22 ott 2024

Quanah Parker - 'Nel Castello delle Fate'

Un'affascinante fiaba prog


Ispirazione e profondità caratterizzano gli album dei Quanah Parker. Anche Nel Castello delle Fate ha potenzialità di successo grazie a musica non ostica ma accessibile, raffinata, ben suonata.

L’idea del concept e le sue musiche sono di Riccardo Scivales, i testi di Meghi Moschino. Arrangiamenti: Quanah Parker.
Scivales Music SM007. Distribuzione internazionale: MaRaCash Records.

L'opera racconta con una sorta di allegoria un percorso catartico, in un teatro ristretto ma con linguaggio planetario. Scivales e i Quanah Parker usano gli stilemi del progressive rock, però con un'apertura crossover necessaria dati i tempi. Se è caduto il Muro di Berlino, non c’è da meravigliarsi che cadano anche gli steccati tra scene e generi musicali...


Protagonista del concept è un uomo che si è smarrito e giunge a un misterioso castello abitato da avvenenti Dame Fatate. Dapprima spaventate per la nuova presenza, esse fuggono e si disperdono su per lo scalone del castello, per poi invitare l'uomo ognuna nella propria stanza e sedurlo con la loro Bellezza ed Arti Magiche.

«Vagando ferita per strade sconosciute, l’Anima si imbatté magicamente in un Castello Fatato. Luci, voci e suoni magnetici lo abitavano. Era giunto il momento di varcare quella soglia... “Entra, e i tuoi mali guarirò... In ogni stanza c'è la speranza, segui l'istinto che è in te: troverai braccia che ti cullano e ti poseranno in alto, dove la leggerezza ti permetterà di spiccare il volo. E poi, con il Magico Carillon, dipingerai la tela dei tuoi sogni. Le Fate ti aspettano.”» 
 


Foto di Francesca Barriviera. Tante altre le troverete nel booklet del CD.


Ascoltiamo l'opera passo dopo passo.
Dopo l'ingresso, veniamo introdotti in un'atmosfera intrigante. Ben presto ci rendiamo conto che non siamo in ambito ostile. Il contesto ci incuriosisce. Vediamo una mano che si tende attraverso il velo: non è minacciosa ma vuole accompagnarci a un luogo, a un punto d'arrivo riservato a noi.
Procediamo tra buon rock "teso" (sostenuto ma non hard) e arie magiche. L'incanto della voce, delle voci, con i loro echi e richiami del passato parlano e cantano di occulto, ma è magia bianca, nulla di cui temere. Levitiamo tra  carillon e gocce di cristallo, inebriandoci alla bellezza dell'ignoto.
Tutto ciò non è fine a se stesso e ha un significato doppio. Il CD ci racconta di un'avventura che ha a che fare con la Guarigione, nel vero senso della parola: Riccardo Scivales, colpito dal Covid, ha dovuto a lungo lottare contro le conseguenze della malattia. E cosa ti può guarire? La Musica; soprattutto se il dono ti viene recato dalle mani di una Donna.


La line-up della band vede, accanto a Scivales, a Pirrotta, a Ongaro e a Simeoni, la splendida vocalist Meghi Moschino. E come ospite speciale c’è anche una figlia di Riccardo, Martina.



  - Riccardo Scivales: tastiere
  - Meghi Moschino: voce, assorted percussion
  - Giovanni Pirrotta: chitarre
  - Alessandro Simeoni: basso elettrico
  - Paolo Ongaro: batteria

        Special Guest 
  - Martina Scivales: voci aggiuntive e improvvisazione al piano in "Giochi di Fate al Piano"


                        Disponibile su    Ma.Ra.Cash Store



Meghi Moschino (che è anche insegnante di canto): oltre ad essere la cantante dei Quanah Parker, forma, insieme a Riccardo Scivales, il duo Magico Carillon.


Alla fine del viaggio il protagonista si sente un  uomo nuovo; esce dal Castello e si ritrova bambino a camminare tra l’erba alta di un meraviglioso prato luminoso, dove sua madre lo attende e lo prende per mano.

