18 mag 2025

"Buon compleanno!" al grande Rick Wakeman

 Nato a Perivale, Inghilterra, il 18 maggio 1949, da piccolo sognava di principesse da liberare e altre romantiche tenzoni... e fu anche questa sua passione, da lui trasposta in musica, a portarlo un'infinità di volte sulle copertine di riviste di progressive rock e di classic rock! Quella qui sotto è la cover di Prog di febbraio 2023, n. 137, dedicata al celebre tastierista.


"Quando suoni, stai dipingendo usando le note". Così diceva a Rick Wakeman la sua insegnante di pianoforte. Una lezione che Rick non dimenticò mai. In una galleria di quadri ci sono temi, forme e colori diversi e Wakeman cercò sempre di comporre come se fosse un pittore.

È uscito lo scorso novembre A Gallery of the Imagination, album realizzato insieme alla sua English Rock Ensemble.



La line-up è la medesima dello scorso disco di Wakeman, The Red Planet: si tratta dei componenti di un gruppo (ERE o, appunto, English Rock Ensemble) che, con gli inevitabili rimescolamenti di formazione, accompagna il mago delle tastiere fin dalle sue prime scorribande musical-imprenditoriali. Nella fattispecie:

Lee Pomeroy al basso, il chitarrista Dave Colquhoun, il batterista Ash Soan e, al canto, Hayley Sanderson, nota per aver partecipato al programma della BBC Strictly Come Dancing (il nostro Ballando con le stelle).


Link: Una recensione/presentazione di A Galery of the Imagination

 


Richard Christopher Wakeman
(questo il suo nome completo) si formò come pianista classico prima di passare alle tastiere e ai sintetizzatori. Fece da session man per diversi artisti (David Bowie, Elton John, Cat Stevens, Lou Reed, i Black Sabbath, John Williams, Al Stewart...) ed entrò negli Strawbs per poi passare agli Yes

In "Space Oddity", straordinario brano cantato da David Bowie, è Rick a suonare il Mellotron.


  Yes - 'Fragile'

Anno 1971. Affinché l'astronave Yes possa per davvero decollare, occorre che arrivi il tastierista Rick Wakeman al posto di Tony Kaye. Il gruppo ha già alle spalle due gradevoli album di pop sinfonico che non sono dissimili dallo stile dei Moody Blues e in più ha pubblicato The Yes Album, che è già una svolta verso il progressive rock.

La formazione è adesso:

Anderson, Howe, Squire, Bruford e Wakeman,

ed è questa che, oltre a Fragile, produrrà anche il successivo, altrettanto fantastico album Close To The Edge

  


Link: Rick Wakeman e la sua esperienza con i Black Sabbath


 Yes - 'Close To The Edge' (1972)

"Close To The Edge", brano di 18 minuti  dall'album eponimo, ha tutto ciò che caratterizza il progressive rock. Ripetiamo i nomi: Jon Anderson, Bill Bruford, Rick Wakeman, Steve Howe, Chris Squire. Si recita come una poesia.
Subito dopo questo lavoro, Bill Bruford, il batterista, abbandonerà inaspettatamente gli Yes per passare ai King Crimson.

 La copertina dell'LP è di Roger Dean e stavolta non presenta un disegno fantastico e arzigogolato, eppure un certo effetto lo fa, con quel verde diffuso e la scritta (che dovremo definire, d'ora in poi, "roger-deaniana") con il logo della band, oltre al titolo, scritto con caratteri simili. "Close To The Edge" è un'espressione traducibile: "vicini al bordo".

Per molti, questo è il concept album più bello della storia del rock. Per altri, una delle dieci pietre miliari del progressive (ma noi crediamo che siano più di dieci; fermo restando che i più famosi rimangono Foxtrot, Pawn Hearts, In The Court..., Red, Thick As A Brick, Third...). Resta comunque uno dei capolavori del nostro genere preferito e, in termini di bellezza assoluta, nella discografia degli Yes si rimane indecisi se dare la corona a questo oppure a Fragile. (O a The Yes Album!)

