L'Islanda comincia veramente ad attecchire nella nostra coscienza, così tanti sono gli artisti eccellenti che dall'alto dell'"Isola dei Ghiacci" irradiano suoni verso il resto del mondo. Conoscevamo già i Mum (oltre a Björk, chiaro!), e adesso scopriamo i Sigur Rós, una band capace di regalarci musica fatata.
Dopo l'ascolto "informale" dei loro ágætis byrjun e di ( ) [untitled], che è servito da approccio, ancora un'altra pagina di elettropoesia: Takk... ("grazie...") è il titolo del quarto album dei Sigur Rós. 11 le canzoni/sinfonie contenute all'interno. La voce di Birgisson sempre ineffabile, vellutata - e la lingua che usa è - badate bene - l'islandese!
I Sigur Rós si servono di vibrafoni, celesta e magia. Le loro sonorità si possono "vedere", il che equivale a vedere - e toccare - il cielo.
Takk... si apre con il pezzo omonimo, che dura solo 15 secondi ma già riesce a squarciare il quadro della nostra quotidianità per permetterci di entrare in un mondo al di là del nostro. Dopo questo breve intro, si procede con "Glósóli" e "Hoppipolla", due magnifiche mini-sinfonie. "Saeglopur" invece è un vero inno al senso di appartenenza cosmica che i Sigur Rós sono maestri nel rievocare. Un altro pezzo si chiama "Mílanó" (accento sulla prima sillaba); ci siamo informati: il gruppo attorno a Jón Birgisson e Kjartyn Sveinsson (rispettivamente: "Jónsi" e "Kjarri") si riferisce effettivamente alla nostra città! E, dopo un paio di altri track che testimoniano di una creatività libera e immaginifica, il sipario si abbassa alle note di "Heysátan", un lieve planare nello spazio.
Una colonna sonora perfetta per i nostri giorni d'ibernazione prossimi venturi.
Dopo l'ascolto "informale" dei loro ágætis byrjun e di ( ) [untitled], che è servito da approccio, ancora un'altra pagina di elettropoesia: Takk... ("grazie...") è il titolo del quarto album dei Sigur Rós. 11 le canzoni/sinfonie contenute all'interno. La voce di Birgisson sempre ineffabile, vellutata - e la lingua che usa è - badate bene - l'islandese!
I Sigur Rós si servono di vibrafoni, celesta e magia. Le loro sonorità si possono "vedere", il che equivale a vedere - e toccare - il cielo.
Takk... si apre con il pezzo omonimo, che dura solo 15 secondi ma già riesce a squarciare il quadro della nostra quotidianità per permetterci di entrare in un mondo al di là del nostro. Dopo questo breve intro, si procede con "Glósóli" e "Hoppipolla", due magnifiche mini-sinfonie. "Saeglopur" invece è un vero inno al senso di appartenenza cosmica che i Sigur Rós sono maestri nel rievocare. Un altro pezzo si chiama "Mílanó" (accento sulla prima sillaba); ci siamo informati: il gruppo attorno a Jón Birgisson e Kjartyn Sveinsson (rispettivamente: "Jónsi" e "Kjarri") si riferisce effettivamente alla nostra città! E, dopo un paio di altri track che testimoniano di una creatività libera e immaginifica, il sipario si abbassa alle note di "Heysátan", un lieve planare nello spazio.
Una colonna sonora perfetta per i nostri giorni d'ibernazione prossimi venturi.
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"Music was my first love..."