   

Il CD è uscito per le edizioni Scivales Music (numero di catalogo SM007). Si può ordinare sia scrivendo a riccardo.scivales@gmail.com (15 euro + spese spedizione e tasse) che al suo distributore mondiale Ma.Ra.Cash Records



La nostra prima reazione:

"Sono senza parole. Pensando al tema, mi dicevo (a priori) che forse oggi il 'pubblico' (d'accordo, è un concetto astratto, in fondo) ha bisogno di altro, testi realistici ecc. Ma già fin dalle prime battute sono stato avviluppato dalle atmosfere e peraltro con questi suoni maturi, avanzati, e con questa voce solista ammaliante, non c'è da poter rimanere indifferenti. Grandissimo prog rock, rock sinfonico di alto livello."


   

Da notare che i brani sono stati composti nella maggior parte  già nel 2021 e sono pure stati suonati con successo in vari concerti dei Quanah (e del Magico Carillon di Meghi e Riccardo). 
L'annuncio per un nuovo album era stato dato già un paio di anni faPoi la pandemia con i suoi lockdown - insieme ad altri fattori - hanno rallentato la realizzazione su disco. 
E finalmente... Rinascita e gioia!


***


LINK


             Web: www.quanahparker.it         
                      www.facebook.com/parker.quanah.7         
                      www.riccardoscivales.com

Contatti: Riccardo Scivales         
  • Cell.: 338-3178693              
  • Email: riccardo.scivales@gmail.com











20 ott 2024

Le più famose "lucciole" del prog italiano

Indubbiamente un pezzetto di storia della vera musica italiana


"È strano sai / avere tanta voglia di correre / e muover piano i passi / per non sciupare l'attimo di libertà..."



Una creatura angiolesca, affranta e disperata in posizione fetale al cospetto del gelido oceano: la copertina di Forse le lucciole non si amano più, album di debutto (1977) della Locanda Delle Fate, ne rispecchia bene il contenuto.


L'opera partorita dal gruppo astigiano è l’istantanea sonora di una generazione - quella cresciuta tra gli Anni '60 e '70 - perduta tra ideali martoriati e sogni infranti. Le tracce sono tenute insieme dal filo rosso della memoria di una persona vecchia che guarda alla sua gioventù. Ma il disco è anche una riflessione, velata ma non troppo, sulle vicende sociopolitiche che hanno coinvolto i ventenni di allora.

Musicalmente, Forse le lucciole non si amano più ci offre un connubio tra il progressive inglese (Jethro Tull, Genesis) e quanto di migliore era emerso fino a quel momento nella scena italiana.


"Il canto di un vecchio... / ubriaco e scontento, / disinfetta le ansie, / che straripano già..."



  - Leonardo Sasso: voce

  - Ezio Vevey: chitarra solista, voce

  - Luciano Boero: basso, hammond

  - Giorgio Gardino: batteria, vibrafono

  - Alberto Gaviglio: flauto, chitarre, voce

  - Michele Conta: pianoforte, tastiere

  - Oscar Mazzoglio: tastiere



        Lato A

"A volte un istante di quiete" 6:31

"Forse le lucciole non si amano più " 9:48

"Profumo di colla bianca" 8:25


         Lato B

"Cercando un nuovo confine" 6:41

"Sogno di Estunno" 4:41

"Non chiudere a chiave le stelle" 3:34

"Vendesi saggezza" 9:37


Traccia bonus vers. CD (1995)

"New York" 4:35




L'LP della Locanda delle Fate è un mix di poesia e melodie che ci fanno viaggiare tra passato, presente e futuro della nostra vita. Fantastico e reale nel contempo. Brani come la title track (senza dubbio una delle più emozionanti canzoni prog), come "Sogno di Estunno" e soprattutto "Vendesi saggezza", dopo tutti questi decenni fanno ancora venire la lacrimuccia!