Certo è che, tra tanti dischi stupendi, sarebbe utopico voler stilare una classifica. 

   

 Link: Pietre miliari: Close To The Edge.- Recensione sul sito Metallized

 Periodo di registrazione di Close To The Edge: dal febbraio 1972 al giugno dello stesso anno. (Pubblicazione: a settembre.)

Il film Yessongs, sugli Yes e sulla loro musica, venne prodotto nel 1975. Regia: Peter Neal. Qui vediamo gli Yes durante il loro 'Close To The Edge Tour' (dicembre 1972).  Sul palco c'era già Alan White alle pelli d'asino. Fino ad allora White aveva suonato con e per Steve Winwood, John Lennon (nonché nella Plastic Ono Band), George Harrison (nell'album All Things Must Pass) e, dal vivo, con Joe Cocker.

   Starring (nel docufilm): 

      - Jon Anderson

      - Chris Squire

      - Steve Howe

      - Rick Wakeman

      - Alan White

   





    Le Sei Mogli di Enrico VIII

Usciva il 23 gennaio 1973: The Six Wives of Henry VIII, primo album solista di Rick Wakeman.

Un rock a tratti ridondante (con il gentile aiuto degli altri membri degli Yes) a base di Mellotron, Moog, organo Hammond, organo di chiesa, piano elettrico, pianoforte a coda, vari synth.


  Yes - 'Tales From Topographic Oceans'

L'attività degli Yes continua senza soluzione di continuità. 7 dicembre 1973: esce Tales From Topographic Oceans, un doppio LP, sesto lavoro in studio della band. 

Le opinioni di critici e fan furono assai discrepanti... Gli Yes qui erano - come abbiamo detto - senza Bill Bruford, che aveva imboccato la strada dei King Crimson ma, comunque, per lui era subentrato, alle pelli d'asino, l'eccellente Alan White.

Doppio album, ripetiamo; e una delle critiche principali mosse a Tales From... è proprio la lunghezza. Secondo alcuni recensori di allora, l'album avrebbe potuto avere maggiore coerenza e impatto se fosse stato contenuto in sole due facciate di vinile.

Questione di punti di vista. Fatto è:

Side One e Side Two dell'opera risultano essere eteree, cristalline a tratti e a tratti nebbiose, fumose; con qualche lungaggine, certo. Side Three e Four sono invece più ritmiche, vi si sente più acciaio.

In tutto e per tutto, ad ogni modo, traspare lo stile tipico degli Yes. E, anche se non sempre è magia, trattasi di certo di buona musica. 

Yes:

   - Jon Anderson (Lead Vocals, Acoustic Guitar, Percussion)

   - Steve Howe (Guitar, Electric Sitar, Backing Vocals)

   - Chris Squire (Bass, Backing Vocals)

   - Rick Wakeman (Keyboards)

   - Alan White (Drums, Percussion, Backing Vocals)

Cover: Roger Dean


https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kb8xEtrxemjdLgHaZzOfS5MFHI7oBseQc

   



    Il Viaggio al Centro della Terra di Rick Wakeman

Un po' più di fantascienza stavolta e meno saghe medievali e fantasy... Journey to the Centre of the Earth. Il fascino di questo racconto divenuto sinfonia rock è inalterato ancor oggi e, fin dalle battute iniziali, pare di tornare al momento della genesi dell'opus, all'esecuzione con registrazione in presa diretta. E "vediamo" la pomposità della messa in scena, con l'orchestra di là, la band di qua e, immerso in decine di vari strumenti a tastiera, lui, lo stregone, l'alchimista, ancora molto giovane e bello e dalla lunga capigliatura bionda.

