Coraggioso, anarchico. Irriverente. Giusto. Sempre dalla parte dei disagiati, degli ultimi della società.
Quarant'anni di attività artistica per 14 album in studio. Molte sue canzoni, considerate esempi di poesia, vennero inserite in varie antologie scolastiche già nei primi Anni Settanta. Esponente della Scuola Genovese insieme a Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, collaborò con personalità della cultura e con importanti artisti della scena musicale e culturale italiana, tra cui Mina, Nicola Piovani, la Premiata Forneria Marconi, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Massimo Bubola, Álvaro Mutis, Fernanda Pivano e Francesco De Gregori.
“Pensavo: è bello che dove finiscano le mie dita debba, in qualche modo, incominciare una chitarra.”
Era un giovane di famiglia altolocata. Ma non felice. Ribelle, indisciplinato. L'incontro decisivo con la musica avvenne con l'ascolto di Georges Brassens. Incise le sue prime canzoni a partire dal 1960. ("La canzone di Marinella" è del 1964.) A quel punto De Andrè era già sposato e aveva un figlio, Cristiano.
Gli anni più proficui come cantautore furono quelli che vanno dal 1968 al 1973, tra esistenzialismo e contestazione. Intanto tra i suoi numi ispiratori c'erano anche i cantautori americani - Bob Dylan e Leonard Cohen su tutti.
Più volte la sua strada si incrociò con quella della PFM. Il gruppo di rock progressive realizzò nuovi arrangiamenti dei brani più noti del Nostro e nel 1978 partì una tournée che oggi definire "storica" non è sbagliato.
La collaborazione originò due album live, rispettivamente nel 1979 e nel 1980. Alcuni degli arrangiamenti realizzati dalla PFM saranno poi utilizzati dal cantautore fino alla fine della sua carriera, come nei casi di "Bocca di Rosa", "La canzone di Marinella", "Amico fragile", "Il pescatore".
( Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999)
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