Venne pubblicato alla fine del glorioso periodo del prog italiano (Le Orme, Balletto di Bronzo, Rovescio della Medaglia, Metamorfosi, Banco, P.F.M., giusto per citarne qualcuno). E fu, allora, quasi snobbato. E ciò nonostante un concerto mandato in onda dalla RAI nello stesso anno. (La RAI ha nei propri cassetti delle vere perle dei gruppi prog [pop] italiani, però se le tiene strette, trasmettendo invece perlopiù immondizia musicale.)
Il progressive comunque non era affatto morto: sempre nel 1977 uscivano Anto/Logicamente degli Area, Rain Dances dei Camel, il primo di Peter Gabriel e Seconds Out dei Genesis, The Quiet Zone dei Van der Graaf Generator, Going for the One degli Yes, Jet Lag della P.F.M., Come un'Ultima Cena del Banco e Storia e Leggenda delle Orme. Ce n'era quindi, ancora, di prog rock! L'opera prima della Locanda non venne troppo pubblicizzata e fu riscoperta soltanto dopo. Il disco è ben suonato e con degli arrangiamenti studiatamente "contorti", come si confaceva al prog classico degli anni '70, ma alquanto orecchiabili e di facile assimilazione. 


 

 Foto dell'ultimo concerto (o di uno degli ultimi) di questa band che è "Big in Japan"

La Locanda delle Fate su BTF: Lucciole per sempre,  (CD + DVD + 64 pages book) in offerta! 


6 ott 2024

Dopo la catastrofe: gli Alphataurus

Buona Domenica da Topolàin!

Che cosa ne pensate del nuovo album degli Alphataurus, 2084: Viaggio nel Nulla?



Ascoltarlo è come guardare un film o leggere un romanzo distopico. La storia del 'concept' dunque regge!

Lo storico gruppo milanese ha festeggiato la nuova, attesissima uscita anche inaugurando/rinnovando la sua homepage: https://alphataurus.it/

Formazione attuale
    • Pietro Pellegrini (membro fondatore): Hammond, sintetizzatore
    • Franco Giaffreda: voce solista, chitarra
    • Andrea Guizzetti: pianoforte, tastiere, voce
    • Diego Mariani: batteria, percussioni, voce
    • Tony Alemanno: basso, voce

     Hanno suonato nell'album:
                Guido Wassermann: chitarre elettriche e acustiche, synth, campionatore e cori
                Pietro Pellegrini: organo Hammond, synth e campionatore
                Franco Giaffreda: voce, chitarra elettrica, chitarra acustica, flauto
               Andrea Guizzetti: pianoforte, synth, cori
                Diego Mariani: batteria, glockenspiel, cori
                Tony Alemanno: basso

Mi interessa sentire il vostro parere sulla parte musicale di 2084: Viaggio nel Nulla. Scrivete i commenti sotto questo post!
Ascoltate/ordinate 2084... su Bandcamp ! (click!)


L'album su La Feltrinelli 



La storia degli Alphataurus su Wikipedia.it

Gli Alphataurus su 'Prog Archives'

La band "personalmente" su Facebook

11 set 2024

'Floret Silva'

Un album ispirato dai Carmina Burana (poesie religiose medievali dell'Europa Centrale)


Sembrerebbe un disco di musica religiosa ma è di più: è un'opera che rientra nel folk-rock d'avanguardia, nel Krautrock, nel rock progressivo, nel folk medievale, nello psych folk.

Di "psych" si deve assolutamente parlare, giacché l'iniziatrice del progetto è in seguito diventata celebre come autrice di libri di terapia di danza, trance, estasi, ipnosi, esperienze mistiche. Nata a Basilea ma di nazionalità americana, Kay Hoffman ha compiuto studi di musica, filosofia e ipnosi e si è dedicata alla programmazione neurolinguistica. Ha insegnato danza, sviluppando il suo personale sistema di terapia del movimento.



