Ha superato la soglia dei 70 anni Tony Joe White ma è sempre instancabile. Eccolo con un suo nuovo album. Il titolo: Hoodoo.
Il bianco bluesman della Louisiana e la sua band ci presentano 9 brani gustosi come whisky pregiato. La classe e la brillantezza delle sue canzoni collocano White in cima agli interpreti del Delta Blues e lo confermano come il re dello swamp rock (il "rock delle paludi"; ma alcuni dicono anche swamp blues, che è forse un termine più appropriato). Non per niente il nomignolo di Tony Joe White è "The Swamp Fox"...
E' uno dei migliori chitarristi degli ultimi cinquant'anni (è dentro al business dagli Anni Sessanta) ed è dotato di una voce "nera" e abbastanza piacevole da convincere anche i cultori del blues più puro; meglio ancora oggi, visto che nel suo modo di comporre e di suonare è subentrata una certa routine e visto che la sua voce è stagionata al punto giusto.
Nella musica di White si mescolano ora elementi di boogie, ora atmosfere da AOR (album oriented rock o adult oriented rock: una versione di rock "radio-friendly")... ma alla fine è sempre il blues ad averla vinta, e certe volte - parola mia - sembra di sentire il buon, vecchio Johnny Lee Hooker.
Il suo "Soul Francisco", del 1968, fu una hit, così come - un anno dopo - "Polk Salad Annie". Sono le canzoni di Tony Joe White più "coverate" in assoluto insieme a "Steamy Windows" (portata al successo dalla Tina Turner prima maniera), e molti le conoscono e non sanno che le ha scritte lui.
In Hoodoo questo artista conferma di essere una garanzia di qualità. Il Southern-country-rock si sposa allo swamp e al blues-rock senza che lui e i suoi fidi debbano mai alzare troppo i toni. C'è anche un'evidente spontaneità nei brani, che è una delle caratteristiche di Tony Joe White e che bene si addice al tipo di musica che lui fa. Nonostante la rilassatezza delle esecuzioni (la narrazione fila liscia come una lucertola nella Death Valley), il suono striscia sotto la pelle dell'ascoltatore, supportato dai testi evocativi ed emozionali.
In Hoodoo questo artista conferma di essere una garanzia di qualità. Il Southern-country-rock si sposa allo swamp e al blues-rock senza che lui e i suoi fidi debbano mai alzare troppo i toni. C'è anche un'evidente spontaneità nei brani, che è una delle caratteristiche di Tony Joe White e che bene si addice al tipo di musica che lui fa. Nonostante la rilassatezza delle esecuzioni (la narrazione fila liscia come una lucertola nella Death Valley), il suono striscia sotto la pelle dell'ascoltatore, supportato dai testi evocativi ed emozionali.
Ai più giovani che vogliano avvicinarsi al blues-rock propongo questo e tutti gli altri album di Tony Joe White. Mettete su la sua musica, chiudete gli occhi e... verrete trasportati nel profondo Sud degli States, seduti al bancone di una lurida birreria mentre fuori picchia un sole che spacca le pietre.
Tony Joe White, l'uomo dal "baritono scuro", crebbe insieme a sei fratelli in un fattoria su un campo di cotone a Oak Grove, Louisiana. Quando aveva sedici anni, ascoltò un album di Lightnin' Hopkins che Charles, suo fratello maggiore, aveva portato a casa, e, sempre da Charles, iniziò a prendere lezioni di chitarra.
Formò ben presto il suo primo gruppo, Tony White & His Combo, e nel 1964, a vent'anni, lui e i suoi due amici di avventura (Robert McGuffie e Jim Griffith) vennero scritturati da un nightclub di Kingsville, Texas. Da lì ebbe inizio la carriera professionistica del Nostro. I suoi nuovi gruppi si chiamarono Tony Joe and the Mojos e Tony's Twilights, con i quali girò un po' tutto il Sud, suonando in innumerevoli piccoli locali, prima di decidersi a comporre le proprie canzoni e dare la stura alla carriera solista.
Nel 1967 firmò un contratto con la Monument Records, i cui studi erano siti alla periferia di Nashville. "Polk Salad Annie" ci mise un bel po' prima di diventare un successo, così come le altre sue canzoni del primissimo periodo; ma lo divennero, infine, e, almeno tra gli esperti del settore, il nome di Tony Joe White acquisì una certa popolarità. Nel 1973 il cantautore venne chiamato a contribuire alle celebri registrazioni di Memphis del grande Jerry Lee Lewis. Quelle sessions videro riuniti gli originali Booker T. & the M.G.'s (Steve Cropper, Donald "Duck" Dunn e il batterista Alan Jackson Jr.) e fecero registrare la presenza di Carl Perkins, Mark Lindsay (dei Paul Revere & the Riders) e Wayne Jackson e The Memphis Horns. Un passo importante, dunque, nella carriera di Tony Joe White.
... che passò a produrre l'album di Tina Turner Foreign Affairs, di cui scrisse anche quattro canzoni ("Steamy Windows" fu una di esse). Come risultato, il suo nuovo manager divenne Roger Davies (lo stesso di Tina Turner) e il contratto con l'etichetta Polydor fruttò uno degli LP di Tony Joe White di maggior successo: Closer To The Truth.
Intanto le sue canzoni venivano rese celebri da molti cantanti allora in auge o destinati a rimanerlo per l'eternità: Brook Benton ("Rainy Night In Georgia"), Elvis Presley, Ray Charles, Roy Orbison, Dusty Springfield, Etta James... Altri si univano a lui come "guests": Eric Clapton, Mark Knopfler, Michael McDonald, Waylon Jennings e (nel suo album di duetti con le eroine del cantautorato americano) Emmylou Harris, Lucinda Williams, Shelby Lynne.
"The Swamp Fox", finalmente, non era e non è più il perfetto sconosciuto di una volta.
"The Swamp Fox", finalmente, non era e non è più il perfetto sconosciuto di una volta.
Per godere appieno della grandezza di questo artista, vi consiglio Collected, un triplo CD con ben 54 tracce. Si va da "Rainy Night in Georgia", "Soul Francisco" e "Polky Salad Annie", attraverso "Steamy Windows" fino a "Did Somebody Make A Fool Out Of You" (insieme a Eric Clapton) e "Louvelda" (con l'ormai copianto J.J. Cale). Collected contiene inoltre un libretto con una biografia abbastanza completa di Tony Joe White.
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