Muddy Waters è responsabile di tantissime ore di musica gradevole. Scoprire e ascoltare le sue registrazioni è una gran fortuna: non c'è niente infatti come il blues urbano di "Acque Fangose" (ciò significa il nome di questo artista!) per accompagnarci attraverso una giornata pigra e soleggiata, ma anche in una di vento quasi polare (come spesso accade a Chicago) e di lavoro pazzesco.
After the Rain uscì nel 1969 per la Chess Records subito dopo Electric Mud, che, come si sa, costituisce l'"esperimento psichedelico" di Muddy. Spesso "stracciato" dalla critica e dai puristi del blues, After the Rain rimane comunque una delle migliori produzioni di questo chitarrista che fece sempre l'occhiolino alle nuove generazioni e fu d'ispirazione al beat britannico e a gruppi come Rolling Stones e Yardbirds.
Biografia di Muddy Waters
Se il blues è "la musica del diavolo" (in quanto arché sonoro ripetitivo e trascinante), chi o che cosa rappresentano musicisti del rango di Robert Johnson, Muddy Waters, Sonny Boy Williamson, Howlin' Wolf, John Lee Hooker...?
Gran sacerdoti di Satana? La verità è che, nonostante l'immenso talento
tramite cui riuscirono a "esplodere" nel mondo (e in particolare nella
società stelle-e-strisce), costoro, essendo di colore, soffrirono le
pene dell'inferno: a causa delle manifestazioni di razzismo nei loro
confronti - a ogni ora del giorno e in ogni situazione della vita -; e
dunque furono, piuttosto, vittime del diavolo, non mandatari.
Muddy Waters rispecchia i canoni del "classico" cantante blues. Da bambino sguazzava nel fango ("mud") del Mississippi e, quando più tardi si stancò di raccogliere cotone per i bianchi, si trasferì a Chicago. Essendo analfabeta (proveniva, dal resto, da una cultura orale) e non sapendo fare nient'altro che intrattenere la gente con la sua chitarra e la sua voce, fu alla musica che dedicò l'esistenza.
Non a caso viene considerato l'iniziatore del "Chicago Blues", variante urbana - ed elettrizzata - di questo genere: un blues ancora rude ma più elegante di quello delle campagne... pur se la slide di Muddy non dimentica nessuno degli accordi paludosi tipici del luogo dei primordi (il delta del Mississippi, appunto).
Gli album più significativi di Muddy Waters: Newport 1960 (1960), Electric Mud (1968; un vero spartiacque nella storia del blues!), Sail On (1969), They Call Me Muddy Waters (1971), The Muddy Waters Woodstock Album (1974), I'm Ready (1978).
Numerose le compilations che contengono le sue migliori performances dal vivo e in studio. Tra queste, basti nominare The Essential Collection, dove ci sono praticamente tutti i successi della sua carriera, da "Got My Mojo Working" attraverso "Mannish Boy" e "I'm Your Hoochie Coochie Man" fino a "Rollin' Stone".
A proposito: indovinate da dove ricavò il nome una certa band formata da Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones? Esattamente! Fu il verso "I’m a rollin’ stone" nel brano "Mannish Boy" - scritto da Waters nel 1956 - a ispirare i tre (o il solo Jones; ci sono diverse versioni in proposito). "I'm a rollin' stone" si riferisce al proverbio "A rolling stone gather no moss", ovvero: "Pietra che rotola non fa muschio".
Nel video sottostante: una versione di "Mannish Boy" dal DVD Muddy Waters in Concert 1971
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"Music was my first love..."