Disco stranissimo ma per noi interessante questo Floret Silva, in quanto la Hoffman (nel ruolo di compositrice e musicista) si servì anche di alcuni nostri vecchi conoscenti del progressive rock per realizzarlo: i Pierrot Lunaire, più segnatamente Gaio Chiocchio e Jacqueline Darby (quest'ultima, la conosciamo per aver partecipato all'album Gudrun).


   Tracks: 

1.  Iste Mundus
2.  Floret Silva
3.  Exorcisms
4.  Intermezzo (Chume Chume)
5.  Ich Will Truren
6.  Rondo
7.  Mai Tanz
8.  Quot Sunt Horae
9.  Tot
10.  Sonus Dulcis Lyrae
11.  Ouverture Zum Fest
12.  Intermezzo (Fagott Sommer Nacht Promenade)
13.  Tempus Instat
14.  Langueo (Vacilantis)
15.  Chume Chume
16.  Nummus
17.  Post Communio Sancti Cyrilli



     Musicisti e altri fautori del Floret Silva:

- All: Choir/Chorus


- Mark Armstrong: Reissue Coordination

- Carlo Bardi: Bassoon

- Gaio Chiocchio: Arranger, Guitar (Electric)

- Jonathan Coleclough: Design

- Renato Cordovani: Clarinet, Clarinet (Bass), Sax (Tenor)

- Jacqueline Darby: Laughs, Siren, Vocals, Voices

- Christoph Heemann: Tape Transfer

- Kay Hoffman: Arranger, Clavinet, Composer, Percussion, Piano, Primary Artist, Voices

- Michele Losappio: Arranger, Clavinet, Composer, Engineer, Fender Rhodes, Piano, Trombone, Vocals

- Tolmino Marianini: Trumpet

- Maurizio Pieri: Engineer

- Sandro Raimondi: Drums, Engineer, Percussion, Sax (Alto)

- Gianni Salaorni: Guitar (Acoustic), Guitar (Electric)

- Kevin Spencer: Audio Restoration

- Simo Valzania: Arranger, Bass, Bass (Electric), Bouzouki, Composer, Effects, Engineer, Flute, Glockenspiel, Guitar, Guitar (Acoustic), Harp, Harpsichord, Organ, Recitation, Toy Piano, Violin, Vocals, Water Effects

- Nicola Vernuccio: Bass, Bowed Double Bass, Double Bass


 Chi lo ha recensito (pochi) ha accostato questo disco allo stile di Dr. Strangely Strange, Gong, Stone Angel, Incredible String Band... Comus. diciamo che appartiene a un sottogenere dell'IPR (Italian Progressive Rock) - allo psych folk underground.


La Hoffman si è sforzata di mettere in musica parti dei Carmina Burana, come già fece il tedesco Carl Orff nel 1935-36 (sua la celebre cantata intitolata appunto 'Carmina Burana'). Si tratta di un'antologia medievale (dell'XI-XIII sec.) di 253 componimenti poetici a tema mistico-religioso in Altdeutsch e in francese antico.


Aiutata dai Pierrot Lunaire (in primis dalla cantante classica gallese Jacqueline Darby), Hoffman realizzò dunque il suo Floret Silva, che ha una genesi tumultuosa per causa di tempi non rispettati e altri ostacoli, cosicché l'opera non vide la luce nel 1977 e neppure nel 1978, come era previsto (e doveva uscire per la RCA), ma soltanto nel 1985, grazie a una piccola etichetta giapponese (Belle Antique). Tre decenni dopo la sua nascita, il disco venne finalmente pubblicato in un'edizione degnissima: da Robot Records.  






A tratti sembra di sentire una protoversione dei Dead Can Dance... se questi sapessero cantare il latino (la Darby, a quanto possiamo giudicare, l'antico idioma lo conosceva bene). Gli strumenti principali sono il flauto, l'arpicordo o clavicembalo, fiati e strumenti a corde. La musica tradizionale dalla coloratura medievale presenta inserti avanguardistici (con risate, sirene, aggiunte vocali à la Luigi Nono o Luciano Berio) e ornamenti di sonorità rock stile Anni Settanta. Ad un certo punto non si sa più cosa sia più anacronistico: le melodie pastorali e a sfondo religioso (ma a tratti sembra piuttosto un prendersi gioco di tanto trasporto di fede!) oppure i passaggi modernistici.

