30 mar 2013
29 mar 2013
Brano del giorno: "Venerdì Santo"...
... Francesco Guccini
"Venerdì Santo, muore il Signore
tu muori amore tra le mie braccia..."
"Venerdì Santo, muore il Signore
tu muori amore tra le mie braccia..."
Non si può immaginare nulla di più sacrilego, soprattutto per il 1966, anno in cui uscì l'album Folk Beat N. 1 dov'è contenuta "Venerdì Santo".
Una bella recensione di quell'album l'ho trovata su Debaser:
Una bella recensione di quell'album l'ho trovata su Debaser:
Francesco Guccini: Folk Beat N.1
Di Morgan
Un piccolo studio di registrazione da quattro soldi, un paio di chitarre, un'armonica e il gioco è fatto.
L'album che mi accingo a recensire non è forse tra i più conosciuti di Guccini, eppure è in questo disco, il primo in assoluto, che sono contenuti molti dei capolavori del "maestrone", seppur con un arrangiamento alquanto scarno, ridotto all'essenziale. Infatti la formazione è molto ristretta: Guccini (canto e chitarra ritmica), Antonio Roveri (chitarra solista) e Alan Cooper (armonica e chitarra ritmica). Consiglio di sentire questo disco mentre siete in macchina o in casa durante una giornata di pioggia o di fitta foschia, una tipica giornata d'inverno o autunnale. In copertina si vede la foto di un giovane e sbarbato Guccini girato di spalle intento a fumarsi una sigaretta.
Prima di iniziare a descrivere le canzoni, però, voglio far notare che sul retro del disco troverete scritto: "Parole e musiche di Pontiack/Verona tranne ecc.", questo perchè Francesco non era inscritto alla SIAE per cui i pezzi furono depositati da altri autori, inoltre alcune canzoni canzoni erano state già suonate dall'Equipe 84 con il quale egli collaborò nei primi anni della sua carriera... [continua a leggere]
L'album che mi accingo a recensire non è forse tra i più conosciuti di Guccini, eppure è in questo disco, il primo in assoluto, che sono contenuti molti dei capolavori del "maestrone", seppur con un arrangiamento alquanto scarno, ridotto all'essenziale. Infatti la formazione è molto ristretta: Guccini (canto e chitarra ritmica), Antonio Roveri (chitarra solista) e Alan Cooper (armonica e chitarra ritmica). Consiglio di sentire questo disco mentre siete in macchina o in casa durante una giornata di pioggia o di fitta foschia, una tipica giornata d'inverno o autunnale. In copertina si vede la foto di un giovane e sbarbato Guccini girato di spalle intento a fumarsi una sigaretta.
Prima di iniziare a descrivere le canzoni, però, voglio far notare che sul retro del disco troverete scritto: "Parole e musiche di Pontiack/Verona tranne ecc.", questo perchè Francesco non era inscritto alla SIAE per cui i pezzi furono depositati da altri autori, inoltre alcune canzoni canzoni erano state già suonate dall'Equipe 84 con il quale egli collaborò nei primi anni della sua carriera... [continua a leggere]
19 mar 2013
Bach - Partita n. 2 in Re minore BWV 1004 (completa)
Al violino: Ruggiero Ricci. 1957 (Decca Studios, London)
0:10 / I. Allemande [2'59'']
3:10 / II. Courante [1'51'']
5:03 / III. Sarabande [2'46'']
7:51 / IV. Gigue [2'17'']
10:11 / V. Chaconne [14'19'']
Ecco come Isaac Stern esegue la Chaconne di Johann Sebastian Bach. Possibilmente, la sua ne è la versione "definitiva":
E questo è sempre l'ultimo movimento della Partita n. 2 in Re minore di Bach nella trascrizione per pianoforte di Ferruccio Busoni:
0:10 / I. Allemande [2'59'']
3:10 / II. Courante [1'51'']
5:03 / III. Sarabande [2'46'']
7:51 / IV. Gigue [2'17'']
10:11 / V. Chaconne [14'19'']
Bach scrisse i nomi dei cinque movimenti in italiano: "Alemanda", "Corrente", "Sarabanda", "Giga" e "Ciaccona". Quest'ultima (francese: Chaconne) è la parte più famosa di tale partita o suite. E' sproporzionata nella durata, e per Yehudi Menuhin si tratta "del più grande costrutto in assoluto per violino solo".
