Quel che segue è il ritratto di uno di questi artisti, oggi quasi 68enne (è nato a Geneva, Illinois, nel 1945), che mai conobbe giustizia
Bobby Jameson / Chris Lucey entrò
nel mondo della musica nei primi Anni Sessanta con alcune composizioni
pop ("Let's Surf", "Please Little Girl Take This Lollypop", "All I Want
Is My Baby" [canzone di Mick Jagger e Keith Richards mai registrata dai
Rolling Stones] e soprattutto "I'm So Lonely") che lasciavano presagire
una grande carriera, sulla falsariga di quella di Gene Vincent, di Brian
Wilson dei Beach Boys, di Tim Buckley o di colui al quale forse la voce
del giovane Jameson assomigliava maggiormente, ovvero Scott Walker.
L'album di debutto Songs of Protest and Anti-Protest (1965),
realizzato con lo pseudonimo "Chris Lucey", è davvero straordinario, ma
passò tristemente inosservato. Del famigerato "Chris Lucey" (leggi qui il motivo di tale pseudonimo) sono anche gli album Working e il recentemente ri-edito Color Him In.
"Jesus Was An Outlaw Too": arranged by Jesse Ed Davis and Bobby Jameson.
Randy Newman on piano. Jesse Ed Davis on lead guitar. Bob Glaub bass, Jimmy Karstein drums. Performed and written by Bobby Jameson and recorded in 1970-71
Nel suo trip londinese, a cui fu invitato dal manager degli Stones Andrew Loog Oldham, Jameson andò incontro a una serie di malintesi (davvero esilarante la cronaca del suo incontro con Oldham, disponibile sul Bobby Jameson's personal blog), e dunque seguì un pronto rientro a Los Angeles.
Se
non altro sul Sunset Strip questo cantante folk-pop era uno dei più
noti; ed ecco arrivare alcune fruttuose collaborazioni con l'allora già
esuberante Frank Zappa. Similmente a molti altri del genere
melodico-popolare, dopo l'avvento dei Beatles (ma anche grazie
all'influsso dei Rolling Stones e di Arthur Lee e
i suoi Love), Bobby Jameson si convertì al rock. Di conseguenza, negli
Anni Settanta e Ottanta i suoi toni si fecero più rudi, i testi più
impegnati ("Vietnam", "Outlaw", "Jesus Was An Outlaw Too",
ecc.). Sussisteva tuttora la prospettiva di un successo...
Invece, nel 1985, arrivò il crash down,
il fallimento. Il cinismo delle etichette discografiche e l'ambiguità
di molti personaggi del mondo musicale (la vita di Jameson è
stata un'unica lotta per farsi riconoscere il copyright di sue canzoni)
furono alla fonte di un'avvilente defaillance sociale e
personale: droghe e alcool, i mobili pignorati, il rischio incombente di
divenire uno dei numerosi senzatetto che vagano per il grembo di
"Mother America"... ("Misi tutto all'asta e qualche fortunato bastardo
si accaparrò la mia vecchia Telecaster per soli 250 dollari" rammenta
l'artista sul suo blog personale).
Poi,
com'è accaduto ad altri grandi musicisti, l'avvento di Internet lo ha
fatto uscire dal dimenticatoio: dal 2007 o giù di lì Jameson è tornato a
risalire la china.
I soldi però li sta ancora aspettando... mentre altri guadagnano con le ristampe dei suoi dischi.
I soldi però li sta ancora aspettando... mentre altri guadagnano con le ristampe dei suoi dischi.
Nessun commento:
Posta un commento
"Music was my first love..."