   


 'No Earthly Connection' (1976)

Con l'album The Myths & Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table e la sua implementazione teatrale (con tanto di orchestra e persino balletto sul ghiaccio!), Rick Wakeman si era superato; in tutti i sensi. Anche in senso finanziario. Così nel 1976 dovette ridimensionare la squadra che lo accompagnava, facendone un "ensemble rock". E quale tema si sarebbe potuto adattare al suo nuovo album? Certo, qualcosa che rendesse giustizia al suo ego smisurato! Il tema glielo fornirono i libri di Erich von Däniken, uno dei guru della cosiddetta paleoarcheologia, un sostenitore dell'esistenza degli alieni.
No Earthly Connection è musica del futuro, ha testi esoterico-filosofici e, quasi obbligatoriamente per quell'epoca e per musicisti come Wakeman, è un concept album. La copertina interna mostra il tastierista degli Yes che salta dal cerchio di pietre di Stonehenge. E la copertina esterna? Beh, insomma! Non bellissima. Sembra il risultato di un trip andato a male e non ci guadagna neppure come cover per il CD. Anzi... Solo chi possedeva l'edizione originale del disco (dell'LP) sa che l'immagine anteriore e quella posteriore possono essere visualizzate... con la pellicola a specchio che era inclusa nel disco. 
È il suo quarto album da solista (alcuni dicono il sesto...) e, almeno fino a Prayers del 1993, quello in questione è uno degli ultimi degni di nota nella sua tentacolare discografia! (Però i due a noi più vicini sono molto belli, secondo noi.) Considerando che Rick Wakeman è senza dubbio uno dei musicisti più acclamati, occorre dire che ha realizzato un'incredibile quantità di dischi solisti alquanto... scarsi. Passiamoli velocemente in rassegna: colonne sonore snervanti (Crimes of Passion), dischi rock che dicono poco e niente (Rhapsodies), pasticci vari a sfondo "divino" (A Suite Of Gods), una cover dei Beatles di sicuro superflua (Tribute To The Beatles) e un sacco di deliri magico-esoterici (come Aspirant Sunshadows). Recentemente ha realizzato The Red Planet e poi anche A Gallery of the Imagination, che lo hanno riportato ai livelli di classici come The Six Wives of Henry VIII, ...King Arthur..., del live Journey To The Center of the Earth o perlomeno di Two Sides of Yes; tuttavia negli ultimi anni ha sfornato anche materiale deboluccio. Tra le cose che si possono salvare, l'album The Living Tree, insieme al collega degli Yes Jon Anderson.
No Earthly Connection del '76 è energia elettronica e poesia ad un tempo, è spazio infinito e mistero. Sembra svanita la pesantezza dei full-length orchestrali. È un disco che testimonia dell'abilità e della capacità espressiva del tastierista e contiene alcune parti vocali non proprio malvagie.

   


   Link: Rick Wakeman e il Minimoog (Video) 


   Rick Wakeman a 'The Old Grey Whistle Test' (BBC) nel 1976

   



 
'1984' (1976)

Dopo aver abbandonato gli Yes all'inizio del 1980, Wakeman riprese la sua carriera da solista. Riformò la propria band, l'English Rock Ensemble, che altro non erano che i suoi vecchi amici del pub Valiant Trooper capitanati dal cantante Ashley Holt (curiosa omonimia con un'attuale chef televisiva statunitense), e completò un tour europeo. Per uno dei progetti precedenti, il tastierista si era assicurato un contratto discografico con la Charisma Records, che gli garantì un anticipo per realizzare un album.

Wakeman aveva programmato circa due anni e mezzo per il concept in questione, dall'ideazione al completamento. (E si sa che, per lui, quasi ogni concept è in realtà una rock opera!) Il suo desiderio di lavorare con altri musicisti che non fossero gli Yes era forte già prima della sua fuoruscita. E d'altronde non era mai scemata la sua passione di fondere le tastiere elettroniche con un'orchestra e un coro. Anche in questo caso non voleva scrivere un album ambientato nel passato di Britannia, bensì nel futuro. Scelse, come tema del suo nuovo lavoro, 1984, il celebre romanzo distopico - del 1948 - di George Orwell

Compose la musica del nuovo progetto durante le pause del tour con gli Yes, incluso un periodo di tempo trascorso nella casa francese a Beaulieu-sur-Mer, vicino Monaco. Chiese poi a Tim Rice - affermato "lyricist" - di dargli una mano con i testi. E arruolò uno stuolo di cantanti.