Ecco come Isaac Stern esegue la Chaconne di Johann Sebastian Bach. Possibilmente, la sua ne è la versione "definitiva":
E questo è sempre l'ultimo movimento della Partita n. 2 in Re minore di Bach nella trascrizione per pianoforte di Ferruccio Busoni:
10 mar 2013
Jazz. "Autumn Leaves"...
... di Erroll Garner
Nel 1944 Erroll Garner si trasferì a New York. Nella 'Big Apple' era solito esibirsi al 3 Deuces - sulla 52sima Strada - con un trio che oltre a lui comprendeva Oscar Pettiford al basso e J. C. Heard alle percussioni.
Era di statura bassa e aveva un carattere gentile. Cosa curiosa era che ovunque in America spuntarono altri "Erroll Garner": pianisti che lo imitavano... Questo dato di fatto, invece di irritarlo, lo rendeva orgoglioso.
"Autumn Leaves" è tratto da Concert By The Sea (registrato dal vivo nel settembre 1955 insieme al batterista Denzil Best e al contrabassista Eddie Calhoun), uno dei dischi più popolari della storia del jazz.
Garner non frequentò mai il conservatorio: fu un autodidatta.
Era nato nel 1921 a Pittsburgh, Pennsylvania, per qualche motivo culla di molti maestri dei tasti bianchi-e-neri: Earl "Fatha" Hines (classe 1905), Mary Lou Williams (1910), Dodo Marmarosa (1925), Ahmad Jamal (1930), Horace Parlan (1930), Sonny Clark (1931)...
Suo padre era trombettista e suo fratello Linton pianista. A 10 anni Erroll Garner entrò nei Kan-D-Kids, che si esibivano nell'emittente KDKA. A 16 divenne membro del gruppo di Leroy Brown, un sassofonista del luogo, e rimase in quell'ensemble per quattro anni prima di tentare la strada del pianista "freelance" a Pittsburgh e dintorni.
Dotato di uno stile ben distinto, riteneva il suo strumento una sorta di big band da poter dirigere personalmente. George Shearing (altro virtuoso del pianoforte) dichiarò in un'intervista:
Dotato di uno stile ben distinto, riteneva il suo strumento una sorta di big band da poter dirigere personalmente. George Shearing (altro virtuoso del pianoforte) dichiarò in un'intervista:
He's probably the most unpianistic of all pianists because he does things on piano that are really supposed to be played by an orchestra. Rather than the fingers just cascading up and down the piano, there are these big chords which he uses as kind of a "sbout," just like a huge ensemble of brass and saxophones. And he'll use that for four or eight bar phrases followed by a four bar single note solo, with ever that steady four in the bar in the left hand. And regardless of how much his right hand lags behind the beat, that left hand is the time governor.
Nel 1944 Erroll Garner si trasferì a New York. Nella 'Big Apple' era solito esibirsi al 3 Deuces - sulla 52sima Strada - con un trio che oltre a lui comprendeva Oscar Pettiford al basso e J. C. Heard alle percussioni.
Era di statura bassa e aveva un carattere gentile. Cosa curiosa era che ovunque in America spuntarono altri "Erroll Garner": pianisti che lo imitavano... Questo dato di fatto, invece di irritarlo, lo rendeva orgoglioso.
Nel febbraio '47, in California, eccolo a condurre un altro trio (stavolta con Red Callender e Doc West), che si impegnò in una recording session insieme a Charlie Parker (per "Bird" si trattava della prima registrazione dopo essere stato rilasciato dal Camarillo Hospital).
(Ma il trio "classico" di Erroll Garner era quello con Eddie Calhoun e Kelly Martin. Calhoun e Martin rimasero al servizio del pianista per decenni...)
Nel marzo 1950 Garner debuttò al Music Hall di Detroit in un recital che contribuì ad accrescerne la fama. Insieme alla sua agente, Martha Glaser, fondò una propria etichetta discografica: la Octave Records. Due anni dopo (1956) divenne il primo jazzista a essere preso sotto contratto da un impresario di musica classica (Sol Hurok, celeberrimo ai suoi tempi). D'altra parte, Erroll aveva affinato la sua tecnica ascoltando anche dischi di classica: Rachmaninow, Debussy, Ravel, Chopin, Liszt...
