazione del romanziere usando la forma prettamente musicale. Molti passaggi tuttavia risultano soporiferi. Ma che importa? Il successo dà loro ragione: saranno invitati a tenere un concerto nella Royal Albert Hall insieme alla London Symphony Orchestra. (Ott. 1975.) E risulterà un 'tutto esaurito'.
Moonmadness (1976) è un altro esempio di pop sinfonico, ma ritorna il cantato, con l'aggiunta di qualche impulso jazz e con Pete Bardens ai tasti e Andy Ward alla batteria più in forma e più convinti che mai. È un riflusso di vita, dunque, nei suoni dei Camel. Si è ai livelli di Mirage...
Molto bella e suggestiva "Spirit Of The Water", quarta traccia.
Rain Dances (1977) segna l'entrata di Richard Sinclair (Caravan) al basso e al canto, al posto di Ferguson. Il sound diventa più decisamente "jazzy". All'album collaborano Eno (suoni elettronici, effetti di studio) e Mel Collins (sassofonista, ex King Crimson). Già la prima traccia colpisce nel segno: la stupenda "First Light"... La seconda, "Metrognome", è ugualmente piacevole, ritmica, mossa e ben eseguita. Ma manca, nel full-lenght, l'organicità, e alcuni fan della band hanno come l'impressione di uno sbandamento e una perdita d'orientamento, mentre per altri è questo invece il loro album più originale e meglio suonato. In generale dobbiamo ammettere che non c'è quella certa coerenza stilistica degli album precedenti. Tuttavia, si ha in Rain Dances, come detto, un suono più jazzato, non solo grazie a Richard Sinclair, ma anche perché, con Fiona Hibbert all'arpa, Martin Drover al flugelhorn e Malcolm Griffiths al trombone, i Camel dispongono di una piccola orchestra jazz.
Breathless dell'anno successivo rappresenta - grazie soprattutto a Mel Collins e Richard Sinclair - un nuovo vertice nella carriera dei Camel: una serie di composizioni gentili di buon livello, con il canto che torna a essere centrale. Nessuna delle nove songs è da scartare: tutte dolci e gradevoli. Bella la voce di Richard Sinclair in "Breathless", "Down on the Farm" e "Summer Lightning". Qualche divagazione jazzrock, poche sperimentazioni.
Dopo questo lavoro, Pete Bardens lascia il gruppo per riprendere la carriera solista (formerà i Mirage proprio con Richard Sinclair). A lui succedono Dave Sinclair (cugino di Richard) e Jan Schelhaas (due tastieristi!), entrambi provenienti dai Caravan, mentre Latimer è ora il leader indiscusso.
L'album del 1979, il loro settimo in studio, I Can See Your House from Here, è in generale in stile pop, softrock, con qualche pezzo dance. Invano si cerca di trovare l'ispirazione di Breathless. È, finora, il loro disco più debole, a detta di tanti recensori. Tuttavia, paradossalmente, segna il ritorno nelle classifiche degli album più venduti (nel Regno Unito in primis, dove raggiunge la 45. posizione), per la prima volta dopo Snow Goose. E ciò malgrado i pubblicitari abbiano difficoltà a rendere il prodotto appetibile alla massa, a causa della cover che mostra un astronauta crocefisso che, dall'alto, osserva la Terra.
Al termine del tour, i cugini Dave e Richard Sinclair abbandonano il gruppo, sostituiti dal tastierista Kit Watkins, già leader degli statunitensi Happy The Man, e dal bassista (ma è polistrumentista) Colin Bass.
Due anni dopo, un concept album dal titolo Nude. Intanto anche Watkins ha lasciato il gruppo, sostituito da Duncan Mackay (che, al keyboard, è stato presente nei primi tre album di Kate Bush). Nuderacconta di un soldato giapponese abbandonato in un'isola del Pacifico dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e ritrovato solamente trent'anni dopo. (Una storia autentica.) Qui, i Camel tornano al rock o meglio pop progressivo dalle melodie semplici di The Snow Goose, con una ripresa di atmosfere pinkfloydiane. Album dignitoso, con qualche traccia ("Drafted" ad esempio) che ha la funzione di canzone orecchiabile.
The Single Factor (1982) vede all'opera ben cinque tastieristi: Latimer, Mackay, il produttore Hydne Bendall, Anthony Phillips di genesisiana memoria e Francis Monkman degli Sky. Un sound che ricorda l'Alan Parsons Group, con melodie tra il rock e la neoclassica tipo E.L.O. Il "fattore singolo" del titolo potrebbe riferirsi al fatto che Latimer è rimasto ormai l'unico dei membri originali. Infatti, anche Andy Ward ha lasciato il gruppo, per gravi motivi personali. (Pensieri suicidali causati da alcool e droga...)
Stationary Travel (1984; concept ambientato nella Berlino divisa in due dal Muro) reitera senza sorprese la scrittura di Nude. Ma anche quella dell'album successivo a Nude e precedente a questo, The Single Factor, con tastiere a manetta e, alla voce, Chris Rainbow, dell'Alan Parsons Group.