È un album davvero strano e intrigante, che piace e cattura chi sul serio vuole essere catturato. E che ci impone di riascoltarlo più volte.


Links correlati:


  Tony Pagliuca - Rosa Mystica


  Pierrot Lunaire




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22 lug 2024

"Core 'grato" in jazz e altre uscite "avventurose"

 Avventurose o, come direbbe qualcuno, "fuori di testa"? 

In realtà si tratta qui di tre opere che vogliono stendere le antenne in direzione musica sperimentale, con uno dei tre lavori (il primo) che può avere - e ha - anche un alto valore di intrattenimento.

[Articolo da Faust's Look.]

3 uscite "avventurose"
Jazz / avanguardia

Nuove uscite "diverse".
La prima è Core 'ngrato, del Guarino Savoldelli Quartet. Piacerà a tanti! Gli altri due album solo per cultori e amanti dell'elettronica.



Uscito in associazione con Moonjune Records:

Core 'ngrato

by Guarino Savoldelli Quintet


itinerario eccentrico nella canzone napoletana


Peter Thelen, su Exposé, ha scritto:
Corrado Guarino è un nome noto nella scena jazz italiana, nonostante le sue pubblicazioni non siano numerose. Per Core 'ngrato ha collaborato con l'acclamato cantante Boris Savoldelli, già conosciuto alla maggior parte dei lettori di Exposé per la sua associazione con Moonjune Records e per svariate uscite su quell'etichetta. A completare il quintetto ci sono Guido Bombardieri al sax alto e clarinetto, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e il batterista Stefano Bertoli: tutti loro hanno tutti suonato in precedenti dischi di Guarino (Chi? del 2004, una serie di cinque album-tributo dal nome Le Fiabe del Jazz pubblicati tra il 2008 e il 2011, e Si Vede Che Era Destino (2011), nonché probabilmente in alcuni altri di cui non sono a conoscenza. La band era dunque ben affiatata già prima dell'arrivo di Savoldelli, ma sono le sue vocalizzazioni camaleontiche e le alterazioni vocali elettroniche che rendono questo album così avvincente e unico.
Savoldelli e Guarino hanno composto solo due dei dieci brani dell'album. Tre canzoni sono tradizionali (risalgono al XVII e XIX secolo), il resto è di altri compositori. La maggior parte dei pezzi sono leggermente rilassati, alcuni allegri e aggressivi - come ad es. "Ciceranella", che sono certo di aver già ascoltato prima [...] “So' Le Sorbe e Le Nespole Amare” è un altro pezzo potente e melodico dal sapore decisamente folk, che offre al sassofonista Bombardieri spazio per brillare. Ogni traccia qui è eccezionale e offre una gamma di idee jazzistiche e vocali che stupiranno l'ascoltatore. 

 




3​+​3

by Tomeka Reid Quartet   Cuneiform Records

 


Tomeka Reid, cello
Jason Roebke, bass
Mary Halvorson, guitar
Tomas Fujiwara, drums
 

La cellista Tomeka Reid (sue tutte le composizioni) ha licenziato nel 2023 questo album di "musica avventurosa", esplorando nuova matematica sperimentale con il suo quartetto stellare, che è così giunto alla terza pubblicazione.


Nel corso di tre motivi/pezzi che confluiscono insieme (proprio come un set che il gruppo suona in concerto), l'album cattura il meglio di questo ensemble d'avanguardia. Il quartetto della Reid si muove con grazia, senza fretta, calibrando costantemente - evolvendola - la conversazione in corso.



Mother Mallard's Portable Masterpiece Co. 

Un progetto "storico", essendo stato fondato nel 1969! 50 anni di musica elettronica su un CD (click!)