In un'intervista rilasciata a Mike Hennessey in quel di Parigi, disse tra l'altro: "Suono tutti i giorni, eppure non finisco mai di imparare qualcosa di nuovo. I tasti sono 88 e ci sono per essere usati, non per essere contemplati!"
Tra le più celebri composizioni di questo genio che non sapeva leggere le note: "Misty".
(Ma il trio "classico" di Erroll Garner era quello con Eddie Calhoun e Kelly Martin. Calhoun e Martin rimasero al servizio del pianista per decenni...)
Nel marzo 1950 Garner debuttò al Music Hall di Detroit in un recital che contribuì ad accrescerne la fama. Insieme alla sua agente, Martha Glaser, fondò una propria etichetta discografica: la Octave Records. Due anni dopo (1956) divenne il primo jazzista a essere preso sotto contratto da un impresario di musica classica (Sol Hurok, celeberrimo ai suoi tempi). D'altra parte, Erroll aveva affinato la sua tecnica ascoltando anche dischi di classica: Rachmaninow, Debussy, Ravel, Chopin, Liszt...
In un'intervista rilasciata a Mike Hennessey in quel di Parigi, disse tra l'altro: "Suono tutti i giorni, eppure non finisco mai di imparare qualcosa di nuovo. I tasti sono 88 e ci sono per essere usati, non per essere contemplati!"
Tra le più celebri composizioni di questo genio che non sapeva leggere le note: "Misty".
9 mar 2013
Brano del giorno: "Cantautore" di Edoardo Bennato
Edoardo Bennato con la mitica Eko 12 corde in una versione studio incisa su un 45 giri che porta la dicitura "Disco ad Uso Promozione Radiofonica - fuori Commercio".
***
"Cantautore" (1976) è solo una delle tante perle composte ed eseguite da questo Grande del rock'n'roll in versione italica.
La sua gavetta fu lunga ma utile e, dopo un soggiorno a Londra, nel 1973 esce Non farti cadere le braccia, dove per la prima volta si sente l'"Edo" che noi conosciamo: un romantico arrabbiato, capace di proporre dolcezze filosofiche à la "Un giorno credi" e inni di protesta del rango di "Rinnegato". Chitarra & armonica, un po' d'orchestra e qualche coro, e già il pubblico e la critica gli vogliono bene.
La sua gavetta fu lunga ma utile e, dopo un soggiorno a Londra, nel 1973 esce Non farti cadere le braccia, dove per la prima volta si sente l'"Edo" che noi conosciamo: un romantico arrabbiato, capace di proporre dolcezze filosofiche à la "Un giorno credi" e inni di protesta del rango di "Rinnegato". Chitarra & armonica, un po' d'orchestra e qualche coro, e già il pubblico e la critica gli vogliono bene.
Più aggressivo, più ritmato, I buoni e i cattivi dell'anno successivo ("Ma che bella città", "Bravi ragazzi", "Arrivano i buoni", "Salviamo il salvabile", la mitica "In fila per tre"...). Come nel primo album, il fratello Eugenio qui collabora suonando il mandolino; in più si registra la presenza di Tony Esposito alle percussioni. Tony è un accompagnatore prezioso non solo di Edoardo e di Eugenio Bennato, ma di un po' tutti i grandi artisti napoletani e no.
1975: è la volta di Io che non sono l'imperatore. L'ensemble di musicisti si accresce di un bel po' (Shel Shapiro alla chitarra elettrica, Vence Tempera al piano) e il fratello maggiore in questo caso viene accreditato per "plettri, fisarmonica, scrittura archi". Tra i brani: "Io per te Margherita" (presa in giro delle canzoni d'amore strappalacrime), "Affacciati affacciati" (impietoso attacco alla figura del papa) e "Meno male che adesso non c'è Nerone" (satira sul potere mascherato da democrazia che offre ludi a volontà affinché il popolo non si soffermi a riflettere).