Non c'era stavolta, tra di loro, l'amico Ashley Holt... che, tanto, lo aveva accompagnato in tournée con l'English Rock Ensemble e che avrebbe cantato ancora in altri suoi album. I cantanti di 1984 erano: Chaka Khan, Kenny Lynch, Steve Harley, Tim Rice, Jon Anderson.

Ecco i musicisti principali (calcolando che, aggiungendoci l'orchestra, i cantanti e le coriste, si arriva a una squadra di 82 persone!):

   - Rick Wakeman : piano, Prophet-5, Prophet 10, RMI synthesiser, Hammond organ, Oberheim OB-X 1 synthesiser, Mini-moog synthesiser, Yamaha CS80 organ, string machine, Synclavier synthesiser

   - Steve Barnacle (aka "Boghead"): Fender bass guitar

   - Tim Stone (aka "Beaky"): guitar

   - Tony Fernandez: drums

   - Gary Barnacle: selmer saxophone

   - Frank Ricotti: Ludwig drums

   

Che cosa spinse Rick Wakeman e Jon Anderson a lasciare gli Yes nel 1980? Beh, ci furono - come accadeva in altre band - dispute finanziarie e disaccordi sullo stile musicale da seguire. Anderson e Wakeman erano per una musica più melodica ed "easy" mentre Steve Howe, Chris Squire e Alan White tendevano a un suono più prossimo all'hard rock. 

Fu una separazione dolorosa. Ma il destino del tastierista Wakeman e del cantante Anderson era legato agli Yes, loro navicella-madre. Entrambi infatti vi avrebbero fatto ritorno negli Anni Novanta... previo un gruppo chiamato  Anderson Bruford Wakeman Howe.


   Rick Wakeman, parte solista in 'An Evening of Yes Music Plus', tour degli Anni '90. Include parti di "Madrigal", "Gone But Not Forgotten", "Catherine Parr" e "Merlin the Magician"

   


   Rick Wakeman e uno dei suoi medley (Montreux Jazz Festival, 14 luglio 2003) 

                                               Guarda il video su Youtube




Ecco cosa succede quando alcune leggende del Rock (con la "r" maiuscola) si ritrovano insieme su un palco a fare "jam". Questa è "Würm", parte finale di "Starship Troopers" (Yes). Rick Wakeman e Brian May le stelle dello show.
Ma ammirate soprattutto l'assolo di David Calcqoun (è quello con la Les Paul blu)!

   



  Concerto di Rick Wakeman e la sua ERE, English Rock Ensemble, all'isola di Tenerife ("Live at Starmus", festival della musica e dell'astronomia)

   


  
  Rick Wakeman - "The Dinner Party"

   


 


Piccoli geni crescono... Oliver Wakeman, figlio di Rick, suona anche lui le tastiere.

   Clive Nolan & Oliver Wakeman - The Hound of the Baskervilles (2002)

   



     Da uno degli ultimi album di Rick Wakeman, questo è "The North Plain"

   

13 mag 2025

'Lumpy Gravy' di Frank Zappa usciva il 13 maggio 1968

 Celebriamo oggi l’anniversario di Lumpy Gravy di Frank Zappa. Musica concreta immersa nell'universo del rock e del pop!


Un curioso divertessement che forse non rappresenta una capolavoro assoluto, ma è un indicatore della vasta (e colta) creatività del siculo-americano Frank ("Francesco") Zappa.


Il 13 maggio 1968 la Verve pubblicò Lumpy Gravy, primo album di Zappa senza i Mothers of Invention (e può quindi considerarsi il suo debutto solista). 

