21 dic 2020

Frank Zappa. Nell'80simo anniversario della nascita

 Zappa appartiene al Parnaso. Al Pantheon dei migliori musicisti di sempre.



Come chitarrista sicuramente tra i più bravi in assoluto, vanta una discografia sconfinata (60 e più album) che comprende i più disparati generi musicali (dal rock al vaudeville, dal jazz alla fusion). E non scordiamoci che le basi di Frank erano "classiche", con conoscenza anche della musica lirica e una predilizione per la dodecafonia...

Figlio di un italiano, Frank Zappa si dimostrò fin da tenera età ribelle e provocatore, sviluppando un disgusto verso la gastronomia italiana (come se volesse in quel modo antagonizzare o ripudiare suo padre) e più tardi verso il cattolicesimo, come denotano i testi delle sue canzoni.




La sua verve ironica e dissacrante non era - né ancora è - roba per tutti. Purtuttavia, fin dagli esordi fu un "faro" per tanti musicisti. Basti pensare che Freak Out! (tra i primissimi doppi album della storia) fu di fondamentale influenza nel concepimento e nella stesura di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, dei Beatles.



Nato nel 1940 a Baltimora, nel Maryland, nelle sue vene scorreva sangue non solo italiano ma anche francese, arabo e greco.

La sua famiglia si trasferì in California e lui a dodici anni iniziò a interessarsi alle percussioni. Nel 1956 suonava già la batteria in un gruppo chiamato Ramblers. Ma, per via dei suoi ampi interessi, gli stavano stretti il rock’n’roll e il rhythm&blues (anche se furono Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Johnny “Guitar” Watson e Clarence “Gatemouth” Brown ad accendergli la passione per la chitarra elettrica). 




Dopo un oscuro apprendistato come autore di canzoni e arrangiatore e qualche 45 giri a proprio nome che ebbe scarsa risonanza, nel 1964 fondò le Mothers Of Invention. Come rivela il nome della band, l'idea di fondo era quella di "aguzzare l'ingegno", di proporre qualcosa di nuovo. Ray Collins, Jim Black, Roy Estrada ed Elliot Ingber erano gli altri membri. Il loro primo disco (il già citato Freak Out!, del '66) sconvolse molti ascoltatori per l'avventato mix di doo wop e sperimentazione, rock psichedelico e teatro di varietà.





Anche i successivi dischi per la Verve sono sulla medesima falsariga: Absolutelly Free (contenente la celebre “The duke of prunes”), We're Only In It For The Money (che prende in giro la controcultura e il Sgt. Pepper beatlesiano) e Lumpy Gravy (con la partecipazione di una grande orchestra). Frank Zappa intanto è un nome noto e, pronunciandolo, si pensa subito a un talento incontenibile, enciclopedico, iconoclasta. Nonché scomodo: è uso criticare i moralisti, i fanatici religiosi e l'“American Way of Life”.





Fondò una propria etichetta insieme al manager Herb Cohen e le diede il nome "Bizarre". La libertà acquisita non poteva che essere benefica: arrivarono i capolavori di jazz-rock e fusion Uncle Meat e Hot Rats. Quest'ultimo, primo disco senza le Mothers Of Invention e dove spicca il violino di Jean-Luc Ponty, conta cinque "instrumental" e vi si segnala l'apparizione di un altro singolare ed eccentrico personaggio della musica americana: Captain Beefheart.




Di lì in poi, non ci furono più freni per la creatività di Zappa. A volte Frank si lasciò pure sviare, intraprendendo la via delle canzoni easy... 
Ringo Starr fece una comparsa nel film 200 Motels (interpretando lo stesso Zappa)... La colonna sonora del film (pubblicata su doppio album) include, insieme al solito miscuglio di generi, alcune composizioni orchestrali di Frank Zappa - ispirate da Stravinskij, Edgard Varèse e Anton Webern.






 
Dopo avere collaborato con John Lennon e Yoko Ono (nel concerto del giugno 1972 al Fillmore East documentato nell’album Sometime in New York City), Zappa tornò al jazz-rock con Waja/Jawaka e The Grand Wazoo (con il tastierista George Duke e il batterista Aynsley Dunbar a rinforzare la line-up). Poi, siglato un accordo con la Warner Bros, incassò con Apostrophe (), nel 1974, l’unico disco d’oro della sua carriera. Il single trainante della raccolta entrò nella Top Ten: “Don’t eat the yellow snow”. 
Vi furono beghe legali con la Warner, ma ciò non riuscì a frenare la forza e l'energia dell'estroso musicista, che continuò a fare la spola tra ironia irriverente, critica sociale (neppure tanto velata) e musica orchestrale di sponda dodecafonica. Collaborò con il direttore d'orchestra Kent Nagano e poi con Pierre Boulez, chiamato a dirigere "The Perfect Stranger" e altri due brani dell'album omonimo. Questo The Perfect Stranger è un'altra curiosità musicale, dove Zappa non suona la chitarra ma siede al synclavier - sintetizzatore digitale collegato a un campionatore musicale -, strumento che suonerà anche in seguito. 






Ultimo evento orgasmatico nel 1993 con The Yellow Shark, disco dal vivo inciso in Germania con l’aiuto di una formazione tedesca di musica classica e di avanguardia contemporanea, l’Ensemble Modern. L'Ensemble Modern aveva già suonato in maniera straordinaria diversi brani di Zappa e fu ciò a convincere l'artista americano ad accettare il progetto.
In quel torno di tempo Zappa soffriva già di un tumore alla prostata che lo costringeva a sedute di chemioterapia, tanto che, durante le plauditissime presentazioni dal vivo di Yellow Shark in terra germanica - tutte seguite da standing ovations -, poté dirigere l'orchestra soltanto poche volte. Morì il 4 dicembre 1993, mentre ancora lavorava: era impegnato nel recupero dei nastri delle sessions di Lumpy Gravy. Tale lavoro, uscito postumo, avrebbe portato il nome Civilization Phaze III


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