La Torre di Babele, capolavoro del 1976, contiene tra gli altri il brano omonimo, e in più "Franz è il mio nome" e "Venderò", staordinaria ballata con testo firmato da Eugenio.
"Franz è il mio nome" parla della Germania divisa dal Muro e di come suadenti personaggi cerchino di attirare i cittadini della DDR verso l'altra parte, ovvero nel "dorato" occidente. E' una canzone che anticipa i temi (contro il consumismo, contro il capitalismo) dell'album successivo, Burattino senza fili; vedi i versi
come Pinocchio non crederai ai tuoi occhi
come Pinocchio non crederai ai tuoi occhi
quando vedrai il Paese dei Balocchi...
Burattino senza fili è, secondo me, il clou number one della produzione di Edoardo Bennato. Riprendendo la fiaba di Pinocchio, il cantautore ci ripropone, più chiaramente che mai, la tragedia del singolo individuo - un individuo ovviamente giovane: solo la gioventù conta! - maltrattato e sballottato da uno Stato-Mangiafuoco. Il sito Wikipedia sintetizza bene l'essenza dell'album e, comunque, canzoni come "Mangiafuoco", "E' stata tua la colpa", la struggente "La fata", la ridanciana "Dotti medici e sapienti" e la taglientissima "Il gatto e la volpe" sono già entrati nella coscienza musicale degli italiani: troppo vere per non poterle assimilare già dopo il primo ascolto!
Quanta fretta, ma dove corri, dove vai
se ci ascolti per un momento, capirai
lui è il gatto, ed io la volpe, stiamo in società
di noi ti puoi fidar
(...)
E nel nome del progresso
il dibattito sia aperto
parleranno tutti quanti
dotti, medici e sapienti
(...)
E forse è per vendetta
e forse è per paura
o solo per pazzia
ma da sempre
tu sei quella che paga di più
Se vuoi volare ti tirano giù
E se comincia la caccia alle streghe,
la strega sei tu...
Clou number two: Sono solo canzonette del 1980 (leggi qui un'ottima recensione; e qui una addirittura più illuminante), un concept ispirato stavolta alla fiaba di Peter Pan. Le canzoni meritano di essere citate tutte. Sono:
"Ma che sarà...", "Il rock di Capitan Uncino" (trascinante!), "Nel covo dei pirati", "Dopo il liceo che potevo far",
"L'isola che non c'è" (ballata semplicemente stupenda), "Rockoccodrillo" (come dice il nome... puro rock!), "Tutti insieme lo denunciam" e "Sono solo canzonette". Quest'ultima inizia con queste parole:
Mi ricordo che anni fa
di sfuggita dentro un bar
ho sentito un jukebox che suonava
e nei sogni di bambino
la chitarra era una spada
e chi non ci credeva era un pirata
di sfuggita dentro un bar
ho sentito un jukebox che suonava
e nei sogni di bambino
la chitarra era una spada
e chi non ci credeva era un pirata
... e suggerisce il tentativo, da parte dell'artista, di affrancarsi da etichette politiche in nome del più alto bene: la libertà. Tale scelta però è già di per sé "politica" (alcuni sostenitori del cantautore si sentirono urtati nel paventare il suo allontanamento dagli ideali della sinistra, della sinistra nostrana - per intenderci quella delle Feste dell'Unità e dei funzionari di partito simili a padri-padrone. Difatti, come si vedrà...).
Tre anni di pausa e nel 1983 esce E' arrivato un bastimento. Il primo di una serie di album (giù giù fino a Le vie del rock sono infinite) che, a ben guardare, non lasciano il segno, anche se musicalmente certo apprezzabili. I testi non sono più così graffianti, o comunque non colpiscono come dovrebbero: l'abbinamento parole-musica non funziona più. Ancora "Edo" dissacra i mali della nostra società, ma i discorsi non sono più ancorati a una posizione ben precisa, e il suo output diviene superficiale. Sembra quasi che la Caduta del Muro di Berlino, e il forte revisionismo che partì proprio dagli Anni Ottanta, abbiano sviato "il Dylan italiano". Ricordiamoci:
Franz è il mio nome e vendo la libertà
a chi vuol passare dall'altra parte della città
compra il biglietto e non ti pentirai
per quello che ti dò non costa assai
a chi vuol passare dall'altra parte della città
compra il biglietto e non ti pentirai
per quello che ti dò non costa assai
(...)