Segue un periodo di silenziosa crisi - ben otto anni - e Latimer, trasferitosi a Los Angeles e ormai padrone unico del marchio, incide nel '92 Dust and Dreams, ispirato al romanzo Furore di Steinbeck (musica ancora dettata dall'influenza dei Pink Floyd).
Nuova base operativa è Mt. View (CA) e la realizzazione di questo e degli album successivi è resa possibile dalla neoformata Camel Productions. Dust and Dreams viene inciso peraltro con l'apporto di nuovi sessionmen. Ha un tono malinconico ed esprime concetti profondi. Nella foto in copertina (in bianco-e-nero) è mostrato un bambino, in quella del retro (sempre in bianco-e-nero) un vecchio: a significare il viaggio della vita.
[ Anche Bardens intanto si è trasferito a Los Angeles e tenta in tutti i modi di sfondare nella musica commerciale, ma senza riuscirci. Lascerà questo mondo nel 2002, a soli 57 anni, per un cancro ai polmoni. R.I.P., mitico Pete. ]
E il progressive in tutto questo dov'è?
Beh, Andy Latimer in realtà parlando della propria musica non la considerava esattamente progressive rock. Lui la chiamava "emotional music"... Ad ogni modo, ascoltando bene, il progressive (rock...?) è ancora presente.
Harbour of Tears del 1996 è un album autobiografico sulle radici irlandesi di Latimer. Suo padre è morto nel 1993 e il musicista-compositore-cantante compie una ricerca genealogica alla ricerca del passato della propria stirpe. Ecco uscirne fuori, dunque, questo concept-album che parla delle famiglie costrette ad abbandonare la propria terra e cercare fortuna su litorali e continenti lontani. Belle canzoni e non mancano momenti di buona ispirazione melodica (l'assolo chitarristico che chiude "For Today"). Il disco offre un copioso fioccare di temi che restano in testa. Ma di prog vero o comunque di sperimentalismo c'è ben poco.
Rajaz (1999) e A Nod and a Wink (2002) sono buoni prodotti artrock in cui, oltre alla solenne tranquillità pinkfloydiana, ci sono momenti ispirati ai Genesis della seconda metà degli Anni Settanta.
Rajaz: atmosfere orientaleggianti, con il brano intitolato proprio così - "Rajaz" - a significare il canto dei poeti che accompagnavano la carovana usando una metrica che si accordava con il passo del cammello...
The music of poets once carried caravans across the great deserts. Sung to a simple metre of the animal's footsteps, it transfixed weary travellers on their sole objective... journey's end. This poetry is called "Rajaz". It is the rhythm of the camel.
... e "Lawrence", possente brano dedicato a Sir Thomas Edward Lawrence, noto come "Lawrence d'Arabia".
Rajaz è un album che vuole trasportarci, riuscendovi, in luoghi distanti e atmosfere esotiche.
In continua evoluzione musicale, con nuove idee motivate dal successo del precedente lavoro, l’ultima fatica per il cammello porta ancora una volta un cambio di rotta. La magnifica copertina è la sintesi perfetta di questo particolare e coraggioso disco, atmosfera fiabesca e il passare in lontananza di un treno a vapore che si muove verso chissà dove! Proprio il fischio di una locomotiva apre il disco, seguito dal frizzante flauto di Latimer; la canzone è completata da un finale carico di angoscia e malinconia.
Le composizioni di A Nod and a Wink sono slegate concettualmente, ma unite dal un comune significato: la magia dell’esistenza. Il brano migliore è "Fox Hill", che è anche il brano più vario e progressivo di tutto il lotto.
Disco suonato e prodotto benissimo. Da segnalare "For Today", un pezzo commovente dedicato alle vittime dell'11 settembre 2001.
Una lunga malattia colpisce Andy Latimer, ma i Camel tornano con un tour europeo nel 2013 e subito dopo esce una rinnovata versione di The Snow Goose, dedicata da Latimer allo scomparso Peter Bardens. A questo punto del loro viaggio, i Camel sono formati da Andrew Latimer (chitarre, fiati, tastiere); Guy LeBlanc (tastiere); Denis Clement (batteria, percussioni); Colin Bass (al basso).
Di nuovo in giro per l'Europa nel 2014, con due tappe italiane nel mese di marzo (a Torino e a Vicenza). 2015: nuovo tour sul Vecchio Continente per Andy Latimer e la sua band (dal 6 al 25 luglio). E l'anno successivo suonano in Giappone dal 18 al 22 maggio...
Album in studio
1973 - Camel
1974 - Mirage
1975 - Music Inspired by The Snow Goose
1976 - Moonmadness
1977 - Rain Dances
1978 - Breathless
1979 - I Can See Your House from Here
1981 - Nude
1982 - The Single Factor
1984 - Stationary Traveller
1991 - Dust and Dreams
1996 - Harbour of Tears
1999 - Rajaz
2002 - A Nod and a Wink
Inoltre: dozzine di album dal vivo e compilation. Tra queste ultime consigliamo Lunar Sea (1973-1985). Ottimo anche il doppio A Live Record (1978).