McCoy Tyner (1938-2020)
Insieme a Bill Evans fu uno dei pianisti jazz più influenti degli ultimi 60 anni. Crebbe a Filadelfia, a due passi dai fratelli Bud e Richie Powell. Ancora teenager, iniziò a esibirsi per i locali della città e si imbatté in John Coltrane. Debuttò discograficamente a 19 anni con l'Art Farmer-Benny Golson Jazztet, che lasciò dopo appena sei mesi per entrare a far parte del quartetto di Coltrane, con Jim Garrison al contrabasso ed Elvin Jones alla batteria. Sì, il celebre quartetto "classico" di John Coltrane, attivo dal 1960 al 1965.
Poco prima Tyner aveva partecipato a una sessione della Blue Note da cui sarebbe derivato lo straordinario album di debutto del trombettista Freddie Hubard: Open Sesame (album uscito però solo alla fine del decennio).
Dopo i cinque anni o poco meno con Coltrane, McCoy Tyner - nonostante anche qualche registrazione per l'etichetta Impulse! - conobbe un periodo duro. Eppure il pianista di Filadelfia arrivò a suonare un diversi dischi della Blue Note Records: ancora con Hubbard in Ready for Freddie, e poi in Page One, In ‘n Out e Inner Urge di Joe Henderson, in Night Dreamer e JuJu di Wayne Shorter e in Easy Walker di Stanley Turrentine. Fece pure il sideman per Ike e Tina Turner...
Il suo LP di debutto come leader, per la Blue Note, fu The Real McCoy, la pietra miliare di tutta una carriera: capolavoro post-bop con composizioni immortali, quali "Passion Dance" e "Search for Peace". Altri album da leader per la stessa label: Tender Moments, Time for Tyner, Expansions ed Extensions.
Ma iniziò a essere riconosciuto per davvero solo dopo aver firmato un contratto con la Milestone, nel 1972. Da allora, a parte poche eccezioni (un tour del 1978 con il quartetto stellare di Sonny Rollins e due registrazioni per Stephane Grappelli), Tyner diresse sempre una formazione propria: dal quartetto dove c'era anche Azar Lawrence a una vera e propria big band fino al Mc Coy Tyner Trio.
Come cambiò con gli anni il suo modo di suonare? Stilisticamente, la leggerezza e l'eleganza degli inizi vennero sostituite da uno stile più heavy. Qua e là, echeggiano sfumature R&B (suo amore di gioventù). La grazia comunque rimase sempre, e la parola d'ordine sarebbe sempre rimasta la stessa: "freedom".
McCoy Tyner: un Coltrane dei tasti bianchi e neri...
Chiudiamo questo richiamo al grande pianista con un ricordo di Wynton Marsalis:
Cofanetto di 4 CD (Impulse!)
Negli Anni 80 e 90 cambiò diverse volte etichetta (tornò alla Blue Note e anche a Impulse! per poi passare a Verve, Enja e, di nuovo, a Milestone) prima di trovare "casa" a fine Anni 90 presso la Telarc, con la quale realizzò album del rango di Jazz Roots: McCoy Tyner Honors Jazz Piano Legends of the 20th Century (2000) e Illuminations (2004). Nel 2007 fu la volta di un album in studio del McCoy Tyner Quartet, intitolato Quartet, con Joe Lovane al sax soprano, Christian McBride al contrabasso e il batterista Jeff “Tain” Watts.
“I like to go on an adventure when I play” dichiarò Tyner nel 2000 al sito musicale Innerviews, a proposito dell'improvvisare. “I also like to have the freedom to do that for more than just the sake of doing something ‘out there’ or different. I like to experiment and take people along the way and bring them back. It’s like a voyage.”
Appunto per queste qualità, fu il pianista ideale per Coltrane, un collaboratore preziosissimo. Lo stesso sassofonista dichiarò, nel 1961, circa McCoy: “He’s sort of the one who gives me wings and lets me take off from the ground from time to time”.
Come cambiò con gli anni il suo modo di suonare? Stilisticamente, la leggerezza e l'eleganza degli inizi vennero sostituite da uno stile più heavy. Qua e là, echeggiano sfumature R&B (suo amore di gioventù). La grazia comunque rimase sempre, e la parola d'ordine sarebbe sempre rimasta la stessa: "freedom".
McCoy Tyner: un Coltrane dei tasti bianchi e neri...
Chiudiamo questo richiamo al grande pianista con un ricordo di Wynton Marsalis:
McCoy Tyner è stato uno dei nostri grandi originals americani. Il sound del suo pianoforte e il suo stile erano unici. Virtuosismo e purezza, anima (= soul) e raffinatezza, dolcezza e fragore: il tutto eseguito con accuratezza e precisione, e con intensa concentrazione. È stato un compositore, leader ed esecutore autorevole, al di là di ogni dubbio, dotato com'era di competenza e moralità. Tutti i grandi pianisti di oggi tentano di inserire un certo che di "McCoy" nel loro suono, quando necessario. Con la sua morte, abbiamo smarrito tutto un mondo di conoscenza ed esperienza... "But with the passage of time, that universe will certainly enrich and redefine the foundation of our jazz DNA." Già adesso ci manca.
Cofanetto di 4 CD (Impulse!)
Nessun commento:
Posta un commento
"Music was my first love..."