... come Pinocchio non crederai ai tuoi occhi
quando vedrai il Paese dei Balocchi
quando vedrai il Paese dei Balocchi
Ancora Edoardo spazia nei cieli del rock'n'roll, dello ska, del blues... ma, per davvero - come aveva promesso/minacciato nel fatidico 1980 - sono (ormai) solo canzonette.
Ecco una convincente versione di "Rinnegato" al concerto del 1. Maggio 2011:
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3 mar 2013
Cypress Hill
Ebbene, quando scoppiò il fenomeno del rock'n'roll, i genitori di allora dicevano la stessa cosa ai ragazzi. "Questa non è musica!" rimbrottavano.
E anche negli Anni Settanta... Una volta, io - quindicenne o sedicenne - stavo ad ascoltare insieme a mio cugino un qualche album dei Pink Floyd (vedi post precedente), quando mio padre fece irruzione insieme allo zio per sbottare, tra il serio e il faceto: "Ma cos'è questo rumore di pignatte?"
Sono ormai 35 anni che si fa hip hop. Il "rap" (rapping) è un modo ritmico e in rime di declamare-cantare qualcosa, e la sua origine - se ci pensiamo bene - risale agli arbori dell'umanità; nell'èra moderna trattasi soprattutto di poesia jazzata: la figura ispiratrice di numerosi rappers è Gil Scott-Heron, poeta-musicista statunitense autore tra l'altro del brano "The Revolution Will Not Be Televised".
L'hip hop è tutta una cultura, o meglio subcultura, composta da rap con in più elementi e atteggiamenti quali DJing / scratching, break dancing, graffiti writing, e tecniche come sampling (o synthesis) e beatboxing. Un modo di vivere, insomma, e di (re)inventarsi un universo di suoni.
Molto interessante la simbiosi fra rock e hip hop, e in questo campo sicuramente primeggiano i Cypress Hill.
B Real – EmCee, lead rapping (since 1988)
Sen Dog – EmCee, turntables, production (since 1988)
Eric Bobo – Percussion (since 1993)
DJ Muggs – DJ, rapping (since 1988)
Sen Dog – EmCee, turntables, production (since 1988)
Eric Bobo – Percussion (since 1993)
DJ Muggs – DJ, rapping (since 1988)
Ex membro:
Mellow Man Ace – rapping (1988)
Full bio (biografia in inglese, file .pdf)
"Roll It Up, Light It Up, Smoke It Up"
Rage Against The Machine & Cypress Hill: "How I Could Just Kill A Man" (live)
"Tequila Sunrise"
"Lowrider"
"Rock Superstar" (live)
"Do You Know Who I Am"
2 mar 2013
Il "Chiaro di luna" di Beethoven
1. Adagio sostenuto
2. Allegretto (in Re bemolle maggiore)
3. Presto agitato
Sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore, denominata dal compositore "Sonata Quasi una fantasia" ma più comunemente nota sotto il nome di "Chiaro di luna" (fu il critico tedesco Rellstab a soprannominarla così).
Beethoven dedicò questo manifesto del Romanticismo alla sua alunna prediletta, la diciassettenne Contessa Giulietta Guicciardi, della quale era innamorato.
La ragazza non era contraria a sposarlo, ma il padre di lei si oppose alle nozze, poiché Ludwig gli sembrava uno scapestrato perlopiù disoccupato - cosa che in effetti era.
Paradossalmente, Giulietta finì con lo sposare un altro compositore: Robert Wenzel, oggi praticamente sconosciuto. Ma questo tale aveva un titolo nobiliare: era infatti Conte di Gallenberg...
La ragazza non era contraria a sposarlo, ma il padre di lei si oppose alle nozze, poiché Ludwig gli sembrava uno scapestrato perlopiù disoccupato - cosa che in effetti era.
Paradossalmente, Giulietta finì con lo sposare un altro compositore: Robert Wenzel, oggi praticamente sconosciuto. Ma questo tale aveva un titolo nobiliare: era infatti Conte di Gallenberg...