Nella primavera del 1969 David Borden era compositore-pianista alla Cornell University (ambito: Danza), ma per due anni aveva anche lavorato - preminentemente nottetempo - presso la Moog Company di Trumansburg, NY, a breve distanza da Ithaca, cercando di comprendere le funzioni del sintetizzatore Moog (allora in fase di sviluppo) e cercare possibilità per usarlo in performance dal vivo.
All'inizio Mother Mallard era un media per eseguire nuova musica alla Cornell, poiché nessun altro lo faceva. Steve Drews fu il primo a unirsi a Borden. David aveva 30 anni, Steve 23. Mother Mallard presentava nei suoi concerti composizioni di Robert Ashley, Morton Feldman, Daniel Lentz, Jon Hassell, Terry Riley, John Cage, Philip Glass, Steve Reich...
Con il MiniMoog e altri sintetizzatori e con l'aiuto della tastierista Linda Fisher, nonché grazie al patrocinio di Bob Moog, il progetto prese davvero vita... 

Gli ultimi concerti e le ultime registrazioni di Mother Mallard's Portable Masterpiece Co. risalgono al 2019, e in quei frangenti vennero usati gli strumenti originali degli Anni Settanta.

  Elettronica /sperimentazione. David Borden e Steve Drews dal vivo insieme a Judy Borsher, dall'album Like a Duck to Water (Cuneiform Records)

12 lug 2024

"Abitare il suono", jazz italiano per le terre del sisma

 Il jazz torna all'Aquila e nelle altre località colpite dal terremoto del 2009


🎶 "𝐀𝐛𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐨" è il tema della decima edizione del 𝑱𝒂𝒛𝒛 𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒆 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒊𝒔𝒎𝒂, la manifestazione che, dal 2015, ha portato e continua a portare nella città dell'Aquila e nelle regioni colpite dal terremoto del 2016 la più importante e numerosa rappresentanza del jazz italiano. 




Per questa edizione saranno oltre 𝟑𝟎𝟎 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐭𝐢, oltre 60 eventi e concerti complessivi, 15 piazze, 20mila spettatori attesi. 

Scopri tutto sulla nuova edizione diretta da 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨 𝐃𝐢𝐨𝐝𝐚𝐭𝐢, 𝐆𝐚𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐞 𝐌𝐢𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞 𝐔𝐠𝐨 𝐕𝐢𝐨𝐥𝐚. 


Jazz all'Aquila - Federazione Nazionale Il Jazz Italiano 

5 lug 2024

Oh No, It's Prog! - il secondo album

Those about to Prog 
We salute you

Beh accidenti, che dire? È un piacere ascoltare la musica sfornata da questo progetto di Gianni Nicola.

È uscito ufficialmente il 5 luglio 2024: il secondo lavoro di Oh No, It's Prog!.

Those about to Prog we salute you - questo il titolo, che ha un suo perché - è un output ancora più coraggioso dell'eponimo Oh No, It's Prog! (vedi nostra recensione), e presenta varie parti "dark". Il chitarrista/ compositore Gianni Nicola si è servito anche stavolta di alcuni turnisti della provincia di Torino, dove risiede.

La prima prova era stata un successo nel suo piccolo, riconfermando la validità di certe autoproduzioni che riescono bene se vi si investe in cuore, energia e pazienza, arrivando finanche a sorprendere gli appassionati più scafati

 Ordini: gianninicola@alice.it


Those about to Prog we salute you salta fuori dopo uno iato che, per i fan di Nicola e del suo prog intenso e sentito, è durato finanche a lungo. Ma si sa: il secondo lavoro è sempre il più problematico (si tratta o di confermarsi oppure di deludere chi ha gradito il debutto) e, alla fine, il tempo impiegato ha ripagato l'attesa. 

Il CD è stato realizzato anche grazie al crowdfunding. La grafica è sobria ma efficiente.

