Ci sono giorni in cui ci si sente poco felici, un tantino malinconici. Topolàin ha scelto stamani una musica "concettuale" e relativamente impegnativa, atta a schiacciare i futili entusiasmi parimenti alle lune di traverso.
Trattasi delle "Symphonic Metamorphoses" di Paul Hindemith.
Ascoltate bene. Anche due o tre volte, se necesse.
E' una registrazione su vinile del 1964, quindi non lasciatevi disturbare dal lieve fruscio di sottofondo. Contano, oltre alla concezione nel suo insieme, i singoli fraseggi e l'interagire dei gruppi strumentali.
Il titolo completo del lavoro è Symphonic Metamorphosis of Themes by Carl Maria von Weber.
[Normalmente "on Themes", ma l'errore - "of" - dell'originale inglese è stato ripreso anche nella traduzione tedesca del titolo, che dunque recita così: "Symphonische Metamorphose von Themen Carl Maria von Webers".]
Hindemith compose queste "variazioni su temi di Weber" nel 1943, in America, dove si era rifugiato con la moglie per sfuggire al nazismo.
14 set 2021
Le "Metamorfosi Sinfoniche" di Hindemith
Edgar Varèse
(Parigi, 22 dicembre 1883 - New York, 6 novembre 1965)
"Sogno strumenti che obbediscano al pensiero del compositore."
Di padre italiano e madre francese, Varèse fu il tipico artista cosmopolita, irrequieto e all'avanguardia, nato a cavallo dei secoli XIX e XX. Dopo aver studiato scienze matematiche, si iscrisse al Conservatorio Superiore di Parigi, prima di proseguire la sua istruzione musicale alla Schola cantorum sotto la guida di Roussel e d'Indy.
A Parigi e Berlino fondò scuole musicali e cori specializzati nell'esecuzione di musiche antiche.
Apprezzato da Ferruccio Busoni e Claude Débussy, si ritrovò a essere tra i primi uditori del Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg e del Sacre di Igor Stravinsky. Fu a capo dell'Orchestra Filarmonica di Praga, prima di lasciare l'Europa per gli Stati Uniti d'America.
Nel 1919 fondò la New Symphony Orchestra, e contribuì anche a fondare la Pan-American Association of Composers.
"Contrariamente a quanto credono tanti, non è l'artista ad essere avanti nel tempo, ma sono le persone ad essere indietro."
Considerato uno dei massimi rappresentanti della nuova musica, fece la spola tra gli USA e la Francia, con brevi puntate in Germania (nel 1950 fu presente ai celebri Ferienkurse di Darmstadt). Negli Anni Cinquanta tentò, invano, di affermarsi come compositore di musiche da film.
Nei lavori di Varèse si possono riscontrare similitudini con quelli degli americani Charles Ives e John Cage. La sua musica abita la contemporaneità, respira delle strade, delle sirene, dei vapori che salgono dai tombini, delle nuove mitologie, delle luci accecanti, dei metalli, dell'elettricità. La sua prima produzione andò perduta durante la Prima Guerra Mondiale in un incendio (un'opera e otto composizioni orchestrali, tra cui Un grand sommeil, del 1906). Ma la perdita non aveva rammaricato più di tanto Varèse, che voleva essere ricordato per i lavori successivi a Amériques. Il sotterraneo della sua casa di New York era pieno di strumenti percussivi ed esotici. Per decenni aspirò a una musica "della macchina", a sonorità sconosciute, eppure non approfittò mai a fondo del mezzo elettronico. Nella Big Apple andava nelle officine e per le strade a registrare i suoni e i rumori che gli sarebbero serviti - manipolati - per le parti su nastro di Déserts (1950-54); ma forse intuì nell'elettronica lo spettro di quella cultura della disumanità contro cui aveva lottato tutta la vita e se ne ritrovò spaurito. In fondo il musicista italo-francese-ameri cano era legato a una concezione ottocentesca della "macchina".
Ai cultori del rock il nome di Edgar Varèse si lega a quello di Frank Zappa, che si interessò fortemente dell'avanguardia musicale europea e americana, dalla serialità, della musica concreta e che, nell'aprile 1981, organizzò, produsse e partecipò a New York City a un concerto di musiche composte da Varèse.
Opere principali
[Due CD bastano a contenere tutta la musica di Edgar Varèse: quindici composizioni che quasi laconicamente mappano una carriera lunghissima e sempre irrequieta.]
- Amériques per grande orchestra (1921)
- Offrandes per soprano e orchestra da camera (1921)
- Hyperprism per percussioni e piccola orchestra (1923)
- Octandre per sette strumenti a fiato e contrabbasso (1923)
- Integrales per percussioni e piccola orchestra (1925)
- Arcana per grande orchestra (1927)
- Ionisation per tredici percussionisti (1931)
- Ecuatorial per coro, trombe, tromboni, pianoforte, organo, due Ondes Martenot e percussioni (1934)
- Density 21.5 per flauto solo (1936)
- Tuning up (1947)
- Dance for Burgess (1949)
- Déserts (1950-54)
Qualche parola su Ionisation (1929-31)
Fin dalla controversa prima esecuzione alla Carnegie Hall di New York nel 1931, molti colleghi-rivali di Varèse pretesero il diritto di aver composto loro il primo pezzo per sole percussioni della storia. Comunque sia, a oltre settant'anni di distanza, Ionisation rimane un capolavoro indiscusso del suo genere e, a dispetto delle numerose imitazioni, forse l'unico. Da quel momento, la sezione delle percussioni, finora sempre in ombra nell'orchestra, cominciò a vivere di vita propria. Già nella sua prima, grande opera Amériques, Varèse aveva sviluppato la partitura delle percussioni in modo che procedesse quasi indipendentemente da quella del resto dell'orchestra.
Ionisation è un movimento di sei minuti basato sulla pura ritmica e ispirata dal traffico nelle strade di New York. La coppia di sirene che va "su e giù" per tutto il pezzo dovrebbe essere un richiamo ai due corni nei Divertimenti di Mozart.
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