1 mar 2013
40 anni fa, 'Dark Side Of The Moon'
Sono passati quattro decenni da quando i Pink Floyd ci confrontarono con ''la
faccia oscura della luna''. Era il primo marzo del 1973; negli
Stati Uniti i negozi vennero nobilitati dall'ottavo
album in studio di una band che portò il rock progressivo a vette commerciali mai raggiunte prima. Il titolo: The Dark Side Of The Moon.
01. Speak To Me - 0:0002. Breathe (In The Air) - 1:0603. On The Run - 3:5504. Time - 7:4105. The Great Gig In The Sky - 14:3506. Money - 19:1907. Us And Them - 25:4208. Any Colour You Like - 33:3109. Brain Damage - 36:5710. Eclipse - 40:44
Il CD rimasterizzato su Amazon.it
L'album si sviluppò come parte del tour del 1971. I Pink Floyd allora avevano appena dato alle stampe Meddle e già iniziarono a preparare e raffinare il nuovo materiale, poi registrato in due sessions (una nel 1972, la seconda nel 1973) negli studi di Abbey Road già resi famosi dai Beatles.
The Dark Side Of The Moon ottenne l'incredibile record di 741 settimane di presenza in
classifica dal 1973 al 1988. Le stime parlano di almeno 50 milioni di
copie vendute in tutto il mondo, che lo resero il più grande successo
commerciale dei Pink Floyd, l'album più popolare fra i loro
numerosissimi estimatori e uno dei più grandi dischi rock di sempre.
''Quando la
registrazione fu terminata portai una copia a casa e la feci ascoltare a
mia moglie. Ricordo che si mise a piangere. A quel punto pensai: ha
sicuramente toccato una corda da qualche parte'', ha raccontato in
un'intervista del 2006 il bassista e cantante Roger Waters.
The Dark Side Of The Moon cambiò letteralmente la vita dei quattro
componenti del gruppo: David Gilmour, che aveva sostituito Barrett,
venne consacrato come chitarrista rock dal tocco inconfondibile, e lui e gli altri tre (Waters, il tastierista Richard Wright - scomparso nel 2008 - e il batterista Nick Mason) divennero molto ricchi.
Immensa la tristezza che nel 2006 assalì i genuini fans floydiani nell'apprendere che "Diamante Pazzo" (così lo ribattezzò Roger Waters nello splendido brano "Shine On You Crazy Diamond", contenuto nell'album-omaggio Wish You Were Here) aveva abbandonato la dimensione terrestre.
Inside Pink Floyd: Syd Barrett
Immensa la tristezza che nel 2006 assalì i genuini fans floydiani nell'apprendere che "Diamante Pazzo" (così lo ribattezzò Roger Waters nello splendido brano "Shine On You Crazy Diamond", contenuto nell'album-omaggio Wish You Were Here) aveva abbandonato la dimensione terrestre.
Syd Barrett, co-fondatore e anima dei Pink Floyd
"prima maniera", spira venerdì 7 luglio 2006, sessantenne, nella casa
di Cambridge in cui da molti decenni viveva insieme alla madre.
A 14 anni Barrett era già talento precoce: sulla prima chitarra compone allucinate canzoni jazz e blues. Proprio dai due bluesman preferiti, Pink Anderson e Floyd Council, Syd conia il nome del gruppo che ha messo insieme, con Waters, Mason e Wright, nella natìa Cambridge: sono i Pink Floyd e l'anno è il '66. I primi singoli dei Floyd - "See Emily Play" e "Arnold Layne" - sono uno shock per la musica inglese. Frasi musicali tortuose e oscillanti si incastonano in un ritmo sempre incerto, per esplodere in melodie di cristallina bellezza. In un locale londinese, l'"Ufo", i Pink Floyd si producono in esibizioni incredibili, ed è lì che Syd inventa il "Light Show": il primo passo verso la psichedelia.
Per la band il successo arriva con l'album d'esordio The Piper at the Gates of Down (1967). In piena epoca Beatles, con alle porte la rivoluzione del Sessantotto, il disco, composto quasi totalmente da Barrett, presenta testi intrisi di fiaba e di sogno, mescolantisi ad eteree melodie. Nove brevi gioielli: da "Matilda Mother" a "Interstellar Overdrive", da "Lucifer Sam" a "The Gnome". Un disco persino troppo avanti con i tempi, che ottiene comunque un immenso riscontro e proietta i Floyd sulle prime pagine delle riviste specializzate.