Il titolo dell'opera (per alcuni forse può risultare uno scioglilingua) vuole essere un omaggio a due gruppi che Gianni Nicola ha sempre amato e ammirato: gli AC/DC e i Colosseum (quest'ultimo, come noi aficionados sappiamo, è stato tra i capostipiti dell’ondata prog e jazz-rock). 

    La title track

È un album ispirato e, come il primo, contraddistinto da un'ironia che a tratti è autoironia, anche se qui - come accennato - il suono ha i suoi momenti "oscuri", di profondità esistenziale: un sano struggimento che a noi richiama a tratti Peter Hammill. Alessandra Turri con la sua voce un po' à la Enya infonde un'impronta particolare, malinconica e lieve, alle composizioni di filigrana. D'altronde si denota anche in questo disco la tendenza di Nicola alla lullaby, alla cantilena, perciò la voce di Alessandra è molto adatta. Lei è stata "riconfermata" nella squadra, così come gli altri musicisti presenti nell'album precedente:  

Paolo Gambino, tastierista di formazione classica diplomato al conservatorio in pianoforte. Ha collaborato per dieci anni in studio e in concerto con Eugenio Finardi. Per quanto riguarda il prog, Paolo è estimatore di Tony Banks e Keith Emerson. 

Luca Pisu, bassista e affermato turnista e insegnante. Luca arriva dal mondo del punk e dello ska (per questo è un po' l'"alieno" dei Oh No, It's Prog!) ma conosce un po' tutta la musica e ha una grande ammirazione per il progressive rock. 

Emanuele Bosco, batterista di comprovata esperienza. Oltre al prog, nel suo background musicale ci sono solidi riferimenti al jazz e al funk. Ha fondato il gruppo jazz-rock Antifona, a non pochi di noi già noto.

 Il laboratorio dei sogni


I brani di Those about to Prog we salute you sono sette, per una lunghezza complessiva di 50 minuti e passa. Suggestivi effetti e grandissime tastiere, con i singoli musicisti in forma eccellente. Le gocce sparse di pianoforte nobilitano gli arabeschi contenuti nell'album, che, fin dal primo ascolto, risulta più maturo del debutto e senz'altro più autoconsapevole. 

    "Julian and the Spider"


            Analisi delle tracce


1) "Julian and the Spider": 

un brano breve, riflessivo e malinconico costruito sull’alternanza di due soli accordi. L’idea testuale nasce dalle similitudini che Nicola ha riscontrato nella vicenda di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, e il mito greco di Aracne, la fanciulla che, rea di aver messo in mostra su un arazzo tutti i tradimenti e le malefatte degli dei, viene trasformata da Atena in un ragno. All’interno dell’ambasciata ecuadoriana, dove è andato a rifugiarsi, Assange viene osservato appunto da un ragno; un ragno speciale, come ci si può immaginare. Due creature all'apparenza diverse ma con un duro destino comune...


2) "Those about to Prog we salute you": 

in questa canzone Gianni Nicola ha voluto prendere in giro con affetto alcuni dei cliché del progressive rock, come ad es. i tempi dispari, gli accordi poco comuni, la teatralità dei frontmen, i testi composti da elaborati giochi di parole, ecc. Un esempio di quell'(auto)ironia di cui abbiamo parlato su.


3) "Still": 

il brano più vecchio di tutta la selezione, nato come demo strumentale durante il lockdown pandemico. Il testo, che è stato scritto appena successivamente, ha a che fare con la capacità della quiete e dello stallo, della stagnazione, di spingere un essere umano a riflettere seriamente su di sé. Gianni Nicola, abituato allo stile di vita e alla vivacità della provincia torinese a ridosso delle montagne, portando a spasso il cane durante quel triste periodo è rimasto colpito da tanta insolita immobilità e dal silenzio. Il brano descrive l'inquietante emergere del disagio interiore che tutti noi ci portiamo appresso.


