2 nov 2019

Jazz "spirituale": Pharoah Sanders

Dopo la morte di John Coltrane, la musica di Pharoah Sanders sembrò rallentare, divenire più riflessiva. Il sassofonista parve voler dare risalto alle singole note, enfatizzarle, virando spesso verso un minimalismo che piacque poco ai puristi.

L'album Pharoah (1977) vede nei credits i seguenti musicisti:

    Greg Bandy - batteria
    Tisziji Muñoz - chitarra
    Jiggs Chase - organo
    Lawrence Killian -percussioni
    Pharoah Sanders - sax tenore, percussioni, vocals, e ovviamente compositore


"Harvest Time", brano di 20 minuti, apre il disco.





Pharoah (vero nome: Farrell) Sanders suonò con Coltrane dal 1965 al 1967, ma anche con Don Cherry, Alice Coltrane, Benny Golson, Idris Muhammad, Norman Connors, Tisziji Muñoz, McCoy Tyner, Randy Weston. Sotto il proprio nome ha pubblicato oltre 30 album. Santana fu profondamente influenzato dal jazz spaziale, meditativo, di Sanders. Ciò è testimoniato soprattutto dai suoi album Caravanserai e Love Devotion Surrender.

Come nel caso della produzione di Archie Shepp, così anche la musica di Pharoah Sanders riflette gli impulsi, i rivolgimenti, le ideologie degli anni in cui essa è nata. Un album felice e "rivoluzionario" è Karma, del 1969, contenente il lungo track "The Creator Has A Master Plan".





Il sassofonista di jazz d'avanguardia Albert Ayler affermò: "Coltrane era il Padre, Pharoah il figlio, e io sono lo Spirito Santo."


1983: Heart Is A Melody (full album), un bel live con William Henderson ai tasti, John Heard al basso e Idris Muhammad alla batteria.



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