C'era stata una registrazione iniziale per la Capitol e una pubblicazione non ufficiale nell'agosto del 1967, che causò un tumulto legale. Dunque: il full-lenght faceva già parlare di sé prim'ancora che uscisse ufficialmente! Niente male per un disco ispirato alla musica contemporanea, sperimentale e d'avanguardia. (Influenze: John Cage e soprattutto, ovviamente, Edgar Varese - "musique concrète".)

Lumpy Gravy fu prodotto contemporaneamente a We're Only in It for the Money e Zappa lo considerò la seconda parte di una "continuità concettuale" che in seguito avrebbe condotto al suo ultimo lavoro, il postumo Civilization Phaze III.


Due suite epiche, ciascuna della durata di più di 15 minuti, occupano ciascun lato di questo CD e sono divise rispettivamente in 12 e 10 sezioni, il che conferisce al loro sviluppo una certa fluidità. Zappa abbandonò per una volta - almeno in parte - la chitarra e il canto per dedicarsi alla direzione e all'arrangiamento. 

L'influenza di Edgar Varèse nelle sue opere è evidente: "L'uso di blocchi sonori, il primato del timbro sull'altezza, la variazione dei tempi... sono tutti tratti distintivi del lavoro di Varèse" (parole del critico Barry Miles nel 2005).

Frank Zappa ed Edgar Varèse: maestri delle sonorità "strane" e piene di invenzioni

Per Lumpy Gravy, Frank Vincent Zappa ha diretto un ensemble da lui chiamato "Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra & Chorus". Per eseguire i due lunghi brani, aveva a disposizione circa sessanta musicisti, tra cui undici suonatori di legni e ottoni, sedici archi, cinque chitarristi, cinque bassisti, sette batteristi e percussionisti e, last but not least, circa venti coristi. 
Un'opera ambiziosa, che fa parte di quella lunga serie di curiosità e/o sorprese con cui il musicista di Baltimora, nel corso della sua carriera, non ci ha certo risparmiato.

In un'intervista, la sua vedova Gail spiegò che, negli ultimi anni di vita, Zappa considerava ogni album semplicemente una parte della stessa composizione e che l'insieme veniva a formare un'unica, enorme opera musicale. 
Come detto, secondo lui i suoi capolavori sono stati Lumpy Gravy, We’re Only In It For The Money (1968, con i Mothers) e Civilization Phase III, l’album postumo, uscito nel 1994.

Per (ri)scoprire Lumpy Gravy: ottimale sarebbe la versione rimasterizzata del 1995 da Rykodisc.




        Tracks

1. Lumpy Gravy Part One (15:48) :
- a. The Way I See It, Barry
- b. Duodenum
- c. Oh No
- d. Bit of Nostalgia
- e. It's from Kansas
- f. Bored Out 90 Over
- g. Almost Chinese
- h. Switching Girls
- i. Oh No Again
- j. At the Gas Station
- k. Another Pickup
- l. I Don't Know If I Can Go Through This Again

2. Lumpy Gravy Part Two (15:51) :
- a. Very Distraughtening
- b. White Ugliness
- c. Amen
- d. Just One More Time
- e. A Vicious Circle
- f. King Kong
- g. Drums Are Too Noisy
- h. Kangaroos
- i. Envelops the Bath Tub
- j. Take Your Clothes Off


    Line up :
Frank Zappa (compositore, arrangiamenti, dirigente, produttore)

    Con:
Dennis Budimir, Al Viola, Tommy Tedesco, Tony Rizzi (chitarre)
Paul Smith, Michael Lang, Jimmy Haynes, Lincoln Mayorga (pianoforte, clavicembalo, celesta) 
Richard Parissi, Arthur Maebe (corni)
Jimmy Zito (tromba)
Kenny Shroyer (trombone)
John Rotella (altri strumenti a fiato, percussioni)
Roy Estrada, Bob West, Chuck Berghofer, Jimmy Bond (basso)
John Guerin, Frank Capp, Shelly Manne (batteria)
Victor Feldman, Alan & Jim Estes, Emil Richards (percussioni)
Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra (batteria, strumenti a fiato, cori)

Frank Zappa & Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra - il vinile di Lumpy Gravy