4) "The Clothes Horse Sect": 

la 'Setta degli Stendibiancheria' (o 'degli Stendini' che dir si voglia). Insieme a "Those about..." è il secondo brano ironico dell'album. L’influenza viene da The Road of Bones, degli IQ. L’atmosfera cupa e cadenzata creata da Gianni Nicola non aveva ancora un testo, quando...

"Per il testo mi è venuta in soccorso mia figlia Arianna, ormai una giovane donna. Quando era adolescente, le avevo consigliato di leggere la saga della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams: e le piacque molto. Dopo aver ascoltato la demo, Arianna mi disse che le era venuta un’idea e, da lì a poco, mi presentò una traccia tematica che io misi in metrica. Un uomo, rientrando una sera un po’ alticcio dalla birreria, nota qualcosa di molto strano nella casa dei vicini, persone notoriamente schive e riservate. La scoperta è quantomeno spiazzante: i vicini sono un gruppo di alieni che hanno fondato la Setta degli Stendibiancheria, un culto dedito all’adorazione del Sole, in quanto il Sole è l’unico che può garantire una perfetta asciugatura naturale al bucato. Questa setta si batte senza esclusione di colpi contro la Congrega, 'un mucchio di selvaggi che al Sole preferiscono l’asciugatrice'..." 

La cantilena iniziale con i bambini che cantano la versione inglese di 'Giro giro tondo' è un omaggio che il musicista ha voluto fare a un telefilm di fantascienza degli Anni Ottanta: Sapphire & Steel (in italiano:  Zaffiro e Acciaio). 


5) "Disappear": 

brano che risente molto dell’influenza IQ/Genesis. Vi si possono infatti notare, in maniera molto marcata, le influenze banksiane di Paolo Gambino - soprattutto nell’intro. 

"Chiesi a Paolo una soluzione simile all’intro di The lamb lies down… e lui mi prese alla lettera, lasciandomi a bocca aperta. La tematica del brano è molto personale e tratta della voglia di sparire da questo mondo, voglia che di tanto in tanto mi pervade. Parlandone in giro, però, ho visto che si tratta di un pensiero alquanto comune a tante persone, specialmente in questi ultimi tempi…"


6) "The OtherSide of the Bed": 

il brano più lungo e personale di tutto il CD. Vent’anni fa, la separazione dalla prima compagna ha rappresentato per l'artista un terremoto dal punto di vista umano ed emotivo. Ma sulle rovine si può sempre costruire e dunque persino quell'evento è finito per rivelarsi decisamente formativo. La struttura del brano è divisa in tre sezioni.

 - Invisible wall: il talamo coniugale, ereditato da lui, è come se fosse diviso da un muro invisibile. Infatti, il protagonista si ritrova a dormire sempre dalla propria parte, mai dalla parte vuota del letto...

 - It’s a sunny day: sogni e psicoanalisi. L'io narrante passeggia un bel giorno per via Roma, strada torinese assai frequentata, tra tanta gente che fa shopping e che, come lui, si gode il bel tempo. È felice, spensierato. Avverte la presenza dell'ex, ma lei è lontanissima alle sue spalle, un puntino indefinibile nella folla. 

 - The crucial question still remains: dopo il sogno, l'uomo si ritrova di traverso sul letto. Dunque, il muro è caduto, la catarsi è avvenuta. Trascorrono due mesi e incontra il suo nuovo amore, oggi sua seconda moglie. Tempo di riflessioni e di rimuginare su qualche rimpianto: come mai la storia precedente si è conclusa in quel modo? Quali responsabilità cadono su di noi quando finisce un amore?


7) "The Curtain Call": 

ovvero, come voler rendere omaggio ai Jethro Tull di Thick As a Brick e finire con lo scrivere un brano con un ritornello dal fortissimo sapore mariachi! Il testo, in breve, parla della necessità di rallentare uno stile di vita troppo frenetico e desensibilizzante e del fatto che non è vero che il treno passi solo una volta. Quel treno passa solo una volta, sì, ma non è certo l’unico!




Informazioni, ordini: Gianni Nicola
mail: gianninicola@alice.it