13 ott 2019

Vivere all'ombra del proprio fratello: Nat Adderley

Oggi (che è domenica e dunque… Jazz time!) vi presentiamo un suonatore di tromba /  cornettista noto... ma non troppo: Nat Adderley, fratello del sassofonista Julian "Cannonball" Adderley e per molto tempo rimasto entro il cono d'ombra di questi. 

 Nat Adderley


Chi conosce la sua "Work Song" sa che si tratta non solo di un musicista ma anche di un compositore in gamba. "Work Song" è un "classico" del jazz moderno, uno standard, arrivato persino a entrare nella hit parade dopo che il cantante Oscar Brown Jr. vi ricamò su un testo.







Nato e morto in Florida (al contrario del fratello, che perì a soli 46 anni lontano da casa, nell'Indiana), Nat suonò, ancora ragazzo e sempre insieme a Cannonball, con Ray Charles (anche lui un prodotto della Florida), in quel di Tallahassee.
La sua aspirazione - mai sopita - era quella di insegnare, ma il fascino delle esibizioni live non lo abbandonava mai e così disse di sì a Lionel Hampton quando questi lo invitò a far parte della sua ensemble. Qualche tempo dopo, pare più per caso che altro, arrivò ad esibirsi insieme al fratello in un locale del Greenwich Village (Café Bohemia) e da quella sera per entrambi iniziarono a fioccare le offerte di lavoro. 


 I fratelli Adderley nel 1966



New York City (dove Nat avrebbe occupato un appartamento ad Harlem, sulla 112th Street) vide nel 1956 la nascita del Cannonball Adderley Quintet. Ma già nel 1957 il gruppo si sciolse, per palese mancanza di interesse da parte del pubblico. Nat passò allora a collaborare con il suonatore di trombone J.J. Johnson (pioniere del bebop) ed entrò quindi nel sestetto di Woody Herman (clarinettista, sassofonista e cantante bianco). Intanto Julian, alias Cannonball, diventava celebre suonando in un altro - oggi ritenuto ben più prestigioso - sestetto: quello di Miles David, dove, insieme a John Coltrane, partecipò alla creazione del leggendario Kind of Blue.

Al Cannonball Adderley Quintet venne data un'altra chance e il vento stavolta girò a favore della formazione cui entrambi i fratelli Adderley credevano fortemente. Presto arrivò il primo hit: "This Here", brano composto dal loro pianista, Bobby Timmons (sì, lo stesso Bobby Timmons degli Art Blakey's Jazz Messengers). 



Questo entusiasmante concerto del Cannonball Adderley Quintet (San Francisco, 1959) inizia con una versione di "This Here"



A1 "This Here" 0:00 A2 "Spontaneous Combustion" 12:27 B1 "Hi-Fly" 24:21 B2 "You Got It!" 35:29 B3 "Bohemia After Dark" 40:36


Il Cannonball Adderley Quintet viene considerato tra gli iniziatori del soul jazz. Ma rimase devoto soprattutto all'hard bop. Essendo che tutti i componenti provenivano appunto dal bebop, intendevano continuare a misurarsi nei virtuosismi richiesti da quel genere.

Negli Anni '60 Nat passò alla cornetta, divenne compositore tout court e agì anche da manager per il quintetto. Fu lui a scrivere alcune tra le canzoni più famose della band, a iniziare da "Work Song" per continuare con "Jive Samba", "Hummin'", "Sermonette" e "The Old Country".
Intanto, registrava anche con altri: Kenny Clarke, Wes Montgomery, Walter Brooker... New York pullulava di occasioni!





Nel film A Man Called Adam (1966), interpretato da Sammy Davis Junior nel ruolo di un trombettista, Nat Adderley prestò all'attore la voce della propria tromba. 
Tra gli altri suoi progetti occorre segnalare un musical che iniziò a scrivere insieme al fratello, Shout Up a Morning, basato sulle "gesta" dell'eroe popolare John Henry (un uomo che scavava buchi nella roccia affinché vi si infilasse dell'esplosivo, utile nella costruzione delle gallerie ferroviarie; una leggenda americana che sembra quasi essere uscita dal cosmo bolscevico...). Il lavoro al musical si interruppe per la morte di Cannonball (Julian Cannonball Adderley venne stroncato da un ictus).





Il tragico evento segnò ovviamente la fine del Cannonball Adderley Quintet. Nat partì di lì a poco per un tour europeo, durante il quale il nome più di spicco sul cartellone era il suo. Poi venne la volta del Giappone. Ritornò negli U.S.A., dove tenne dei corsi ad Harvard e registrò con il suo proprio quintetto, che includeva Walter Brooker (lo abbiamo incontrato poche righe piu su), Jimmy Cobb e Vincent Herring: nomi tutt'altro che sconosciuti ai cultori del jazz. 
Lavorò inoltre con Ron Carter, Sonny Fortune, Johnny Griffin e Antonio Hart.

Creò quindi l'Adderley Brotherhood, sestetto composto da membri che avevano già suonato nel Cannonball Adderley Quintett. Sempre in omaggio al consanguineo. (Leggi anche: "Nat Adderley: Brotherly Swing", articolo in inglese.)

Ora Nat aveva definitivamente un nome per sé, era uscito dall'ombra gettata dal fratello maggiore. Nondimeno, voleva continuarne il percorso artistico. L'Adderley Brotherhood andò in tournée in Europa (1980). E il musical Shout Up a Morning venne rappresentato in varie località degli Stati Uniti. 
Nat Adderley continuò ad apparire in diverse altre formazioni, tra cui la Paris Reunion Band, e fu peraltro colonna portante della Riverside Reunion Band, gruppo bop che si era formato nel 1993 al Monterey Jazz Festival e che girò per il Vecchio Continente nel 1994.



Nat aveva nel frattempo preso l'abitudine di andare in tournée per sei mesi all'anno e, per i restanti sei mesi, rimanere nella propria casa di Lakeland, in Florida (casa acquistata dopo che negli Anni Settanta aveva abitato nel New Jersey). Nel 1997 fu "artist-in-residence" al Florida Southern College, dove tra l'altro aiutò l'organizzazione del Child of the Sun Jazz Festival a trovare fondi. Il festival si svolgeva annualmente nella stessa università e vedeva Nat spesso protagonista. 
Sempre nel 1997, il suo nome fu inserito nella Jazz Hall of Fame di Kansas City.



Morì a 68 anni per un diabete e venne sepolto accanto al fratello nel cimitero di Tallahassee.

 Nat nel 1969


Lo si ricorderà in eterno come uno dei musicisti jazz più prolifici (è presente in oltre 100 album) e come un pioniere del soul jazz. Dimostrò inoltre che la cornetta può essere utilizzata anche nel jazz moderno.






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