Ma per Syd il successo vuol dire stress, panico da concerto, nevrosi. La massiccia assunzione di LSD si fa sentire: il leader dei Pink Floyd fa fatica a suonare in pubblico, scrive liriche sempre più assurde, cade spesso in un delirio a occhi aperti. Il gruppo, preoccupato, lo sostituisce con un giovanissimo chitarrista di nome David Gilmour.
Il trionfo di Dark Side of the Moon e The Wall (centinaia di milioni di copie vendute!) arriva in un'epoca post-Barrett: Syd si era già ritirato a vita privata vivendo a Cambridge come un recluso. Rimase comunque, fino alla sua definitiva dipartita, una figura di spicco del progressive rock e della musica in generale, un punto di riferimento anche per le nuove generazioni di artisti.
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A 14 anni Barrett era già talento precoce: sulla prima chitarra compone allucinate canzoni jazz e blues. Proprio dai due bluesman preferiti, Pink Anderson e Floyd Council, Syd conia il nome del gruppo che ha messo insieme, con Waters, Mason e Wright, nella natìa Cambridge: sono i Pink Floyd e l'anno è il '66. I primi singoli dei Floyd - "See Emily Play" e "Arnold Layne" - sono uno shock per la musica inglese. Frasi musicali tortuose e oscillanti si incastonano in un ritmo sempre incerto, per esplodere in melodie di cristallina bellezza. In un locale londinese, l'"Ufo", i Pink Floyd si producono in esibizioni incredibili, ed è lì che Syd inventa il "Light Show": il primo passo verso la psichedelia.
Per la band il successo arriva con l'album d'esordio The Piper at the Gates of Down (1967). In piena epoca Beatles, con alle porte la rivoluzione del Sessantotto, il disco, composto quasi totalmente da Barrett, presenta testi intrisi di fiaba e di sogno, mescolantisi ad eteree melodie. Nove brevi gioielli: da "Matilda Mother" a "Interstellar Overdrive", da "Lucifer Sam" a "The Gnome". Un disco persino troppo avanti con i tempi, che ottiene comunque un immenso riscontro e proietta i Floyd sulle prime pagine delle riviste specializzate.
Ma per Syd il successo vuol dire stress, panico da concerto, nevrosi. La massiccia assunzione di LSD si fa sentire: il leader dei Pink Floyd fa fatica a suonare in pubblico, scrive liriche sempre più assurde, cade spesso in un delirio a occhi aperti. Il gruppo, preoccupato, lo sostituisce con un giovanissimo chitarrista di nome David Gilmour.
Il trionfo di Dark Side of the Moon e The Wall (centinaia di milioni di copie vendute!) arriva in un'epoca post-Barrett: Syd si era già ritirato a vita privata vivendo a Cambridge come un recluso. Rimase comunque, fino alla sua definitiva dipartita, una figura di spicco del progressive rock e della musica in generale, un punto di riferimento anche per le nuove generazioni di artisti.
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Inside Pink Floyd: Richard Wright
15 settembre 2008: muore di cancro il tastierista e co-fondatore dei Pink Floyd Richard Wright . Aveva 65 anni.
Wright era nato a Londra il 28 luglio 1943. Negli Anni Sessanta, assieme a due altri studenti, il chitarrista Roger Waters e il batterista Nick Mason, fondò il gruppo Sigma 6,
che venne poi chiamato Pink Floyd e sarebbe ben presto diventato uno
dei più importanti del rock psichedelico (soprattutto ai tempi di Syd Barrett) e quindi del progressive.
Wright fu co-autore di cinque brani dell'LP Dark Side of the Moon,
che, uscito nel 1973, è stato per 14 anni tra i 200 album della
classifica di Billboard, diventando uno dei dischi più venduti di tutti i
tempi.
Il tastierista lasciò la band dopo dissensi con Waters durante le registrazioni di The Wall, riunendosi nuovamente ai compagni nel 1987.
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